Origini dell'Ecumenismo
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Origine e sviluppo del Movimento ecumenico

 

    Alla fine del secolo XIX nel mondo evangelico avviene una svolta che costituirà l’inizio del “movimento ecumenico” vero e proprio.

     Il primo risultato avvertibile della spinta all’ecumenismo sono le alleanze tra le Chiese e gruppi  confessionali che trovano una qualche forma di aggregazione nella quale rimangano intatti i caratteri peculiari delle singole denominazioni.

 

Edimburgo 1910  

     La  spinta decisiva, che ha determinato la svolta, si ha all’interno del “Movimento missionario”. Questo si era molto sviluppato nel corso del XIX secolo ed aveva assunto un forte slancio che aveva portato risultati notevoli, anche sulla scia della espansione coloniale delle nazioni europee.

     Nella conferenza missionaria mondiale di Edimburgo, convocata dalle “Società delle missioni” nel  1910 - sotto la presidenza di J.R. Mott -, si avverò quel fatto che viene preso ormai come l’avvio definitivo e irreversibile del movimento verso l’unità dei cristiani. Il fatto, divenuto emblematico, è stato ricostruito dal pastore Boegner che vi aveva assistito. Un delegato dell’Estremo Oriente, il dott. Chang, disse pressappoco così: “Ci avete mandato missionari che ci hanno fatto conoscere Gesù Cristo e ve ne ringraziamo, ma ci avete anche portato le vostre divisioni e suddivisioni: alcuni ci predicano il metodismo, altri il luteranesimo, il congregazionalismo e l’episcopalismo. Noi vi domandiamo di predicarci il

Vangelo e di lasciare che Gesù Cristo stesso susciti nei nostri popoli, per mezzo dell’azione dello Spirito Santo, la Chiesa adatta alle sue necessità, conforme anche al genio della nostra razza, che sarà la Chiesa di Cristo in Giappone, la Chiesa di Cristo in Cina, la Chiesa di Cristo in India, liberata da tutti gli ismi con cui voi complicate la predicazione del Vangelo tra noi”. In seguito a questo intervento, venne subito formato un Comitato di prosecuzione (1910-1920).

 

     Furono, quindi, costituiti i seguenti organismi:

 

- Consiglio Missionario Internazionale (1921);

- Movimento “Fede e Costituzione” (Losanna 1927), che intendeva occuparsi dei problemi della fede e della costituzione della Chiesa;

- Movimento “Vita e Azione” (Stoccolma 1925), con il motto: “l’azione unisce” per la discussione dei seguenti temi: 1. il dovere della chiesa verso il mondo alla luce del piano di Dio; 2. la chiesa e i problemi economici e industriali; 3. la chiesa e le questioni sociali e morali; 4. la chiesa e le relazioni internazionali; 5. la chiesa e l’educazione; 6. metodi di collaborazione pratica e organizzativa delle chiese e della loro riunione secondo i principi federalistici;

- Consiglio Ecumenico delle Chiese (Amsterdam 1948), formato dai  primi tre organismi (il CIM potè aderirvi solo nel 1961), pur continuando a tenere le proprie assemblee.

 

Impegno ecumenico della Chiesa Cattolica (*)

 

     Il Concilio Ecumenico Vaticano II  “con animo lieto, dopo aver già esposta la dottrina sulla chiesa, mosso dal desiderio di ristabilire l’unità fra tutti i discepoli di Cristo, intende ora proporre a tutti i cattolici gli aiuti, i metodi e i modi, con i quali possono essi stessi rispondere a questa vocazione e grazia divina” (UR 1).

  Nel 1965 sorse il gruppo misto di lavoro tra la Chiesa Cattolica Romana e il CEC;  nel 1966 comparve il primo rapporto ufficiale.

 Gesù stesso nell’ora della sua Passione ha pregato “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 21). Questa unità, che il Signore ha donato alla sua Chiesa e nella quale egli vuole abbracciare tutti, non è un accessorio, ma sta al centro stesso della sua opera. Né essa equivale ad un attributo secondario della comunità dei suoi discepoli. Appartiene invece all’essere stesso di questa comunità. Dio vuole la Chiesa, perché egli vuole l’unità e nell’unità si esprime tutta la profondità della sua agape.  Infatti, questa unità data dallo Spirito Santo non consiste semplicemente nel confluire insieme di persone che si sommano l’una all’altra. È una unità costituita dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti e della comunione gerarchica. I fedeli sono uno perché, nello spirito, essi sono nella comunione del Figlio e, in lui, nella sua comunione con il Padre: “La nostra comunione è col Padre e col Figlio  suo Gesù Cristo” ((1 Gv 1,3). Dunque, per  la Chiesa cattolica, la comunione dei cristiani non è altro che la manifestazione in loro della grazia per mezzo della quale Dio li rende partecipi della propria comunione, che è la sua vita eterna. Le parole di Cristo “che tutti siano una cosa sola”, sono dunque la preghiera rivolta al Padre perché il suo disegno si compia pienamente, così che risplenda “agli occhi di tutti qual è l’adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, Creatore dell’universo” (Ef 3,9). Credere in Cristo significa volere l’unità; volere l’unità significa volere la Chiesa; volere la Chiesa significa volere la comunione di grazia corrispondente al disegno del Padre da tutta l’eternità. Ecco qual è il significato della preghiera di Cristo: “Ut unum sint” (UUS 9).  Nell’attuale situazione di divisione fra i cristiani e di fiduciosa ricerca della piena comunione, i fedeli cattolici si sentono profondamente interpellati dal Signore della Chiesa. Il concilio Vaticano II ha rafforzato il loro impegno con una visione ecclesiologica lucida e aperta a tutti i valori ecclesiali presenti tra gli altri cristiani. I fedeli cattolici affrontano la problematica ecumenica in spirito di fede.

   Il Concilio dice che la “Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui” e nel contempo riconosce che “al di fuori del suo organismo visibile si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, quali doni propri della Chiesa di Cristospingono verso l’unità cattolica” (LG 8).

    “Perciò le chiese e Comunità separate, quantunque crediamo che abbiano delle carenze, nel mistero della salvezza non sono affatto prive di significato e valore. Lo spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza, la cui efficacia deriva dalla stessa pienezza di grazia e di verità che è stata affidata alla Chiesa cattolica” (UR 3).

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* Dalla  Lettera Enciclica Ut Unum Sint di Giovanni Paolo II, 25.5.1995.

 

 

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