BINOMIO COMPLETO:
Cytisus aeolicus Guss., Fl. Sicul. Prodr. Suppl. 2: 221.
1834 (cfr. Troìa e Cristofolini, 1998).
SINONIMI:
= Cytisus aeolicus Guss. ex Lindley, in Edward's Bot. Reg.,
tab. 1902. 1836
= Meiemianthera aeolica (Guss. ex Lindley) Rafin., Sylva
Tellur.: 25. 1838
= Cytisus bartolottae Tod. et Mandral. in Index Sem. Horti Panorm.
1857: 41. 1858
NOME VOLGARE ITALIANO:
"Citiso alberello", o "Citiso delle Eolie".
NOME VOLGARE SICILIANO:
"Sgurbio/u", "Sgubbio/u".
AREALE DISTRIBUTIVO:
Isole Eolie (Vulcano, Stromboli, Alicudi).
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GENERALITA:
Il citiso delle Eolie è un alberello sempreverde ramosissimo,
alto da 2 a 4 (ma anche 8!) m, con fusto ben sviluppato e rami
cilindrici striati, flessibili ma robusti; la corteccia del tronco
è striata in modo caratteristico. Le foglie, persistenti,
sono composte da tre foglioline coriacee provviste di un breve
picciolo, ricoperte da una brillante pelosità; l'alberello
produce fiori molto numerosi, penduli, fragranti, disposti in
fascetti ascellari che formano un'infiorescenza terminale all'apice
dei rami; la corolla, di un colore giallo brillante, è
lunga il triplo del calice o anche più; in seguito alla
fioritura si formano dei legumi compressi, forniti di un rostro
brevissimo e incurvo; i semi, lunghi 4-5 mm, sono ovali, rigonfi,
color ruggine a maturità.
Fiorisce tra la fine di febbraio e gli inizi di aprile; i frutti
(in genere numerosi), maturano nel corso dell'estate. Il legumi
maturi si aprono molto tardi o cadono senza aprirsi affatto.
Particolare
della infiorescenza
di Cytisus aeolicus (foto A. Troìa).
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STORIA DELLE INVESTIGAZIONI FLORISTICHE
Citata già da Teofrasto (IV-III sec. a. C.) per l'arcipelago
eoliano con il nome di "koloitea peri Liparan"
(= "Colutea delle isole Lipari"), la specie è stata
in seguito segnalata e descritta come nuova per la scienza da Giovanni
Gussone nel 1834; egli la osservò in alcune località
di Vulcano e Stromboli nel corso della sua visita alle Eolie, effettuata
nella primavera del 1828.
Sulla base di materiale raccolto dal barone Piraino di Mandralisca
intorno alla metà del XIX secolo, la specie venne segnalata
anche per Lipari con il nome di Cytisus bartolottae. A Lipari
tuttavia il Citiso delle Eolie probabilmente si è estinto
nell'arco degli ultimi decenni. Nell'aprile del 1996 l'alberello
è stato trovato ad Alicudi (Pasta, 1997). Le diverse segnalazioni
della specie relative all'isola di Salina sono dovute ad una errata
identificazione dei popolamenti locali di Cytisus villosus
Pourret.
CONSIDERAZIONI BIOGEOGRAFICHE
Il Citiso delle Eolie, il cui areale distributivo è limitato
ad alcune isole dell'arcipelago, presenta un elevato grado di isolamento
in termini filogenetici, come sembrano dimostrare le sostanziali
differenze tra questa specie e le altre Genisteae presenti in Europa
e nel Bacino del Mediterraneo. Esso va pertanto considerato come
un macroendemismo, cioè un endemismo che probabilmente si
è differenziato in tempi molto antichi.
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ECOLOGIA
Il Citiso delle Eolie cresce a quote comprese tra 350 e 500 m s.l.m..
Forse un tempo prediligeva gli aspetti di querceta acidofila a Quercus
ilex e/o Quercus virgiliana e gli arbusteti del Genistetum
tyrrhenae, formazione endemica a carattere spiccatamente pioniero.
La distribuzione attuale dei popolamenti superstiti di Cytisus
aeolicus suggerisce la specializzazione ecologica dell'alberello:
le isole che lo ospitano, ovvero Alicudi, Vulcano e Stromboli, sono
anche quelle di più recente formazione. È pertanto
verosimile che la specie sia pioniera adattata a colonizzare i contesti
soggetti ad un intenso e frequente disturbo naturale (frane, incendi
di origine vulcanica, ecc.).
Habitat di Cytisus aeolicus
alle "Schicciole" di Stromboli (foto A. Troia).
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STATO DEI POPOLAMENTI EOLIANI
Se ancora nel 1977 furono censiti quasi 300 esemplari di
Cytisus aeolicus a Vulcano Piano (osservati tutti
all'interno di vigneti) (Ferlazzo, 1977), oggi la specie appare
in forte regressione. Sull'isola se ne contano pochissimi esemplari
in habitat semirupestri, mentre è discretamente comune (circa
150 adulti e subadulti) ai margini dei seminativi e nei giardini
di località Il Piano e Il Cardo, dove viene diffusa dagli
agricoltori locali come pianta ornamentale.
Stromboli ospita il contingente più cospicuo, con
circa 500 esemplari maturi dislocati in più popolazioni.
La più importante ricade all'interno del vallone di Forgia
Vecchia e lungo i costoni rocciosi delle Schicciole, che lo delimitano
superiormente. Nell'adiacente valle cieca di Portedduzza vi sono
altri 100 individui circa. Infine, sui declivi sabbiosi soprastanti,
lungo il cammino che dal Semaforo di S. Vincenzo conduce sino a
Rina Grande, passando tra il Serro del Liscione e Contrada Mandre,
si riscontrano piccoli nuclei molto discontinui, con qualche annoso
esemplare, per un totale di circa 10-20 individui adulti.
Il popolamento di Alicudi appare molto ridotto (circa 30
individui), così come la sua capacità di rinnovazione
per via riproduttiva. Un tempo l'alberello doveva esservi ben più
diffuso, come sembra testimoniare la ricorrenza del toponimo "Sgurbio"
nella cartografia realizzata sull'isola dall'Arciduca d'Austria
sul finire del XIX secolo.
PRINCIPALI MINACCE PER I POPOLAMENTI EOLIANI
La specie appare in via di estinzione per motivi naturali, come:
1) l'elevata omogeneità genetica (e quindi ecologica) degli
individui superstiti (cfr. Conte et al., 1998); 2) il basso
numero di esemplari maturi dislocati nelle varie popolazioni, distribuite
su un areale "effettivo" inferiore ai 5 Km2; 3) la scarsa
capacità di risposta che la specie sembra mostrare ai pesanti
fattori di disturbo antropico come il taglio, l'incendio e il pascolo;
4) la bassa capacità di rinnovazione vegetativa e la scarsa
germinabilità e vitalità delle plantule in ambiente
naturale.
Il naturale processo di rarefazione è stato accelerato dalla
pesante trasformazione del territorio, con la scomparsa delle formazioni
primarie e degli aspetti di macchia secondaria. Ciò spiega
probabilmente perché gran parte dei popolamenti naturali
superstiti si trovano confinati in habitat semirupestri.
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Esemplari
di Cytisus aeolicus ai margini dei coltivi di contrada Piano
a Vulcano (foto A. Troia).
Habitat di
Cytisus aeolicus
in contrada "Angona" ad Alicudi (foto A. Troia).
CONSERVAZIONE
La specie va considerata "CR" (: critically
endangered = gravemente minacciata). Essa figura in Appendice alla
Convenzione di Washington, come specie di interesse prioritario
nell'Appendice II della Direttiva 43/92/CEE "Fauna, Flora e
Habitat" e sulla Lista Rossa redatta da Conti et al. (1997).
I tre popolamenti noti (Vulcano, Stromboli e Alicudi) ricadono all'interno
di Siti di Importanza Comunitaria ("SIC"), nonché
di Riserve Naturali Regionali: ciò dovrebbe costituire una
garanzia per una loro ottimale conservazione nel medio-lungo termine.
BIBLIOGRAFIA
- CONTE L., TROÌA A., CRISTOFOLINI G. (1998)
- Genetic diversity in Cytisus aeolicus Guss. (Leguminosae),
a rare endemite of the Italian flora - Plant Biosystems 132
(3): 239-249.
- CONTI F., MANZI A., PEDROTTI F. (1997) - Liste Rosse Regionali
delle Piante d'Italia. Centro Interdipartimentale Audiovisivi e
Stampa, Univ. di Camerino.
- FERLAZZO L. (1977) - Una rarità autentica nel patrimonio
floristico eoliano. Il Cytisus aeolicus - L'Arcipelago
3 (2): 77; 3 (3): 10.
- GUSSONE G. (1834) - Supplementum ad Florae Siculae Prodromum,
quod et specimen florae insularum Siciliae ulteriori adjacentium.
Fasciculus secundus. Neapoli, ex Regia Typographia.
- PASTA S. (1997) - Analisi fitogeografica della flora delle isole
minori circumsiciliane. Tesi di Dottorato, Univ. Firenze, 2 voll.,
ined.
- TROIA A. (1997) - Isolamento e differenziazione: studio della
diversità genetica in popolamenti isolati di Cytisus villosus
Pourr. e dell'endemico C. aeolicus Guss. (Fabaceae, Genisteae).
Tesi di Dottorato, Univ. di Bologna e Firenze, ined.
- TROIA A., CRISTOFOLINI G. (1998) - La corretta citazione del nome
"Cytisus aeolicus" (Fabaceae), e sua tipificazione -
Informatore Botanico Italiano, 30 (1-3): 5-6.
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