Lucia Mazzetti, La Fratta nel sistema della fattoria in Toscana,
in ‘Quaderni Sinalunghesi’ Anno VII nº 1 - settembre 1996,
febbraio 1998


LA FRATTA NEL SISTEMA DELLA FATTORIA
IN TOSCANA

Gli importanti contributi che precedono queste note hanno fin qui guidato il lettore in un percorso che ha voluto documentare le più significative testimonianze storiche, architettoniche ed artistiche legate alle vicende della Fratta, come un’ulteriore tappa di una sorta di viaggio ideale – che vogliamo proporre dalle pagine della collana dei Quaderni Sinalunghesi – alla riscoperta della Comunità e del territorio di Sinalunga.
Parlando della Fratta non possiamo però dimenticare il ruolo che la stessa ha avuto, in quanto “fattoria”, nell’economia agricola e nella società rurale di questa parte della Valdichiana, dove, almeno fino agli anni ’50, l’agricoltura ha rappresentato la principale fonte di produzione del reddito per la maggior parte della comunità. Ma affrontare e documentare l’evoluzione della realtà della fattoria della Fratta, sia dal punto di vista della produzione agricola dell’azienda che della funzione delle singole unità poderali e soprattutto del vissuto di una comunità rurale che nel corso degli anni ha costruito una sua specifica identità, merita un adeguato approfondimento che per esigenze di spazio in questa pubblicazione non può essere affrontato.
Ci limiteremo qui a ricordare, come esempi di questa complessità, che alla Fratta ha regolarmente funzionato fino agli anni ’60 una scuola elementare parificata istituita dalla Famiglia Budini Gattai per la gente della Fratta; che nelle strutture abitative della fattoria trovava residenza una piccola comunità di suore dell’Ordine di Santa Caterina, alcune delle quali erano impiegate come insegnanti della scuola; e che, infine, un frate francescano, del convento di San Bernardino, oltre a celebrare la Santa Messa nella cappella, era costantemente presente in loco. A sua disposizione, infatti, erano dei locali dove soggiornava nei periodi di maggiore impegno liturgico o di cattiva stagione. L’ultimo di questi frati, ricordato tuttora con affetto dalla comunità, fu Padre Gilberto.
Per ciò che attiene alla produzione non possiamo non accennare all’allevamento dei bovini di razza Chianina, per la quale si rimanda alla breve scheda specifica pubblicata nelle pagine seguenti, dal momento che la Fratta fu una delle tre aziende chiamate alla formazione dei primi nuclei di selezione della ‘razza’ e che molti riproduttori dei più grandi allevamenti (anche d’oltre oceano) provengono proprio da questa azienda.

Per adesso, riteniamo comunque utile introdurre alcuni degli elementi più significativi che il dibattito storiografico propone relativamente al ruolo che la “fattoria” ha avuto nell’evoluzione della agricoltura toscana. Fino ai processi di più intensa industrializzazione maturati dal dopoguerra in poi, anche in Toscana, sono state le campagne a rappresentare gli spazi principali per la produzione diretta di una nuova ricchezza e a determinare le coordinate essenziali della vita associata e delle sensibilità individuali e collettive e, con ciò, le fondamenta materiali ed umane di quell’assetto.
Queste terre, artifici operati dagli uomini con un’ordinata e suggestiva sistemazione del suolo attraverso l’uso della coltura promiscua: i tipici rettangoli di non grandi dimensioni, separati spesso da filari di vite, ed il rispetto della natura e delle peculiarità del territorio e dell’ambiente, hanno testimoniato per molto tempo l’ideale della storia italiana e dell’integrazione naturale dell’uomo con l’ambiente che lo circonda. Come non pensare a questo proposito alle meravigliose immagini che Ambrogio Lorenzetti ci ha lasciato nell’affresco del Buon Governo del Palazzo Pubblico di Siena. La forma costruttiva del territorio che osserviamo oggi nelle nostre campagne è dunque il frutto di un’intensa stratificazione storica che risale lontano nel tempo, ma i cui caratteri e connotazioni si devono al processo di colonizzazione territoriale operato in nuove forme produttive dall’aristocrazia terriera settecentesca. Gli studiosi sono concordi nel leggere in Toscana l’esempio più rilevante di questo processo. Proprio qui, infatti, dove più numerose erano le fastose ville signorili già costruite nei secoli precedenti in una diversa congiuntura economica e sociale dalla fine del ’500 a tutto il ’700 (la storia della Fratta ne è proprio una testimonianza ed una conferma), non è difficile assistere ad una loro trasformazione da luoghi di ozio, di caccia, di ricevimenti, in centri di investimenti finanziari importanti ed al contempo di riorganizzazione della produzione agricola e del paesaggio agrario.


LA FRATTA

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