Quaderni di birdwatching Anno II - vol. 4 - ottobre 2000

Articolo originale

Titolo

di Salvatore Grenci

        La Sicilia è la vera roccaforte della popolazione europea del Lanario (Falco biarmicus), questo raro, elusivo e per certi aspetti ancora poco conosciuto falcone. Allo stato attuale, e nonostante le oggettive difficoltà di censimento della specie (completamente assenti i dati su mortalità e dispersione giovanile) le coppie nidificanti dovrebbero essere non meno di 120-130, più un certo numero di esemplari giovani, subadulti e non accoppiati.

Lanario, giovane femmina - foto S. Grenci 1999

        L'incontro del Lanario in terra di Sicilia è meno facile, tuttavia, di quanto si possa pensare, e per rilevarne la presenza è necessaria una buona dose di esperienza. Contrariamente al Pellegrino, nei pressi della parete rocciosa è estremamente silenzioso, tanto da passare completamente inosservato anche in aree agricole o suburbane. E' presente un po' dappertutto, anche se in alcuni comprensori, come i Sicani e la Sicilia centro-orientale, le densità sono senz’altro più elevate. Il suo habitat elettivo è costituito da pareti rocciose, anche di modesta altezza ed estensione (arenaria o gesso, ma anche materiali friabili: di recente una coppia ha nidificato in una vecchia cavità sulla falesia sabbiosa di un fiume, abitata per anni dalla Ghiandaia marina…), su vallate, terreni aperti incolti o a seminativo, mandorleto, oliveto, e ancora su rimboschimenti artificiali, torrenti, invasi, ecc. Si tratta in genere di zone abbastanza tranquille, seppure riesca a vivere e nidificare in aree relativamente disturbate, talvolta in situazioni apparentemente inconciliabili con l'indole selvaggia della specie.

        Dal 1996 seguo una coppia che ha fissato dimora su una piccola parete di arenaria facilmente accessibile a poche centinaia di metri dai palazzoni di una cittadina della provincia di Agrigento. Gli adulti cacciano, da soli o in coppia, di buon’ora sulla città, predando Piccioni, Taccole, talvolta Tortore dal collare e Storni, poi si appollaiano su alcuni tralicci dell’alta tensione, ignorando il via vai di mezzi meccanici, contadini e pastori (si tratta di una tipica area agricola suburbana), oppure semplicemente spariscono per il resto della giornata. Questa coppia alleva sistematicamente quattro giovani a stagione, ovviamente grazie all’abbondanza di prede di una certa consistenza (peso medio riscontrato: 234 grammi), con un comportamento straordinariamente prudente e silenzioso nei pressi del nido. Casi come questo sono poco frequenti ma non eccezionali. Anche la scelta del sito di nidificazione lascia talvolta perplessi: il Lanario può nidificare anche ad altezze minime (due nidi sono stati trovati a meno di 4 metri dal piede della parete), come il Gheppio o il Grillaio, e ciò potrebbe essere un adattamento (o una scelta obbligata) all'espansione del Pellegrino, con il quale difficilmente riesce a convivere su pareti alte ma poco estese. In realtà l'interazione tra i due falconi è stata un po' eccessivamente enfatizzata in passato, e in molti siti non è difficile trovare entrambe le specie. Tuttavia ho riscontrato personalmente casi di allontanamento del Lanario ad opera del più aggressivo congenere.

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Pulli di Lanario al nido con residuo piumaggio neoptile - foto S. Grenci

        In Sicilia il successo riproduttivo del Lanario è particolarmente elevato (2,6 giovani per nidiata). Non sono rare, come detto, le nidiate di quattro giovani, soprattutto in presenza di cospicue risorse alimentari. Gli uccelli costituiscono la quasi totalità delle prede (quasi il 98%) nelle aree caratterizzate da sistemi agricoli di tipo tradizionale e in quelle antropizzate, mentre man mano che ci si sposta verso siti più tranquilli non è infrequente rinvenire tra i resti delle prede piccoli mammiferi e rettili. Su 416 prede identificate sono stati trovati i resti di ben 116 colombi (incluse le forme domestiche), 80 Gazze, 47 Passeri e 28 Colombacci, più altre 26 specie in percentuali differenti, e solo 3 Ratti neri e 2 Conigli selvatici. Inutile sottolineare l'enorme importanza nel controllo delle popolazioni di specie invadenti e ubiquitarie come quelle citate... Il ciclo riproduttivo in genere si compie da febbraio a giugno, con differenze anche piuttosto marcate da coppia a coppia e da una stagione all'altra (determinante dovrebbe essere l'andamento climatico). Oltre a cavità, cengie e terrazzini rocciosi, la specie occupa con una certa frequenza i nidi di Corvo imperiale, raramente di Poiana e altre specie rupicole (è riportato da Ciaccio et alii 1991 l'occupazione di un nido di Aquila di Bonelli).

Lanario, femmina adulta al nido
foto S. Grenci 2000
Giovane Lanario maschio su parete di arenaria
foto S. Grenci 2000

        Per quanto riguarda le caratteristiche del piumaggio, va detto che la popolazione siciliana è identica a quella continentale, anche se in passato alcuni autori, in particolare Trischitta, hanno individuato una presunta sottospecie (la orlandoi) con caratteristiche intermedie tra la feldeggi e la erlangeri nordafricana. In effetti vengono spesso riscontrate leggere sfumature di colore, soprattutto nei giovani: alcuni esemplari sono più scuri, altri presentano il rossastro del capo un po' più acceso o un po' più sbiadito. Molto raro il capo giallastro tipico della sottospecie nordafricana (tre esemplari selvatici sottratti ai bracconieri e provenienti dalla stessa nidiata sembravano degli erlangeri belli e buoni). Per ulteriori dettagli, rimando allo splendido articolo "Identification of European Lanner" di Andrea Corso sul n.5/2000 di Birding World. Si tratta comunque di variazioni fenotipiche che rientrano nella variabilità della specie, per cui di fatto la presunta sottospecie siciliana non esiste. Probabilmente esiste un flusso genico tra le popolazioni nordafricane e quelle più meridionali, né è escluso che in passato qualche esemplare di erlangeri abbia nidificato in Sicilia, ma si tratta, appunto, di mere ipotesi.

        La stabilità della florida popolazione siciliana non deve lasciar trascurare i possibili pericoli sempre in agguato. In passato il Lanario (come del resto gli altri rapaci) è stato decimato dal bracconaggio, in particolare durante la caccia primaverile, quando molti adulti e giovani venivano abbattuti per puro vandalismo o per rifornire tassidermisti e collezionisti senza scrupoli. Come il Pellegrino, il Lanario ha senz'altro sofferto il declino dovuto alla contaminazione delle prede da DDT, mentre attualmente non sono chiari, perlomeno a breve termine, gli effetti dell'eventuale assunzione di moderni biocidi. Minacce attuali molto realistiche sono, invece, il prelievo di uova e pulli per falconeria o per puro vandalismo e l'espansione incontrollata di alcune attività turistiche e del tempo libero, per esempio il disturbo provocato dagli appassionati di arrampicata libera, deltaplano, parapendio, che può facilmente portare all'abbandono dei nidi. Il Lanario è specie molto ambita dai falconieri, e, da quel che ho potuto constatare, riproduttori feldeggi nei centri "autorizzati" non ne girano molti, per cui, anche se gli episodi "storici" riportati da alcuni autori come Bijleveld (23 giovani presi da un solo falconiere 1967) non sembrano più attuali, né pare che i tedeschi trovino salubre l'atmosfera siciliana, occorre mantenere la guardia alta. Riporto un'esperienza personale in uno dei tanto Raptors Centers della Gran Bretagna: un falconiere, appresa la mia provenienza, mi ha candidamente chiesto se in Sicilia era ancora possibile prendere con facilità i piccoli Lanari dal nido. Per non parlare delle famose incursioni nella nostra mailing list di quei signori desiderosi di prendere i pulli di Lanario per "scopi scientifici"…In considerazione della particolare protezione di cui gode la specie (art. 2 della Legge 157/92, inclusione nell'allegato 1 della direttiva 79/409/CEE, integralmente recepita dalla stessa Legge 157/92) sarebbe opportuno rafforzare la vigilanza sui siti di nidificazione. Senza dimenticare la privacy di questo falcone, vera gemma rara della nostra avifauna.


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