Quaderni di birdwatching Anno III - vol. 5 - aprile 2001


Segnalazioni

In questa rubrica ci proponiamo di segnalare articoli apparsi su riviste di birdwatching e di ornitologia che pensiamo possono interessare il birdwatcher italiano, o perché trattano dell'avifauna italiana e europea, o perché scritti da connazionali, o che sono comunque di argomento generale. In qualche caso, ne riporteremo solo il titolo o poco più, altre volte un riassunto più o meno esteso; ciò non vuole in nessun caso rispecchiare una graduatoria di maggiore o minore interesse ma, il più delle volte, è solo il risultato della nostra diversa possibilità di accedere alla pubblicazione originale.

E. N. Panov & D. G. Monzikov Status of the form barabensis within the 'Larus argentatus - cachinnans - fuscus' complex. British Birds 93: 227-241, May 2000.

Nel 1997 è stata studiata una popolazione di Larus appartenente alla ssp barabensis nella Siberia sudoccidentale. Confrontando i dati rilevati con la letteratura e con reperti museali, gli autori sostengono che la ssp barabensis sia un taxon ben definito e sottolineano quanto sia più vicina al Larus heuglini piuttosto che al Larus cachinnans.

Eduardo de Juana. Atención al Buitre Moteado. La garcilla — Revista de la Sociedad Española de Ornitologia, n° 106 (1999), pagg. 29-31.

Il Grifone di Rüppel Gyps rueppellii è una specie afrotropicale, la cui distribuzione si estende su tutta la fascia meridionale del Sahara, dal Senegal alla Somalia e, verso sud, fino alla Tanzania. Per abitudini e modo di vita è molto simile al congenere Gyps fulvus, il nostro Grifone europeo. Questa specie esotica è, da alcuni anni, protagonista di una serie di interessanti osservazioni in Spagna. Il Comité de Rarezas spagnolo ha finora omologato 5 segnalazioni, per un totale di almeno 11 individui: la prima del 1992, le ultime nel periodo agosto-dicembre ’97 (con almeno 3 immaturi), da agosto a novembre del ’98 (con almeno due subadulti e tre immaturi) e numerosi individui segnalati nel ‘99. Tutte nelle regioni meridionali della Spagna, in particolare nell’area di Gibilterra. Nel ’99 un adulto è stato osservato in atteggiamento di incubazione su un nido nel versante portoghese della valle del Tajo. A queste, si vanno aggiungendo altre segnalazioni più recenti, non ancora esaminate dal comitato. L’ipotesi dell’origine dalla cattività è improbabile, dato l’alto numero di individui osservati e la ripetuta presenza di immaturi in piumaggio prossimo a quello juvenile. Non sembra sbagliato supporre che si tratti di uccelli di origine realmente selvatica, che si associano accidentalmente a gruppi di Grifoni in migrazione tra la Spagna e i quartieri invernali in Senegal. D’altra parte, si sa che il Grifone di Rüppel è in grado di effettuare movimenti dispersivi a lungo raggio. L’articolo presenta anche i principali criteri per l’identificazione e la separazione dal comune Grifone.

Pablo Pareira. Experiencas en un centro de crìa en cautividad.
Censejeria de Agricoltura y Medio Ambiente da Castilla-la Mancha. Nace el primer pollo de Aguila Imperial en caudividad.
La garcilla — Revista de la Sociedad Española de Ornitologia, n° 107 (2000), pagg. 29-31.

Il centro di riproduzione in cattività dell’Aquila imperiale iberica fu inaugurato nel 1991, con lo scopo di ottenere individui riprodotti in condizioni artificiali da utilizzare per sostenere le popolazioni selvatiche. Purtroppo, nel corso dei primi otto anni della sua attività, il centro ha sofferto di una serie di insuccessi, addebitati a errori e manchevolezze nella gestione. Nel 1999 è stata data nuova vita al progetto, con l’incarico ad un nuovo staff di biologi e veterinari e un radicale rinnovamento dei criteri di gestione. Il successo non si è fatto attendere: nel 2000 è nato il primo pullus di Aquila imperiale iberica, concepito con la tecnica della fecondazione artificiale e, data la giovane età e l’inesperienza della madre, fatto allevare ad una più anziana madre adottiva Aquila reale. Tutto per il meglio, dunque? No, perché nel numero successivo della stessa rivista una breve nota annunciava che il presunto pullo di Aquila imperiale era in realtà una "normale" Aquila reale. E’ successo che l’Aquila reale madre adottiva stava covando due uova, uno suo e uno della imperiale, e le due uova non erano state marcate. Ci si aspettava che schiudesse prima quello di imperiale, ma l’aquilotto reale lo ha battuto sul tempo. Solo dopo che il frettoloso annuncio era già stato dato, l’analisi genetica ha dimostrato la vera appartenenza specifica del pullo. Non viene però data nessuna notizia sulla fine fatta dal pullo di imperiale; si intuisce che sia andato perduto, ma come? Ucciso del più robusto fratello adottivo? O forse addirittura eliminato dal personale del centro, per lasciare più spazio al prezioso pargoletto? Comunque sia, una figuraccia incredibile, che lascia dubbi sulla effettiva soluzione degli problemi che hanno afflitto il progetto in passato.

V. Schollaert & G. Willem. Taxonomy of the Peregrine Falco peregrinus / Barbary Falcon F. (peregrinus) pelegrinoides complex in Marocco. Bulletin of the African Bird Club 7 (2), pagg. 101-103.

Il Falco di Barberia viene alternativamente trattato come una specie a sé stante o come una sottospecie del Pellegrino. A quest’ultimo punto di vista ha aderito anche Dick Forsman nel suo libro di recente pubblicazione The Raptors of Europe and the Middle East, sulla base della sottospecie F. p. atlantis del Marocco sud-occidentale, che egli considera come intermedia tra brookei e pelegrinoides. In Marocco, sono presenti almeno quattro sottospecie diverse del Pellegrino, oltre al falco di Barberia; gli autori di questa pubblicazione tentano di riassumerne lo stato attuale delle conoscenze di tassonomia e distribuzione. Essi sono convinti che atlantis sia una popolazione stabile intermedia tra brookei e minor, la quale intergrada con entrambe ai confini dei rispettivi areali. Per questo, e anche sulla base delle note differenze morfologiche, concludono che il Falco di Barberia debba essere trattato come una specie separata.

Philippe Lécuyer. Evolution des populations de Vautours fauves Gyps fulvus en France dans la second moitié du XXe siècle. Ornithos 7 (3), pagg. 116-122.

La progressiva rarefazione del Grifone delle montagne francesi è un fenomeno già segnalato nel XIX secolo e continuato per tutta la prima metà del successivo. Nel 1945, nel versante francese dei Pirenei, non ne restavano che una quarantina di coppie suddivise in due colonie. A partire dagli anni ’70 sono state messe in atto una serie di azioni e di misure, che vanno dal bando delle esche avvelenate, all’educazione ambientale, alla reintroduzione in siti di colonie storiche. L’efficacia di questi interventi si può misurare direttamente: i censimenti della popolazione di Grifoni hanno mostrato un costante aumento del numero totale di individui e delle coppie nidificanti. Nell’anno 2000, la stima minima per l’area dei Pirenei occidentali è di 500 coppie nidificanti, per un totale di 1200-1500 individui. La popolazione totale francese è calcolata in almeno 593 coppie. La situazione non è però del tutto sgombra da pericoli: la minaccia delle esche avvelenate è ancora presente (nel periodo 1991-98 sono stati ritrovati morti per questa causa 227 Grifoni, 132 Monaci, 6 Gipeti e 63 Capovaccai) e la morte per elettrocuzione o collisione sulle linee elettriche rappresenta la più importante causa di mortalità non naturale.

A. Margalida & D. Garcia. Nest use, interspecific relationship and competition for nest in the Bearded Vulture Gypaetus barbatus in the Pyrenees: influence on breeding success. Bird Study 46 (1999), pag. 224-229.

Il consistente aumento della popolazione di Grifoni nei Pirenei ha portato alla progressiva occupazione di tutti i siti di nidificazione disponibili. Ciò si accompagna ad una forte competizione intraspecifica, che va a svantaggio del Gipeto, alcune coppie del quale possono venire scacciate e i loro nidi usurpati. Ogni coppia di Gipeto dispone di numerosi nidi all’interno del proprio territorio, che utilizza a rotazione. I nidi che non sono utilizzati possono venire occupati da altre specie in competizione, che hanno necessità simili per quanto riguarda la localizzazione del nido. Nella maggioranza dei casi osservati, i nidi di Gipeto sono stati usurpati dai Grifoni; pochi casi hanno riguardato il Capovaccaio, il Falco pellegrino e il Corvo imperiale. Il Gipeto non ha mai riutilizzato nessuno dei nidi usurpati. Dallo studio effettuato, non risulta che vi sia stato alcun effetto negativo sulla produttività delle coppie di Gipeto, ma c’è la consistente preoccupazione che le coppie nidificanti possano venire progressivamente spostate verso siti di riproduzione meno favorevoli e ciò può essere importante per la conservazione della specie.

N. Agostini, D. Logozzo & M. Panuccio. The Island of Marettimo (Italy), important bird area for the autumn migration of raptors. Avocetta (2000) 24, 2, pagg. 95-99.

L’isola di Marettimo è posta all’estremità occidentale della Sicilia. Osservazioni sistematiche compiute tra fine agosto e inizio di settembre nel 1998 e 1999 hanno rivelato un intenso passaggio di rapaci in migrazione, quasi esclusivamente Nibbi bruni e Pecchiaioli. Questo studio conferma l’ipotesi che questi migratori attraversino il Mediterraneo centrale nel suo punto più stretto, tra la Sicilia occidentale e Capo Bon in Tunisia. Inoltre, sull’isola sono stati osservati i più grandi numeri di Nibbi bruni e di Capovaccai (22 nel 1998 e ben 70 nel ’99) durante la migrazione post-riproduttiva nel Mediterraneo centrale. Viene suggerito che Marettimo venga a buon diritto inserita nelle Important Bird Areas italiane.

H. Biebach, I. Biebach, W. Friedrich, G. Heine, J. Partecke & D. Scmidl. Strategies of passerine migration across the Mediterranean Sea and the Sahara Desert: a radar study. Ibis (2000) 142, pagg. 623-634.

L’equipe di ricercatori svizzeri ha studiato la migrazione dei passeriformi sui cieli dell’Egitto per mezzo di osservazioni radar. E’ risultato che i migratori usano tre diverse strategie: 1) un gruppo (circa il 20% del totale) che sorvola ininterrottamente il Mediterraneo e almeno la parte settentrionale del Sahara; 2) un secondo gruppo (il più numeroso, circa 70%) che usa i siti costieri dell’Egitto come aree di sosta; 3) un ultimo gruppo che invece sosta nel deserto. Gli autori ipotizzano che ogni specie di passeriformi abbia a disposizione tutte queste tre strategie.

R. Schwilch, R. Mantovani, F. Spina & L. Jenni. Nectar consumption of warblers after long-distance flights during spring migration. Ibis (2001) 143, pagg. 24-32.

L’abitudine di cibarsi del nettare dei fiori è stata osservata solo occasionalmente nei passeriformi Europei. Sull’isola di Ventotene, durante la migrazione primaverile, quattro specie del genere Sylvia (Beccafico, Sterpazzolina, Sterpazzola e Capinera) si cibano regolarmente sulle uniche piante in fiore nel periodo: Brassica fruticosa e Ferula cummunis, mentre le altre specie non visitano queste specie vegetali. Gli studi e le osservazioni compiute hanno indicato che queste quattro specie vanno attivamente alla ricerca del nettare, e non del polline o degli insetti presenti. Il nettare viene probabilmente utilizzato come dieta speciale, facile sia da ottenere sia da assorbire, da parte di uccelli che dopo avere eseguito un lungo volo migratorio hanno esaurito le riserve di energia e hanno subito anche una riduzione del tratto digestivo.

P. Laiolo & A. Rolando. A comparative analysis of the breeding biology of the Red-billed Chough Pyrrhocorax pyrrhocorax and the Alpine Chough P. graculus coexisting in the Alps. Ibis (2001) 143, pagg. 33-40.

Nelle Alpi occidentali italiane, una piccola popolazione di Gracchio corallino coesiste con il Gracchio alpino; la biologia riproduttiva delle due specie è stata studiata e messa a confronto. Il Gracchio alpino nidifica in una grande varietà di siti, mentre il Gracchio corallino seleziona solamente le falesie naturali. Inoltre, il Gracchio corallino inizia la nidificazione con un mese di anticipo rispetto al congenere.

Rueven Yosef. Physical characteristics of a hybrid Barn Swallow Hirundo rustica x Hose Martin Delichon urbica at Eilat, Israel. Sandgrouse 22 (2), pag. 141-142.

Su uno dei numeri scorsi di Quaderni di Birdwatching pubblicavamo la descrizione di un ibrido Rondine x Balestruccio catturato in Italia. Questa cattura del 11 marzo 1999 ad Eilat, in Israele, è la prima durante la migrazione primaverile e dimostra che questi ibridi sono in grado di superare l’inverno.

Hadoram Shirihai. The first Southern Pochard Netta erythrophthalma in Israel and the Western Palearctic. Sandgrouse 22 (2): November 2000
Seppa Haavisto & Ante Stranc. The first Lesser Moorhen Gallinula angulata in Egypt and the Western Palearctic. Sandgrouse 22 (2): November 2000

Sullo stesso numero della rivista dell’OSME, la Ornithological Society of the Middle East, due segnalazioni di specie nuove per la regione Paleartica Occidentale: un Fistione meridionale in Israele, pochi km a nord di Eilat, il 29 Aprile 1998 e una Gallinella d’acqua minore in Egitto, sul lago Nasser il 6 Maggio 1997. In entrambi i casi si tratta di specie ampiamente distribuite nell’Africa sub-sahariana.

Steve Wing. Blue-winged Warbler is a transatlantic crowd-puller. Birdwatch 102, December 2000: pag. 59.

La lista degli uccelli osservati nel Paleartico Occidentale si va allungando di pari passo con il crescere dell’abilità e competenza dei birdwatcher europei. In questo caso Irlandesi, per l’esattezza. Il 4 ottobre 2000, presso l’osservatorio ornitologico di Cape Clear Island è stato scoperto un individuo di Parula aliazzurre Vermivora pinus, probabilmente un maschio al primo inverno. L’articolo è scritto da uno degli scopritori e presenta una descrizione dettagliata e completissima. Quando la notizia della rarità si è sparsa, ha attirato sull’isola una folla di birders, almeno 700 dei quali dall’Inghilterra: è stato addirittura organizzato una aereo charter.

Keith Viniecombe. Siberian exiles. Birdwatch 102, December 2000: pagg. 26-31.

La tassonomia del Luì piccolo, per non parlare della identificazione delle sue specie/sottospecie è un vero campo minato. Il Luì piccolo siberiano Philloscopus collybita tristis è forse la forma più distintiva e facilmente identificabile del gruppo. E da quando si è cominciato a prestargli attenzione sembra di gran lunga più frequente di quanto si pensasse, anche in Italia. Questo articolo presenta i criteri per l’identificazione sul campo del tristis e per la sua separazione dalla sottospecie abietinus. Data la presenza di molti intergradi tra queste due forme, è possibile identificare con certezza solo gli individui più "tipici" di tristis.

P. Charvoz, J.-P. Matérac & M. Maire. La migration postnuptiale en 1997, 1998 et 1999 au défilé de Fort l’Ecluse (Haute-Savoie et Ain) près de Genève. Nos Oiseaux Volume 47/4 (dicembre 2000), n° 462.

Osservazioni della migrazione post-nuziale, condotte nei tre anni 1997, 1998 e 1999 hanno confermato l’importanza di questo sito, dove transitano più di 20.000 rapaci ogni autunno. In particolare, l’autunno 1999 si è dimostrato eccezionale, probabilmente a causa delle condizioni meteorologiche.

L. Maumary, J. Duplain & R. Jordan. Le passage transcontinental des Labbes Stercorariidae et observations d'autres oiseaux marins (Procellariiformes et Lariformes) au milieu du Léman. Nos Oiseaux Volume 47/3 (settembre 2000) n° 461.

Da tempo di sospetta che i Labbi, in particolare lo Stercorario mezzano, nella loro migrazione post-riproduttiva raggiungano il Mediterraneo non solo entrandovi dall’Atlantico, ma che esista una rotta migratoria che attraversa l’Europa continentale sulla terraferma. Gli ornitologi Svizzeri hanno organizzato delle uscite in barca sul lago di Ginevra col preciso scopo di contattare gli uccelli marini. Sfruttando il trucco di pasturare con pesce, che attirava i gabbiani i quali, a loro volta, attiravano i Labbi, sono stati osservati questi e molti altri uccelli marini inaspettati nelle acque interne: Uccello delle tempeste, Stercorario maggiore, Stercorario mezzano, Labbo, Labbo codalunga, Gabbiano di Sabine, Gabbiano corso e Gabbiano tridattilo. Il proseguimento della ricerca permetterà di quantificare l’abbondanza delle specie di Labbi che migrano attraverso la Svizzera e il continente.

Colin Bradshaw. Identification of autumn Isabelline Wheatears. British Birds 93 (ottobre 2000)

Il Culbianco isabellino è una specie difficile da identificare, in qualunque stagione, ma specialmente d’autunno. Da alcuni anni sappiamo che la Sicilia è regolarmente interessata dal passo primaverile del Culbianco isabellino. Può perciò essere interessante questo articolo, che tratta gli aspetti della identificazione della specie in periodo autunnale, quando la gran parte degli individui sono giovani dell’anno.

Roberto Toffoli. Il Gipeto sulle Alpi. Cronaca di un ritorno. Piemonte Parchi n 99 (agosto-settembre 2000)

Il Progetto Internazionale di Reintroduzione del Gipeto coinvolge quattro nazioni alpine: Italia, Francia, Svizzera, Austria; a 15 anni dalla liberazione dei primi individui, si vedono i primi risultati e il Gipeto è tornato a nidificare sulle Alpi. Roberto Toffoli che segue il progetto per il parco delle alpi Marittime, riassume la storia e le tecniche dei rilasci sulle Alpi italiane.

S. G. Howell. A new look at moult in Gulls. Alula vol. 7, 1 (2001), pagg. 2-10.

Rigoroso articolo sulle strategie di muta dei gabbiani Europei e Nordamericani. Un must per i feticisti dei gabbiani. Per tutti quelli che non fanno parte di quella ristretta cerchia: una palla mostruosa, illeggibile.

F. Scarton, R. Valle, R. Rusticali. New breeding site for Lasser Crested Tern in Italy. British Birds 93, 9 (2000), pagg. 448-450.

La Sterna di Dougall nidifica da alcuni anni, con una-due coppie nelle Valli di Comacchio. Nel 1999, un individuo di questa specie è stato ripetutamente osservato al nido all’interno di una colonia di Beccapesci, nella parte meridionale della Laguna di Venezia. Si tratta della colonizzazione di un nuovo sito di nidificazione, probabilmente collegata al fatto che, nello stesso anno, i siti tradizionali nelle Valli di Comacchio sono stati resi indisponibili dal livello troppo alto delle acque. Nel nuovo sito non è mai stato possibile osservare entrambi i componenti della coppia, per cui non si sa se la nidificazione ha riguardato una coppia mista Sterna di Dougall/Beccapesci oppure una coppia pura. L’unico uovo presente nel nido sembra essere regolarmente schiuso attorno alla metà di giugno.


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