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Gli impianti idrici antincendio ad idranti

Mario Abate
Ispettore Antincendi

Finalmente con la norma UNI 10779 del settembre 1998 vengono definite le caratteristiche tecniche e le prestazioni idrauliche che gli impianti idrici antincendio a naspi o idranti devono assicurare. Rimangono ovviamente in vigore, e devono comunque essere rispettate in primo luogo le indicazioni specifiche sugli impianti antincendio stabilite dalle norme del Ministero dell'Interno per alcuni tipi di attività, come autorimesse, locali di pubblico spettacolo, impianti sportivi, ecc.

Le caratteristiche degli impianti idrici antincendio ad idranti sono regolamentate in molti casi dalle specifiche norme di prevenzione incendi del Ministero dell'Interno.
Si pensi ad esempio ai decreti ministeriali relativi ad autorimesse, alberghi, locali di pubblico spettacolo, impianti sportivi, edifici destinati a civili abitazioni, ecc. Laddove però, e sono i casi più frequenti, non vi sia uno specifico decreto ministeriale che precisa i requisiti dell'impianto idrico antincendio, od in ogni caso per tutte quelle caratteristiche dell'impianto stesso non riportate da decreto, allora occorre sicuramente riferirsi alla norma di buona tecnica di cui alla UNI 10779, di recente emanazione (settembre 1998).
Oggetto della suddetta norma sono i requisiti minimi da soddisfare nella progettazione, installazione ed esercizio degli impianti idrici permanentemente in pressione, destinati all'alimentazione di idranti e naspi antincendio.
Sono esclusi dal campo di applicazione della norma gli edifici di altezza maggiore di 45 metri, le attività all'aperto con pericolo di gelo ed i casi particolari che implicano soluzioni diverse da quelle prospettate e che devono essere oggetto di particolari accordi fra le parti interessate.
Si specifica che ogni nuova sezione di impianto deve essere trattata come un nuovo impianto. Allo stesso modo un impianto esistente, quando intervengono modifiche sostanziali, deve essere rivisto e riprogettato come un nuovo impianto.
Un problema di difficile risoluzione rimane sempre, come per tutti gli impianti, quello della definizione delle "modifiche sostanziali".
La norma UNI 10779 esplicita in maniera chiara un criterio tecnico di prevenzione incendi molto importante, peraltro ben noto agli addetti ai lavori: quello che la presenza di altri sistemi antincendio (ad es. rivelatori di fumo, evacuatori di fumo, impianti automatici ad acqua di tipo "sprinkler") non esclude la necessità di installare una rete di idranti, a meno che l'acqua non sia controindicata come estinguente. Infatti, estintori, naspi ed idranti sono i primi presidi antincendio di cui dotare una attività od un luogo di lavoro contro il pericolo di incendio. All'aumentare del rischio si potrà pensare ad altri impianti di sicurezza, (come già detto rivelatori di fumo, evacuatori di fumo e calore, impianti a schiuma e sprinkler), ma solo dopo avere previsto estintori in numero congruo ed un efficiente impianto idrico antincendio.
Ovviamente l'impianto idrico antincendio si considera efficiente quando ci consente di intervenire su tutta l'area da proteggere, qualora necessario anche con più di un idrante (in proposito vedasi il punto 15.3.2 dell'allegato al D.M. del 19/08/1996: "Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo"). Gli idranti antincendio dovranno quindi essere posizionati in modo che, tenendo conto degli ingombri, sia possibile raggiungere ogni punto dell'attività con le manichette srotolate e tenendo conto che la gittata della manichetta deve considerarsi di 5 metri.

Un impianto idrico antincendio si compone di:

  • alimentazione idrica;
  • rete di tubazioni fisse, preferibilmente chiuse ad anello, permanentemente in pressione ed ad uso esclusivo antincendio;
  • valvole di intercettazione;
  • idranti e/o naspi.

Ovviamente l'alimentazione idrica deve essere in grado di mantenere stabilmente in pressione l'impianto e di garantire la portata e le pressione richieste. Un impianto antincendio ad idranti può avere una o più alimentazioni idriche.
Sono ammessi i seguenti tipi di alimentazione:

  • Collegamento fisso ad acquedotto in grado di assicurare la portata, la pressione ed il tempo di utilizzo richiesti dall'impianto idrico antincendio. In tal senso l'acquedotto è considerato accettabile quale alimentazione se l'intera portata d'acqua necessaria può affluire al tronco di acquedotto al quale è collegato l'impianto idrico antincendio ad idranti;
  • Vasca o serbatoio fissi a gravità oppure riserva virtualmente inesauribile, come corsi d'acqua, laghi, ecc. in posizione elevata rispetto all'impianto utilizzatore;
  • Pompa fissa ad avviamento automatico collegata a vasca o serbatoio di accumulo od anche a riserva inesauribile.

Ciò significa in sostanza che l'alimentazione idrica (in genere l'acquedotto) deve essere in grado di assicurare la quantità di acqua necessaria per il tempo richiesto (mezz'ora, un'ora, due ore, in funzione del livello di rischio) nonché la pressione necessaria per avere alla lancia delle manichette la pressione residua richiesta dalla norma. Occorre che il professionista incaricato dal

committente verifichi accuratamente tali condizioni in fase di progetto dell'impianto e, qualora l'acquedotto non garantisca le necessarie prestazioni, preveda una riserva idrica di dimensioni opportune ed un gruppo di pompaggio.
I costi di tali installazioni possono essere estremamente elevati e difficilmente sostenibili dalle singole aziende. Una soluzione potrebbe essere quella di realizzare vasche e pompe condominiali, ripartendo così su più aziende gli oneri di realizzazione e di manutenzione degli impianti antincendio.
Ogni impianto idrico antincendio ad idranti deve essere provvisto di attacco di mandata per autopompa VV.F. È questa una apparecchiatura collegata alla rete di idranti, per mezzo della quale può essere immessa acqua nella rete idranti in situazioni di emergenza. Ovviamente gli attacchi dovranno essere segnalati in modo da consentire l'immediata individuazione dell'impianto che alimentano; dovranno essere in posizione facilmente visibile e raggiungibile anche in condizioni di emergenza. Si ricorda che la segnaletica di sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere conforme a quanto disposto dal D.Lgs. 493/96.
Gli attacchi per autopompa devono essere protetti dal gelo ed ancorati al suolo od alle strutture del fabbricato. Come già detto, qualora l'alimentazione idrica dell'impianto non garantisca una sufficiente pressione, dovrà prevedersi un gruppo di pompaggio. Le pompe devono essere ubicate in un apposito locale destinato esclusivamente ad impianti antincendio.
Può essere un locale isolato oppure contiguo ad altri ambienti. In quest'ultimo caso tale locale deve essere separato dagli altri ambienti con strutture orizzontali e verticali REI 120 e deve avere almeno una parete attestata su spazio a cielo libero.
Qualora non sia possibile realizzare tale tipo di ubicazione delle pompe, per gli impianti ad idranti è ammessa l'ubicazione delle pompe antincendio in locali comuni ad altri impianti tecnologici purché si tratti di ambienti privi di carico di incendio e comunque accessibili dall'esterno.
Ovviamente la temperatura del locale pompe dovrà essere tale da non consentire fenomeni di gelo. Le pompe antincendio degli impianti idranti dovranno essere ad avviamento automatico e ad arresto manuale. Le elettropompe devono sempre poter essere alimentate. La loro alimentazione può essere costituita da:

  • un collegamento alla pubblica rete di distribuzione elettrica;
  • un collegamento ad una centrale di autoproduzione sotto controllo dell'utente dell'impianto;
  • un gruppo elettrogeno azionato da un motore diesel che alimenti prioritariamente le pompe antincendio.

La linea elettrica che alimenta il gruppo pompe deve essere esclusiva e abbondantemente sovradimensionata per evitare surriscaldamenti e sovraccarichi. Tale linea deve essere opportunamente protetta da danneggiamenti meccanici ed essere resistente al fuoco per almeno 3 ore. Ciò può ottenersi o usando cavi speciali oppure compartimentando, qualora necessario, la linea con strutture e materiali in grado di conferirle una classe di resistenza al fuoco pari a REI 180.
Le tubazioni dell'impianto idrico antincendio devono essere protette da danneggiamenti per urti meccanici dovuti a veicoli in movimento o altro. Logicamente le tubazioni dovranno essere protette dal gelo. Dovranno quindi sempre essere installate in ambienti dove la temperatura non scende sotto i 2° C o diversamente dovranno essere coibentate.
Quando gli impianti idrici antincendio ad idranti sono installati in zone sismiche, la rete di tubazioni dovrà essere installata in modo da evitare rotture per effetto dei movimenti tellurici.
In genere le tubazioni antincendio devono essere installate a vista. È ammesso che transitino in spazi nascosti, purché tali spazi siano comunque accessibili.
La norma UNI 10779 stabilisce perentoriamente che le tubazioni non devono attraversare locali o aree non protette dalla rete idranti. Ciò è senz'altro vero, ma presumibilmente è da intendersi che la norma si riferisca ad aree non protette dalla rete idranti e comunque pericolose dal punto di vista dell'incendio. Non apparirebbe comunque giustificato il divieto di attraversare con le tubazioni una parte di edificio caratterizzato da un rischio di incendio così basso che non si è ritenuto di proteggerla con gli idranti. Quindi, logica vuole che il divieto di attraversamento sussista per quegli ambienti effettivamente a maggior rischio in caso di incendio, oppure con pericolo di esplosione e di incendio, o comunque quando vi sia l'effettivo pericolo che la adduzione idrica alle manichette venga compromessa da un incendio verificatosi in un locale attraversato da una tubazione principale dell'impianto.
Ma se un ambiente è a maggior rischio in caso di incendio deve essere protetto dalla rete antincendio a naspi od idranti e quindi l'attraversamento non è vietato.
La classificazione di tali ambienti, in linea di massima e salvo valutazioni specifiche da effettuare caso per caso, può desumersi dalle norme CEI.
In ogni caso le tubazioni dell'impianto potranno essere protette con opportuni materiali in grado di garantire una resistenza al fuoco proporzionata al massimo carico di incendio ipotizzabile.
La norma UNI 10779 non ammette l'installazione incassata delle tubazioni, propendendo per la installazione a vista di tutte le tubazioni fuori terra. È consentita l'installazione incassata delle sole diramazioni, intese come tratti di tubazioni orizzontali di breve sviluppo, destinate ad alimentare al massimo due idranti.
Occorre considerare, nell'attraversamento di strutture orizzontali e/o verticali, il rischio di deformazioni delle tubazioni o ancora il danneggiamento degli elementi costruttivi a seguito di dilatazioni termiche o di cedimenti strutturali. Qualora poi le tubazioni attraversino strutture delimitanti compartimenti antincendio, è necessario ripristinare la resistenza al fuoco negli attraversamenti con opportuni prodotti. Si dovrà quindi nello stesso tempo consentire le eventuali dilatazioni dei tubi ed anche garantire la tenuta al passaggio dei fumi o altro in caso di incendio.
I materiali da usare a questo scopo dovranno quindi essere oggetto di opportuna valutazione, anche perché la pratica insegna che sempre gli incendi si propagano attraverso le interruzioni delle compartimentazioni (cavedi per passaggio cavi elettrici, canali dell'impianto di condizionamento e simili).
Le tubazioni interrate devono essere installate a profondità di almeno 0,8 metri e devono essere protette dalla corrosione elettrochimica.
L'impianto idrico antincendio deve inoltre essere provvisto di valvole di intercettazione installate in numero ed in posizione opportuna. La loro distribuzione deve essere accuratamente studiata in modo da consentire la esclusione di parti di impianto per manutenzione o modifica, senza mettere fuori servizio l'intero impianto. Tali valvole di intercettazione devono essere bloccate mediante apposito sigillo nella posizione di funzionamento ordinario. Ciò per evitare che possano essere chiuse per disattenzione o per scherzo. Devono poi sempre essere perfettamente segnalate con opportuna cartellonistica, e non dovrà mai essere impedito l'accesso sia che esse si trovino installate fuori terra che interrate in pozzetto. Contrariamente a quello che di solito si vede, i pozzetti devono essere facilmente individuabili ed apribili.
Tutte le valvole di intercettazione devono riportare chiaramente l'indicazione della funzione e dell'area controllata dalla valvola stessa.
Gli idranti antincendio devono essere posizionati in modo che ogni punto dell'attività protetta sia raggiungibile con il getto d'acqua di almeno un idrante. Il getto d'acqua deve considerarsi di 5 metri. Nei luoghi caratterizzati da un rischio particolarmente alto dovranno esserci un numero sufficiente di idranti in modo che ogni punto dell'attività protetta sia raggiungibile con il getto di almeno 2 lance.
Un concetto molto importante, finalmente chiarito dalla UNI 10779, è che gli idranti devono essere posizionati considerando ogni compartimento (1) in modo indipendente. Ciò significa che l'utilizzo di un idrante in caso di incendio non deve avvenire ad esempio srotolando la manichetta ed attraversando una porta tagliafuoco che quindi conseguentemente resta aperta e fa passare il fumo, bensì bisogna che il compartimento dove si è verificato l'incendio abbia a disposizione un proprio sistema di idranti visibili, raggiungibili ed efficienti. In tal modo si può intervenire sull'incendio senza interessare i compartimenti adiacenti.
Ciò è estremamente importante in attività particolari, come ad esempio ospedali, case di cura, case di riposo, alberghi, scuole e simili. Quindi, lo ripetiamo, per i nuovi impianti il posizionamento degli idranti a muro e dei naspi nei fabbricati deve avvenire considerando ogni compartimento in modo indipendente.
Gli idranti e/o i naspi devono preferibilmente essere installati in prossimità delle uscite di emergenza o delle vie di esodo, in posizione tale da non ostacolare il deflusso. Ogni punto dell'attività protetta non deve distare più di 20 metri da un idrante o da un naspo. Ogni idrante o naspo non deve proteggere una area di estensione superiore ai 1000 metri quadri. Nei fabbricati a più piani devono essere installati idranti o naspi a tutti i piani.

La norma specifica che nel caso di ubicazione di idranti o naspi in prossimità di porte resistenti al fuoco delimitanti un compartimento, gli idranti o naspi devono essere posizionati su entrambe le facce della parete su cui è inserita la porta, sia pure derivati dalla stessa tubazione.
Nel caso di filtri a prova di fumo, gli idranti o naspi devono essere ubicati sia all'interno del compartimento sia all'interno del vano filtro.
Tutti gli idranti devono essere opportunamente segnalati in base alla norma UNI 10779, in conformità alla normativa vigente (D.Lgs. 493/96).
Per quanto riguarda il dimensionamento di una rete idrica antincendio occorre tenere conto di molteplici fattori. In particolare occorre considerare il carico di incendio, la velocità di sviluppo dell'eventuale incendio, le dimensioni della zona da proteggere.
Si devono ovviamente considerare le indicazioni delle autorità competenti, che sono già specificate per le attività normate dal Ministero dell'Interno, come scuole, alberghi, autorimesse, cinema e teatri, dove le caratteristiche richieste per gli impianti idrici antincendio sono puntualmente riportate.
Per le attività non normate, cioè non regolamentate da uno specifico decreto del Ministero dell'Interno, bisogna riferirsi al Comando provinciale VV.F. competente per territorio e comunque in assenza di indicazioni specifiche occorre fare riferimento all'appendice B della norma UNI 10779.
La protezione con idranti si suddivide in interna ed esterna.
La protezione interna si ottiene mediante idranti a muro o naspi utilizzabili dall'interno dell'attività per attaccare l'incendio a distanza ravvicinata.
La protezione esterna consiste invece di idranti a colonna soprasuolo o sottosuolo in grado di consentire di affrontare l'incendio quando questo abbia assunto una dimensione tale da rendere pericoloso l'avvicinamento.
L'impianto idrico antincendio deve essere dimensionato in funzione del rischio di incendio.
La norma puntualizza che nel caso in una stessa attività vi fossero zone a rischio differente, l'intero impianto dovrà essere dimensionato per il massimo rischio. Le zone di rischio si dividono in aree di rischio di livello 1, 2 o 3.

AREE DI LIVELLO 1
Le aree con rischio di livello 1 sono caratterizzate da carico di incendio limitato, scarsa probabilità di innesco e ridotta velocità di propagazione delle fiamme. In questo caso si richiede all'impianto di erogare, ai due idranti a muro DN 45 o naspi in posizione idraulicamente più sfavorita, la portata di 120 litri al minuto con 2 bar di pressione residua. Tale pressione residua è da verificarsi nel punto di connessione della manichetta o naspo alla rete fissa.
Ovviamente tali caratteristiche devono essere verificate con entrambi gli idranti considerati in fase di scarica.
Nel caso si valuti opportuno, si può in alternativa considerare un impianto a naspi da 35 l/minuto, ed in questo caso dovrà essere assicurato il funzionamento di almeno i 4 naspi ubicati in posizione idraulicamente più sfavorevole. Dovranno in questo caso essere garantiti, con tutti i 4 naspi in fase di scarica contemporanea, a ciascuno 35 litri al minuto con una pressione residua di 2 bar. Tali prestazioni idrauliche dovranno essere garantite per un tempo di almeno 30 minuti.
Nel caso di rete antincendio costituita da più colonne, dovrà essere assicurato il funzionamento di almeno 2 colonne.
Non è richiesto per le aree di livello 1 impianto di protezione esterno.

AREE DI LIVELLO 2
Le aree con rischio di livello 2 sono caratterizzate da carico di incendio moderato, minima presenza di infiammabili, ridotta velocità di propagazione di un eventuale incendio.
Per i relativi impianti ad idranti è richiesta l'erogazione contemporanea di 120 l/min ai 3 idranti o naspi più sfavoriti. In ipotesi di rischio ridotto si può installare un impianto a naspi dove i 4 naspi in posizione idraulicamente più sfavorevole siano in grado di erogare 60 l/min con la pressione residua di 2 bar. In questo caso è necessaria la protezione con idranti esterni DN 70, che dovranno essere posizionati in modo da consentire l'intervento sull'intera attività protetta.
I 4 idranti esterni in posizione più sfavorevole dovranno essere in grado di erogare per ciascuno 300 l/min con una pressione residua di 4 bar. Tali prestazioni dovranno essere assicurate dall'impianto per almeno un'ora.
Come per le aree di livello 1 in caso di presenza di più colonne montanti, deve essere assicurato il funzionamento contemporaneo di almeno 2 colonne.

AREE DI LIVELLO 3
Le aree di livello 3 sono luoghi con carico di incendio elevato, eventuale presenza di infiammabili, con presumibile rapida propagazione delle fiamme. In questo caso i 4 idranti a muro DN 45 o naspi nella posizione idraulicamente più sfavorevole devono erogare 120 litri al minuto con una pressione residua di 2 bar.
Anche per le aree di livello 3 è richiesto il funzionamento contemporaneo di 2 colonne montanti nel caso di impianto a colonne, garantendo comunque le caratteristiche idrauliche illustrate per ciascuna colonna.
È anche necessaria la protezione esterna ad idranti, ma senza contemporaneità con il funzionamento dell'impianto interno. Deve essere garantita agli idranti DN 70 esterni la portata di 300 l/min con una pressione residua di 4 bar. Le suddette prestazioni idrauliche dell'impianto interno ed esterno devono essere assicurate per almeno 120 minuti.
Fin qui le specificazioni tecniche in merito alle modalità di installazione degli impianti idrici antincendio disposte dalla norma UNI 10779.
A lavori ultimati la ditta installatrice dovrà rilasciare al committente la dichiarazione di conformità dell'impianto, relativa alla installazione effettuata ed ai componenti utilizzati. La dichiarazione dovrà attestare necessariamente il rispetto delle norme UNI e delle altre leggi vigenti in materia. Ovviamente tale dichiarazione di conformità non sarà necessariamente rilasciata ai sensi della L. 46/90. Infatti, ad esempio, un impianto idrico antincendio non istallato in un edificio di tipo civile (2) non rientra nel campo di applicazione della L. 46/90. La cosa importante è però che l'installatore rediga un documento da lui firmato, attestante la corretta installazione dell'impianto, l'utilizzo di materiali idonei, la conformità all'eventuale progetto.
Questo documento non sarà una dichiarazione di conformità ai sensi della L. 46/90, e non necessariamente dovrà essere redatta in rigorosa conformità al modello approvato con D.M. 20/02/92, ma la sostanza del discorso non cambia, perché la ditta installatrice deve garantire comunque il suo operato.
La norma UNI 10779 parla oltre che di "dichiarazione di conformità" anche di "collaudo", lasciando intendere che l'impianto idrico antincendio debba essere sottoposto ad un collaudo tecnico.

Le verifiche da effettuarsi sono:

  • Accertamento della rispondenza della installazione al progetto approvato;
  • Verifica della conformità alle norme citate dalla UNI 10779 della componentistica;
  • Verifica della posa in opera a regola d'arte;
  • Esecuzione di prove.

Il collaudo consiste nelle seguenti operazioni:

  • esame generale dell'impianto comprese le alimentazioni;
  • prova idrostatica dell'impianto ad una pressione pari ad 1,5 volte la pressione di esercizio;
  • collaudo delle alimentazioni;
  • verifica del regolare flusso nei collettori di alimentazione, da effettuarsi aprendo completamente un idrante terminale per ogni ramo della rete;
  • verifica di portata e pressione di progetto.

Ovviamente il titolare dell'attività è responsabile del mantenimento in efficienza dell'impianto. Ciò vale anche nel caso in cui egli abbia affidato a terzi la manutenzione e le verifiche della funzionalità dell'impianto. Il titolare dell'attività deve quindi provvedere ad effettuare la normale manutenzione ordinaria e straordinaria, alla verifica almeno due volte all'anno, con intervallo non minore di 5 mesi, della funzionalità dell'impianto ed alla compilazione dell'apposito registro delle manutenzioni (previsto, fra l'altro, anche dal D.P.R. 37/98).
Le verifiche dell'impianto idrico antincendio non dovranno prescindere dalla prova di avviamento manuale delle pompe, dalla prova di avviamento automaico e di funzionamento delle stesse; la prova di funzionamento dovrà essere protratta per almeno 30 minuti.
È appena il caso di ricordare che la omessa manutenzione periodica o l'omesso mantenimento in efficienza dell'impianto antincendio è uno dei più diffusi reati di prevenzione incendi, sanzionato ai sensi dell'art. 34 del D.P.R. 547/55, che recita:
"Nelle aziende o lavorazioni in cui esistono pericoli specifici di incendio ... devono essere predisposti mezzi di estinzione idonei in rapporto alle particolari condizioni in cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchi estintori portatili di primo intervento. Detti mezzi devono essere mantenuti in efficienza e controllati akmeno una volta ogni sei mesi da personale esperto; …".
Tale disposizione dell'art. 34 del D.P.R. 547/55 è assistita da sanzione penale. Non viene specificato dalla norma UNI, come d'altronde accade per altri tipi di verifiche previste per altri tipi di impianti, quale figura tecnica debba procedere alla effettuazione del collaudo. Non è cioè specificato se il collaudo dell'impianto idrico antincendio possa essere effettuato dalla stessa impresa installatrice, o se viceversa occorra necessariamente una figura professionale iscritta agli elenchi del Ministero dell'Interno di cui alla L. 818/84.
Nel caso di impianti idrici antincendio ricadenti nel campo di applicazione della L. 46/90, in effetti la funzionalità e l'efficienza dell'impianto vengono attestate dalla dichiarazione di conformità rilasciata dall'installatore qualificato.
Se l'impianto idrico antincendio non ricade nel campo di applicazione della L. 46/90, e le verifiche dell'impianto vengono effettuate ai fini del rilascio del certificato di prevenzione incendi, allora può prendersi a riferimento il disposto dell'allegato II del D.M. 04/05/98, in materia di certificazioni che al punto 3.2 (relativo ad impianti di protezione antincendio non ricadenti nel campo di applicazione della legge n. 46/90), stabilisce che:
"La documentazione (da allegare alla richiesta di sopralluogo per il rilascio del certificato di prevenzione incendi, n.d.r.) è costituita da una dichiarazione di corretta installazione e funzionamento da parte dell'installatore, corredata di progetto, riferito alle eventuali norme di prodotto e/o agli eventuali requisiti prestazionali previsti da disposizioni vigenti o da prescrizioni del Comando provinciale VV.F., a firma di professionista. In assenza di tale progetto, dovrà essere presentata una certificazione (completa di documentazione tecnica illustrativa) a firma di professionista iscritto negli elenchi di cui alla legge n. 818 del 1984 relativa agli stessi aspetti. "
Si specifica che le note sopra esposte sono a carattere illustrativo e non intendono sostituirsi alla norma UNI 10779, alla quale è necessario riferirsi per un puntuale rispetto della stessa.

1) Come noto un compartimento antincendio è una parte di edificio protetta rispetto alle rimanenti parti del fabbricato da muri e porte resistenti al fuoco, in grado di contenere l'incendio per un tempo determinato.

2) Per edifici adibiti ad uso civile, ai fini del comma 1 dell'art. 1 della Legge 5 marzo 1990, n. 46 si intendono le unità immobiliari o la parte di esse destinate ad uso abitativo, a studio professionale o a sede di persone giuridiche private, associazioni, circoli o conventi e simili.

 



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