Quaderni di birdwatching Anno III - vol. 6 - novembre 2001


Segnalazioni
di Maurizio Sighele, Roberto Garavaglia, Silvio Bassi

In questa rubrica ci proponiamo di segnalare articoli apparsi su riviste di birdwatching e di ornitologia che pensiamo possono interessare il birdwatcher italiano, o perché trattano dell'avifauna italiana e europea, o perché scritti da connazionali, o che sono comunque di argomento generale. In qualche caso, ne riporteremo solo il titolo o poco più, altre volte un riassunto più o meno esteso; ciò non vuole in nessun caso rispecchiare una graduatoria di maggiore o minore interesse ma, il più delle volte, è solo il risultato della nostra diversa possibilità di accedere alla pubblicazione originale.

D. Ruiu: Aironi rossi nelle tamerici. Oasis, anno XVII, n° 3, maggio-giugno 2001: 42-49

Lo scorso anno, in Sardegna, una piccola colonia di Aironi rossi ha nidificato non in un canneto come è usuale, ma in una macchia di tamerici. Questo articolo rappresenta il racconto cronologico e fotografico dell'avvenimento.

M. Inglisa: Lo Svasso prende quota. Oasis, anno XVII, n° 5, settembre-ottobre 2001: 24-31

Talora l'inquinamento può facilitare l'espansione di una specie. È il caso dello Svasso maggiore, che trova maggior possibilità di alimentazione grazie alla catena: presenza di sostanze azotate, aumento della vegetazione acquatica, maggior numero di pesci, alimento principale di questo svasso. L'analisi della "salute" di questa specie è accompagnata da belle foto di P. Rizzato.

M. Bailo: Anatre marine. Asferico, n° 6, gennaio-aprile 2001: 38-46

Dopo avere parlato delle altre anatre, Asferico completa la disamina delle anatre parlando delle Anatinae del Paleartico occidentale: edredoni, orchi, smerghi, quattrocchi e morette (codona ed arlecchino). Sono suggeriti i principali punti identificativi.

M. Bailo: Uccelli da preda diurni - 1a parte. Asferico, n° 7, maggio-agosto 2001: 35-46

Inizia una lunga panoramica sui rapaci diurni, forse gli uccelli più amati od ammirati anche dai non-birdwatcher, con una serie di curiosità e, al solito, numerose foto. Una tabella elenca tutti questi uccelli (Accipitriformes e Falconiformes, oltre a Segretario e Avvoltoi del Nuovo Mondo).

A. Corso. Head pattern variation in Black-headed Wagtail Birding World, vol. 14 n° 4.

La Cutrettola capinera Motacilla (flava) feldegg è forse la forma più appariscente e distintiva nel gruppo delle Cutrettole. Da alcune parti se ne raccomanda la separazione come specie a sé stante. In questo articolo viene presa in esame la variabilità nella colorazione della testa che può, in alcuni casi, dare occasione ad errori di identificazione. Numerose fotografie corredano il testo e illustrano le possibili varietà di piumaggio.

O. Janni, D. Rubolini & I. Festari. An interesting grey shrike in Italy Birding World, vol. 14 n° 4.

Il 4 febbraio scorso, è stata scoperta in provincia di Pavia una "strana" Averla maggiore, che in un primo momento era stata identificata come Averla beccopallido Lanius (meridionalis) pallidirostris e che è stata in seguito osservata da molti birder del nord Italia. I caratteri anomali di questo individuo hanno però spinto ad osservazioni più approfondite, alimentando un vivace dibattito e sollevando una vera e propria sfida all’abilità identificativa. Alla fine, sembra sia stato raggiunto un consenso unanime nel considerare questo individuo come un esemplare aberrante, per l’esattezza leucistico, della più comune Averla maggiore settentrionale Lanius ecubitor. Vengono presentati i risultati delle osservazioni e alcune fotografie.

F. Traube & M. Grylle. The Intermediate Egret in Italy: a new European bird. Birding World, vol. 14 n° 6, giugno 2001, pagg. 247-249.

La Garzetta intermedia che è comparsa quest’anno alla Vasche di Maccarese assurge agli onori della stampa. Scoperta il 30 maggio dagli autori, è rimasta nell’area almeno fino al 24 giugno ed è stata osservata da numerosissimi birdwatcher. Si tratta della prima osservazione per l’Europa. La specie non risulta essere tenuta in cattività in nessuno zoo o collezione privata del continente. Altrove nel Paleartico Occidentale, la Garzetta intermedia è scarsa ma regolare in Mauritania e vi sono segnalazioni isolate per la Giordania, l’Egitto e le Isole di Capo Verde. Viene presentata una convincente documentazione fotografica.

R. Gutiérrez. The first breeding record of Cream-coloured Courser in Europe. Birding World, vol. 14 n° 8, agosto 2001, pagg. 323-325.

Due birdwatcher olandesi, il 28 maggio 2001, in una zona poco nota e ancora meno osservata della Spagna meridionale, si sono imbattuti in una coppia di Corrione biondo, accompagnata da un pullus. Successive ricerche, compiute dai membri locali della Sociedad Española de Ornitologia, hanno confermato la presenza di un totale di 11 individui, di cui almeno 4 coppie nidificanti, anche se non si è potuto stabilire quanti giovani si siano involati. E’ la prima nidificazione del Corrione biondo sul continente Europeo. Fino ad ora, il Corrione biondo in Spagna (al di fuori delle isole Canarie) era considerato accidentale, con 5 osservazioni accettate fino al 1989 e altre 5 ancora da esaminare da parte del Comitato per le rarità Spagnolo.

A. Corso. Raptor migration across the Strait of Messina, Southern Italy. British Birds, vol. 94 n° 4.

Lo Stretto di Messina rappresenta una delle principali rotte di migrazione per i rapaci in Europa. Ciononostante, finora ben poco è stato pubblicato per quanto riguarda il numero di uccelli che vi transita ogni anno. I risultati del campo di osservazione e sorveglianza durante gli anni dal 1996 al 2000, presentati in questo articolo, indicano che lo Stretto di Messina si qualifica di importanza internazionale per sette specie di rapaci e le due specie di cicogna. I numeri parlano da soli, con il 2000 come anno record, che ha visto il passaggio di oltre 35.000 esemplari, di cui ben 27.297 Falchi pecchiaioli, ma anche 1.000 Nibbi bruni, 3.000 Falchi di palude e 1.000 Falchi cuculi. Tra le rarità osservate: Poiana codabianca (regolare ogni anno), Aquila anatraia maggiore (due ind. nel 1996) e minore (quasi annuale), Aquila imperiale (una nel 2000), Falco cuculo orientale (un totale di cinque ind. nel 1997, 98 e 99), Falco sacro (un paio ogni anno), Falcone da Barberia (uno nel 1998).

A.G. Knox, A.J. Helbig, D.T. Parkin & G. Sangster. The taxonomic status of Lesser Redpoll. British Birds, vol. 94 n° 6, giugno 2001, pagg. 260-267.

La sottospecie Carduelis (flammea) cabaret, che nidifica in Gran Bretagna, Paesi Bassi e nelle Alpi, tradizionalmente veniva classificata come una sottospecie dell’Organetto; più di recente si è cominciato a considerarla come specie separata, con il nome di Organetto minore, Carduelis cabaret, sulla base di studi genetici e delle vocalizzazioni e comportamento. Morfologicamente, è abbastanza ben distinguibile dalle forme nordiche dell’Organetto. Fino ad un passato recente, C. cabaret era riproduttivamente isolato da C. flammea: le due forme, cioè, nidificavano in aree geografiche separate e senza sovrapposizione. A partire dagli anni ’50, è iniziata un’espansione verso nord-est dell’areale di C. cabaret che, nel 1994, ha portato alla sua nidificazione simpatrica con C. flammea in Scandinavia. Lo studio ha trovato solo coppie "pure", nelle quali entrambi i partner appartengono alla stessa forma e nessuna coppia "mista". Non è stato possibile mettere in luce nessun tipo di segregazione spaziale dei 2 taxa e neppure alcuna differenza temporale nella nidificazione. Sembra quindi che vi siano sufficienti argomentazioni per trattare l’Organetto minore e l’Organetto come specie separate, anche secondo il classico criterio biologico di specie.

A. Corso. Plumages of Common Stonechats in Sicily, and comparison with vagrant ‘Siberian Stonechats’. British Birds, vol. 94 n° 7, luglio 2001.

La forma del Saltimpalo che vive in Sicilia presenta alcune differenze morfologiche rispetto alle forme che popolano il resto dell’Europa. Il suo piumaggio ricorda alcuni caratteri della sottospecie maura, che alcuni classificano come una specie separata, con il nome di Saltimpalo siberiano. Questo articolo vuole mettere in guardia circa le possibilità di confusione tra questa forma chiara del "normale" Saltimpalo e la sua controparte siberiana.

A. Corso. Notes on the moult and plumages of Lesser Kestrel. British Birds, vol. 94 n° 9, settembre 2001, pagg. 409-418.

Un altro articolo di Andrea Corso, ancora una volta dedicato ai "rapaciologhi". Viene discusso lo schema di muta del Grillaio, così come è stato studiato nel corso del 2000 presso la colonia di Matera.

R.E. van der Vliet, P.R. Kennerly & B.J. Small. Identification of Two-barred, Greenish, Bright-green and Arctic Warblers. Dutch Birding, vol. 23 n° 4, 2001, pagg. 175-191.

Un articolo sull’identificazione di questo difficile gruppo di luì, tutti quanti accidentali in Italia. Discute nel dettaglio una serie di sottili caratteri di identificazione, che sono più facilmente osservabili in esemplari catturati a scopo di inanellamento, piuttosto che liberi in natura. E’ comunque corredato da una serie di ottime fotografie.

T.J.C. Luijendijk. Calls compared: Hume’s Leaf Warbler and Yellow-browed Warbler in autumn and winter in the Netherland. Dutch Birding vol. 23, n°5 (2001), pagg. 275-284.

L’argomento di questo articolo, di per sé, sarebbe forse troppo specialistico per meritare una segnalazione. Ciò che lo rende degno di nota è il fatto che, in parallelo all’articolo stampato sulla rivista, presso il sito web di Dutch Birding sono state rese disponibili le registrazioni dei canti di cui si discute: l'’ennesimo esempio di come l’editoria su sola carta stampata vada sempre più dimostrando i propri limiti di fronte alle potenzialità dei nuovi media multimediali. E di come Quaderni di birdwatching abbia imboccato la strada giusta.

P. Bertold et al. Detection of a new important staging and wintering area of the White Stork Ciconia ciconia by satellite tracking. Ibis, vol. 143 n° 3, luglio 2001, pagg. 450-455.

Dove vanno a svernare le Cicogne bianche? Dopo quasi 100 anni di inanellamento e di osservazioni sul campo, si credeva di saperlo con una certa sicurezza. Da tempo si sapeva che il Sudan orientale è una delle zone di svernamento importanti per questa specie.Uno studio iniziato nel 1991, che ha seguito con trasmettitori satellitari la migrazione di 75 individui, a sorpresa ha rivelato che una frazione importante di questi uccelli devia verso l’interno della regione centro-africana, fino a raggiungere il Sudan orientale e il Ciad. La nuova scoperta va approfondita, per stabilire l’importanza di queste aree per la conservazione della specie.

G.P. Sætre, T. Borge & T. Moum. A new bird species? The taxonomic status of the "Atlas Flycatcher" assessed fron DNA sequence analysis. Ibis, vol. 143 n° 3, luglio 2001, pagg. 494-497.

L’avvento delle analisi genetiche molecolari ha fornito ai tassonomisti uno strumento formidabile per studiare le parentele tra i diversi taxa. Questo studio ricostruisce le relazioni filogenetiche all’interno del gruppo della Balia nera e della Balia dal collare. I risultati suggeriscono che esista una nuova specie, denominata Balia dell’Atlante Ficedula speculigera, che nidifica sulle montagne del nord Africa, la cui distanza genetica sia dalla Balia nera sia dalla Balia dal collare non è inferiore a quella che corre tra queste due, e che è geneticamente vicina alla Balia del Caucaso Ficedula semitorquata. Vengono anche descritte alcune differenze morfologiche che permetterebbero di identificare la nuova specie.

P. J. Dubois. Les formes nicheuses de la Bergeronnette printanière Motacilla flava en France. Ornithos, vol. 8 n° 2, marzo-aprile 2001, pagg. 44-73.

Un altro esempio di articolo approfondito, documentatissimo e molto ben illustrato. Prende in considerazione le quattro razze della Cutrettola che nidificano regolarmente in varie parti della Francia (Motacilla flava flava, M. f. flavissima, M. f. iberiae e M. f. cinereocapilla) la sporadica M. f. feldegg, più tutte le possibili forme intermedie che si possono presentare. Status, distribuzione e caratteristiche morfologiche sono discusse in dettaglio.

T. Conzemius. Die Superspezies Rubwürger Lanius [excubitor] in der Westpaläarktis. Limicola, vol. 5 n° 4, 2001, pagg. 185-227.

Colossale articolo, con una superba documentazione fotografica, che prende in esame tutti i taxa che costituiscono la superspecie dell’Averla maggiore. Con un solo problema: è scritto in tedesco.

L. Heer, V. Keller, H. Schimd & W. Muller. Important Bird Areas der Schweiz. Der Ornithologischen Bobachter, vol. 97, 2000, pagg. 281-292.

Le IBA (Important Bird Areas), definite da un programma lanciato da BirdLife International, costituiscono le singole unità di una rete mondiale di siti prioritari per la conservazione. La Svizzera ospita popolazioni importanti a livello europeo di 29 specie di uccelli e, per queste specie, sono state designate come IBA quelle aree che mantengono un numero significativo di coppie nidificanti. In totale, sono state identificate 31 IBA: 3 nella montagne del Jura, 2 in regioni agricole della Svizzera centrale, 11 zone umide, 5 nelle Alpi.

D. Hasselquist: Hybrid costs avoided. Nature 6833 del 3/5/2001: 34

La ricerca effettuata in Svezia su due specie (Ficedula hypoleuca e Ficedula albicollis) evidenzia l’esistenza di ibridi fertili in natura in percentuale abbastanza elevata. Questo risulta molto strano in quanto la progenie di due specie differenti è spesso sterile o quasi. Barriere etologiche si oppongono a ciò (differenze di canto, etc.) in condizioni ordinarie, ma in questo caso particolare le due specie in questione hanno trovato diversi meccanismi per ridurre i costi di tale ibridazione (e complicare la vita ai birdwatchers).

P. D. Moore: Dairy declines hard to swallow. Nature 6840 del 21/6/2001: 904

Gli uccelli sono importanti costituenti di ogni ecosistema. Per converso essi sono anche importanti segnalatori delle condizioni ambientali. In questo studio si dimostra come un declino delle attività rurali (fattorie) causa una diminuzione della densità di popolazione delle Rondini e di conseguenza dell’ecosistema nel suo insieme.

J. Merilä, L.E.B. Kruuk, B.C. Sheldon: Cryptic evolution in a wild bird population. Nature 6842 del 5/7/2001: 76

L’evoluzione conduce ad una selezione degli individui più adatti alla sopravvivenza (secondo diverse condizioni). Gli autori dimostrano come uno di tali fattori, una volta identificato (nel nostro caso il peso dei nidiacei all’involo) per la Ficedula albicollis, non si rivela decisivo né geneticamente trasmissibile in quanto si ha la presenza di altri fattori ambientali negativi, quali l’inquinamento ambientale, che determinano un declino fenotipico.

J.A. Gill, K. Norris, P.M. Potts, T.G. Gunnarsson, P.W. Atkinson, WJ. Sutherland: The buffer effect and large-scale population regulation in migratory birds. Nature 6845 del 26/7/2001: 436

Viene evidenziato come esista un effetto tampone che regola la crescita di una popolazione di uccelli. La specie scelta per questa indagine è la Pittima reale (Limosa limosa), in transito durante la migrazione in Inghilterra. Si è dimostrato che i primi migratori occupano dapprima i siti migliori, lasciando agli altri dei siti più sfavorevoli. Questo fa sì che le probabilità di sopravvivenza nell’ultima tappa di migrazione, in assenza di adeguate possibilità di alimentazione, decrescano, regolando così la consistenza numerica della popolazione.

S. Lewis, T.N. Sherratt, K.C. Hamer, S. Wanless: Evidence of intra-specific competition for food in a pelagic seabird. Nature 6849 del 23/8/2001: 816

L’articolo dimostra che almeno in un caso, per la Sula (Morus bassanus), si ha una evidenza del fatto che il tasso di crescita della popolazione di una colonia di nidificazione di questa specie diminuisce all’aumentare della dimensione della colonia. La motivazione di questo fenomeno è probabilmente la diminuzione delle prede sia vicino alla colonia, disturbate dal flusso continuo di predatori (Sule) sopra di loro, sia nei banchi di pesce che risultano più dispersi in quanto gli uccelli che si alimentano al centro allarmano il resto del branco, rendendo più difficile agli altri il reperimento della preda.

J. Rayner: Fat and formation in flight. Nature 413 del 18/10/2001: 685

Vengono illustrati i concetti dei due articoli successivi, dando una recensione sui dati sperimentali esposti.

H. Weimerskirch, J. Martin, Y. Clerquin, P. Alexandre, S. Jiraskova: Energy saving in flight formation. Nature 413 del 18/10/2001: 697

Gli autori hanno studiato come varia l'energia, in accordo alla massa corporea dei singoli uccelli appartenenti alla stessa specie. Lo scopo era di verificare in pratica due assunzioni teoriche, ossia che uccelli più pesanti e più grossi devono volare più velocemente e necessitano un maggior quantitativo di energia. Si è visto che tale postulato non segue esattamente i calcoli matematici del modello scelto, ma che, in virtù di un minor consumo, si possono più facilmente spiegare le grandi migrazioni dei nidificanti artici.

A. Kvist, A. Lindstöm, M. Green, T. Piersma, G.H. Visser: Carrying large fuel loads during sustained bird flight is cheaper than expected. Nature 413 del 18/10/2001: 730

E' stato indagato l'effetto del volo in formazione relativamente alla richiesta energetica necessaria, ossia se il volo in formazione, in accordo alle previsioni aerodinamiche, consente un risparmio energetico significativo. Questo è stato accertato ed ha quindi permesso di chiarire il dibattito tra le posizioni degli scienziati "aerodinamicisti" e "comportamentisti", a favore dei primi.

M. Klaassen, Lindstöm, H. Meltofte, T. Piersma: Artic waders are not capital breeders. Nature 413 del 18/10/2001: 794

Gli uccelli migratori si possono dividere in due classi: specie che utilizzano per la crescita delle loro uova nutrienti assunti nel periodo riproduttivo e specie che invece impiegano nutrienti immagazzinati precedentemente. L'articolo dimostra, per dieci specie di limicoli nidificanti artici, come per tale categoria sia valido il primo dei due meccanismi esposti.

C. Ibáñez, J. Juste, J.L. García-Mudarra, & P.T. Agirre-Mendi.. Bat predation on nocturnally migrating birds. Proc. Natl. Acad. Sci. USA, vol. 98 n° 17, agosto 2001, pagg. 9700-9702.

La predazione dei pipistrelli a danno degli uccelli è un fenomeno molto raro in natura. La maggior parte degli episodi finora segnalati riguarda pipistrelli tropicali che occasionalmente catturano uccelli addormentati. Nonostante durante la migrazione milioni di passeriformi si concentrino attraverso le regioni temperate del globo, soprattutto di notte, non sono noti predatori notturni che approfittino di questa immensa fonte di cibo. Gli autori di questo articolo hanno studiato la Nottola gigante Nyctalus lasiopterus, una rara specie di pipistrello dell’Europa meridionale. Le analisi dei resti fecali, eseguite in due località della Spagna, hanno rivelato che questa specie cattura e divora un gran numero di passeriformi migratori. Le capacità di ecolocazione e la morfologia delle ali fanno pensare che la predazione avvenga principalmente in volo.

G. A. Sonerud, C. A. Smedshaug, Ø. Bråthen. Ignorant Hooded crows follow knowledgeable roost-mates to food: support for the information centre hypothesis. Proceedings: Biological Sciences, vol. 268 n° 1469, pagg. 827—831.

Il roosting comunitario degli uccelli può servire a rendere più efficiente il reperimento del cibo. Questa è, in sintesi, l’ipotesi detta del "centro di informazioni", la quale predice che gli individui che hanno avuto successo nella ricerca del cibo ritornino al roost e che gli altri individui, che ignorano la localizzazione delle zone ricche di cibo, possano poi approfittare dell’esperienza dei loro compagni più abili. Questa ipotesi è stata sottoposta a prova sperimentale dagli autori, che hanno dotato di radio trasmittente 34 Cornacchie grigie in libertà. L’esperimento prevedeva di mettere a disposizione degli uccelli cibo in abbondanza, ma in maniera imprevedibile sia nel tempo sia nello spazio. Il tutto replicato molte volte nel corso di tre anni di studio. I risultati hanno mostrato che una Cornacchia, che non avesse trovato subito la fonte di cibo, aveva più probabilità di trovarla il giorno dopo, se poteva seguire un compagno di roost che lo aveva scoperto per primo, confermando così l’ipotesi del "centro di informazioni".

F. Liberatori & V. Penteriani. A long-term analysis of the declining population of the Egyptian vulture in the Italian peninsula:distribution,habitat preference, productivity and conservation implications. Biological Conservation, vol. 101, 2001, pagg. 381 —389.

Tra gli anni ’70 e l’inizio dei ’90, la popolazione del Capovaccaio nell’Italia continentale è andata diminuendo da 29 a 9 coppie nidificanti. Viene presentato uno studio di lungo termine (dal 1986 al 1999) sulla produttività delle coppie superstiti. La produttività delle nove coppie italiane è simile a quella trovata negli altri paesi europei, ma la percentuale di successo riproduttivo è la più bassa mai registrata in Europa. E’ triste apprendere che ben il 71% delle cause di fallita riproduzione sono dovute all’intervento umano, inevitabilmente nella forma di persecuzione diretta: rimozione delle uova e dei pulli dal nido, abbattimento e avvelenamento di giovani e adulti. Oltre a ciò, un altro aspetto emerge dai dati: la disponibilità di cibo risulta uno dei fattori che più influenza la densità e la produttività della specie. La sua conservazione deve concentrarsi, perciò, sulla protezione e sorveglianza dei siti di nidificazione e sulla creazione di carnai, oltre che sulla sensibilizzazione del pubblico.


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