Quaderni di Birdwatching Anno I - n° 1 - aprile 1999


Segnalazioni

Segnalazioni dalle altre riviste

In questa rubrica ci proponiamo di segnalare articoli apparsi su riviste di birdwatching e di ornitologia che pensiamo possono interessare il birdwatcher italiano, o perché trattano dell'avifauna italiana e europea, o perché scritti da connazionali, o che sono comunque di argomento generale. In qualche caso, ne riporteremo solo il titolo o poco più, altre volte un riassunto più o meno esteso; ciò non vuole in nessun caso rispecchiare una graduatoria di maggiore o minore interesse ma, il più delle volte, è solo il risultato della nostra diversa possibilità di accedere alla pubblicazione originale. Il numero delle riviste del settore è diventato abbastanza elevato e alcune sono poco diffuse e ancor meno conosciute, il fatto poi che siano quasi tutte in lingua inglese può rendere ancora più difficile l'accesso a queste fonti di informazione.

     In questo primo numero, come è ovvio, abbiamo parecchio arretrato da smaltire e così potrà accadere che qualcuna delle recensioni si riferisca ad articoli ormai un po' datati, ma non li abbiamo voluti tralasciare per questo.



  • A. De Faveri, N. Baccetti, & E. Arcamone. Striped Crake at Livorno, Italy, in January 1997. Dutch Birding 4, 1998, pagg. 172-174.

        Il 4 gennaio 1997, Fernando Fonzi raccoglieva un piccolo rallide all'interno di un parcheggio di camion nel porto di Livorno. L'uccello, stremato, si è lasciato catturare con le mani ed è stato ricoverato presso il locale centro di recupero, dove moriva il giorno seguente. In seguito, è stato identificato come una femmina di Porzana marginalis, una specie dell'Africa equatoriale; ora è conservato presso il museo dell'INFS. Se ne conoscono solo tre altre segnalazioni per il Paleartico occidentale. È certamente sorprendente che questa specie compaia in Europa; d'altra parte, una possibile origine dalla cattività è molto improbabile. Vengono avanzate due ipotesi sulla sua origine: si può trattare di un migratore attirato dalla luce del faro del porto, oppure può essere arrivato a bordo di una nave. Poiché nei giorni precedenti non aveva attraccato a Livorno nessuna nave proveniente dall'Africa tropicale, gli autori avanzano l'ipotesi che il rallide abbia compiuto tutta la trasvolata con i suoi mezzi, o almeno gran parte di essa, finendo per atterrare esausto su di una nave in navigazione del Mediterraneo che lo ha poi portato fino a terra. La segnalazione è stata accettata dal C.O.I. e rappresenta la prima per l'Europa.


  • A. Corso & R. Gildi. Hybrids of Black Kite and Common Buzzard in Italy in 1996. Dutch Birding 5, 1998, pagg. 226-233.

        Il 7 agosto 1996, Roberto Gildi scoprì due rapaci dall'aspetto strano sui Monti della Tolfa, nel Lazio. Essi vennero identificati come ibridi tra il Nibbio bruno Milvus migrans e la Poiana Buteo buteo; i due individui sono poi stati ripetutamente osservati nell'area almeno fino al 16 settembre 1996. In questo articolo, vengono descritti i caratteri degli ibridi e confrontati con quelli del Nibbio bruno e della Poiana.


  • M. Grussu, M. Azzolini & A. Corso. European Honey-buzzards in Italy in January 1995 and 1997. Dutch Birding 6,1998.

        Il 21 gennaio 1995, Maurizio Azzolini e Marcello Grussu hanno osservato e fotografato un giovane al primo inverno di Falco pecchiaiolo Pernis apivorus allo stagno di s'Ena Arrubia (OR) in Sardegna. In seguito, il 5 gennaio 1997, Marco Trotta ha trovato un altro Pecchiaiolo al primo inverno nel Parco Nazionale del Circeo. Questo esemplare rimase nei pressi per tutto il resto del mese. Queste osservazioni costituiscono il primo svernamento confermato del Falco pecchiaiolo per l'Italia e per l'Europa; fino ad ora si avevano solo segnalazioni non confermate circa il suo possibile svernamento nel Paleartico Occidentale. Vengono citate alcune osservazioni italiane degli anni passati, relative al mese di marzo e agli ultimi giorni di febbraio, di migratori eccezionalmente precoci che avrebbero potuto avere svernato nell'area. Inoltre, sono note altre due segnalazioni in Sicilia alla fine di dicembre.


  • A. Corso. The Pine Buntings in Italy. Birding World 9: 14 (1998).

        Nell'inverno 1995-96 un stormo di 50 individui di Zigolo golarossa Emberiza leucocephalus ha sostato alla Bocca di Serchio, presso Pisa. Si tratta del gruppo più numeroso mai registrato in Europa di questa specie, che in genere è considerata accidentale.


  • A. Corso. Pintail Snipe in Sicily - a new European bird. Birding World 11:11 (1998), pagg. 435-437.

        Ancora una volta il nostro Andrea Corso, che non si limita a trovare una specie nuova per l'Italia, ma addirittura per l'Europa. Nell'inverno del 1996, la Sicilia sudorientale ha visto un forte influsso di Beccaccini svernanti accolti, come spesso accade, dalle doppiette dei cacciatori. La mattina del 27 dicembre 1996, alle Saline di Priolo Andrea Corso si è soffermato a controllare alcune carcasse di Beccaccini che non erano stati raccolti dopo essere stati sparati. Una di queste risultava essere di Gallinago stenura, in italiano Beccaccino codaappuntita o Becaccino coda-a-spillo, specie che nidifica dal confine del Paleartico Occidentale verso est fino all'Asia nord-orientale e che sverna nel subcontinente Indiano e nell'Asia sud-orientale. Nell'articolo vengono discussi i caratteri salienti dell'identificazione. I principali sono le caratteristiche penne timoniere esterne, lunghe e sottili (larghe solo 1,5 mm rispetto ai 7-12 mm delle normali penne del Beccaccino) e il disegno del sottoala marmorizzato invece che barrato. Dalle condizioni del piumaggio e dallo stadio di muta, pareva trattarsi di un esemplare al primo inverno. Il corpo era piuttosto malridotto e la data del suo abbattimento doveva risalire almeno ad un mese prima, cioè al mese di novembre. La segnalazione è stata accettata dal C.O.I..


  • P. Clement & A. J. Helbig Taxonomy and identification of chiffchaffs in the Western Palearctic. British Birds 91: 9 (1998) pagg. 361-376.

        Un articolo che sintetizza tutte le attuali conoscenze circa la complicata tassonomia del Luì piccolo e riporta le evidenze sulle quali si basa la sua suddivisione in quattro (o forse cinque) specie separate: analisi genetiche, studio dell'ibridazione nelle zone di contatto, vocalizzazioni. La distribuzione delle diverse forme è riportata con molto dettaglio, ma soprattutto viene affrontata la spinosa questione dell'identificazione in campo, con l'ausilio di una bella tavola disegnata da Brian Small. A quanto mi risulta è la prima volta che vengono descritte le caratteristiche di tutte le specie e sottospecie di questo problematico gruppo. Non che con questo si abbia in mano la chiave per identificare tutte le forme dei Luì piccoli: il più delle volte, le differenze di piumaggio sono troppo sfumate per costituire dei validi field-mark e la variabilità individuale aggiunge ulteriore incertezza a questo quadro.


  • E. E. Syroechkoski, C. Zockler & E. Lappo. Status of Brent Goose in northwest Yakutia, East Siberia. British Birds 91:12 (1998) pagg. 565-572.

        Per chi pensava che la tassonomia dell'Oca colombaccio fosse stata chiarita, ecco questo articolo che getta nuova luce, o meglio ulteriori dubbi, sull'intera questione. Ricapitolando quello che potete leggere anche in un altro articolo della rivista, le due razze dell'Oca colombaccio Branta b. bernicla, della Siberia occidentale, e Branta b. nigricans che nidifica nel continente nordamericano e nella Siberia orientale, sono ora ritenute due specie "buone", in quanto separate sia negli areali di riproduzione che nelle rotte migratorie e nei siti di svernamento. Nell'ultimo decennio, bernicla ha espanso il suo areale verso est, mentre nigricans si è estesa in direzione ovest: come risultato, le due razze si sono incontrate e sovrapposte nella parte centrale della Siberia. La remota area compresa tra i fiumi Olenyok e Lena non era mai stata visitata da ornitologi; l'unico resoconto naturalistico di questa regione risale ad un'esplorazione compiuta nel 1873. Gli autori hanno trovato e studiato un certo numero di colonie di Oca colombaccio, che sono risultate composte in misura quasi uguale da coppie pure delle due razze, ma hanno anche trovato che quasi il 10% delle coppie erano miste, o formate da individui con caratteri intermedi. Sono stati recuperati (dai cacciatori locali, purtroppo) anelli provenienti sia dall'Olanda che dall'America, a dimostrazione che qui si incontrano le due rotte migratorie. È probabile che la situazione in questa area rappresenti una fase molto recente di sovrapposizione, rimescolamento e ibridazione. La scoperta getta una considerevole ombra di dubbio sulla validità della separazione di queste razze in due specie distinte.


  • L. Luker. Première reproduction réussie d'un couple de Gypaètes barbus Gypaetus barbatus dans l'arc alpin depuis le début du XXe siècle. Nos Oiseaux 45:195-198 (1998).

  • J. Heuret & A. Rouillon. Première reporduction réussie de Gypaètes barbus Gypaetus barbatus issus de réintroduction dans les Alpes (Haute-Savoie, France): observation comportementales du couple e du jeune. Nos Oiseaux 45:199-207 (1998).

        A più di dieci anni dall'inizio del progetto di reintroduzione del Gipeto nelle Alpi, e dopo un tentativo di non riuscito l'anno precedente, finalmente nel 1997 la coppia di Gipeti che fino dal 1993 si è stabilita in Alta Savoia (Francia) è riuscita ad allevare un giovane. Il primo nato in natura dopo l'estinzione della specie nelle Alpi, avvenuta nel 1910. La deposizione aveva avuto luogo a metà febbraio e la schiusa il giorno 11 aprile; il giovane si è involato (per modo di dire, è praticamente caduto dal nido come una foglia morta) il 5 agosto, ma ha cominciato veramente a volare solo due giorni dopo. A partire dal 27, ha intrapreso i primi lunghi voli in compagnia dei genitori. È stato battezzato "Phénix Alp Action" e, quando ha lasciato il sito di riproduzione, si è installato in una valle distante una decina di km. Questa nascita ha rappresentato un evento importantissimo. I promotori dell'ambizioso e lungimirante progetto di reintroduzione del Gipeto sulle Alpi avevano dunque ragione: ad un secolo dalla sua estinzione, questa specie è ancora in grado di sopravvivere e di riprodursi sulle nostre montagne (l'anno seguente, nel 1998, si è avuta anche la prima nidificazione riuscita in territorio italiano n.d.r.). Tutto lascia dunque ben sperare, anche se è ancora presto per cantare vittoria, come ha tragicamente dimostrato l'abbattimento in Svizzera, da parte di un bracconiere, della femmina adulta Republic 5.

        Il secondo articolo riporta le informazioni sul comportamento riproduttivo della specie in natura, raccolte tramite l'assidua osservazione della coppia: l'alternanza e la durata dei turni di cova, il trasporto di cibo al nido, la sua natura, la suddivisione delle cure parentali, le date di involo e la durata dei voli del giovane. Un risultato interessante, ma non inaspettato, è che Phénix, nato in natura allevato dai genitori, rispetto ai suoi predecessori nati in cattività e rilasciati in Alta Savoia ha appreso le tecniche di volo più velocemente, volava più volentieri e più a lungo e ha presto imparato a scegliere posatoi notturni molto sicuri.




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