Nel libro delle riunioni del Consiglio Comunale di Sinalunga del 1888, alla terza pubblica adunanza, indetta per le 11 di mattina del 21 marzo, è registrato tra i consiglieri assenti «Pinsuti Comm.r Ciro – con la postilla – defunto»1.
La seduta viene aperta dal Sindaco Ulisse Orlandini che dà lettura del telegramma inviato al Re Umberto i in occasione del suo 44º natalizio e della gentilissima risposta di ringraziamento di Sua Eccellenza il Ministro di Casa Reale.
Immediatamente dopo il Sindaco annuncia: «Signori, sabato 10 corrente mese moriva improvvisamente a Firenze nelle braccia del fratello Domenico e del nepote Vittorio, colto da apoplessia fulminante il Commendatore Maestro Ciro Pinsuti nostro Concittadino e collega in questa Pubblica Comunale Amministrazione»2.
Segue una sorta di cronaca degli avvenimenti accaduti, con alcune parti descritte come se dovessero ancora accadere. Il racconto parte da una missiva del giorno 9, che informava circa qualcosa di grave che doveva aver colpito il maestro sinalunghese a Firenze. Poi la notizia ufficiale del decesso, giunta telegraficamente alla stazione di Sinalunga alle 17,45 del giorno successivo. Il telegramma era stato inviato personalmente dal Sindaco di Firenze al suo collega di Sinalunga per avvisarlo della grave perdita. La risposta, vista l’ora tarda, sarebbe stata battuta la mattina seguente.
Fatto certo che la salma dell’illustre estinto avrebbe avuto come ultima memoria la natia Sinalunga, vengono date disposizioni per contattare il cav. Ercole Pollini (il quale doveva trovarsi a Firenze) affinché informasse il Comune circa le date del trasporto e delle onoranze funebri, in modo da avere il tempo per organizzare una rappresentanza ufficiale.
Impossibilitato ad intervenire personalmente alle esequie di Firenze, il Sindaco Orlandini delegò l’Assessore Brunetto Savelli a rappresentarlo. Tornato a Sinalunga il Savelli riferisce della solennità e dell’imponenza delle onoranze, delle dimostrazioni di affetto delle autorità e dei Fiorentini e, infine, della grande ed inaspettata partecipazione delle associazioni, dei gruppi e dei singoli cittadini sinalunghesi, tanto che propone una delibera di Consiglio per ringraziare tutti i partecipanti.
La salma di Ciro giunse alla stazione di Sinalunga nella sera del giorno 13, ad attenderla, oltre ad una nutrita rappresentanza delle istituzioni, anche una moltitudine di cittadini. Di questa fase il verbale non riporta altri dettagli «giacché come avvenne è a tutti noto – quindi superfluo qui il ridirne».
Una minuta, di mano del Sindaco Orlandini, documenta un avviso alla cittadinanza (non sappiamo se poi concretizzata in forma di manifesto o altro), contenente l’invito a partecipare ad accogliere le spoglie dell’illustre concittadino:

«Comune di Sinalunga
Avviso
Col treno delle ore sei di questa sera giunge la salma del Commendatore Maestro Ciro Pinsuti defunto in Firenze il giorno di sabato.
La Rappresentanza Municipale va alla Stazione della Ferrovia a riceverla e perché la cerimonia dell’ultimo tributo a conferirsi verso il Benemerito ed Illustre nostro Concittadino, gloria e vanto della Terra che gli dette i natali, e che oggi orgogliosa ne vuole le spoglie, riesca non indegna al merito né impari all’affezione che alla Famiglia dalla Patria in ogni suo atto Egli esprimesse.
Si fa invito alle Società costituite e alla Cittadinanza intera ad intervenire alla suddetta cerimonia.
La riunione avrà luogo nel Palazzo Comunale, a ore 5 pomeridiane, da dove muoverà il Corteo per la Stazione.
Dal Municipio di Sinalunga
lì 13 marzo 1888»

Il racconto continua. Fu deciso che in occasione del 30° dalla morte o dalla deposizione, fosse celebrata, a spese dell’Amministrazione, una commemorazione religiosa, con una Messa di requiem in musica diretta dal maestro Pietro Formichi. Fu anche deciso di apporre una lapide a perenne ricordo sulla facciata di casa Pinsuti e, infine, di intitolare al maestro una delle vie principali di Sinalunga.
Il verbale prosegue poi con il resoconto della lettura dell’atto formale di testamento di Ciro Pinsuti e del richiamo del Sindaco ai Consiglieri affinché si provvedesse a far rettificare le notizie già diffuse dalla stampa circa il benificiario che, secondo i pettegolezzi giornalistici, sarebbe stato il Comune, mentre, in effetti, era «la Società Filarmonica o Banda paesana»3.
In merito alla Messa in requiem, il maestro Formichi aveva fatto sapere che non se la sentiva di dirigerla e che sarebbe stato meglio istituire una commissione per decidere e coordinare tutto; in questo caso il Formichi sarebbe stato disposto – e con vero piacere – a farne parte.
Il Consiglio fu quindi chiamato a decidere in tal senso ed a proporre una lista di uomini adatti a ricoprire il delicato incarico. La votazione avvenne a scrutinio segreto. Furono eletti: il maestro Pietro Formichi, l’assessore Giulio Cenni, il cav. Ercole Pollini e il consigliere Luigi Agnolucci.
Giulio Cenni si disse dolente di non poter accettare l’incarico «stante le sue molte occupazioni, ma il Consiglio rivolse al Sig. Cenni vive preghiere di rimanere a far parte della Commissione, riconoscendo molto utile l’opera sua. Ed il Sig. Cenni, grato alle reiterate premure fattegli, dichiara di accettare, e di prestarsi compatibilmente alle sue occupazioni. Dopo di ciò l’adunanza è sciolta ed il verbale come appresso sottoscritto»4.
La successiva adunanza del Consiglio comunale fu indetta per il 28 marzo, alle 9,30 del mattino, ma fu rimandata per mancanza del numero legale. Tre giorni dopo, il 31 marzo alle 10 di mattina, si tenne regolarmente in seconda convocazione. L’ordine del giorno prevedeva delucidazioni sul testamento del maestro Pinsuti. Fu chiarito che una parte del lascito, quello di ottocento lire destinato all’ospedale, sarebbe stato trasformato nella concessione da parte dello stesso di un ottavo letto gratuito per il Comune. La parte più consistente, diecimila lire, era invece a favore della Società Filarmonica di Sinalunga ma «con l’ingiunzione che la somma medesima venga versata nella Cassa del Municipio di Sinalunga coll’obbligo di rinvestirla in quei titoli che avesse l’Autorità Municipale giudicati i più efficaci e di rimetterne il fruttato annuale al Magistrato e Direzione della stessa Società Banda Filarmonica, avvertendo sciogliendosi detta Società Filarmonica, o quando fosse di già sciolta all’epoca della morte di esso Testatore, il fruttato medesimo dovesse servire per il mantenimento di un giovanetto che si fosse dedicato allo studio della musica o della composizione musicale facendo in proposito diverse avvertenze delle quali era d’uopo che quest’Amministrazione ne tenesse conto a forma delle ultime volontà del beneficante raccomandate al Sig. Cav. Ercole Pollini nominato esecutore Testamentario.
Lo stesso Sig. Sindaco, offre di seguito lettura di un comunicato del prenominato Sig. Cav. Ercole Pollini del 28 marzo, cadenza in cui ripetendo la formula del legato Pinsuti, illustra il medesimo in conformità del testamento, e soggiunge in fine che il legato di cui sopra dovrà essere pagato e versato entro un anno dal giorno della morte del testatore.
Il Consiglio udita la lettura dei suddetti comunicati, mentre ne prende partecipazione si riserva di adottare in proposito al suo tempo l’opportuna deliberazione»5.
Tra le comunicazioni agli atti c’è anche un telegramma del Pollini il quale, da Firenze, informa il Sindaco di Sinalunga sui lasciti del Pinsuti, fornendo altri dati, alcuni dei quali diversi da quelli già noti:
«Partecipo e prego partecipare disposizione fatte nostro caro paesano Ciro Pinsuti in favore di istituzioni paesane: lire 8.000 Spedale, 1.000 Misericordia, 100 Operaia, 10.000 Comune per Banda o posto istruzione musicale. Se tanto bene e tanto amore fece in vita, non meno fece dopo morto...»6.
A parte il lascito alla Banda, del quale era interessato il Comune e di cui si conservano i documenti inviati dal notaio che li registrò a Firenze, per gli altri non è stato possibile effettuare alcun riscontro, in particolare per quanto riguarda la differenza del lascito all’ospedale. In ogni caso, a prescindere dai dettagli, il maestro si era ricordato del suo paese.

Ciro Pinsuti era nato nel 1828 a Sinalunga, ma fin da ragazzo la sua passione per la musica, non disgiunta da quella del padre, musicista di professione, lo portò in giro per l’Italia e poi in Inghilterra, dove avvenne la sua formazione musicale. Successivamente, con la fama, aumentò il suo girovagare, ma Ciro tornò a Sinalunga ogni volta che poté, come testimoniano la sua carica di Consigliere comunale e le partecipazioni alle iniziative musicali paesane (come vedremo più dettagliatamente nello sviluppo di questo quaderno).
Nelle pagine che seguono si propone la biografia di Ciro Pinsuti scritta da Enrico Formichi, suo amico e coetaneo, perché oltre ad essere attendibile, è anche la più completa che si conosca. Lo scritto si fa anche apprezzare per la freschezza della stesura e per il taglio, forse un po’ troppo avaro di dati, ma sicuramente molto attento all’aspetto umano di Ciro.

Nel 1828, quando nacque Ciro Pinsuti, suo padre, buon suonatore di clarino e bravo violinista (poi maestro di Cappella della Collegiata con l’obbligo di insegnamento)7, era maestro della banda paesana che, proprio in quell’anno, chiedeva un sussidio al Comune per rifare le uniformi nuove ai sui ventiquattro musicisti8.
Secondo l’Agnolucci la Banda di Sinalunga risalirebbe ai primi del xviii secolo «e forse a qualche anno prima»9, ma probabilmente si sbaglia, se è vero, come lui stesso dice, che nel 1757, in occasione delle feste per l’incoronazione dell’imperatore d’Austria Giuseppe ii, fratello del granduca di Toscana Pietro Leopoldo, «si fecero venire da Foiano due suonatori di tromba» perché a Sinalunga non c’era nessuno che la sapesse suonare10.
Nel periodo della dominazione francese la banda è invece sicuramente presente perché «nel Budget del Comune figura la spesa di Franchi 176 per il corpo della Banda strumentale per accompagnare la Magistratura nelle pubbliche sortite»11.
È databile ai primi del 1800 la presenza a Sinalunga di un canonico Malfetti da Foiano, insegnante di solfeggio il quale dovrebbe essere stato anche il maestro della banda; seguito dall’organista Filippo Gagliardi, e dal violinista Simone Savelli «che fece la sua prima uscita fuori del paese a Grosseto»12. Sicuramente dopo il 1820/25, ma prima del 1830 il maestro della banda, come abbiamo visto, fu Giovan Battista Pinsuti, padre di Ciro.
In questi primi tempi – riferisce l’Agnolucci – i musicanti erano tutti benestanti del paese. Non avevano una vera e propria divisa: vestivano di nero, ognuno con il proprio abito della domenica e nelle sortite indossavano un «cappello a sufle [vedi fig. 1] come usava in quel tempo». Per le prove utilizzavano due locali: una grande sala nella casa del Capo banda Sebastiano Fontani, posta al limite sud di piazza Garibaldi, oggi non più esistente perché abbattuta per la costruzione di via Umberto i; ed un’altra sala in una non meglio identificata casa Posani in piazza Colonna (poi xx Settembre)13.
Nel 1828, come accennato, fu presa la decisone di dotarsi di vere uniformi. Per far fronte alla spesa occorrente che ammontava a 3.400 Lire, fu chiesto un contributo di 1.100 Lire al Comune, «il quale concesse solo Lire 1.000 pagabili ad annali rate»14.
Le divise furono preparate nel giro di due anni e così «nel 1830 la Banda indossò le prime uniformi rosse, giubba a coda di rondine, con mostre turchine, calzoni filettati di bianco sul fondo turchino e cappello a sufle con pennacchio bianco e turchino [...].
La prima uniforme rossa durò molto, e fattasi sudicia nel petto, vi furono messe delle pettine di panno turchino.
Nel 1855 furono rifatte nuove tutte le uniformi sempre rosse, ma senza pettine, con spallette turchine a frangia bianca»15.
Sono molte le notizie riportate dall’Agnolucci riguardo alla divisa della banda di Sinalunga. In particolare quella prima, vivacissima uniforme rossa, deve aver colpito la sua fantasia di ragazzo tanto che, molto tempo dopo, come vedremo, sarà causa di un malcelato dissapore con il maestro Ciro Pinsuti, che si ripercuoterà su tutta la sua produzione di cronista storico. L’Agnolucci non parlerà mai male di Ciro, ma non ne parlerà mai neppure molto.
Tra il 1840 ed il 1845 la Banda di Sinalunga, sotto la direzione del maestro Luigi Santini, allievo di Giovan Battista Pinsuti, era tra le più ricercate della zona: moltissimi gli inviti fuori del paese, diversi i successi tra i quali quelli di Monte S. Savino e Montalcino. Successivamente ne fu direttore Domenico Pinsuti, fratello di Ciro, con il quale la compagine sinalunghese si distinse ulteriormente: «Domenico Pinsuti esaltavasi facilmente, e così fu capace di certe iniziative diremo gloriose per Sinalunga», avrà modo di dire l’Agnolucci16. Nel 1873 però, pare a causa di discordie insorte proprio con il direttore Domenico, non disgiunte tuttavia anche da seri problemi economici, la banda si sciolse. Le uniformi e gli strumenti furono ritirati dal Capo banda Pietro Orlandini, che era anche il maggior creditore, il quale però, immediatamente dopo, rimise tutto a disposizione per una nuova auspicata ricostituzione. Ed in effetti la banda fu ricostituita quasi subito, ma non durò a lungo. Si risciolse e questa volta sembrava per sempre: ogni suonatore si trattenne la divisa che aveva in dotazione, perché nessuno credeva ad un suo riutilizzo, mentre tutti gli strumenti furono depositati, come racconta l’Agnolucci, «presso di me scrivente». Visto l’incarico ricevuto l’Agnolucci sembrerebbe l’unico in grado di mettere i paletti della ricostituzione, ma le date e la cronologia da lui proposte spesso contrastano con i documenti ufficiali e con i suoi stessi scritti. Le discordanze non sono abissali, nella sostanza i fatti sono quelli: li riproponiamo solo per rigorosità storica.
Secondo il nostro cronista, nel 1879, la banda «si riordinò» senza il maestro Domenico Pinsuti ed in forma di «fanfara che partì col berrettino blu filettato di rosso e poi con un cappello di feltro alzato dietro con penna e cuccarda turchina fermati da una lira di metallo bianco [vedi fig. 2]». Autori della ricostituzione furono Clemente Cozzi ed il maestro Pietro Bruschi; ma immediatamente dopo rientrò anche l’ormai storico maestro Domenico Pinsuti (il quale, da questo momento in poi, fu coadiuvato nella direzione da Pietro Bruschi perché probabilmente oberato da altri impegni). Questa prima data è in contrasto con una delibera del Consiglio comunale (del quale tra l’altro faceva parte lo stesso Agnolucci) del 19 giugno 1879, con la quale, in considerazione che «la banda locale attualmente non esiste», si decideva di devolvere il contributo di norma assegnatole di 294 lire (non 244 come scrive l’Agnolucci nelle sue memorie), al Comitato che si era costituito per mettere in scena il Trovatore e Ballo in Maschera al teatro “Ciro Pinsuti”17. Da una cronaca pubblicata su La Nazione il 15 settembre successivo, apprendiamo del successo del Trovatore e come questo fu dovuto «allo zelo, capacità e buon gusto del maestro Domenico Pinsuti, il quale non ha risparmiato per riuscire nell’intento, coadiuvato in ciò potentemente dalla squisita gentilezza di suo fratello, maestro cav. Ciro Pinsuti, che si è compiaciuto assumere la parte di concertatore, assistendo alle ultime prove e alle prime due rappresentazioni dello spartito. Il paese di Sinalunga deve la più viva gratitudine a questi suoi concittadini»18. Nella seconda metà dell’anno Domenico Pinsuti risulta quindi molto impegnato, così come – forse – lo era stato nei primi mesi, giacché «il 20 febbraio 1879 a spese del Comune e di uno speciale Comitato ebbero luogo molto solenni funerali per il re Vittorio Emanuele. Colla direzione del Maestro Ciro Pinsuti fu eseguita la musica funebre del maestro Mabellini. La parte vocale fu disimpegnata da cantanti fatti venire da Roma appartenenti alla cappella Papale e da voci bianche venute da un conservatorio di Lucca»19: è molto probabile che Domenico abbia dato una mano al fratello. In ogni caso non viene fatto nessun cenno a musicisti locali, bande, società od altro; mentre è attestata la presenza di «distintissimi professori» nell’orchestra del Ballo in maschera20.
Secondo le delibere del Consiglio comunale sembrerebbe che la Società Filarmonica si fosse ricostituita due anni dopo, giacché proprio nel settembre 1881 viene ripristinato il sussidio21, ma l’Agnolucci ci dice che l’anno prima viene eletto un nuovo presidente della Società Filarmonica, e resta difficile non credergli perché questa volta il presidente è lui stesso: è possibile che la Società avesse un presidente ma che, al tempo stesso, non esistesse? Comunque sia nel 1880 [?] l’Agnolucci figura alla guida della Banda «ma ne abbandonai la presidenza, perché volevo rifare le nuove uniformi rosse, perché tradizionali e molto decorative, ma dovei cedere per la prevalenza del Maestro Ciro Pinsuti che si ostinò a volerle di panno scuro nero blù a foggia di ufficiali di Marina, come infatti furono fatte e se riuscirono decenti e civili per un concerto di gala, nelle pubbliche mostre riuscirono smorte e poco decorative, tali che nella massa del popolo si confondono con il vestiario borghese»22.
Su queste uniformi, pagate dalle persone più facoltose di Sinalunga (lo stesso Pinsuti che le volle ne pagò quasi la metà) l’Agnolucci avrà modo di tornare, in via del tutto incidentale, nei primi anni del ’900, ribadendo che a lui quelle uniformi non piacquero allora e continuavano a non piacergli ora, «malgrado fossero passati 24 anni».
La prima uscita ufficiale con le nuove uniformi avvenne il 7 settembre 1882 in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Rifugio. Dalla descrizione che ne fa in quest’occasione l’Agnolucci, sembrerebbe che le divise fossero due, o quanto meno due varianti per occasioni o periodi diversi: «fu adottata la giacca lunga a soprabito, con stoffa scura, bottoni dorati, cordoni e lira ricamata sul bavero; pantaloni della stessa stoffa del soprabito, con filetti dorati; gilet bianco e cravatta bianca; berrettini blu con filetti d’oro»23.
In ogni caso, a prescindere dai piccoli problemi di data, con la presenza in questi anni dei due fratelli Pinsuti, la Banda ebbe modo di distinguersi in molti concerti ed esibizioni: le più importanti menzioni d’onore ricevute dalla Società Filarmonica sinalunghese in tutta la sua storia, risalgono proprio a questo periodo.

Nel 1887 il Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale delle antichità e delle arti, programmò una Statistica delle accademie, istituti, scuole e società musicali e corali, cantorie, bande fanfare ecc. Per portarla a compimento richiese la collaborazione dei Comuni affinché raccogliessero i dati necessari dalle associazione musicali del proprio territorio. L’argomento non deve essere stato molto facile da spiegare perché nei mesi seguenti, attraverso le Prefetture, giunsero ai Comuni circolari sempre diverse ma con lo stesso oggetto e raccomandazioni. E questo fino al settembre 1888, quando il Ministero decise che forse era anche il caso di inviare una circolare a stampa chiarificatrice perché «la Statistica riesca esatta e completa».
L’iniziativa ci consente oggi di leggere la situazione musicale nel nostro territorio alla fine del 1800, raccontata spesso da chi ne faceva parte. Per questo riporteremo integralmente, laddove possibile, le relazioni dei presidenti delle Società filarmoniche, integrandole, quando i documenti lo consentiranno, con altre notizie della stessa epoca24.
Le istituzioni musicali che risultano ufficialmente attive nel 1888, o quanto meno quelle indicate al Ministero sono soltanto tre:
«Banda nel Capoluogo
Banda nella Frazione di Scrofiano
Banda nella Frazione di Bettolle»

Per quanto riguarda la Banda del Capoluogo non è stato possibile rintracciare l’incartamento relativo alla prima fase di indagine, ci limiteremo quindi a riportare il riassunto trasmesso dal Comune di Sinalunga al Ministero:
«La Banda di Sinalunga fu istituita nel 1820. Si resse sempre con oblazioni di Soci, e per ultimo si è ricostituita con nuovi statuti. I Soci pagano £ 6 annue e sono chiamati azionisti. I bandisti non pagano nessun contributo, e prestano senza la retribuzione la loro opera.
L’ammontare delle azioni si calcola di £ 500 o 600 annue. Il Comune contribuisce con un suo sostegno annuo di £ 200. La Banda presta i servizi per il Comune e per questo le viene corrisposto un compenso di £ 294 da lunghi anni».

Per quanto riguarda la banda di Scrofiano si propone invece la trascrizione completa della relazione del suo presidente Felice Bormioli.
«Scrofiano 18 Ottobre 1888.
In replica alla lettera indirizzata a questa Società Filarmonica rispondiamo, dietro i ricavi fatti dall’archivio della medesima, quanto appresso: La Società Filarmonica di Scrofiano venne fondata nell’anno 1863, da dodici Soci, cioè, Conti Augusto e Giulio De Gori, Conte di Carpegna, Senator G.B. Castellani, Cav.re Pier Antonio e Can.co Dionisio Cerretelli, Can.co Rigacci, Signori Domenico e Can.co Francesco Martelli, Signori Pietro e Alberto Bormioli, Signori Gaspero Arrighetti, i quali, coll’aiuto di altri Soci aggregati spendevano la somma annua di circa L. 2.200 per il mantenimento della medesima.
Il primo Presidente di questa Società fu il Can.co Dionisio Cerretelli, indi il Sig. Martelli, Conte Augusto Gori, ed ora da già parecchi anni il Sig. Felice Bormioli.
I maestri cui ebbe questa Società furono 1º Mº Giosuè Grandi - 2º Mº Antonio Gandolfi - 3º, ed attuale, il Mº Gaetano Trapani, ma questi, non potendo la Società mantenerlo fisso, viene chiamato sol quando vi è urgenza, e le finanze della Società lo permettono, però in di lui assenza funziona il Capo-Musica Sig. Elia Nannucci.
Lo scopo per il quale fu fondata questa Società, fu quello di istruire la gioventù nell’arte della Musica, non solo, ma di aver anche un Corpo di Banda Musicale, che dilettar dovesse, il Pubblico nei giorni ricordati. Il beneficio di questa istituzione lo risentono non pochi paesani, cui dovettero prestare il loro servizio nell’Esercito, e fra questi si può citare il Sig. Luigi Trapani, ora Capo-Musica del 10º Reggimento Cavalleria, se non si vuol dire del di lui fratello Mº Gaetano Trapani, ora Maestro dell’Istituto Musicale Guido Monaco, e della Banda di Arezzo, che anch’Esso ebbe i suoi primi insegnamenti alla Scuola di questo Paese.
Il Corpo Musicale attuale è composto di circa trenta individui, come lo è stato sempre dalla sua istituzione, e ciò perché annualmente la Scuola dei nuovi allievi, essendo questa frequentata durante l’anno, quasi sempre da 10 o 12 alunni.
Un’osservazione però è da farsi, cioè, che la Società Filarmonica di questo paese, sia per la morte, sia per sbilanci finanziari di alcuni Suoi Soci, non si trova oggi nelle floride condizioni di una volta, e tanto da non poter neppure tenere il Maestro fisso in paese, e ciò a grave danno dell’insegnamento Musicale alla gioventù. I mezzi coi quali si regge oggi questa Società, sono quei pochi, che può ricavare dai suoi Soci, e da L. 100 annue, che a titolo di gratificazione, li paga il Comune, e doloroso quindi è il dover veder decadere una bella istituzione, che dopo aver dato dei buoni risultati, era anche lustro e decoro per il paese».
Alle notizie del Bormioli aggiungiamo una nota dell’Agnolucci relativa al successo ottenuto dalla banda di Scrofiano nel 1898 a Siena in occasione di non meglio identificati festeggiamenti e, soprattutto, un elenco di uniformi usate nel tempo:
«quella della Guardia Nazionale, la seconda ad alpino militare, la terza simile ai Sotto Uffiziali di marina»25. La notizia delle uniformi ci consente di riportare una nota della Sotto Prefettura di Montepulciano, inviata al Comune di Sinalunga in data 9 gennaio 1888, con la quale, in riferimento al fascicolo inviato per la statistica del Ministero, si fa presente che nel «figurino per l’abito uniforme dei componenti la Società Filarmonica di Scrofiano, si vede indicata la doga». Si chiede quindi al Sindaco di comunicare a detta società che, non essendo la stessa in alcun modo riconducibile ad un’istituzione pubblica, non può sentirsi autorizzata a portare alcun tipo di arma; tanto più, argomenta la Prefettura, che il figurino approvato nell’aprile dell’anno precedente non ne aveva. Da questo fatto e da quanto vedremo più oltre, risulta che al tempo le divise delle associazioni private dovevano essere approvate dalle autorità.
Il presidente Bormioli, non sappiamo in quali termini né adducendo quali motivazioni, presentò un’istanza al Ministero degli Interni, ma il ricorso fu respinto ed il Sotto Prefetto ordinò al Sindaco che comunicasse la decisione affermando, senza mezzi termini, che non c’era nessun motivo perché i componenti di una «Società a scopo artistico debbano assimilarsi sul riguardo agli Agenti di polizia municipale».

La relazione della Società Filarmonica di Bettolle, in forma assai schematica (ne vedremo più avanti il probabile motivo), fu inviata al Sindaco il 10 ottobre 1888,:
«Ill.mo Sig. Sindaco del Comune di Sinalunga, rispondendo alle domande direttemi dalla S.V. soggiungo:
1º La banda è stata istituita fin dal 1863 circa dagli operai del paese. È mantenuta dai Soci contribuenti che pagano mensilmente e con una somma variabile dalle 30 alle 35 lire a seconda del numero di Essi.
2º Capo di essa ne è il Presidente che può variare annualmente, ma al momento è rappresentata dal sottoscritto.
I maestri sono due, cioè Capo Banda del paese che è ora il Signor Emilio Oreti ed uno di Firenze, il Sig. Gio: Batta Frosali il quale viene chiamato in media una o due volte all’anno.
3º Il numero dei Musicanti è di 29 per il momento.
4º Scopo della Società è di levare gli artisti dal vizio, ed al tempo stesso istruirli ed educargli l’animo.
5º L’insegnamento che s’impartisce è il seguente; Giovedì e Domenica: istruzione ai principianti ed allievi; Sabato sera insegnamento generale ai Soci componenti il corpo musicale filarmonico.
Gli alunni che frequentano l’insegnamento sono 5.
il Presidente
Angelo Marchi»

Altre notizie le apprendiamo dall’Agnolucci il quale, tra l’altro, ci descrive l’uniforme di fine ‘800 «con Elmo alla Prussiana, pennacchio rosso e bianco, tunica blu con mostre e ghiglie rosse [...]».
Ed altre notizie: «nel 1902 morì il maestro Oreti, gli successe qualche altro ma non ottenne buoni risultati e da quest’epoca la banda decadde... Occorre rammentare Gio: Batta Merlini di Bettolle che fu sostegno per 30 anni di quella banda. Concertista di trombone stimato anche nei paesi vicini come eccellente musicista»26.
Fino al 1894 la banda utilizzava per le prove un locale del fu Giuseppe Marchi di Pasquale. «Il locale non bello, era stretto, lungo e basso» ma poteva contenere fino a 200 persone27.
Dallo Statuto del 1888, nel capitolo «del Servizio e delle Prove» apprendiamo che la banda «dicesi in servizio, quando è riunita per le prove o deve uscire per qualsiasi occasione» e che i servizi sono «ordinari e straordinari: ordinari sono tutti quelli delle dieci uscite annue a cui hanno diritto i Soci contribuenti e quelli che il Municipio potrà ordinare...».
Questo concetto del diritto dei Soci unitamente a quanto si legge nel capitolo «delle Multe e Pene», lascia capire molto chiaramente che cosa volesse dire appartenere alla Banda:
«Le multe saranno stabilite come appresso.
Per ogni mancanza alle sortite:
£ 3,00 trattandosi dei Musicanti;
£ 10,00 trattandosi del Maestro Direttore;
£ 4,00 trattandosi del Sottomaestro o Capo Banda.
Per ogni mancanza alle prove o alla Scuola:
c. 50 per i Musicanti;
£ 4,00 per il Maestro;
£ 1,00 per il Sottomaestro o Capo Musica...».
Altre multe erano previste per quanti non fossero stati in regola durante la rivista che il maestro effettuava prima di ogni sortita; o per coloro che avessero utilizzato gli strumenti fuori servizio. Tuttavia, a fronte di tanto rigore, era prevista una gratificazione annuale «nel giorno dello Statuto» per quanti si erano dimostrati diligenti frequentando le lezioni e le prove durante l’anno, dando prova «di rispetto verso i superiori, e di aver tenuto bene gli oggetti della Società». Non è chiaro però il meccanismo con cui si premiava, salvo che la cifra messa a disposizione ammontava a dieci Lire28.

Il 16 marzo 1888 la Prefettura rispose ad un’istanza del Sindaco di Sinalunga con la quale si chiedeva l’autorizzazione per una nuova divisa per i musicanti di Bettolle, facendo presente che «per provvedere sopra tale dimanda» si dovrà far pervenire «triplice esemplare del figurino stesso».
Il 30 dello stesso mese l’Ufficio comunicava di aver ricevuto il bozzetto, di averlo fatto visionare dalla Direzione Militare di Firenze e di non avere alcuna difficoltà ad approvarlo se non fosse per «delle striscine ai pantaloni, le quali sono portate pure dagli Ufficiali di Cavalleria del nostro Esercito».
Il 18 aprile la questione era ufficialmente risolta, ma un paio di mesi dopo il presidente della Società bettollina scriveva al Sindaco di Sinalunga per chiedere un contributo straordinario finalizzato all’acquisto di nuove uniformi. Un po’ come dire: – se dobbiamo fare le nostre divise come pare a voi, almeno pagatene una parte.
«Illustrissimo Signor Sindaco e componenti il Consiglio Comunale di Sinalunga.
In seguito a nuove nomine da parte di questa Società Filarmonica la presidenza venne affidata al sottoscritto e furono nominati altresì i Sig.ri Marco Marchi V. Presidente, Emilio Oreti e Paolo Tommassini Consiglieri e Giustino Baccheschi Segretario.
Venuti questi alla Direzione e considerato che la Società ora rammentata non poteva andare avanti senza il rinnovo di uniformi, si rivolsero a tutta quanta la popolazione, e in special modo ai Signori del Paese per essere aiutati a pagare le uniformi ora rammentate.
In verità la maggior parte della popolazione si è mostrata aderente ai bisogni della Società ed ha contribuito per quanto poteva. Ma essendo la somma da pagare molto elevata di fronte a gl’introiti che la Società può avere, ha creduto bene rivolgersi alle SS.LL. Ill.me pure per avere un sussidio; e questo è lo scopo per il quale ha rivolto la presente istanza.
In secondo luogo, veduto che il Comune annualmente contribuisce alla Società la somma di Lire 100, fa istanza alle SS.LL. Ill.me affinché detta somma sia aumentata.
Fiducioso che pure il Comune considerando l’alto vantaggio che porta al Paese di Bettolle lo studio di una materia si nobile, vorrà incoraggiare il suo progresso, passo a segnarmi delle SS.LL. Ill.me
Devotissimo Presidente
Angelo Marchi»
Bettolle lì 8 giugno 1888

Il Comune concesse una sovvenzione di 200 Lire con delibera del Consiglio Comunale del 21 luglio 1888, ma il Prefetto di Siena, dopo un primo parere negativo della Sotto Prefettura del Circondario di Montepulciano, il 18 agosto «decreta la suddetta deliberazione [...] annullata nella parte che riguarda il concorso del Comune per la somma di Lire 200 nella spesa occorrente per l’acquisto delle nuove monture per la Società Filarmonica di Bettolle». Il Comune ricorse in appello presso il Ministero per gli Affari Interni il quale, in data 29 novembre 1888, lo respinse definitivamente.
Sicuramente al corrente della questione e comprensibilmente contrariati, i dirigenti della Società quando fu richiesta la loro collaborazione per l’indagine voluta dal Ministero, risposero – perché non potevano farne a meno – ma in modo telegrafico e distaccato, come non avevano mai fatto.

Per quanto riguarda le associazioni musicali nelle altre frazioni, non censite per l’occasione, risulta una Società Filarmonica a Farnetella, costituita intorno al 1875 per iniziativa di Luciano Meattini e don Bernardino Amidei, intorno alla quale sarebbe nata una piccola fanfara «che in breve tempo poté sostenere vari servizi sia in paese che fuori. Nel 1901 si trasformò in banda musicale a cura e spese di Adolfo Ferrari. Primo maestro fu Biagio Sorbellini ed a lui si deve il primo sviluppo. Poi fu la volta del prof. Gaetano Trapani, quindi del maestro Pietro Bruschi ed infine del signor Elia Nannucci, presente direttore. La società si sostiene con delle piccole azioni di contributo locale ed un sussidio sul bilancio del Comune come Scrofiano e Bettolle»29.
Risulta infine, documentata con una fotografia, una banda a Rigomagno agli inizi del Novecento. Purtroppo di questa associazione non siamo in grado di fornire ulteriori notizie.

Per concludere il panorama musicale sinalunghese di fine ‘800 riportiamo alcune note dell’Agnolucci relative ai musicisti di Sinalunga30. Salvo rarissime eccezioni i nomi non sono corredati da riferimenti storici precisi, tuttavia sembra probabile una loro collocazione al tempo dello stesso Agnolucci:
«Michele Salvini, istruttore paziente e maestro di molti altri buoni suonatori e musici. Suonava benissimo il contrabbasso.
Eugenio Formichi suonatore di contrabbasso [...].
Eugenio Nardi ottimo violinista [...].
Mariano Terrosi violinista famoso e compositore estemporaneo di Valzeri e Quadriglie nelle feste da ballo [...].
Luigi Santini maestro celebre di banda e suonatore di trombone non comune. Noto a Sinalunga dove diresse la banda rendendola distinta ed insegnò il suono e gli strumenti ad ottone, uomo piacevole e molto popolare, andò poi maestro di Banda a Siena ove morì [...].
Pietro Formichi, allievo del Salvini e del Santini. Pianista e compositore, andò maestro a Chiusi e poi a Siena, maestro di Cappella al Duomo e direttore della Banda municipale [...].
Don Luigi Mari organista e maestro di solfeggio [...].
Pietro Bruschi clarinettista, aiutò molto Domenico Pinsuti e diresse la banda poi andò fuori a dirigere altra banda [...].
Paolo Malfetti apprese la musica a Sinalunga [...]. poi si perfezionò nel organo sotto un celebre frate organista della Verna [...] Andò poi a Firenze sotto Mabellini [...]. Torna nell’agosto a Sinalunga dove ci fa udire le note magistrali del Organo della Collegiata [...].
Simone Savelli grande violinista [...].
Come suonatore di flauto è da ricordarsi il notaro Lodovico Ercolani [...].
Quale suonatore di oboe l’avv. Giò Batta Orlandini [...], Giovanni di Cesare Nardi Scalpellino suonatore di tromba e cornetta [...].
Quale suonatore di trombone Giovanni di Vincenzo Gagliardi e poi Luigi Bruschi, Emilio Pasquini. Non come suonatore ma come anima della banda musicale sinalunghese si deve ricordare Bartolommeo Mazzi [...].

PARTE I

(inizio)

a cura di
Ariano Guastaldi e
Lucia Mazzetti

PARTE II