Quaderni di birdwatching Anno III - vol. 6 - novembre 2001

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di Luciano Ruggieri










     SI TRATTA DEL TOMO DEL SECOLO. Quello che non può mancare in ogni biblioteca di qualunque naturalista che si rispetti.

     Tratta di 1186 specie di uccelli minacciate di estinzione nel mondo, tutte illustrate a colori, due per pagina, con mappa distributiva. Si tratta quindi di mantenere, consultando questo volume, una finestra aperta sull’estinzione, compiere un itinerario immaginario che segue il destino di specie che mai si è sentito nominare, eppure tutte esistono e lottano in questo mondo, per la sopravvivenza.

     E sappiamo bene che l’estinzione è per sempre.

     Dal 1800, 103 specie di uccelli si sono estinte per sempre, e altre 182 sono in questo momento sull’orlo dell’estinzione.

     E’ difficile spiegare cosa si prova leggendo questo libro. Un misto di rabbia e di impotenza, talvolta mista a curiosità e stupore, perché le specie di uccelli minacciate di estinguersi in un prossimo attimo, sono numerose e dalle forme incredibilmente affascinanti, dato che particolarissimi sono gli adattamenti a specifiche nicchie ecologiche, a loro volta del tutto uniche.

     Alcuni esempi tratti dal mucchio:

     Gallinella di Makira (Gallinula silvestris) è un rallide attero, endemico dell’isola di Makira, arcipelago delle Solomone. E’ nota per un solo specimen risalente al 1929 e per una successiva osservazione del 1953, ma da allora non si hanno più notizie. Classificata come Critically endangered potrebbe essere però già estinta da tempo a causa dell’introduzione dei ratti e di altri mammiferi da parte dei colonizzatori delle Solomone.

     Moretta del Madagascar (Aythya innotata) è anatra tipica del lago Alaotra. Non è chiaro cosa abbia portato al suo declino, ma il lago è una delle maggiori aree del Madagascar per la produzione del riso, con una riduzione della qualità stessa delle acque che viene utilizzata per l’irrigazione. La specie non è più stata osservata dal 1991 e potrebbe essere già estinta.

     Colibrì ventrecastano (Amazilia castaneiventris) è localizzato a circa 6 kmq di foresta umida delle pendici della Serrania di San Lucas in Colombia, spesso in prossimità di canyon cespugliati e parzialmente alberati. Cause del declino: distruzione dell’ambiente per esplosione demografica, piantagioni di caffè e di coca. Non si sa quanti ne rimangano, anche a causa dell’impossibilità di visitare i luoghi per la guerriglia.

     Allodola di Raso (Alauda razae) è confinata alla piccolissima isola vulcanica di Raso, nell’arcipelago di Capo Verde, isola così arida e inospitale (è disabitata) che la popolazione di questa specie è dipendente dalle variazioni delle condizioni climatiche e dalle piogge. Attualmente la popolazione stimata è di soli 92 uccelli ma potrebbe ancora scendere a causa dei cambiamenti climatici a livello globale.

     Si rimane dunque senza parole e particolarmente con l’amaro in bocca sfogliando le pagine dedicate agli albatross e ai petrelli (ben 55 specie minacciate!), delle gru (ma quale si salva?), dei columbidi (60 specie!), dei pappagalli (95 specie!!), dei colibrì e dei turdidi esotici.

     Ma non finisce qui: 72 pagine, di solo testo, sono dedicate alle specie a basso rischio e a problematica minore, 7 pagine a quelle di cui mancano dati e 8 alle specie oramai estinte.

     Per chi è patito di biogeografia, le 1186 specie sono suddivise in territori. Gli stati che ospitano più specie minacciate di estinzione sono il Brasile e l’Indonesia, seguite dalla Colombia e dal Perù. L’Italia non compare nelle prime 50 in quanto viene solo citata per Chiurlottello (come specie in pericolo critico), Aquila anatraia maggiore, Grillaio, Re di quaglie (vulnerabili) e per Marangone minore, Moretta tabaccata, Gallina prataiola e Gabbiano corso (quasi minacciate). Bravi!

     Ma come facciamo a preservare dall’estinzione il Chiurlottello? E quella dell’Anatraia maggiore, visto l’ampio areale di svernamento europeo ed extraeuropeo?

     La suddivisione delle specie per stato è uno dei limiti di questo volume, visto che ormai, la conservazione di una specie non è più un problema solo locale o nazionale, ma come dovrebbe evidenziare questo volume, a carattere mondiale, sovranazionale. I confini (soprattutto quelli politici) non contano.

     Non ce ne siamo ancora resi conto?


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