Quaderni di birdwatching Anno III - vol. 5 - aprile 2001

Articolo originale
Titolo
di Francesco Leopardi

        QUANDO NEL 1994 mi è stata data l'opportunità di offrire il mio contributo professionale in Albania, il mio sogno di bambino ha incominciato ad avverarsi.

        Infatti, mio nonno, un allevatore abruzzese classe 1897, mi raccontava di "barbetta", uno strano ed enorme uccello bruno che, misteriosamente, appariva sul finire dell'estate sui pascoli del Morrone e forse su altre montagne abruzzesi.

        Mi raccontava che lo vedeva spesso con le ossa più grosse tra gli artigli e che l’uccello le sfracellava sulle rocce per poi mangiarne i frammenti. Nel suo girovagare sui monti non ne aveva mai trovato il nido. E non si spiegava da dove potesse arrivare quello strano visitatore.

        Quando gli mostrai la mia prima guida di identificazione da campo, mio nonno subito riconobbe il Gipeto indicandone immediatamente il giovane.

        L'ultimo avvistamento noto in Abruzzo è di Chiavetta con la storica foto di un Gipeto nel Parco Nazionale d’Abruzzo, credo nel 1975, ma da allora non si hanno più notizie. Che fine hanno fatto i Gipeti che attraversavano l’Adriatico, perché non ne arrivano più? Non c'è più cibo sulle nostre montagne o sono stati sterminati sulle montagne slave? Queste erano le domande che mi frullavano per la testa, quando ero in Albania, precisamente a Berat.

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        Finito il mio lavoro decisi di rimanere alcuni giorni in più per cercare di sapere se il paese delle Aquile poteva ospitare ancora qualche coppia di Gipeto. C'era un solo modo per saperlo: andarselo a cercare nell’interno del paese, un interno pieno di insidie e di incognite, ma la mia voglia di sapere e soprattutto di vederlo volare era tanta. Non seppi resistere, conscio di avere un’occasione unica e memore di quello che mi raccontava mio nonno, partii per il Tomor Bérat, il più comodo punto di partenza per la salita al Tomorit, 2416 metri, la montagna più alta dell’Albania meridionale.

        La catena del Tomorit ha una direttrice N-S e divide il bacino dell’Ossum da quello di Devoli, il quale, con la sua valle, contorna il massiccio da Nord. Il paesaggio è aspro e severo ricorda un po' la Corsica della Bavella, grandi torrioni, canaloni e dirupi a non finire, ambiente ideale per la nidificazione del Gipeto.

        Ha pendici ricoperte da castagni e querce molto degradati e sfruttati all'inverosimile per il legno dalla popolazione locale. Su un versante ho anche trovato un nido di Aquila minore, con il piccolo che se ne stava appollaiato su un castagno secco ben in vista. Più in alto ci sono una stentata faggeta e un po’ di abeti.

        I rapaci più frequenti sono stati il Gheppio e lo Sparviere. Frequente anche la Poiana. La cresta è formata da una serie di altopiani mammellonati. La neve vi dura a lungo. Intorno agli 800 metri si trova il paesino di Kapinova, poi più nulla, solo pascoli, principalmente sul versante Sud. Il versante nord è tutto dirupi e forre ed è molto selvaggio, con tante grotte e anfratti di non facile accesso, luogo ideale per la nidificazione dei grandi rapaci, specialmente sul versante Nord-orientale. In effetti, al centro di una grande parete ho trovato un’enorme grotta dove i locali mi riferiscono che abbia nidificato l’Aquila reale, ma a me il sito è sembrato abbandonato da molto tempo. Il posto appariva promettente così decido di rimanervi due giorni nella speranza di vedere arrivare qualcosa di interessante.

La gola di Gryorugoves, uno dei siti più idonei alla nidificazione del Gipeto sulla catena del Timorit - foto F. Leopardi
 

        In alto nel cielo vedo la sagoma di una giovane Aquila reale che è arrivata dalla pianura, ha girato sopra di me ed è sparita oltre le rocce. Il posto dove mi trovo è ideale perché da dove ero appostato era facile per i rapaci prendere le termiche per poi portarsi sull’altipiano dove gli armenti sono lasciati al pascolo brado. Spesso non fanno in tempo a recuperare le carcasse che restano alla mercé dei cani randagi che sono veramente infestanti. In giro vedo molte ossa sparse e considero che se il Gipeto era ancora nell’area, per nutrirsi non doveva avere difficoltà. Passo tre giorni in appostamento nei pressi di una valletta a 2155 metri di altitudine e non vedo niente, nemmeno un Corvo imperiale.

        Quando mostro le foto del Gipeto alla gente del posto molti sembrano vederlo per la prima volta e da questo intuisco che da quelle parti doveva essere sparito da molto tempo. E’ anche vero che il Gipeto, dove c’è, può anche passare alquanto inosservato, non tutti i pastori sono attenti e che è possibile che arrivasse molto sporadicamente da qualche altro posto. Forse qualche ultima coppia nidificava in altre zone, in un’altra catena di montagne, ma lì sicuramente pareva sparito da tempo.

        Mi spostai dunque sull’altro versante dove mi riferirono di aver visto dei grossi rapaci su una carogna di un asino. Mi precipito sul posto con grandi aspettative.


  1994 2000
Pirenei spagnoli 66 77
Pirenei francesi 17 23
Corsica 8 10
Grecia continentale 5-8 1-2
Creta 10 4
Bulgaria estinto (1972)
Albania ?
Macedonia ?


Tab. 1: Status del Gipeto in Europa in numero di coppie - a cura di L. Ruggieri e M. Azzolini (fonte Foundation for the Conservation of the Bearded Vulture)

        In effetti, da lontano si vedono delle grosse sagome ma, ahimè sono sei Grifoni, almeno questi sono ancora presenti. Lì vicino interrogo un pastore a cui per scrupolo faccio vedere foto del Gipeto. Questo tipo sorprendentemente mi fa ampi cenni, mi fa capire che lo conosce e mi conduce davanti ad una parete dove si sbraccia a imitarne il volo. Capisco che è il posto dove nidificava, ma rimango allibito quando il tipo conclude le sue spiegazioni con il gesto del fucile.

        E’ purtroppo la fine che hanno fatto probabilmente tutti i Gipeti del paese delle Aquile.

        Era l’anno 1994.

        Con questo non posso affermare con sicurezza che in Albania il Gipeto si sia estinto perché il paese è piccolo ma molto montuoso. Posso solo dire che sul Tomorit, la montagna più alta dell’Albania meridionale che offre buone possibilità e l’ambiente adatto, il grande avvoltoio non c’è più, forse da qualche decennio.


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