Emerge da quanto fin qui detto che questo edificio si deve, quasi con certezza, al Peruzzi e risulta opera della maturità dell’artista in quanto mostra una evoluzione del suo linguaggio verso un linearismo più accentuato. Non sappiamo tuttavia se il palazzo è stato oggetto di trasformazioni posteriori ma sembra di poter escludere interventi radicali nei prospetti esterni mentre sicuramente un’aggiunta è la loggetta che si innalza al di sopra del tetto.
L’attribuzione a Peruzzi è affermata unicamente da Repetti che dice: «Questa bella villa signorile della nobile schiatta Gori-Pannilini di Siena, fu architettata da Baldassarre Peruzzi. Essa è... contornata da grandiosi annessi, e in mezzo a vasti poderi con buone case coloniche». L’affermazione è nuovamente ribadita anche nel volume del Supplemento dove sta scritto: «È una villa signorile della nobile famiglia sanese Gori Pannilini... architettata dal celebre Baldassarre Peruzzi e contornata da grandiosi annessi, fra i quali 12 case coloniche circondate da un muro, in mezzo alle quali siede la villa coll’annessa cappella che ha superbe pitture del Sodoma». Per la maggior parte degli storici essa è invece opera di un artista della sua cerchia.
In mancanza però di documenti che attestino la paternità di Peruzzi non si può escludere infatti che il palazzo della Fratta possa essere stato eseguito da un architetto suo seguace che a nostro avviso potrebbe essere identificato in Bartolomeo Neroni detto il Riccio (1500-1571), suo stretto collaboratore dal 1527 (anno del ritorno a Siena del Peruzzi dopo il soggiorno romano) fino al 1536. Non possiamo escludere peraltro che sia opera di collaborazione tra i due.
Tra le opere di architettura civile attribuite al Riccio ricordiamo in Siena il Palazzo Francesconi in via del Cavallerizzo e il Palazzo Pannilini nel Casato di Sopra, opere queste che hanno caratteri simili alla Fratta. Il primo, attribuito ora al Peruzzi ora al Riccio e da taluni anche a Pietro Cataneo, risale al 1520 mentre il secondo fu costruito nel 1548 come ricorda Ettore Romagnoli nella biografia del Riccio: «innalzato da Alessandro Guglielmi il prospetto del Palazzo riguardante la piazza di S. Agostino, palazzo che appresso fu degli Azzoni ora dei Pannellini, da alcuni erroneamente apposto al Peruzzi, e dal ...Mancini notato come opera del Riccio».
L’attribuzione della Fratta al Riccio potrebbe derivare anche da altre considerazioni e cioè dai rapporti di bottega nonché familiari con Antonio Bazzi detto il Sodoma (il Riccio nel 1542 sposò una figlia del Sodoma, Faustina) che intorno al 1530 dipingeva a fresco le pitture all’interno della Chiesa della Fratta.

Cortile, pozzo e giardino
Il piazzale costituisce lo spazio di raccordo tra i vari fabbricati ed annessi della villa quali la casa di fattoria addossata sul lato sinistro e la cappella inglobata nel corpo della tinaia sul lato destro mentre il restante lato è occupato dal giardino delimitato da muro di cinta al quale si giunge mediante un lungo e rettilineo viale alberato. Al piazzale che si trova quindi sul retro della villa si accede mediante un ampio portale aperto nel muro che raccorda il corpo villa con il lungo fabbricato, aggiunto in epoca successiva, adibito per le abitazioni coloniche. Nel piazzale si trova il pozzo che costituisce elemento principale di arredo, realizzato in travertino in stile rinascimentale con pluteale a base circolare e vera con cornice e zoccolo sagomati e molto aggettanti, affiancata da due colonne composite. Queste presentano il capitello decorato con foglie d’acanto, pendenti da volute, e sorreggono l’architrave sagomato recante al centro lo stemma Gori Pannilini con nastro l’iscrizione incisa “R E 1704” che probabilmente si riferisce ad un restauro. Il pozzo infatti, per struttura, proporzioni ed elementi decorativi, è sicuramente riferibile al xvi secolo e appare simile a quello, coevo, annesso al Palazzo Venturi ad Asciano.
Anche il giardino cinto da muro e diviso in due settori, appare improntato ad uno schema rigorosamente geometrico di tradizione cinquecentesca. Si trova purtroppo in stato di abbandono ma è tuttavia leggibile il disegno originario con aiuole formate da basse siepi di bosso che si compongono in forma di cerchio al centro e semicerchi ai lati. Oltre il giardino, sul lato destro, si trova un ampio prato delimitato da un lato dall’edificio di fattoria e da un altro lato dal fabbricato della limonaia che reca sul fronte la seguente iscrizione: «Perché la freschezza e la fragilità dei fiori rallegrino dalle fatiche dei campi e ricordino la fugacità della vita per i suoi agricoltori piantavo questo giardino Augusto de’ Gori l’anno mdccclxv» che documenta come esso sia stato rimodellato nel secolo scorso.

Cappella
Sul lato destro e inghobata nel vasto corpo di fabbrica della tinaia si trova la Cappella di San Michele che sorge forse su un preesistente edificio ricordato dalle fonti come S. Lorentino de Fratta. La struttura ricalca fedelmente il modello rinascimentale di area senese con facciata divisa in due ordini da cornici e lesene angolari in mattoni e conclusa da timpano triangolare. Pure in mattoni sono il portale architravato a timpano triangolare e la finestra superiore con timpano curvilineo. Si tratta di una tipologia architettonica che può essere datata verso il secondo o terzo decennio del Cinquecento come conferma anche la struttura interna, costituita da volte a vela e a botte impostate su semipilastri. La presenza inoltre del grande affresco riconosciuto come opera del Sodoma ed assegnato al 1530 ca. (si confronti il saggio di Bruno Santi in questa pubblicazione) costituisce un sicuro termine ante quem per la datazione dell’edificio.

LA FRATTA

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