Quaderni di Birdwatching Anno I - n° 1 - aprile 1999


Parliamo di ...
Splitting & Lumping...: ma quante nuove specie?
di Roberto Garavaglia

Negli ultimi dieci anni il numero delle specie di uccelli europei è aumentato. No, non mi riferisco a qualche nuovo accidentale dalla Siberia o dal Nord America e, tanto meno, non è stata scoperta nessuna specie nuova alla scienza e non ancora descritta. È semplicemente successo che alcune sottospecie, che prima si ritenevano parte di una unica specie, sono infine state riconosciute come specie a pieno titolo.

    Di conseguenza le guide da campo che usiamo nel nostro birdwatching quotidiano sono di colpo diventate datate: le più recenti, come il Jonsson hanno fatto in tempo ad introdurre alcune di queste novità, ma non in maniera completa. Soprattutto le uniche due in italiano, il Peterson e il Bruun & Singer, che già per molti altri aspetti dichiarano tutti gli anni che hanno, non sfiorano neppure la questione.

    Se, fino a due decenni fa, la sistematica era costretta a basare le sue deduzioni sulle sole caratteristiche morfologiche, (cioè di aspetto, piumaggio, ossatura, anatomia, ecc.) a partire dagli anni '80, si è trovata a disposizione i nuovi potentissimi metodi di analisi della genetica molecolare. Sono state così svelate affinità vere e false parentele tra le specie, tanto che tutta la tassonomia ne è uscita un po' scombussolata e le conseguenze non sono ancora state pienamente accettate da tutti gli ornitologi.

    Tornando agli uccelli europei, sono stati compiuti approfonditi studi sia di genetica che di etologia, che hanno contribuito a chiarire molti aspetti della classificazione, anche relativamente a specie comuni e che si credevano già ben note. Alla luce dei nuovi studi, alcune "sottospecie" di una stessa "specie" hanno dimostrato di essere diverse dal punto di vista genetico e del comportamento e, quello che più conta, di mantenersi riproduttivamente isolate, cioè di non ibridarsi (o perlomeno non in maniera estesa).

 

    Qui entra in gioco il concetto di specie biologica e i diversi criteri utilizzati per definirlo; ovviamente ci sono diverse scuole di pensiero, ma affrontare questo discorso ci porterebbe troppo lontano, forse ne riparleremo a suo tempo.

    In ogni caso, quello che è successo è stata la suddivisione di una fino ad allora presunta unica "specie" in due (o anche più) nuove specie. Questo processo, in lingua inglese, è detto "splitting"; l'operazione contraria, cioè unificare due popolazioni in una sola specie, è chiamato "lumping". Tra i sostenitori dei due punti di vista la guerra è aperta; attualmente il vantaggio volge a favore dei primi. Numerosi comitati ornitologici hanno accettato le nuove classificazioni e hanno aggiornato le rispettive check-list nazionali. Il più estremista appare essere il Comitato Olandese per la Sistematica Aviaria, mentre la British Ornithology Union ha un atteggiamento più cauto: ad esempio, nel caso dei gabbiani ha sospeso ogni decisione in attesa che la loro classificazione venga definitivamente chiarita. Il caso dei Gabbiani reali e degli Zafferani, in effetti, è uno dei più complessi.

    In questo resoconto mi limiterò a descrivere, solo per quelle specie europee che possono interessare direttamente il birdwatcher italiano, i casi che o sono già stati ampiamente accettati, o hanno grande probabilità di esserlo nel prossimo futuro. Stiamo dunque pronti ad aggiornare le nostre personali life-list, e chissà che non ci scappi qualche nuova crocetta, senza fare nessuna fatica. Per permettere il riferimento alla letteratura in lingua inglese, darò tra parentesi anche i nomi inglesi delle vecchie e nuove specie.

    Vediamo dunque tutti questi mutamenti uno per uno e andiamo con ordine. In ordine, appunto, sistematico.

Berta minore

    La vecchia Berta minore è stata definitivamente divisa in tre specie:

    1. Berta minore atlantica Puffinus puffinus (Manx Shearwater)
    2. Berta delle Baleari Puffinus mauretanicus (Balearic Shearwater)
    3. Berta di Yelkouan Puffinus yelkouan (Yelkouan Shearwater).

    La suddivisione è basata sull'analisi genetica e sulle caratteristiche morfologiche.
    La prima delle tre rappresenta la popolazione nidificante nell'Atlantico settentrionale (Isole Britanniche, Islanda, Francia, Madera e Canarie) e che sverna in un ampia parte dell'oceano. La Berta delle Baleari si riproduce solo in queste isole e i suoi movimenti invernali non sono ancora ben chiariti: certamente si disperde nel Mediterraneo, almeno nella sua parte occidentale e può frequentare anche le nostre acque; inoltre esce in Atlantico e risale lungo le coste di Spagna e Francia fino all'Inghilterra.
    La Berta di Yelkouan è la "nostra" Berta minore, che nidifica in tutto il Mediterraneo centrale e orientale e, anche d'inverno, non esce mai dal Mare Nostrum. Riassumendo, per quanto se ne sa finora, in Italia abbiamo la possibilità di osservare solo la Berta di Yelkouan in periodo riproduttivo, ma in inverno potrebbe capitarci anche la Berta delle Baleari: la separazione sul campo, con un po' di pratica, non è un rompicapo.
    Le guide più vecchie riportano quantomeno l'esistenza delle diverse forme, ma i caratteri per l'identificazione si possono trovare solo su quelle pubblicate negli anni '90.

Oca Granaiola

    Da sempre si conosceva l'esistenza delle due popolazioni di Oca granaiola, che ora sembrano definitivamente separate in due specie:

    1. Oca granaiola della taiga Anser fabalis (Taiga Bean Goose)
    2. Oca granaiola della tundra Anser serrirostris (Tundra Bean Goose)

    Ognuna delle due continua a essere costituita da diverse sottospecie.
    La prima è l'unica specie di oca del Paleartico Occidentale che per nidificare sceglie le dense foreste di conifere, in Scandinavia e Russia. La seconda preferisce le distese aperte della tundra artica, nell'estremo nord-est della nostra zona zoogeografica e poi in tutta la Siberia asiatica. Le differenze di habitat comportano anche l'isolamento riproduttivo. La specie della tundra sembra essere la più numerosa in inverno, con almeno 300.000 individui in Europa, ed ha una rotta migratoria che la porta più a sud e più a oriente della prima: sverna in Europa centrale (principalmente Germania orientale e Polonia), nella pianura austro-ungarica e arriva anche da noi in Italia, con la sottospecie A. serrirostris rossicus.
    L'Oca granaiola della taiga si ferma principalmente nella zona del mar Baltico e Mare del Nord, e raggiunge anche Francia e Spagna, con popolazioni svernanti che non superano le 100.000 unità.
    Solo lo storico Peterson non fa alcun cenno alla questione ma, dal Bruun & Singer in poi, i caratteri delle due popolazioni vengono bene spiegati.

 
Oca granaiola della taiga
(Anser fabalis)
notare l'estensione del nero sul becco limitato solo alla base

Oca colombaccio

    L'Oca colombaccio nel nostro paese è molto rara, ma quanti birdwatcher italiani sono andati in pellegrinaggio fino a Texel in Olanda per vederne gli stormi di migliaia di individui?
    La sua sistematica è stata chiarita di recente, anche se sembra che ci sia ancora qualcosa da mettere a posto, ed è stata divisa in almeno tre specie:

    1. Oca colombaccio panciascura Branta bernicla (Dark-bellied Brent Goose), che si riproduce in Siberia e sverna principalmente in Olanda, Inghilterra sud-orientale e Francia, migrando attraverso Finlandia, Svezia, il Baltico e il Mare del Nord;
    2. Oca colombaccio panciachiara Branta hrota (Pale-bellied Brent Goose), con due popolazioni: una nidificante nelle isole Svalbard e nella Terra di Francesco Giuseppe che scende a sud lungo le coste della Norvegia e si ferma in Inghilterra nord-orientale (Northumberland) e Danimarca; la seconda della Groenlandia e delle isole orientali del Canada artico, che sverna in Irlanda
    3. Oca colombaccio nera Branta nigricans (Dark-bellied Brent Goose), i cui territori sono ancora più a occidente sul continente Canadese, e che è decisamente rara in Europa.

    Dunque, quelle osservate nell'Europa continentale (meno che in Danimarca) dovrebbero appartenere alla specie panciascura. Con tutte le debite eccezioni. L'identificazione sul campo, almeno delle prime due, è presentata da tutte le guide anche se nessuna, nemmeno le più recenti, le riportano come specie separate. La descrizione della nigricans si può trovare sul nuovo Handbook of Bird Identification di Beaman & Madge e, tra i libri degli anni '80, solo sulla misconosciuta Shell Guide to the Birds of Britain and Ireland, validissima, ma che conoscono solo i vecchi dinosauri come me.

Aquila rapace

    Questo è uno splitting ormai storico; l'esistenza di due specie:

    1. Aquila rapace Aquila rapax(Tawny Eagle)
    2. Aquila delle steppe Aquila nipalensis (Steppe Eagle)

    non viene più messa in discussione.
    Nessuna delle due ha una ragionevole probabilità di farsi vedere in Italia; la questione interessa solo quelli che hanno intenzione di farsi un viaggio in Medio Oriente oppure in Israele, per assistere al grandioso spettacolo della migrazione primaverile ad Eilat, dove le Aquile delle steppe transitano in marzo.

 
Aquila delle steppe
(Aquila nipalensis)
© I. Balzer

Aquila imperiale

    Un altro classico; la separazione tra

    1. Aquila imperiale orientale Aquila heliaca (Eastern Imperial Eagle), nidificante nell'Europa orientale e migratrice
    2. Aquila imperiale spagnola Aquila adalberti (Spanish Imperial Eagle), popolazione residente della Spagna

    dovrebbe essere assodata, e appare strano che la nuovissima guida di Beaman & Madge ancora non la riconosca.
    Il migliore carattere per l'identificazione delle due forme è la distribuzione geografica.
    In Italia può eccezionalmente capitare come accidentale la specie orientale (vi ricordate il discusso esemplare dell'inverno 97-98 nel Mezzano?)

Zafferano

    Due delle sue sottospecie stanno per ricevere il rango di specie a tutti gli effetti

    1. Zafferano Larus graellsii (Lesser Black-backed Gull)
    2. Gabbiano del Baltico Larus fuscus (Baltic Gull)

    La terza, intermedius, resta inclusa in L. graellsii.
    La separazione è basata sul fatto che L. fuscus, ora chiamato Gabbiano o Zafferano del Baltico, possiede diverse abitudini alimentari, è un po' più piccolo, d'inverno non presenta la testa striata, ha uno schema di muta e una rotta migratoria del tutto differenti rispetto allo Zafferano e, soprattutto, gli studi hanno dimostrato che dove i due nidificano nelle stesse colonie, non vi sono segni di ibridazione. Il Gabbiano del Baltico si riproduce sono nella zona del Mar Baltico e della Norvegia meridionale e migra in direzione sud o sud-est verso le zone di svernamento nel Mediterraneo e in Africa orientale. Dei due, è decisamente il meno numeroso e i suoi contingenti hanno subito un forte declino negli ultimi decenni. Al contrario, lo Zafferano non corre alcun pericolo: è molto abbondante in tutta l'Europa del nord, dalla Norvegia alla Spagna. In migrazione si dirige verso sud-ovest, e sverna principalmente in Atlantico e lungo le coste del settore occidentale di Europa e Africa. In Italia si possono vedere entrambi, il graellsii un po' ovunque, mentre il fuscus sembra svernante comune in Sicilia e, di passo, lo si può incontrare lungo le coste liguri e tirreniche. Distinguere gli adulti non è difficile: nel primo il colore del dorso è grigio scuro ma sempre ben più chiaro delle primarie; nel Gabbiano del Baltico il dorso è scurissimo, praticamente nero, senza contrasto con le primarie.

    photo source: Gull Identification Mainpage

 
Zafferano
(Larus graellsii intermedius)
Adulto in inverno
Zafferano del Baltico
(Larus fuscus)

Adulto in estate



Gabbiano reale

    All'inizio degli anni '90, il buon vecchio Gabbiano reale cessava di esistere, e al suo posto nascevano almeno tre specie:

    1. Gabbiano reale nordico Larus argentatus (Herring Gull)
    2. Gabbiano d'Armenia Larus armenicus (Armenian Gull)
    3. Gabbiano zampegialle Larus cachinnans (Yellow-legged Gull)

    Più di recente, quest'ultimo è stato ulteriormente suddiviso in:

    1. Gabbiano del Caspio o pontico Larus cachinnans (Pontic Gull)
    2. Gabbiano zampegialle Larus michahellis (Yellow-legged Gull)

 
APPROFONDIMENTI

Come distinguere il
Gabbiano reale zampegialle
dal
Gabbiano reale nordico
e dal
Gabbiano reale del Caspio

    Il tutto sulla base di estesi studi sulla ecologia, sugli areali riproduttivi e sulle zone di sovrapposizione della loro distribuzione.
    Il nostro gabbiano del Mare Mediterraneo appartiene alla specie L. michahellis e d'ora in poi dovrebbe venire chiamato Gabbiano zampegialle o Gabbiano reale zampegialle. Il Gabbiano reale nordico abita tutte le coste Europee dell'Atlantico settentrionale e in inverno entra nel Mediterraneo fino alle nostre coste; non sembra affatto raro trovarlo anche nell'alto Adriatico. Larus armenicus nidifica, appunto, in Armenia e in Turchia e sverna lungo la coste mediterranee del medio oriente. Il L. cachinnans è essenzialmente russo e della Siberia meridionale e sverna in gran numero nel Golfo d'Arabia, ma ha una possibilità potenziale di disperdersi anche nel Mediterraneo (ho un amico che da lungo tempo ne cerca uno qui da noi, e forse a quest'ora lo ha già anche trovato).
    Esistono poi una pletora di specie/sottospecie dallo stato tassonomico oscuro: atlantis, argenteus, smithsonianus, heuglini, taimyrensis, vegae, barabensis, mongolicus e chi più ne ha più ne metta, dei quali non si è ancora capito un accidente, per alcune neppure se siano forme di Gabbiano reale o di Zafferano. La sistematica di questo gruppo è di sicuro la situazione più complessa ed è destinata a vedere molti altri cambiamenti in futuro.
    In inverno e di fronte ad esemplari adulti, distinguere un Gabbiano reale nordico in mezzo ai nostri Gabbiani zampegialle non è particolarmente difficile: l'abito invernale del primo, con la testa abbondantemente screziata di grigio, lo denuncia immediatamente. D'estate invece, anche l'identificazione degli adulti diventa difficile; quando poi abbiamo a che fare con i giovani, comincia a essere una questione per gli appassionati gabbianofili.
    Inutile dire che nessuna delle tante guide da campo tratta in maniera esauriente questo difficile gruppo; solo alcuni articoli sulle riviste specializzate si addentrano in un tale ginepraio.

Spioncello

    1. Spioncello Anthus spinoletta (Water Pipit)
    2. Spioncello marino Anthus petrosus (Rock Pipit)
    3. Spioncello del Pacifico Anthus rubescens (Buff-bellied Pipit)

    I primi due rappresentano forse il primo e più vecchio di tutti gli split; anche se il Bruun & Singer li riporta ancora come sottospecie e il buon Peterson non ne fa neppure menzione, si tratta di due specie "buone" ed accettate ormai da molti anni. Il nostro Spioncello appartiene alla specie A. spinoletta, mentre lo Spioncello marino è essenzialmente nord-europeo, anche durante lo svernamento. Invece, A. rubescens è distribuito nella parte orientale dell'Asia, Alaska, Canada e Groenlandia e in Europa è solo un accidentale.

Cutrettola

    Questo è uno degli split che sembrano probabili in un prossimo futuro:

    1. Cutrettola comune Motacilla flava (Yellow Wagtail)
    2. Cutrettola testagialla Motacilla lutea (Yellow-headed Wagtail)
    3. Cutrettola testanera Motacilla feldegg (Black-headed Wagtail)

    Tutte le altre razze resterebbero comprese in queste tre. C'è poi chi propone ulteriori scissioni, con M. flavissima, M. iberiae, M. cinereocapilla, M. thunbergi, e una quantità di altre non Europee, generando così un totale di addirittura undici specie diverse.

Ballerina bianca

    Anche questa è una suddivisione forse imminente ma non ancora ufficiale:

    1. Ballerina bianca Motacilla alba (White Wagtail)
    2. Ballerina nera Motacilla yarrellii (Pied Wagtail)

    La Ballerina nera è la razza inglese, con il dorso molto più scuro rispetto della Ballerina bianca. Raramente può capitare da noi, soprattutto durante l'inverno, e pare che qualche individuo si sia anche fermato a nidificare, formando coppie miste con la nostra Ballerina bianca.

Saltimpalo

    Sembra ormai assodato che la forma siberiana meriti la promozione al rango di specie:

    1. Saltimpalo Saxicola torquata (Stonechat)
    2. Saltimpalo siberiano Saxicola maura (Siberian Stonechat)

    Sinceramente, non so nulla circa la possibile presenza del Saltimpalo siberiano in Italia, ma dovrebbe essere del tutto accidentale, vista la sua distribuzione molto più ad oriente rispetto al nostro paese. Viene illustrato solo nelle guide recenti; in ogni caso, bisogna essere molto cauti in una possibile osservazione, perché esistono individui del nostro Saltimpalo comune che presentano molto bianco sul groppone e un collare più ampio del solito.

Luì forestiero

    1. Luì forestiero Phylloscopus inornatus (Yellow-breowed Warbler)
    2. Luì di Hume Phylloscopus humei (Hume's Yellow-breowed Warbler)

    Entrambi sono estremamente improbabili in Italia, meritano di essere riportati sono in onore al Luì di Hume che molto graziosamente si è fatto ammirare per tutto l'inverno del 1996-97 nella riserva dell'Isola della Cona in Friuli. L'unica buona illustrazione di quest'ultimo la si può trovare sul Jonsson.

Luì bianco

    A seguito di studi che hanno evidenziato sia le differenze genetiche che nelle vocalizzazioni e nel canto, è stato recentemente suddiviso in:

    1. Luì bianco orientale Phylloscopus orientalis (Eastern Bonelli's Warbler)
    2. Luì bianco occidentale Phylloscopus bonelli (Western Bonelli's Warbler)

    Il primo nidifica nell'Europa orientale: Grecia, Albania, Bulgaria, Romania, Turchia; in tutto il resto del continente, e quindi anche da noi, si trova la specie occidentale. I due mantengono areali separati anche nelle zone di svernamento, il primo in Sudan ed Etiopia, l'altro nella parte occidentale dell'Africa a sud del Sahara. Le difficoltà di identificazione di questa coppia sono notevoli; il più sicuro dei caratteri è il canto. Marginalmente, il Luì bianco orientale potrebbe anche transitare per l'Italia meridionale durante le migrazioni, ma al momento non se ne sa quasi nulla.

Luì piccolo

    Anche questo è un bell'esempio di situazione complicata. Un dettagliato articolo pubblicato su Ibis nel '96 metteva in evidenza le diversità, sia genetiche sia nel canto, tra le diverse popolazioni, e apriva le porte alla suddivisione in:

    1. Luì piccolo Phylloscopus collybita (Common Chiffchaff)
    2. Luì piccolo iberico Phylloscopus brehmii (Iberian Chiffchaff)
    3. Luì piccolo delle Canarie Phylloscopus canariensis (Canarian Chiffchaff)
    4. Luì piccolo montano Phylloscopus sindianus (Mountain Chiffchaff)
    5. Luì piccolo del Caucaso Phylloscopus lorenzii (Caucasian Mountain Chiffchaff)

    Tralasciando gli ultimi tre, che hanno distribuzione limitata e ben lontana dal nostro paese, il nostro comunissimo Luì piccolo è P. collybita, mentre P. brehmii nidifica in Spagna, sud-ovest della Francia e nord-Africa. L'unico carattere in cui è veramente distinguibile dal nostro è il canto, molto diverso dal ben noto cif-cif-ciaf. Per colpa della difficoltà nell'identificarlo, non si sa nulla circa la sua possibilità di vagare al di fuori del suo areale tipico, ma io non escluderei la possibilità, durante la migrazione primaverile, di un "overshot", cioè che alcuni individui che risalgono dall'Africa verso la Spagna proseguano sullo slancio e arrivino fino ai boschi dell'Italia settentrionale.
    La sottospecie P. tristis che, oltre ad essere identificabile sul campo, è migratore scarso ma regolare in Italia, viene per adesso ancora considerata conspecifica di P. collibyta, fino a quando non sarà meglio chiarita la sua situazione.

Averla maggiore

    Con un processo in due tempi, si è arrivati alla seguente separazione:

    1. Averla maggiore settentrionale Lanius excubitor (Northern Grey Shrike)
    2. Averla maggiore meridionale Lanius meridionalis (Southern Grey Shrike)
    3. Averla maggiore delle steppe Lanius pallidirostris (Steppe Grey Shrike)

    Gli individui che si affacciano in Italia in autunno e inverno sono normalmente Averle maggiori settentrionali dell'Europa centrale e del nord; ma ci sono almeno 25 segnalazioni anche della meridionale, che è residente in Spagna e nella Francia mediterranea, fino alla Provenza e Costa Azzurra. La distinzione, almeno per gli individui tipici, si può fare con buona sicurezza basandosi sul colore grigio più scuro del dorso della meridionale rispetto alla settentrionale. L'Averla maggiore delle steppe è una specie dell'Asia centrale, ed è una migratrice a lungo raggio; in quanto tale, ha la possibilità di comparire come vagante un po' dovunque: ogni anno ne vengono trovate alcune fino in Gran Bretagna e Scandinavia.
    Il Cramp e la splendida monografia sulla Averle di N. Lefranc riportano le prime due come specie separate e pallididrostris viene inclusa in meridionalis; a parte questo, sulle guide da campo si parla ancora di sottospecie e non si trovano illustrazioni.

Cornacchia grigia

    Ebbene si, sembra che anche per la comunissima Cornacchia sia già pronto, nel prossimo futuro, il destino di venire sdoppiata in:

    1. Cornacchia nera Corvus cornix (Carrion Crow)
    2. Cornacchia grigia Corvus corone (Hooded Crow).

    A sostegno di questa decisione vengono citati i numerosi lavori di Saino e altri ricercatori italiani. Non appena tutto questo diventerà ufficiale, tutti noi ci guadagneremo automaticamente una bella crocetta in più!

Venturone

    Questo ci interessa molto da vicino, perchè entrambe le nuove specie proposte nidificano in Italia:

    1. Venturone Serinus citrinella (Citril Finch);
    2. Venturone corso Serinus corsicana (Corsican Finch).

    Che fossero differenti in tutto: colorazione, dimensioni, habitat, voce e canto lo si era sempre saputo. Il primo abita le nostre Alpi ed è legato alle quote elevate e al freddo clima montano, mentre il Venturone corso, presente solo in Corsica, Sardegna, Elba e Capraia, frequenta anche la macchia mediterranea fino al livello del mare. Se venisse confermato il suo stato di specie separata, costituirebbe un endemismo dell'area mediterranea. Inutile cercare accenni ai loro caratteri distintivi sulle vecchie guide, che si limitano a descrivere la specie alpina.

Organetto

    Un'altra situazione abbastanza complessa. Le varie razze dell'Organetto e dell'Organetto artico hanno sempre ingenerato parecchia confusione; ora l'Organetto sembra pronto per essere moltiplicato in:

    1. Organetto Carduelis flammea (Mealy Redpoll)
    2. Organetto minore Carduelis cabaret (Lesser Redpoll)
    3. Organetto maggiore Carduelis rostrata (Greenland Redpoll)

    Notate bene, tra l'altro, che anche il nome del genere è diventato Carduelis, e non più Acanthis come era considerato fino a non molto tempo fa. L'Organetto propriamente detto, C. flammea, è distribuito in una larga fascia che attraversa la Scandinavia, le repubbliche del Baltico e la Russia, spingendosi a sud fino alla Germania est e la Polonia; l'Organetto minore abita le Isole Britanniche, Danimarca, Belgio, Francia del nord, Germania, Svizzera e le nostre Alpi. Dove nidifichi l'Organetto maggiore lo dice il nome inglese. Nessuna delle tre specie è un migratore a lunga distanza, al massimo l'Organetto minore si spinge a sud fino al Mediterraneo; irregolarmente, nel nord Italia arrivano dall'Europa settentrionale gli svernanti dell'Organetto C. flammea. La distinzione sul campo, anche se già illustrata nel Bruun&Singer, è piuttosto difficile e non viene certo resa semplice da nessuna delle guide da campo. Tra parentesi, anche l'Organetto artico è candidato ad essere diviso in due specie.


    Questo è tutto, almeno per quanto possa riguardare, più o meno direttamente, un birdwatcher italiano. Poi sono si sente parlare di tutta una serie di altri splitting, a vario stadio di maturazione, che coinvolgono specie del Paleartico Occidentale più lontane da noi, oppure anche specie nostrane che sono state separate dai loro simili nordamericani.

    Ne riparleremo.


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