Mons. Giulio Penitenti: il "Padre"
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La nostra Famiglia Religiosa ed Ecumenica, composta di Sacerdoti, Religiose (Missionari Ecumenici) e Laici (Michaeliti) – all’inizio di questo Terzo Millennio e nel ricordo, anche, del ventitreeesimo anniversario della morte del nostro amato e venerato Fondatore, Mons. Giulio M. Penitenti, comunemente chiamato, da noi, suoi figli spirituali, “il Padre”- ha creduto opportuno unificare, nella presente edizione, i due quadernetti monografici, pubblicati dopo la sua morte, con l’aggiunta di una breve appendice finale, per riproporre, pur se a grandi linee, a se stessa, a tutti coloro che lavorano nel campo ecumenico ed ai lettori di questa nomografia, la sua vita, il suo carisma ecumenico così come lo ha trasmesso, fin dagli inizi, a questa sua Famiglia Ecumenica e, attraverso di essa a tutti coloro che il Signore pone sul suo cammino.

       Oggi, il problema ecumenico inizia a penetrare in tutti gli strati della vita cristiana. Si è cercato, anche dietro i pressanti ed autorevoli appelli del Santo Padre Giovanni Paolo II, di iniziare questo Terzo Millennio, se non proprio in comunione piena e visibile tra le chiese, almeno con la volontà di intraprendere l’arduo e, a volte, scomodo ma necessario cammino della riconciliazione, convinti che solo la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, come il suo Fondatore l’ha voluta (Cfr. Gv 17), può essere la “Casa comune” per tutti i popoli. Le vecchie e persistenti divisioni sono state sempre - oggi lo si avverte di più - un grave peccato, perché tolgono credibilità al Messaggio Evangelico, contribuiscono a prosciugare la sorgente spirituale posta nel cuore dell’uomo creato a immagine di Dio. “Col peccato e sul peccato, diceva il Padre, non si costruisce l’unità perché il peccato divide, rompe e distrugge l’armonia, l’unione”.

     Il cammino ecumenico non è facile,  per compierlo secondo la volontà di Dio occorre avere, tra l’altro, dei validi punti di riferimento o, meglio, dei sapienti maestri da cui attingere un’esatta formazione.

     Il nostro Padre Giulio, per vocazione, può essere annoverato tra coloro che, come pionieri, hanno aperto e reso accessibile questo cammino. Fin da piccolo, il Signore aveva seminato nel suo cuore un singolare carisma ecumenico; mosso da questo amore, egli lo accolse e, docile allo Spirito Santo, lo coltivò e sviluppò mettendo al suo servizio l’intera sua vita “usque ad sanguinem”. Nel suo diario spirituale scriveva: “mi consumerò per questa missione o Signore, giorno per giorno fino alla morte, costi quel che costi. Questa è la volontà del Signore; questa è la testimonianza di Cristo; questo è il premio nostro: consumarci con Lui, per Lui ed in Lui perché possiamo essere tutti una sola cosa, con gioia, nell’amore; con Maria per essere in Lei una nuova creatura, cioè il Cristo che Ella ha generato”.

     Leggendo il presente volumetto ci si rende conto che il suo carisma ecumenico non proviene da quella cultura che, spesso, genera un sapere che arricchisce unicamente la ragione e la conoscenza ed in esse si esaurisce. Non era laureato in ecumenismo nè in un’altra scienza teologica ma nella “sapienza teologale” dottrina che scaturisce dall’Alto e si manifesta con le sue tre virtù: Fede, Speranza e Carità e con i doni dello Spirito Santo. Egli  ripeteva spesso che, prima di tutto: “per essere veri Missionari Ecumenici occorre avere: “il coraggio dei pionieri, il sangue dei martiri, le ginocchia dei santi e l’occhio dei profeti”.

      Il tempo normalmente attenua o trasforma i ricordi anche quelli più cari. Del nostro Padre possiamo affermare il contrario, più anni passano e più la sua figura si staglia imponente dinanzi agli occhi del nostro spirito. Egli spesso affermava che i santi ed i loro insegnamenti non passano mai di moda, restano sempre, in ogni epoca, testimoni viventi e sapienti del Vangelo. La nostra Famiglia Ecumenica, da lui fondata, non si sente orfana per la sua mancanza fisica, ma cresce e si espande nel mondo perchè egli continua a guidare i nostri passi. La sua statura di uomo, di sacerdote e di Missionario Ecumenico è più che mai presente in noi e tra noi ed in tutti coloro che lo hanno conosciuto. Mai potremo dimenticare la sua persona dal gesto vivo e misurato; la sua voce robusta e calda; il suo sguardo intenso e penetrante; il suo sorriso aperto e cordiale; il suo modo di accogliere tutti col segno dell’abbraccio; il chiamare ognuno per nome, come si fa con l’amico più caro o con un proprio figlio, anche se era la prima volta che lo incontrava; il suo atteggiamento sempre pronto all’ascolto, al dialogo, al consiglio che scaturiva non solo dalla sua vasta esperienza umana e dalla sua mente sempre tanto geniale e fervida ed aperta, ma, sopratutto, da una sapienza che attingeva dalla preghiera, dal modo raccolto e devoto di celebrare la S. Messa, dalle ore trascorse nel confessionale, dalle giornate intere, a volte anche buona parte della notte, consacrate alla direzione spirituale: aveva il grande dono di capire lo stato d’animo di ogni persona e di dare a ciascuno il consiglio adatto ad aiutarlo a ritrovare sicurezza, pace, gioia e voglia di vivere da cristiano... Il suo amore per le anime lo si può intuire da questa frase che  si trova spesso nei suoi scritti: “Signore dammi anime e toglimi tutto il resto”. Essere sacerdote per lui significava, come si legge nel suo diario spirituale: “essere patrimonio di Cristo: sacra dos, una cosa, una persona sacra; perciò devo essere santo: Sancti estote quia sancta tractatis. Devo essere Maestro: sacra docens; dalle mie labbra non devono uscire che parole di sapienza eterna, sempre e dovunque, per tutte le anime che Dio mette sul mio cammino; non devo insegnare e proporre me stesso, le mie idee, le mie opinioni... ma Cristo e il suo Vangelo, il Concilio, la Chiesa, il Magistero Ecclesiastico. Devo essere Ministro: Sacra dans; sempre dedito alle anime per dare e  darmi senza condizioni, perchè io non appartengo più a me stesso ma alla Chiesa, e non come un semplice fedele, ma come incaricato dai fedeli e per i fedeli, cioé per le anime, per tutte le anime, senza distinzione né preferenze. Evangelizzare misit me Deus, diventando io stesso   una buona  novella,  per tutti quelli che

incontro, col mio esempio e col mio sacrificio perchè tutti siano uno.  Oltre  ad essere un sacerdote di profonda orazione era, anche, un uomo di grande azione. Soleva spesso ripetere che:“L’Orazione non è completa se non è integrata dall’azione. La parola orazione, infatti non è altro che il composto di orare, cioè pregare e di agire, cioè attuare. Dobbiamo perciò orare ed operare di conseguenza, se vogliamo essere, come è nostro dovere, coerenti e fecondi”.

       Come si potrebbero sintetizzare, oggi, gli insegnamenti del Padre per coloro che vogliono consacrarsi all’apostolato ecumenico? Credo si possa estrarre il succo del suo insegnamento da questo suo scritto: La nostra casa? La Chiesa; la nostra Parrocchia? Il mondo; la nostra Patria? Il Cielo; la nostra grandezza? L’umiltà; la nostra vittoria? L’ubbidienza; la nostra arma? L’Amore.

       Tener presente o, meglio, far proprio questo suo programma di vita, potrà servire da ottima chiave per accedere alla lettura di questa biografia che, pur nella sua brevità, racchiude in sè tanti insegnamenti che potranno  aiutare il lettore attento ed aperto all’azione dello Spirito Santo, a capire, non solo l’importanza, l’attualità e l’urgenza del problema ecumenico all’inizio di questo Terzo Millennio, ma, sopratutto, come convertire e consacrare a questo carisma la propria vita, prima nel proprio ambiente di famiglia, di lavoro, di studio, e poi dove il Signore vorrà: Ut omnes et omnia unum sint in Christo et in Ecclesia.

      Il suo testamento spirituale lo chiude con questa assicurazione: “Dal Cielo assisterò tutti quelli che ho incontrato nel mio pellegrinaggio terreno e in modo speciale quelli che, animati dal sacrosanto ideale ecumenico, faranno parte della mia Famiglia spirituale o in qualunque maniera l’aiuteranno a conseguire il suo fine”.

 

TADDEIDE di Riano, 2 Febbraio 2001 – Presentazione di N. S. Gesù Cristo

                                                         

                                                                                 Sac. Giovanni Salvi M.E

 

 

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