ENDOMETRIOSI

 

L'endometriosi è una malattia cronica che colpisce il 10-20% delle donne in età fertile, cioè milioni di donne nel mondo, in tutti i Paesi e in tutti i ceti sociali. Si tratta di una malattia molto diffusa ma poco conosciuta tra la gente comune, benigna “quoad vitam” (non se ne muore) ma talora penosa e disturbante “quoad valetudinem” (può risultare invalidante).

Viene riscontrata nel 30-40% delle donne che si rivolgono ai centri per la diagnosi e la cura dell’infertilità.

E’ indicazione principale di circa il 20% di tutti gli interventi ginecologici e viene coincidentalmente scoperta in un’analoga percentuale nel corso di interventi ginecologici effettuati per altri motivi, in donne in età fertile.

 

Anatomia e cause.

Si parla di endometriosi quando la mucosa dell'utero o endometrio (vedi pagina di ecografia ginecologica) si trova, per paradosso anatomico, anche su altri organi: principalmente sulle ovaie, ma in certi casi anche su tube, peritoneo, vescica, intestino, setto retto-vaginale. Questo fatto determina, con la stessa cadenza mensile del flusso mestruale vaginale, una “mestruazione” anche al di fuori dell’utero dove, non trovando il sangue una via d’uscita, causa sanguinamento interno (con tendenza alla formazione di cisti a contenuto ematico, dette cisti endometriosiche o endometriomi), infiammazione cronica responsabile dei dolori,  formazione di tessuto cicatriziale, aderenze. Le cause della presenza anatomica di mucosa uterina anche fuori dall'utero non sono ancora perfettamente accertate: ad esempio non si sa con certezza se tale anomalia sia congenita, cioè già presente alla nascita, oppure se sia acquisita nel corso della vita e, in questo caso, quale sia il meccanismo responsabile della "migrazione" dell'endometrio al di fuori dell'utero.

 

Sintomi e segni.

Dal punto di vista sintomatologico, l'endometriosi è caratterizzata principalmente da dolore pelvico cronico (95% dei casi), principalmente in fase mestruale, che può variare da debole a molto intenso e dolore pelvico cronico (crampiforme o come senso di peso); tra gli altri sintomi e conseguenze cliniche vi sono dolore durante o dopo l’atto sessuale (64%), infertilità (41%, compreso un aumentato rischio di aborto spontaneo), mestruazioni abbondanti o perdite vaginali anomale (15-20%), affaticamento cronico accompagnato da febbricola, dolore nell’urinare e nel defecare e problemi digestivi, specie in fase mestruale. Nelle donne che si rivolgono ai centri per l’infertilità, l’endometriosi viene riscontrata nel 30-40% delle donne infertili.  

Questo corteo sintomatologico, quando presente, può molto spesso dimostrarsi invalidante, creando seri problemi sul lavoro, nei rapporti di coppia e all'interno della famiglia. Questi aspetti rendono l’endometriosi una malattia di forte rilievo sociale.

 

Tuttavia occorre segnalare che, nonostante la sua elevata prevalenza, non sempre l’endometriosi viene diagnosticata precocemente poiché la sintomatologia che essa provoca può essere:

Pertanto, dai primi sintomi avvertiti, il periodo medio per raggiungere una diagnosi di endometriosi potrebbe rivelarsi anche di parecchi anni!

Occorre quindi che si tenga sempre presente questa patologia nella diagnosi differenziale di un dolore mestruale e, più in generale, di un dolore pelvico cronico ricorrente.

Attenzione quindi se dei dolori mestruali o pelvici superano un certo livello di intensità o quando si associano altri campanelli di allarme, cioè altri sintomi tra quelli sopra descritti. Soprattutto importante, da riferire subito al ginecologo, è un dolore mestruale che compare ad un certo punto della vita in una donna che non l’aveva mai avuto oppure un dolore mestruale che si fa regolarmente più intenso di quanto era stato negli anni precedenti.

 

Diagnosi.

La diagnosi di endometriosi si avvale in prima battuta dell’ecografia pelvica transvaginale, dopo che il ginecologo abbia formulato il sospetto in base all’anamnesi e alla visita ginecologica. L’ecografia potrà evidenziare, nei casi tipici, le lesioni ovariche cistiche, a contenuto corpuscolato denso o con depositi simil-fibrinoidi di origine ematica, in numero variabile e dimensioni variabili da caso a caso.

Nelle foto seguenti vengono presentati alcuni esempi di cisti endometriosiche: da notare appunto che il loro contenuto non è ecograficamente nero, cioè non è costituito da liquido limpido sieroso come quello delle cisti semplici disfunzionali, bensì si osserva un contenuto corpuscolato denso che corrisponde all’evoluzione biofisica del sangue derivato dalla “mestruazione” del tessuto endometriale extrauterino.  

        

        

        

 

 

Terapia.

La conferma diagnostica e il trattamento chirurgico dell’endometriosi, con l’asportazione delle cisti endometriosiche e la cauterizzazione di eventuali altre lesioni nodulari di più piccola entità non visibili ecograficamente, devono essere effettuati attraverso una laparoscopia: questa consiste in un’esplorazione chirurgica dell’addome (preferibilmente in anestesia generale) condotta “a cielo coperto” (cioè senza tagliare e aprire la pancia!), grazie a tre piccole incisioni addominali, una delle quali all’ombelico, che consentono l’introduzione del laparoscopio (un visore a fibre ottiche che trasmette le immagini su monitor) e degli strumenti operatori.

In mano ad una equipe ospedaliera esperta questo intervento può consentire:

Oltre alla terapia chirurgica laparoscopica, la cura dell’endometriosi si avvale oggigiorno anche dell’impiego di varie sostanze farmacologiche. Come in molte altre malattie la terapia richiede una precisa individualizzazione poiché le modalità di presentazione sono molto diverse da donna a donna. Pertanto, a seconda dei casi, i farmaci potranno servire da unico mezzo curativo (alternativo alla chirurgia), oppure, come accade più spesso, potranno essere usati in associazione alla chirurgia per aumentare o mantenere nel tempo i risultati terapeutici dell’intervento chirurgico.

Mentre lo scopo della chirurgia è di asportare le lesioni endometriosiche, lo scopo delle sostanze farmacologiche è di porre un freno ormonale alla crescita delle lesioni stesse e di provocarne anche una riduzione o scomparsa. I farmaci atti a questo scopo, a seconda della gravità del caso, sono i contraccettivi orali (pillola), il danazolo, i Gn-RH agonisti, nomi difficili per i non addetti ai lavori ma basti il concetto che tutti questi, in misura diversa, portano all’atrofia il tessuto endometriale.

Sarà pure possibile impiegare degli antinfiammatori non steroidei (i comuni antidolorifici) qualora ci sia bisogno di aggiungere un’ulteriore azione nei confronti di un dolore pelvico particolarmente resistente.

 


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