Quaderni di birdwatching Anno II - vol. 4 - ottobre 2000

Articolo originale

Titolo

di Guido Premuda

        Il Lanario è considerato specie minacciata in grande declino in Europa, con una popolazione stimata meno di 250 coppie (Tucker, 1994).

Lanario
Lanario, femmina adulta - foto G. Premuda

        Nonostante questo, è poco studiato e conosciuto, non solamente a causa della rarità, ma probabilmente anche per l’elusività della specie. Quest’ultima caratteristica fa sperare in una sottostima degli effettivi e della popolazione nidificante che può sfuggire all’osservazione non mirata.

        La situazione del Lanario (Falco biarmicus feldeggii) negli Appennini probabilmente rispecchia quella generale europea, con diffusa diminuzione, nonostante segni di ripresa in controtendenza in Emilia e Toscana, ma in ogni caso con conoscenze non esaustive della effettiva consistenza della popolazione.

        Una stima approssimativa della popolazione dell’Appennino centro-settentrionale (Emilia-Romagna, Toscana, Marche settentrionali) può essere di circa 20 coppie. Va in ogni caso considerato che gli Appennini settentrionali si trovano geograficamente al limite Nord dell’areale della specie, con possibile fluttuazione delle popolazioni negli anni.

 PROBLEMI DI CONSERVAZIONE

        A livello comunitario (European Commission: Bird Directive) la principale ragione della rarefazione del Lanario è ancora considerato il furto dei nidiacei a scopo di falconeria.

        Negli Appennini questa pratica sembra in diminuzione negli ultimi anni; non certo per una maggiore coscienza ambientale, ma a causa della maggiore facilità nel reperire esemplari di allevamento (o perlomeno dichiarati tali). In ogni caso la falconeria non è certo in declino, anzi sembra in espansione in Italia, quindi l’attenzione deve rimanere alta e la sorveglianza ai nidi continua, per scoraggiare quella minoranza di persone senza scrupoli che potrebbero volersi procurare illegalmente un rapace.

        In Provincia di Bologna sembra che i nidi di Pellegrino fossero regolarmente depredati ogni anno, fino a circa dieci anni fa, mentre non si sono registrati casi recenti, nemmeno per il Lanario.

        La persecuzione diretta da parte dell’uomo rappresenta un grave problema per la specie. L’abbattimento diretto con sparo da parte di bracconieri è un assurdo ed incivile fatto che ancora può verificarsi in Italia.

        Altro grave motivo del declino è sicuramente il disturbo antropico presso i siti di nidificazione. Il Lanario sembra, infatti, essere più sensibile, rispetto ad esempio al Pellegrino, alle attività umane svolte nei pressi del nido durante il periodo riproduttivo.

        Attività quali arrampicata, deltaplano e parapendio, caccia, motocross, fotografia ai nidi, escursionismo, sarebbero quindi da vietare o perlomeno regolamentare in senso restrittivo, nei pressi di siti occupati o potenzialmente idonei. Tra quelle citate l’attività di arrampicata rappresenta sicuramente il maggior pericolo per la buona riuscita delle nidificazioni.

        Sempre rispetto al Pellegrino, il Lanario presenta una minore esigenza nella scelta dei siti riproduttivi, preferendo spesso pareti di piccole dimensioni, che risultano per contro soggette a maggiore disturbo da parte dell’uomo.

        Il Lanario sembrerebbe avere inoltre minore fedeltà al sito riproduttivo (nel bolognese lo stesso sito è stato rioccupato a distanza di quasi 10 anni) e anche questo potrebbe essere un motivo per cui le coppie presenti negli Appennini sono poco conosciute.

        L’impatto delle linee elettriche è problema comune per la maggior parte dei rapaci, Lanario compreso. Causa di mortalità è l’urto contro i fili elettrici di linee soprattutto a media e bassa tensione, che attraversano il territorio ad altezze limitate, risultando spesso poco visibili per i rapaci.

        Per evitare questo grave rischio, soprattutto nelle aree dove la nidificazione dei falconi è accertata, occorre predisporre alcuni interventi mirati, che si possono riassumere in ordine di efficacia in:

  • a) interramento delle linee;
  • b) rivestimento isolante unico (Elicord);
  • c) installazione di sistemi di avvertimento visivo (spirali e sfere colorate).
  •         Negli ultimi anni un ulteriore problema sembra profilarsi per il Lanario: la competizione con il Pellegrino.

            L’aumento delle coppie nidificanti di Pellegrino ha probabilmente portato ad una competizione con il Lanario nell’occupazione dei siti riproduttivi, costituiti per entrambi i falconi da falesie, anche se queste ultime, come già detto, sono spesso scelte dal Lanario di altezza e ampiezza inferiori.

            La scarsità delle pareti rocciose idonee negli Appennini, che sicuramente è già di per sé fattore limitante per alcune specie (ad esempio Aquila reale), verosimilmente può aumentare la competizione tra i due falconi.

            Per contro considerando la popolazione di Pellegrino presente in provincia di Bologna, in costante moderata espansione, il Lanario sembra non averne risentito, riprendendo a nidificare dopo molti anni di assenza come nidificante.

            La forte aggressività del Pellegrino nei confronti di altri rapaci, Lanario compreso, nei pressi dei siti di nidificazione può penalizzare altre specie nidificanti in falesie. In Appennino marchigiano ho potuto osservare gli attacchi del Pellegrino al Lanario, nei pressi della parete di nidificazione del primo.

            La presenza del Gheppio nidificante nelle vicinanze, sembra essere invece ben tollerata dal Pellegrino, essendo stata riscontrata più volte nell’Appennino emiliano.

            La scelta generale dell’habitat negli Appennini potrebbe costituire motivo di competizione con il Pellegrino. Il Lanario, come il Pellegrino, frequenta ambienti aperti per la caccia e pareti rocciose per la nidificazione. Negli Appennini le zone di caccia del Lanario sono costituite principalmente da praterie sommitali di crinale, zone agricole estensive e pascoli, sovrapponendosi spesso con quelle del Pellegrino, che frequenta però maggiormente ambienti antropizzati, soprattutto nella ricerca della sua preda-tipo: il Piccione domestico.

            Dalle osservazioni effettuate in Emilia, il Lanario sembra tollerare abitazioni sparse, anche nei pressi del sito di nidificazione, mentre il Pellegrino si adatta anche a zone con forte presenza antropica (purché il nido sia irraggiungibile), arrivando a nidificare anche in città a Bologna (oss. pers.).

    In merito alla "sensibilità" del falcone, un esempio emblematico può essere il caso di una parete rocciosa nell’Appennino Bolognese, dove in passato erano presenti e nidificanti Lanario, Pellegrino e Gheppio. In seguito a cantieri di lavoro per la costruzione di edifici commerciali, nei pressi della parete, la coppia di Lanario ha abbandonato il sito. In questo caso non si è in grado di imputare l’abbandono alla vicinanza con il Pellegrino, ma sembra comunque confermare la maggiore vulnerabilità del Lanario, rispetto ad altri congeneri.

            La dieta del Lanario è composta principalmente da uccelli di media taglia, con una sovrapposizione della nicchia trofica con il Pellegrino, in particolare con il maschio di quest’ultimo, che a causa delle ridotte dimensioni rispetto alla femmina, preda solitamente specie più piccole.

            A differenza del Pellegrino, il Lanario preda anche piccoli mammiferi e rettili, mentre entrambi i falconi catturano anche grossi insetti, soprattutto nel periodo giovanile.

            Tuttavia considerando la consistenza e la variabilità delle potenziali prede in ambiente appenninico, la competizione alimentare non sembra essere un elemento determinante nell’eventuale "conflitto" tra le due specie di falconi.


    Bibliografia

  • BRICHETTI P., DE FRANCESCHI P., BACCETTI N. 1992. Fauna d’Italia - Vol. XXIX - Aves I - Ed. Calderini - Bologna
  • CRAMP S., SIMMONS K. 1977-1994. The Birds of the Western Palearctic. Vol. II. Oxford University Press, Oxford.
  • GENSBOL B. 1992. Guida ai rapaci diurni d'Europa, Nord Africa e Medio Oriente - Ed. Zanichelli - Bologna
  • PENTERIANI V. 1998. L’impatto delle linee elettriche sull’avifauna. WWF Toscana.
  • TALAMO V. 1998. "Osservazioni sul Lanario Falco biarmicus feldeggii sul Gargano, dal 1995 al 1997". Picus, 24: 115-116.
  • TUCKER GM., HEATH MF. 1994. Birds in Europe: their conservation status. BirdLife International, Cambridge.
  • Ringraziamenti

    Desidero ringraziare Andrea Corso, Riccardo Nardi, Lorenzo Rigacci per lo scambio di informazioni nel comune interesse per la protezione di questa meravigliosa specie.

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