Quaderni di birdwatching Anno III - vol. 6 - novembre 2001

Reale e Virtuale
Titolo
Testo e foto di Andrea Vellani

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Cinciarella (Parus caeruleus)

        QUANDO SI PARLA di fotografia naturalistica, ovvero di quel genere che tratta di ambiente nelle sue varie specificità (mondo vegetale, animale, paesaggio ecc.), dobbiamo anche affrontare il tema relativo ai modi di ripresa e all’etica che li contraddistingue. Alcune regole da NON trasgredire si sono delineate nel tempo. Oggi è etico fotografare:

  • animali non detenuti in cattività
  • senza l’uso di richiami registrati
  • senza disturbare durante la riproduzione
  • con la coscienza di non scattare piuttosto che arrecare danno
  •         Il birdwatcher fotografo, impegnato a studiare e a produrre scatti non casuali, con un lavoro onesto e minuzioso, riesce a fermare attimi di ambiente che possono essere osservati per sempre, fin nei più piccoli particolari, producendo spesso supporti insostituibili anche per gli studiosi più qualificati.

            Tralasciando la fotografia ai nidi, che va riservata a ornitologi di notevole esperienza, in queste righe cercherò di dare le indicazioni più elementari per chi vuole iniziare a cimentarsi con la fotografia alle mangiatoie, ovvero con quel tipo di ripresa effettuata in "situazione controllata".

            Non dimentichiamo che il binocolo e quindi l’osservazione approfondita, precede di gran lunga e accompagna l’utilizzo della macchina fotografica: questo metodo ci permetterà la costruzione e l’aggiustamento del set dove si svilupperà il nostro lavoro di documentazione. L’uso di mangiatoie, atto ad indirizzare gli uccelli in un’area ben definita dove noi abbiamo organizzato i vari posatoi, può avvenire in ambiente naturale (bosco, radura ecc.) o in area antropizzata (giardino, balcone ecc.).

            Per prima cosa dovremo renderci conto delle specie che potenzialmente possono essere presenti o che vogliamo fare avvicinare e quindi organizzare una mensa ben mirata. Come tutti gli esseri viventi anche gli uccelli non necessitano solo di cibo, ma anche di acqua: per l’avifauna questo elemento è indispensabile non solo per bere, ma principalmente per fare il bagno e mantenere il piumaggio in ordine. La mangiatoia e il punto d’acqua vanno posizionati nei pressi di quelli che diventeranno i posatoi, sui quali si appoggeranno i nostri amici pennuti: è proprio lì dove noi indirizzeremo il nostro obiettivo.

            Grazie all’avvento del 35 mm. e di piccole fotocamere, per la disponibilità di pellicole a colori con scarsa presenza di grana, obiettivi di lunga focale impossibili da costruire fino a pochi anni fa, flash piccoli di grande potenza, motori per la ricarica della pellicola, ed utilizzando tecniche di mimetismo, diventa possibile una fotografia di alta qualità anche a soggetti mai fermi ed elusivi come sono gli uccelli.

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    Merli (Turdus merula) al bagno


     Le mangiatoie

            Soltanto una continuità nell’offerta di cibo, permette presenze abitudinarie, quindi bisogna fare molta attenzione a non arrecare gravi danni ai nostri ospiti rendendoli completamente dipendenti da noi. Consiglio di sostenere l’avifauna solamente nei momenti di scarsa presenza di cibo in ambiente (inverno o situazioni particolari), sospendendo poi l’approvvigionamento all’inizio della primavera. Si possono utilizzare mangiatoie classiche con grandi aperture, specialmente nelle zone a scarsa presenza di storni, piccioni e passeri. Molto graditi nel periodo freddo sono i pezzettini di panettone sbriciolato e le mele. Per invogliare un grande numero di granivori comporre un misto semi a base di miglio, semi di girasole, panico, lino, arachidi, niger, canapa, ravizzone.

            Un poco di queste sementi cadranno a terra, invogliando uccelli come fringuelli, ciuffolotti ecc. Se specie infestanti prendono il dominio, organizzeremo mangiatoie che ne escludano i più impertinenti. Per le cince, uccelli particolarmente acrobatici, possiamo utilizzare le solite catenelle di arachidi e reticelle con il molto gradito grasso di rognone. Altra leccornia di grande interesse per gli insettivori sono le tarme della farina (le camole sono carissime), acquistabili nei negozi di pesca: vanno messe poco prima della sessione fotografica in contenitori col bordo. Normalmente le mangiatoie andrebbero riempite dopo il tramonto e prima dell’alba dovremmo già avere attrezzato l’area con il materiale fotografico: gli uccelli al mattino presto si concentrano per il primo pasto e se noi siamo già pronti le cose si semplificano.

            Organizzato l’ambiente, non ci resta che iniziare la tanto agognata sessione fotografica.

    Cincia mora (Parus ater)
    Pettirosso (Erithacus rubecula)

     Tecniche

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    Capanno montato

            Poiché alle mangiatoie la quasi totalità dei visitatori saranno passeriformi, per fare scatti almeno discreti non potremo permetterci lunghe distanze. Le scelte da farsi non sono infinite: foto a mano libera, utilizzo del cavalletto, capanno, cavo di prolunga dello scatto, radiocomando. Escludo l’utilizzo di fotocellule perché le ritengo per specialisti. La foto a mano libera è sicuramente la più semplice, ma quella che ci darà minori soddisfazioni, anche se oggi, con la produzione di obiettivi stabilizzati, ci sono più possibilità. Il cavalletto oltre che per inquadrature precise, con l’utilizzo di lunghe focali, magari duplicate, diventa quasi indispensabile. Il mimetismo ci permette di accorciare la distanza di ripresa e quindi l’utilizzo del capanno da appostamento può rivelarsi la carta vincente. Un cavo di prolunga dello scatto lungo almeno una ventina di metri consente di restare, magari nascosti, a una distanza di sicurezza. I radiocomandi, sia prodotti dalle case ufficiali (molto cari), che ricavati da quelli destinati all’aeromodellismo (con pochi interventi funzionano benissimo e costano poco), sono utilissimi.

            Normalmente, specialmente le prime volte, gli uccelli sono molto diffidenti e prima di andare alla mangiatoia o al bagno si appoggiano su un posatoio (che volendo possiamo preparare con un bastone infisso al suolo). Sarà su quel punto che noi metteremo a fuoco con grande precisione, causa la scarsa profondità di campo concessaci dalla lunga focale. Impostata la macchina a priorità di diaframmi, normalmente a tutta apertura per i soliti problemi di luce, attenderemo pazientemente pronti a scattare, utilizzando la metodica che abbiamo deciso.


     Attrezzatura fotografica

            Le macchine manuali vanno benissimo anche se alcuni automatismi delle camere di nuova generazione ci aiutano parecchio, specialmente per l’esposizione e nell’utilizzo di tecniche avanzate.

            Per la fotografia all’avifauna occorrono focali lunghe e possibilmente luminose. In questi primi approcci sicuramente non ci interessano i costosi e impegnativi grossi tele (500 mm. f/4 e più). Le case più importanti e alcuni fabbricanti di ottiche universali hanno in catalogo un 300 f/4 e un 400 f/ 5.6 (consigliato), con cui possiamo iniziare a fare buone cose, associando magari anche un duplicatore 1.4 X nonostante si perda un altro diaframma. A volte con condizioni molto favorevoli o con comando a distanza, riusciamo ad essere talmente vicini al soggetto che siamo oltre la distanza minima di messa a fuoco, in questi casi ci viene comodo un tubo di prolunga.

            L’utilizzo del flash è spesso indispensabile (anche solo per un lampo di schiarita): è preferibile potere usufruire degli automatismi in TTL ed è meglio usare un lampeggiatore esterno, con un discreto numero guida, se economicamente possiamo permettercelo. L’atavico problema delle batterie (abbiamo il soggetto nel punto perfetto, c’è poca luce e il flash è scarico), è stato in parte risolto dalla produzione di ricaricabili da 1.700-1.800 mAh, che hanno una buona autonomia.

            Il lampo del flash di solito non viene quasi recepito dagli uccelli che quindi non restano spaventati (almeno apparentemente è così, anche se non ci giurerei), mentre è il rumore dell’otturatore della macchina che li rende molto nervosi (forse ricorda loro i suoni funesti del caricamento delle armi da fuoco). Quindi l’utilizzo di meccanismi silenziosi favorisce la tranquillità del soggetto e il risultato fotografico.


     Pellicole

            Negli ultimi anni vengono prodotte emulsioni con alta sensibilità e poca grana. Per la fotografia di documentazione non c’è problema, ma se miriamo a risultati di eccellenza, sarebbe meglio non superare, per le diapositive, i 100 ISO, con tutte le implicazioni del caso: cavalletto robusto, rischi di micromosso (specialmente sulla punta del becco), ecc.

     Conclusioni

            Alla fine di tutto non ci resta che iniziare con pazienza e modestia (doti particolarmente importanti di questi tempi) ed i primi risultati arriveranno sicuramente.

            Se poi pensiamo che, di fatto, stiamo applicando alcune tecniche di birdgardening, non ci resta che continuare sulla strada della conservazione e del ripristino, magari montando anche qualche nido artificiale, dal quale sarebbe bene tenere lontane le nostre attrezzature fotografiche.

    Cinciallegra (Parus major)
    Cinciarella (Parus caeruleus)

    Bibliografia

  • I. Festari, Introduzione al bird gardening. Quaderni di birdwatching: anno 1 - n° 2, ottobre 1999.
  • R. Baroni, Fotografare alle mangiatoie. Asferico anno 2 — n° 4, maggio/agosto 2000.
  • G. Cerè, Fotografia e birdgardening. Siepi, nidi artificiali e mangiatoie, Cierre edizioni.
  • T. Soper, Come nutrire gli uccelli selvatici. Zanichelli.
  • T. Soper, La gabbia senza sbarre. Biblioteca Universale Rizzoli.
  • G. Premuda, B. Bedonni, F. Ballanti, Il giardino per gli uccelli. Nidi artificiali, Calderini edagricole.
  • A. Z. Mezzatesta, Birdgarden. Editoriale Giorgio Mondadori.
  • Nazari-Pigazzini, Guida alla caccia fotografica. Zanichelli.

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