Quaderni di birdwatching | Anno I - n° 2 - ottobre 1999 |
di Aldo Tonelli (Lipu - Pd) | |||||||||||||||||
l Ferrarese è grosso modo un triangolo di Pianura Padana, con i lati maggiori rappresentati dai corsi del Po e del Reno e il lato minore dalla costa compresa tra le foci dei due fiumi. Nella parte sud-orientale, tra i paesi di Comacchio, Ostellato, Portomaggiore e Argenta troviamo il Mezzano. Circa 2000 anni fa la zona era ricoperta da foreste, come provano le scoperte di depositi ligniferi di querce nel sottosuolo, venne quindi invasa dalle acque fluviali e poi marine. Nel secolo XVI, per effetto della subsidenza del terreno si formò la Valle del Mezzano, estesa per circa 18.000 ettari: una laguna interna salmastra confinante a est con il settore più occidentale delle attuali Valli di Comacchio.
Le bonifiche effettuate nei secoli seguenti non toccarono in modo significativo questa zona fino al 1957 quando iniziò quella che fu definita "la grande bonifica della Valle del Mezzano", durata una decina di anni, al termine della quale solo pochi lembi vallivi, i più occidentali, non vennero toccati dal prosciugamento. Il paese di Ostellato (Fe), le cui origini risalgono a prima dellanno Mille, è la base di partenza per tre itinerari, di cui uno museale. Non cè una stagione migliore delle altre: qualunque sia il momento della visita, incontri ed osservazioni interessanti sono garantiti.
Il Museo (via Roma, 4 - 44020 Ostellato - Fe - tel. 0533.680111) si trova in centro del paese, a fianco del Palazzo Municipale. Aperto nel 1996, in esso sono custodite numerose collezioni di elevato interesse storico e naturalistico, consentendo l'esposizione e valorizzazione sotto il profilo didattico-scientifico di tutta la fauna più significativa presente all'interno del Parco del Delta del Po e di gran parte di quella presente nell'areale europeo e paleartico. Trattasi di collezioni composte da circa diecimila reperti, alcuni dei quali risalenti alla metà-fine del secolo scorso, appartenuti in passato a storiche collezioni o a valenti tassidermisti: ad esempio ex collezioni Re Vittorio Emanuele II e III, Cav. Alberto Nan, Rag. Raffaele Caggiano. Il Museo si articola in sette sezioni: Geologia e Geomorfologia del territorio, Ornitologia, Mammologia, Erpetologia, Paleontologia, Biologia marina e Acque interne, Osteologia. Quest'ultima sezione è stata considerata, a livello mondiale, la più completa sull'avifauna europea e paleartica, la qualità dei reperti permette ogni tipo di confronto e studio per la determinazione di fossili o la ricerca evoluzionistica delle singole specie e famiglie. Il Museo è corredato di una Biblioteca di oltre diecimila volumi e riviste che trattano specificatamente materie e tematiche naturalistiche e a cadenze regolari ospita mostre ed esposizioni. Inoltre è stata allestita un aula didattica dove non vedenti e portatori di handicap possono toccare ed esaminare reperti naturalistici e ascoltare suoni e versi tipici della fauna selvatica e dellambiente naturale. Il gentilissimo direttore Roberto Basso e lefficiente personale sono a disposizione per soddisfare ogni curiosità riguardante la zona, con consigli pratici per la visita e la segnalazione delle iniziative in corso.
Lasciato il Museo, si prende la via di fronte al Municipio e al secondo incrocio, dopo circa 500 metri, si volta a sinistra (proseguendo si inizia lItinerario 3: Valle del Mezzano). Sulla destra si vedrà un primo specchio dacqua, Valle S. Camillo, dove si potranno fare le prime osservazioni. Proseguendo per altri 300-400 metri si girerà a destra, seguendo sempre le indicazioni per "Valli di Ostellato", in una strada più stretta, ma sempre asfaltata, e dopo poco si giungerà ad un ampio parcheggio. Le Valli o Vallette di Ostellato, oasi di protezione faunistica dal 1975, sono specchi d'acqua derivati da anse relitte della valle del Mezzano, scampati alle bonifiche che hanno interessato la zona nel 1965, tra il canale navigabile Ferrara-Comacchio e quello circondariale Bando-Valle Lepri e si estendono per circa 260 ettari. Prima della bonifica le acque erano salmastre, oggi invece sono dolci e di conseguenza la flora è composta da cannuccia di palude, tifa e carici. Scarsa la presenza di alberi: farnie, frassini, olmi, salici, sambuchi e tamerici. Gestite dalla cooperativa Sorgeva, che si occupa della conduzione dei terreni, del recupero ambientale e della valorizzazione ambientale, al loro interno troveremo un centro visite, ristorante, area per agricampeggio, punto vendita di artigianato locale, osservatorio astronomico, noleggio di biciclette, cavalli, canoe, house-boat e sentieri attrezzati che si snodano sulle rive di quattro specchi d'acqua e che portano a osservatori. Dopo essersi muniti di biglietto d'ingresso, eventualmente anche per l'accesso con l'automobile, si percorre il lato meridionale della Valle Fossa, solitamente abbondante di ornitofauna, che conviene osservare restando all'interno del mezzo. In zona si possono contattare più di 150 specie di uccelli, specialmente acquatici, e per esempio gli Svassi maggiori (Podiceps cristatus) sono facilmente osservabili dal corteggiamento alla nidificazione, dalla cura dei piccoli alla loro indipendenza. In inverno stormi di Anatre e Limicoli si fermano nei bacini, mentre l'osservazione di rapaci come il Falco di palude (Circus aeruginosus) è comune. Proseguendo si arriva alla Valle Fornace dove si incontra un recinto con Daini e una recinzione con voliera con alcune coppie di Cicogne bianche (Ciconia ciconia), facenti parte di un progetto di reintroduzione nel territorio, che tra laltro hanno fatto da richiamo negli ultimi anni a una coppia in transito e che si è spontaneamente fermata a nidificare. In un boschetto si può ammirare una garzaia con Aironi cenerini (Ardea cinerea), Garzette (Egretta garzetta), Nitticore (Nycticorax nycticorax), Aironi rossi (Ardea purpurea) e Sgarze ciuffetto (Ardeola ralloides). Al termine della strada c'è un ponticello, dove si parcheggia l'automobile e si prosegue a piedi. Qui inizia la Valle San Zagno, ideale per il birdwatching, che si può percorrere lungo l'intero perimetro fermandosi ai capanni e a una torretta, attualmente però non agibile. È in questa zona che si potranno fare le osservazioni più interessanti: Ardeidi, Anatidi, Folaga (Fulica atra), Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), Tarabusino (Ixobrychus minutus), Martin pescatore (Alcedo atthis), Cormorano (Phalacrocorax carbo), Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), Pendolino (Remiz pendulinus), Basettino (Panurus biarmicus) e un po' tutti gli abitanti delle zone umide si possono ammirare, anche da vicino. Da segnalare verso la fine di questo bacino il Rifugio di Valle, un tempo dimora dei guardiani della valle e oggi attrezzato a centro didattico e foresteria; il piano superiore è sistemato come osservatorio, ma essendo un po' defilato non si ha una buona visione, in compenso si possono rinvenire numerose borre di rapaci notturni. Un consiglio per il periodo estivo: protezione anti-zanzare!
Lasciate le Vallette di Ostellato ci si porta sulla Strada Argine del Mezzano, dirigendosi verso Trava. La strada è rettilinea e poco trafficata. Poche centinaia di metri dopo il ponte sul Canale Circondariale si trova un primo incrocio e svoltando a sinistra si percorre una strada costeggiata da due filari frangivento di olmi. Ora siamo entrati nella Valle del Mezzano: si può iniziare lesplorazione e la scoperta percorrendo le strade, che sono rialzate rispetto alla campagna, in lungo e largo, osservando i campi e i canali che si attraversano lungo il cammino. Lagricoltura praticata è basata su grano, mais, orzo, girasole e colture ortofrutticole, specie pomodoro; molte volte si trovano campi incolti o con residui dei raccolti, ma la cosa più importante è che la presenza umana in questa zona è scarsa, di solito limitata allattività connessa al lavoro dei campi, e priva di abitazioni. Larea di conseguenza è faunisticamente molto importante, istituita da tempo in "Zona di ripopolamento e cattura" dallAmministrazione Provinciale di Ferrara. Fagiani (Phasianus colchicus) e Starne (Perdix perdix) trovano qui uno dei più vasti territori di nidificazione dItalia e la Lepre (Lepus europaeus), sempre per ragioni venatorie, è abbondante. Tra gli altri mammiferi non è infrequente lincontro con la Nutria (Myocastor coypu) e da non escludere quello con la Donnola (Mustela nivalis). Le strade spesso attraversano qualche piccolo canale: conviene osservare con attenzione le rive dove, oltre a molte specie comuni come la Gallinella dacqua (Gallinula chloropus) e il Germano reale (Anas platyrhynchos), a volte si riesce a scorgere il raro Tarabuso (Botaurus stellaris). Nei campi frotte di Passeracei e Pavoncelle (Vanellus vanellus), Cutrettole (Motacilla flava) e Ballerine bianche (Motacilla alba), Aironi bianchi maggiori (Egretta alba) e cenerini (Ardea cinerea), e fino a qualche inverno fa Oche selvatiche (Anser anser), lombardelle (Anser albifrons) e granaiole (Anser fabalis). Quando le macchine agricole sono al lavoro si vedono al loro seguito nugoli di Gabbiani comuni (Larus ridibundus) e reali (Larus cachinnans) e negli ultimi anni Aironi guardabuoi (Bubulcus ibis). Gli uccelli sembrano considerare i canali più grandi come vie maestre per i loro spostamenti e appostandosi sulle rive si potranno vedere transitare, tra gli altri, Fraticelli (Sterna albifrons), Mignattini (Chlidonias niger), Sterne comuni (Sterna hirundo), Sterne zampenere (Gelochelidon nilotica) e Sterne maggiori (Sterna caspia), che spesso si tuffano per catturare i pesci che scorgono durante il volo.
Nella zona della bonifica si trova anche una delle poche stazioni italiane di nidificazione della Pernice di mare, mentre i Limicoli si potranno osservare nei momenti di passo e in alcune zone dove ci sono dei piccoli stagni o lacqua ristagna a seguito di giornate piovose. Non è escluso lincontro con le Spatole (Platalea leucorodia). Le uniche alberature importanti sono quelle che circondano i canali principali e si possono trovare limitati tratti frangivento che delimitano le strade sterrate poderali. Questi ultimi sono luoghi ideali di nidificazione per le Gazze (Pica pica) e le Cornacchie grigie (Corvus corone cornix), ma anche rapaci come il Gufo comune (Asio otus) e il Gheppio (Falco tinnunculus), che notoriamente sfruttano i nidi di corvidi per allevare la propria prole, sono molto numerosi e trovano abbondanza di prede, insetti e micromammiferi, nei campi vicini. Si trovano spesso penne e borre di diverse specie ai piedi degli alberi e ci si può imbattere in rinvenimenti sorprendenti come nel caso dellOcchione (Burhinus oedicnemus), agosto 1999, una specie che da decine di anni non veniva segnalata nellintera area del Delta del Po. Un esempio dellimportanza che questo tipo di habitat può anche rivestire nellinsediarsi di specie nuove è stato dato ultimamente dal caso del Falco cuculo (Falco vespertinus), che ha trovato un luogo ideale nella Valle del Mezzano per condurre parte del proprio ciclo biologico.
Infatti per la prima volta nel settembre del 1995 si è osservata la presenza di una decina di questi falchi in caccia al seguito delle macchine agricole. Di solito la migrazione autunnale di questo falconiforme avviene più ad est ed erano note pochissime segnalazioni per lItalia in questo periodo. Il 4 giugno 1996 un nido contenente un giovane di 2 settimane è stato trovato lungo un filare di alberi che costeggiano una strada. Nellagosto dello stesso anno si sono poi visti numerosi giovani dellanno in caccia nei campi. Nel 1997 è stata individuata una piccola colonia con 6-8 nidi lungo uno dei due canali principali che attraversano il Mezzano con direzione Est-Ovest. Negli ultimi due anni la presenza è ormai consolidata e in espansione territoriale. Labbondanza di prede e la scarsa antropizzazione permette di osservare numerose altre specie di rapaci, oltre a quelli già citati: tra i notturni il sempre più raro Barbagianni (Tyto alba) e la Civetta (Athene noctua), tra i diurni la Poiana (Buteo buteo), lAlbanella reale (Circus cyaneus), la nidificante Albanella minore (Circus pygargus), il Falco di palude (Circus aeruginosus), il Pellegrino (Falco peregrinus), il Lodolaio (Falco subbuteo) e lo Smeriglio (Falco columbarius).
Incontri eclatanti sono sempre possibili, specialmente durante la stagione invernale, e si possono ricordare le segnalazioni di Gufo di palude (Asio flammeus), Aquila anatraia maggiore (Aquila clanga), Aquila minore (Hieraaetus pennatus) e Aquila imperiale (Aquila heliaca), con uno svernamento accertato per questultima specie nel 1997-98. È quasi impossibile dare unindicazione esaustiva di quello che si può trovare esplorando il Mezzano e quando ci si prepara per iniziare una visita ci si chiede sempre quale sarà la sorpresa del giorno. |
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