Quaderni di birdwatching Anno III - vol. 5 - aprile 2001

Recensioni

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di Roberto Garavaglia







     L’USCITA DI QUESTO VOLUME sull’identificazione delle Averle non può non far pensare all’altra guida "Shrikes - A Guide to the Shrikes of the World", risalente al 1997, scritto da Norbert Lefranc, illustrato da Tim Worfolk ed edito dalla Pica Press.

     Entrambe sono guide all’identificazione delle Averle; il tema è affrontato in maniera più vasta da questo nuovo testo, che tratta ben 114 specie di 21 generi (oltre a Lanius, le averle vere e proprie, anche tutti i componenti delle famiglie Laniidae e Malaconotidae al completo). Sono perciò incluse anche le coloratissime averle di macchia africane: Bush-shrikes, Helmet-shrikes, Flycatcher-shrikes.

     A parte questa maggiore copertura, i due libri presentano essenzialmente lo stesso impianto (d’altra parte, non è un mistero per nessuno che le due case editrici, che ora sono confluite entrambe nello stesso gruppo editoriale, la A&C Black, fino a poco prima si erano sempre presentate in competizione sul mercato): tavole a colori che illustrano i principali morfismi e le variazioni sottospecifiche, con un sintetico testo a fronte e mappe di distribuzione, quindi un corpo principale del testo che entra nei dettagli di identificazione, descrizione, variazioni geografiche, muta, distribuzione, habitat e status, migrazioni, comportamento, riproduzione, eccetera, tutto con un grande livello di approfondimento.

     La lunghezza del testo dedicato a ciascuna specie, almeno quelle maggiormente studiate, come l’Averla maggiore Lanius excubitor, è comparabile. Questo nuovo libro di Harris pone una maggiore enfasi sugli aspetti comportamentali e delle relazioni sociali intraspecifiche; del tutto inedito, almeno per me, il contenuto dell’introduzione, dove viene presentato una specie di albero filetico delle due famiglie, basato sulle caratteristiche comparate delle vocalizzazioni, che vengono descritte in maniera approfondita nei loro significati e nella loro struttura.

     Non possiamo però negare che quello che il normale birdwatcher va cercando in volumi come questi sono le tavole a colori e la guida all’identificazione. In questo rispetto, Shrikes and Bush-shrikes ci offre tavole di buon livello qualitativo che però, visto che ormai ci siamo abituati a standard elevatissimi, appaiono un po’ meno nitide di quanto si potesse desiderare e con colori cupi in maniera anormale. Ad esempio, tanto per restare sulle specie comuni che possiamo vedere tutti, il maschio dell’Averla piccola è un uccello bruno, poco contrastato, nel cui piumaggio l’unico carattere evidente è la mascherina nera; nella riproduzione, non è rimasta traccia delle ricche tonalità calde del dorso. Anche per l’Averla capirossa il colore del capo e del collo è così scuro da confondersi con il nero del mantello. L’impressione è che il problema si ripeta anche per le tantissime specie africane. Una delle poche che conosco, l’Averla di macchia pettocremisi Laniarius atrococcineus, sul campo è uno degli uccelli più incredibili che abbia mai visto: anche sotto il sole abbagliante della savana, il petto cremisi chiaro e brillante spicca come un fanale acceso da enorme distanza; nella tavola 22 è stata tramutata in un uccello nero con le parti inferiori color vino, il classico piumaggio che in natura apparirebbe tutto quanto scuro. Inoltre, almeno nella copia che ho visionato io, erano presenti alcuni vistosi difetti di stampa, nella forma di grosse macchie di colore nel bel mezzo dei disegni o dei testi a fronte.

     In conclusione, credo di poter suggerire che se ciò che si cerca è la miglior guida per l’identificazione delle averle (europee e asiatiche) il volume di Lefranc è ancora insuperato, viceversa questo Shrikes and Bush-shrikes rappresenta una fonte importante per quanti sono interessati a conoscere e ad approfondire la varietà delle specie africane.


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