Quaderni di birdwatching Anno III - vol. 5 - aprile 2001

Recensioni
Titolo
di Luciano Ruggieri




il libro può essere richiesto a:

Giovanni Tortorella



     NON È UNA GUIDA di identificazione da campo, né un atlante o un trattato di ornitologia: si tratta di un dizionario dialettale dell’avifauna leccese, cioè una pubblicazione che importanza nazionale non ha.

     Eppure merita una recensione, perché è un piccolo esempio di una ricerca condotta in ambito locale e senza pretese di scientificità che però risulta pregnante di contenuti, che vanno al di là della semplice elencazione dei termini in dialetto leccese.

     Il dizionario non è fine a se stesso, perché accanto ad ogni trinomio (leccese, scientifico e italiano) viene presentato un breve commento glottologico e storico, che include un accenno, da parte dell’autore, alla fenologia della specie nel Salento intorno agli anni ’50.

     E’ come ripercorrere indietro nel tempo, la storia, inevitabilmente venatoria, dell’avifauna del Salento attraverso i nomi dialettali.

     Allora scopriamo che in dialetto leccese non si distingue affatto tra i Rallidi, perché tutti sono Addinedda, tranne la Gallinella d’acqua (Sciabeca), né tra i Piro-piro, tutti Adduzzu. In realtà, l’autore specifica che tra tutti i Piro-piro, il più comune è il culbianco, e senza pruderie, che "non hanno pratico interesse venatorio, benché in giornate di forte passo o in totale assenza di altra selvaggina, possano attirare l’attenzione di molti cacciatori", anche se la caccia ne è vietata. Allo stesso modo, non c’è distinzione tra Pettegola e Pantana, perché entrambi sono Ciurla, mentre il Gambecchio ha un nome ben definito, Agustinieddu, perché è di passo abbondante in agosto, e il Cavaliere d’Italia, uno a proposito, Piedilonga.

     Le sorprese non finiscono qui, visto che tra le Anatre, oggetto di prelievo venatorio assiduo e quindi ben conosciute, ha un nome dialettale il Quattrocchi (Domenicanu) visitatore irregolare e scarso, Capiriusseddu è la Moretta tabaccata, mentre quasi tutte le femmine sono conosciute con nomi propri, come se fossero specie a parte: Urtune è la femmina della Moretta, e visto che spesso si sbaglia tutti i piumaggi strani o poco definiti sono Scangiu. Non c’è invece accenno al Gobbo rugginoso.

     Tra i rapaci si distingue solo tra Gheppio e Grillaio, che non è proprio facile, mentre al contrario, tutti gli Scolopacidi hanno un nome proprio, e tra le cose insolite, vi sono nomi dialettali per l’Averla maggiore (Pagghionica curnacchina), "compariva sul finire dell’estate" e per il Corvo (Raulu) che era già scomparso dal Salento come uccello svernante, visto che "da noi non se ne vede un branco da moltissimi anni".

     In conclusione, una libretto che si legge anche con divertimento, pubblicato postumo per testimoniare una passione che Tortorella andava al di là del semplice passatempo.


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