Ariano Guastaldi, "La Fratta - notizie storiche",
in ‘Quaderni Sinalunghesi’ Anno VII nº 1 - settembre 1996,
febbraio 1998


LA FRATTA NOTIZIE STORICHE


La Fratta sorge su quella che fu una delle più importanti strade dell’antica Roma: la via consolare Cassia e, più precisamente, a metà tra le mansio (sorta di stazione di posta) Manliana e ad Mensulas. Ancora oggi è possibile, dall’alto del poggio di S. Niccolò, individuare il tracciato della Cassia prendendo come sicuro riferimento la sottostante pieve di S. Pietro ad Mensulas (l’antica stazione ad mensulas appunto), e il poggio immediatamente a ridosso di Torrita (chiamato ancora oggi Poggio a Magliano con evidente riferimento alla mansio romana), ai piedi del quale era ubicata Manliana. Congiungendo i due punti e tenendo conto del luogo in cui furono rinvenuti alcuni anni fa resti di selciato, riemerge l’antica via consolare: il centro della Fratta sembra adattarsi perfettamente alla strada. In una mappa degli inizi del Settecento, conservata nell’Archivio comunale di Sinalunga, si rileva che la strada di accesso alla fattoria ricalcava ancora l’antica via romana che, superata la Fratta, proseguiva diritta verso il Santarello e la Pieve. I più anziani ricordano che i loro vecchi chiamavano il tratto di strada oltre il torrente Doccia la via di Roma. Nella stessa carta si vede il lungo viale di accesso alla villa. L’attuale strada di collegamento con la statale fu costruita solo verso la metà del 1800.
La prima notizia certa riferita alla Fratta risale al 1208. Si tratta dell’Istrumento de die 8. Idus Decembris 1208. in Archivio hospitalis n. 119 riportato da Giovanni Antonio Pecci nelle “Memorie storiche, politiche, civili e naturali delle Città Terre e Castella che sono sudditte della città di Siena” 1740/1758 ms. con il quale: «[...] ritrovandosi i Senesi in angustie di denari... imposero alla Fratta che contribuisse con lire dieci».
Nel documento la Fratta viene indicata come “Fratta di Bettacchino” appartenente ad un conte Gualfredi, sicuramente di un ramo della famiglia degli Scialenghi, che il Pecci battezza ‘Della Valle’ ma che potrebbe anche essere stato semplicemente il conte Gualfredi di Guardavalle. Nello stesso documento sono riportati altri castelli, di vari rami della famiglia Cacciaconti, tenuti al pagamento della tassa straordinaria, tra i quali: Guardavalle (40 lire), Ripe (30 lire), Bettolle (100 lire), che consentono di valutare il peso del castello rurale.
Due anni dopo, e precisamente nel mese di settembre 1210, Ottone di Brunswick, eletto l’anno precedente Imperatore con i favori di papa Innocenzo III, al quale aveva promesso tra l’altro di disinteressarsi della Toscana, veniva meno al suo impegno e, dall’abbazia di S. Salvatore sull’Amiata, emanò diversi privilegi feudali tra i quali quello con cui donò a Gualcherino, Ubertino, Fortebraccio, Tebaldo di Fortebraccio e Spadalonga nipote di Ugone e ai loro eredi – in perpetuo – le Terre che furono del conte Gualfredi (Della Valle, o Di Guardavalle), tra le quali la Fratta; che in questo periodo ha caratteristiche di Terra murata ed è residenza di Podestà: un vero e proprio centro quindi, e non già un semplice resedo rurale.

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