Quaderni di birdwatching Anno II - vol. 4 - ottobre 2000

Articolo originale

Titolo

di Riccardo Nardi

        "Nidifica nei dirupi del M. Argentario a Capo dell’Omo e dell’Avoltore. Nel !812 una coppia nidificò nelle vicinanze di Pereta". Così scriveva P. Savi a metà 800 a proposito del Capovaccaio (Neophron percnopterus) . Altra testimonianza interessante è quella di A. Dei, naturalista senese vissuto nell'800, che, a proposito di una gita "venatoria" all’Argentario del 1884, scrive: "di qui vedemmo finalmente una coppia di Capovaccai...che scherzavano fra loro roteando sulla cima di un poggio ma (fortunatamente)...al nostro avvicinarsi...scomparvero affatto."

Capovaccaio
Particolare dell'affresco "Storie di San Benedetto" (1503-1508) di G.A. Bazzi detto "il Sodoma"

        Devono comunque aver continuato per molti anni ancora a nidificare nel promontorio, almeno fino al 1915. Un esemplare, probabilmente ucciso al suo primo volo, è imbalsamato assieme ad altri 4 sventurati e conservato nel bellissimo museo dei Fisiocritici di Siena. Ma c’è una testimonianza splendida e assai più antica della presenza del "Pernottero" nella campagna senese, la ritroviamo in un affresco del Sodoma nel Convento di Monte Oliveto, dove il piccolo Avvoltoio, disegnato in maniera inequivocabile, fa da sfondo ad una serie di episodi della vita di S. Benedetto.

        Ma veniamo ai giorni nostri.

        In un bar a Manciano viene esposto un Capovaccaio in abito giovanile, ammazzato con una bastonata e poi malamente impagliato. Siamo nel 1985.

        Nel 1987, all’interno del Comitato Caccia di Siena, mi viene segnalata la presenza nell’alta Val d’Orcia di un adulto di Capovaccaio che stava estivando. Varie ed attendibili testimonianze con descrizioni dettagliate del rapace non mi fanno assolutamente dubitare della bontà del dato.

        Come WWF Toscana otteniamo nel 1993 un finanziamento per il "Progetto Capovaccaio": 120 milioni dai fondi per la caccia! Mille fagiani in meno per qualche Capovaccaio in più. Da fare assolutamente.

        Trovo il modo di far valutare la fattibilità del progetto da esperti ornitologi (J. P. Jones, D. Houston, J. Love, N. Levy), vado in pellegrinaggio da chi poteva darmi consigli (P. Bertagnolio, A. Fagan). Trascorro alcuni giorni da H. Frey che a Vienna riproduce con straordinario successo i Gipeti. Costruisco 6 voliere (4x4x12) tenendo conto di tutto quello che ero riuscito a sapere: diametro dei posatoi, tipo di corteccia, isolamento visivo e termico dei nidi....... Bombardo l’Europa di lettere di richiesta di Capovaccai quando finalmente la Spagna risponde che hanno 3 Capovaccai: "Veniteli a prendere".

        Con l’amico G. Ceccolini ci presentiamo negli uffici del Ministero dell’Ambiente di Madrid. I Capovaccai si sono moltiplicati: 11!. Benissimo. Uno nel nord, 3 in Andalusia, 3 in Catalogna... Migliaia di km e racimoliamo una specie di Armata Brancaleone di Capovaccai: ali rotte, imprinting, problemi vari. Non ci danno "Gaspar" l’avvoltoio utilizzato da F. R. De La Fuente per realizzare uno straordinario filmato in cui si vedeva un giovane appena involato accanirsi con pietre, manovrate con precisione, su finte uova di struzzo. Comportamento innato e non appreso. Curiosità alla frontiera francese: ..venez voir des faucons blanches....". Odore terribile e conseguente disgusto dei casellanti al momento di pagare il pedaggio e dopo 24 ore a tavoletta arriviamo a Roccalbegna. Capovaccai freschi come rose (uno mangia subito un’arvicola affogata nella vaschetta dell’acqua), io distrutto.

        Con precisione incredibile metto maschi con maschi e femmine con femmine. Così non funziona. Nessun dimorfismo sessuale eppure tra loro si riconoscono a chilometri. Per conoscere il sesso bisognava analizzare il sangue. Dove? Allo zoo di Rotterdam dove in 24 ore arrivano i miei campioni sul tavolo del dott. Beltermann. Bene, fatte le coppie pensiamo al cibo. Il Capovaccaio mangia tutto: assolutamente falso! Menu vario e variato, topi di laboratorio (integri ovviamente), teste di cinghiale fatte a pezzi, uova, kaki maturi...serpenti e pesci poco graditi. 3 kg al giorno in tutti, oltre una tonnellata di bocconcini all’anno. A febbraio inizio con le polpette "afrodisiache", con olio d’oliva e vitamina E. Non riesco a vedere nulla del loro comportamento riproduttivo. Anche standomene a centinaia di metri interferisco con la loro privacy. E’ bastato installare una telecamera ed un monitor a distanza per poter vedere gli accoppiamenti, riusciti nonostante l’ala fratturata del maschio, tant’è che alla fine di aprile troviamo un bell’uovo vinaccia spiattellato in terra sotto al nido... Alcuni altri insuccessi, altri Capovaccai dalla Spagna ed arriviamo al ’97 quando il 20 aprile (il mio compleanno) una coppia mi regala un meraviglioso, fertile uovo rosso. Trasporto a sirene spiegate a Vicenza, da Fagan che in incubatrice fa schiudere "Rocio", Rugiada in spagnolo, e qualcosa di maschile in italiano per cadere sul sicuro. L’anno successivo (1998) ben 3 piccoli nati, un record in Europa e complimenti dai colleghi Sudafricani alle prese con un tentativo analogo.

        Qui termina il mio racconto sul "Progetto" gestito da allora dai bravi G. Ceccolini e S. Scoccianti e sono certo che nel 2001 potranno esserci dei risultati estremamente positivi.

        Ci sono comunque delle novità. Intanto nel ’95 mi viene portato un esemplare adulto, bellissimo, abbattuto da una fucilata ai Monti della Laga. Nel ’99, durante un controllo su alcune coppie di Lanario, trovo una nicchia in una alta parete piena di grossi stecchi e ben visibile un cranio di un gatto. I resti del nido, lana, ossa di pecora, stracci dicono che si tratta di un vecchio nido di Capovaccaio ora occupato da Lanario.

Capovaccaio
Questo è l'ultimo nido conosciuto di Capovaccaio in Toscana. Si noti il cranio di Gatto sulla destra.

        "Era sempre vivo il mi’ poro marito (1973) e venivano a prendere il pulcino di quell’uccellone bianco e nero che stava sempre con gli agnelli.........ora costì c’è il falco uccellaio........" Questa è la precisa testimonianza di una signora che abita nei pressi del nido. Pereta, citata da Savi non è lontana. Che sia il nido di allora?.

        C’è poi il Capovaccaio adulto che nel giugno 99 ha frequentato per diversi giorni la Toscana meridionale (Orbetello, M. Aquilaia, Montiano) e che è stato così gentile da farsi filmare.

        Termino questo scritto senza apporvi la parola fine lasciando invece delle pagine ancora tutte da scrivere. La speranza è che una coppia torni a nidificare. I siti possibili sono una decina (costa tirrenica, Crete senesi, valle dell’Orcia e dell’Albegna) e due sono i nidi ancora visibili di questa specie.

        I presupposti ci sono e molti fattori di disturbo ed impatto negativo non ci sono più ma preoccupante appare la situazione del Capovaccaio in Italia tanto che è urgente che venga varato un coraggioso ed urgente "Action plain" mirato alla salvaguardia della specie ed articolato su più fronti con diverse strategie, strettamente coordinato ed opportunamente finanziato. Prima che sia tardi, se non lo è già.


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