Gli
impianti idrici antincendio ad idranti
Mario
Abate
Ispettore Antincendi
Finalmente
con la norma UNI 10779 del settembre 1998 vengono definite le
caratteristiche tecniche e le prestazioni idrauliche che gli
impianti idrici antincendio a naspi o idranti devono assicurare.
Rimangono ovviamente in vigore, e devono comunque essere rispettate
in primo luogo le indicazioni specifiche sugli impianti antincendio
stabilite dalle norme del Ministero dell'Interno per alcuni
tipi di attività, come autorimesse, locali di pubblico
spettacolo, impianti sportivi, ecc.
Le
caratteristiche degli impianti idrici antincendio ad idranti
sono regolamentate in molti casi dalle specifiche norme di prevenzione
incendi del Ministero dell'Interno.
Si pensi ad esempio ai decreti ministeriali relativi ad autorimesse,
alberghi, locali di pubblico spettacolo, impianti sportivi,
edifici destinati a civili abitazioni, ecc. Laddove però,
e sono i casi più frequenti, non vi sia uno specifico
decreto ministeriale che precisa i requisiti dell'impianto idrico
antincendio, od in ogni caso per tutte quelle caratteristiche
dell'impianto stesso non riportate da decreto, allora occorre
sicuramente riferirsi alla norma di buona tecnica di cui alla
UNI 10779, di recente emanazione (settembre 1998).
Oggetto della suddetta norma sono i requisiti minimi da soddisfare
nella progettazione, installazione ed esercizio degli impianti
idrici permanentemente in pressione, destinati all'alimentazione
di idranti e naspi antincendio.
Sono esclusi dal campo di applicazione della norma gli edifici
di altezza maggiore di 45 metri, le attività all'aperto
con pericolo di gelo ed i casi particolari che implicano soluzioni
diverse da quelle prospettate e che devono essere oggetto di
particolari accordi fra le parti interessate.
Si specifica che ogni nuova sezione di impianto deve essere
trattata come un nuovo impianto. Allo stesso modo un impianto
esistente, quando intervengono modifiche sostanziali, deve essere
rivisto e riprogettato come un nuovo impianto.
Un problema di difficile risoluzione rimane sempre, come per
tutti gli impianti, quello della definizione delle "modifiche
sostanziali".
La norma UNI 10779 esplicita in maniera chiara un criterio tecnico
di prevenzione incendi molto importante, peraltro ben noto agli
addetti ai lavori: quello che la presenza di altri sistemi antincendio
(ad es. rivelatori di fumo, evacuatori di fumo, impianti automatici
ad acqua di tipo "sprinkler") non esclude la necessità
di installare una rete di idranti, a meno che l'acqua non sia
controindicata come estinguente. Infatti, estintori, naspi ed
idranti sono i primi presidi antincendio di cui dotare una attività
od un luogo di lavoro contro il pericolo di incendio. All'aumentare
del rischio si potrà pensare ad altri impianti di sicurezza,
(come già detto rivelatori di fumo, evacuatori di fumo
e calore, impianti a schiuma e sprinkler), ma solo dopo avere
previsto estintori in numero congruo ed un efficiente impianto
idrico antincendio.
Ovviamente l'impianto idrico antincendio si considera efficiente
quando ci consente di intervenire su tutta l'area da proteggere,
qualora necessario anche con più di un idrante (in proposito
vedasi il punto 15.3.2 dell'allegato al D.M. del 19/08/1996:
"Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi
per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di
intrattenimento e di pubblico spettacolo"). Gli idranti
antincendio dovranno quindi essere posizionati in modo che,
tenendo conto degli ingombri, sia possibile raggiungere ogni
punto dell'attività con le manichette srotolate e tenendo
conto che la gittata della manichetta deve considerarsi di 5
metri.
Un
impianto idrico antincendio si compone di:
-
alimentazione idrica;
-
rete di tubazioni fisse, preferibilmente chiuse ad anello,
permanentemente in pressione ed ad uso esclusivo antincendio;
-
valvole di intercettazione;
-
idranti e/o naspi.
Ovviamente
l'alimentazione idrica deve essere in grado di mantenere stabilmente
in pressione l'impianto e di garantire la portata e le pressione
richieste. Un impianto antincendio ad idranti può avere
una o più alimentazioni idriche.
Sono ammessi i seguenti tipi di alimentazione:
-
Collegamento fisso ad acquedotto in grado di assicurare la
portata, la pressione ed il tempo di utilizzo richiesti dall'impianto
idrico antincendio. In tal senso l'acquedotto è considerato
accettabile quale alimentazione se l'intera portata d'acqua
necessaria può affluire al tronco di acquedotto al
quale è collegato l'impianto idrico antincendio ad
idranti;
-
Vasca o serbatoio fissi a gravità oppure riserva virtualmente
inesauribile, come corsi d'acqua, laghi, ecc. in posizione
elevata rispetto all'impianto utilizzatore;
-
Pompa fissa ad avviamento automatico collegata a vasca o serbatoio
di accumulo od anche a riserva inesauribile.
Ciò
significa in sostanza che l'alimentazione idrica (in genere
l'acquedotto) deve essere in grado di assicurare la quantità
di acqua necessaria per il tempo richiesto (mezz'ora, un'ora,
due ore, in funzione del livello di rischio) nonché la
pressione necessaria per avere alla lancia delle manichette
la pressione residua richiesta dalla norma. Occorre che il professionista
incaricato dal
committente verifichi accuratamente tali condizioni in fase
di progetto dell'impianto e, qualora l'acquedotto non garantisca
le necessarie prestazioni, preveda una riserva idrica di dimensioni
opportune ed un gruppo di pompaggio.
I costi di tali installazioni possono essere estremamente elevati
e difficilmente sostenibili dalle singole aziende. Una soluzione
potrebbe essere quella di realizzare vasche e pompe condominiali,
ripartendo così su più aziende gli oneri di realizzazione
e di manutenzione degli impianti antincendio.
Ogni impianto idrico antincendio ad idranti deve essere provvisto
di attacco di mandata per autopompa VV.F. È questa una
apparecchiatura collegata alla rete di idranti, per mezzo della
quale può essere immessa acqua nella rete idranti in
situazioni di emergenza. Ovviamente gli attacchi dovranno essere
segnalati in modo da consentire l'immediata individuazione dell'impianto
che alimentano; dovranno essere in posizione facilmente visibile
e raggiungibile anche in condizioni di emergenza. Si ricorda
che la segnaletica di sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere
conforme a quanto disposto dal D.Lgs. 493/96.
Gli attacchi per autopompa devono essere protetti dal gelo ed
ancorati al suolo od alle strutture del fabbricato. Come già
detto, qualora l'alimentazione idrica dell'impianto non garantisca
una sufficiente pressione, dovrà prevedersi un gruppo
di pompaggio. Le pompe devono essere ubicate in un apposito
locale destinato esclusivamente ad impianti antincendio.
Può essere un locale isolato oppure contiguo ad altri
ambienti. In quest'ultimo caso tale locale deve essere separato
dagli altri ambienti con strutture orizzontali e verticali REI
120 e deve avere almeno una parete attestata su spazio a cielo
libero.
Qualora non sia possibile realizzare tale tipo di ubicazione
delle pompe, per gli impianti ad idranti è ammessa l'ubicazione
delle pompe antincendio in locali comuni ad altri impianti tecnologici
purché si tratti di ambienti privi di carico di incendio
e comunque accessibili dall'esterno.
Ovviamente la temperatura del locale pompe dovrà essere
tale da non consentire fenomeni di gelo. Le pompe antincendio
degli impianti idranti dovranno essere ad avviamento automatico
e ad arresto manuale. Le elettropompe devono sempre poter essere
alimentate. La loro alimentazione può essere costituita
da:
-
un collegamento alla pubblica rete di distribuzione elettrica;
-
un collegamento ad una centrale di autoproduzione sotto controllo
dell'utente dell'impianto;
-
un gruppo elettrogeno azionato da un motore diesel che alimenti
prioritariamente le pompe antincendio.
La
linea elettrica che alimenta il gruppo pompe deve essere esclusiva
e abbondantemente sovradimensionata per evitare surriscaldamenti
e sovraccarichi. Tale linea deve essere opportunamente protetta
da danneggiamenti meccanici ed essere resistente al fuoco per
almeno 3 ore. Ciò può ottenersi o usando cavi
speciali oppure compartimentando, qualora necessario, la linea
con strutture e materiali in grado di conferirle una classe
di resistenza al fuoco pari a REI 180.
Le tubazioni dell'impianto idrico antincendio devono essere
protette da danneggiamenti per urti meccanici dovuti a veicoli
in movimento o altro. Logicamente le tubazioni dovranno essere
protette dal gelo. Dovranno quindi sempre essere installate
in ambienti dove la temperatura non scende sotto i 2° C
o diversamente dovranno essere coibentate.
Quando gli impianti idrici antincendio ad idranti sono installati
in zone sismiche, la rete di tubazioni dovrà essere installata
in modo da evitare rotture per effetto dei movimenti tellurici.
In genere le tubazioni antincendio devono essere installate
a vista. È ammesso che transitino in spazi nascosti,
purché tali spazi siano comunque accessibili.
La norma UNI 10779 stabilisce perentoriamente che le tubazioni
non devono attraversare locali o aree non protette dalla rete
idranti. Ciò è senz'altro vero, ma presumibilmente
è da intendersi che la norma si riferisca ad aree non
protette dalla rete idranti e comunque pericolose dal punto
di vista dell'incendio. Non apparirebbe comunque giustificato
il divieto di attraversare con le tubazioni una parte di edificio
caratterizzato da un rischio di incendio così basso che
non si è ritenuto di proteggerla con gli idranti. Quindi,
logica vuole che il divieto di attraversamento sussista per
quegli ambienti effettivamente a maggior rischio in caso di
incendio, oppure con pericolo di esplosione e di incendio, o
comunque quando vi sia l'effettivo pericolo che la adduzione
idrica alle manichette venga compromessa da un incendio verificatosi
in un locale attraversato da una tubazione principale dell'impianto.
Ma se un ambiente è a maggior rischio in caso di incendio
deve essere protetto dalla rete antincendio a naspi od idranti
e quindi l'attraversamento non è vietato.
La classificazione di tali ambienti, in linea di massima e salvo
valutazioni specifiche da effettuare caso per caso, può
desumersi dalle norme CEI.
In ogni caso le tubazioni dell'impianto potranno essere protette
con opportuni materiali in grado di garantire una resistenza
al fuoco proporzionata al massimo carico di incendio ipotizzabile.
La norma UNI 10779 non ammette l'installazione incassata delle
tubazioni, propendendo per la installazione a vista di tutte
le tubazioni fuori terra. È consentita l'installazione
incassata delle sole diramazioni, intese come tratti di tubazioni
orizzontali di breve sviluppo, destinate ad alimentare al massimo
due idranti.
Occorre considerare, nell'attraversamento di strutture orizzontali
e/o verticali, il rischio di deformazioni delle tubazioni o
ancora il danneggiamento degli elementi costruttivi a seguito
di dilatazioni termiche o di cedimenti strutturali. Qualora
poi le tubazioni attraversino strutture delimitanti compartimenti
antincendio, è necessario ripristinare la resistenza
al fuoco negli attraversamenti con opportuni prodotti. Si dovrà
quindi nello stesso tempo consentire le eventuali dilatazioni
dei tubi ed anche garantire la tenuta al passaggio dei fumi
o altro in caso di incendio.
I materiali da usare a questo scopo dovranno quindi essere oggetto
di opportuna valutazione, anche perché la pratica insegna
che sempre gli incendi si propagano attraverso le interruzioni
delle compartimentazioni (cavedi per passaggio cavi elettrici,
canali dell'impianto di condizionamento e simili).
Le tubazioni interrate devono essere installate a profondità
di almeno 0,8 metri e devono essere protette dalla corrosione
elettrochimica.
L'impianto idrico antincendio deve inoltre essere provvisto
di valvole di intercettazione installate in numero ed in posizione
opportuna. La loro distribuzione deve essere accuratamente studiata
in modo da consentire la esclusione di parti di impianto per
manutenzione o modifica, senza mettere fuori servizio l'intero
impianto. Tali valvole di intercettazione devono essere bloccate
mediante apposito sigillo nella posizione di funzionamento ordinario.
Ciò per evitare che possano essere chiuse per disattenzione
o per scherzo. Devono poi sempre essere perfettamente segnalate
con opportuna cartellonistica, e non dovrà mai essere
impedito l'accesso sia che esse si trovino installate fuori
terra che interrate in pozzetto. Contrariamente a quello che
di solito si vede, i pozzetti devono essere facilmente individuabili
ed apribili.
Tutte le valvole di intercettazione devono riportare chiaramente
l'indicazione della funzione e dell'area controllata dalla valvola
stessa.
Gli idranti antincendio devono essere posizionati in modo che
ogni punto dell'attività protetta sia raggiungibile con
il getto d'acqua di almeno un idrante. Il getto d'acqua deve
considerarsi di 5 metri. Nei luoghi caratterizzati da un rischio
particolarmente alto dovranno esserci un numero sufficiente
di idranti in modo che ogni punto dell'attività protetta
sia raggiungibile con il getto di almeno 2 lance.
Un concetto molto importante, finalmente chiarito dalla UNI
10779, è che gli idranti devono essere posizionati considerando
ogni compartimento (1) in modo indipendente. Ciò significa
che l'utilizzo di un idrante in caso di incendio non deve avvenire
ad esempio srotolando la manichetta ed attraversando una porta
tagliafuoco che quindi conseguentemente resta aperta e fa passare
il fumo, bensì bisogna che il compartimento dove si è
verificato l'incendio abbia a disposizione un proprio sistema
di idranti visibili, raggiungibili ed efficienti. In tal modo
si può intervenire sull'incendio senza interessare i
compartimenti adiacenti.
Ciò è estremamente importante in attività
particolari, come ad esempio ospedali, case di cura, case di
riposo, alberghi, scuole e simili. Quindi, lo ripetiamo, per
i nuovi impianti il posizionamento degli idranti a muro e dei
naspi nei fabbricati deve avvenire considerando ogni compartimento
in modo indipendente.
Gli idranti e/o i naspi devono preferibilmente essere installati
in prossimità delle uscite di emergenza o delle vie di
esodo, in posizione tale da non ostacolare il deflusso. Ogni
punto dell'attività protetta non deve distare più
di 20 metri da un idrante o da un naspo. Ogni idrante o naspo
non deve proteggere una area di estensione superiore ai 1000
metri quadri. Nei fabbricati a più piani devono essere
installati idranti o naspi a tutti i piani.
La
norma specifica che nel caso di ubicazione di idranti o naspi
in prossimità di porte resistenti al fuoco delimitanti
un compartimento, gli idranti o naspi devono essere posizionati
su entrambe le facce della parete su cui è inserita la
porta, sia pure derivati dalla stessa tubazione.
Nel caso di filtri a prova di fumo, gli idranti o naspi devono
essere ubicati sia all'interno del compartimento sia all'interno
del vano filtro.
Tutti gli idranti devono essere opportunamente segnalati in
base alla norma UNI 10779, in conformità alla normativa
vigente (D.Lgs. 493/96).
Per quanto riguarda il dimensionamento di una rete idrica antincendio
occorre tenere conto di molteplici fattori. In particolare occorre
considerare il carico di incendio, la velocità di sviluppo
dell'eventuale incendio, le dimensioni della zona da proteggere.
Si devono ovviamente considerare le indicazioni delle autorità
competenti, che sono già specificate per le attività
normate dal Ministero dell'Interno, come scuole, alberghi, autorimesse,
cinema e teatri, dove le caratteristiche richieste per gli impianti
idrici antincendio sono puntualmente riportate.
Per le attività non normate, cioè non regolamentate
da uno specifico decreto del Ministero dell'Interno, bisogna
riferirsi al Comando provinciale VV.F. competente per territorio
e comunque in assenza di indicazioni specifiche occorre fare
riferimento all'appendice B della norma UNI 10779.
La protezione con idranti si suddivide in interna ed esterna.
La protezione interna si ottiene mediante idranti a muro o naspi
utilizzabili dall'interno dell'attività per attaccare
l'incendio a distanza ravvicinata.
La protezione esterna consiste invece di idranti a colonna soprasuolo
o sottosuolo in grado di consentire di affrontare l'incendio
quando questo abbia assunto una dimensione tale da rendere pericoloso
l'avvicinamento.
L'impianto idrico antincendio deve essere dimensionato in funzione
del rischio di incendio.
La norma puntualizza che nel caso in una stessa attività
vi fossero zone a rischio differente, l'intero impianto dovrà
essere dimensionato per il massimo rischio. Le zone di rischio
si dividono in aree di rischio di livello 1, 2 o 3.
AREE
DI LIVELLO 1
Le aree con rischio di livello 1 sono caratterizzate da
carico di incendio limitato, scarsa probabilità di innesco
e ridotta velocità di propagazione delle fiamme. In questo
caso si richiede all'impianto di erogare, ai due idranti a muro
DN 45 o naspi in posizione idraulicamente più sfavorita,
la portata di 120 litri al minuto con 2 bar di pressione residua.
Tale pressione residua è da verificarsi nel punto di
connessione della manichetta o naspo alla rete fissa.
Ovviamente tali caratteristiche devono essere verificate con
entrambi gli idranti considerati in fase di scarica.
Nel caso si valuti opportuno, si può in alternativa considerare
un impianto a naspi da 35 l/minuto, ed in questo caso dovrà
essere assicurato il funzionamento di almeno i 4 naspi ubicati
in posizione idraulicamente più sfavorevole. Dovranno
in questo caso essere garantiti, con tutti i 4 naspi in fase
di scarica contemporanea, a ciascuno 35 litri al minuto con
una pressione residua di 2 bar. Tali prestazioni idrauliche
dovranno essere garantite per un tempo di almeno 30 minuti.
Nel caso di rete antincendio costituita da più colonne,
dovrà essere assicurato il funzionamento di almeno 2
colonne.
Non è richiesto per le aree di livello 1 impianto di
protezione esterno.
AREE
DI LIVELLO 2
Le aree con rischio di livello 2 sono caratterizzate da
carico di incendio moderato, minima presenza di infiammabili,
ridotta velocità di propagazione di un eventuale incendio.
Per i relativi impianti ad idranti è richiesta l'erogazione
contemporanea di 120 l/min ai 3 idranti o naspi più sfavoriti.
In ipotesi di rischio ridotto si può installare un impianto
a naspi dove i 4 naspi in posizione idraulicamente più
sfavorevole siano in grado di erogare 60 l/min con la pressione
residua di 2 bar. In questo caso è necessaria la protezione
con idranti esterni DN 70, che dovranno essere posizionati in
modo da consentire l'intervento sull'intera attività
protetta.
I 4 idranti esterni in posizione più sfavorevole dovranno
essere in grado di erogare per ciascuno 300 l/min con una pressione
residua di 4 bar. Tali prestazioni dovranno essere assicurate
dall'impianto per almeno un'ora.
Come per le aree di livello 1 in caso di presenza di più
colonne montanti, deve essere assicurato il funzionamento contemporaneo
di almeno 2 colonne.
AREE
DI LIVELLO 3
Le aree di livello 3 sono luoghi con carico di incendio
elevato, eventuale presenza di infiammabili, con presumibile
rapida propagazione delle fiamme. In questo caso i 4 idranti
a muro DN 45 o naspi nella posizione idraulicamente più
sfavorevole devono erogare 120 litri al minuto con una pressione
residua di 2 bar.
Anche per le aree di livello 3 è richiesto il funzionamento
contemporaneo di 2 colonne montanti nel caso di impianto a colonne,
garantendo comunque le caratteristiche idrauliche illustrate
per ciascuna colonna.
È anche necessaria la protezione esterna ad idranti,
ma senza contemporaneità con il funzionamento dell'impianto
interno. Deve essere garantita agli idranti DN 70 esterni la
portata di 300 l/min con una pressione residua di 4 bar. Le
suddette prestazioni idrauliche dell'impianto interno ed esterno
devono essere assicurate per almeno 120 minuti.
Fin qui le specificazioni tecniche in merito alle modalità
di installazione degli impianti idrici antincendio disposte
dalla norma UNI 10779.
A lavori ultimati la ditta installatrice dovrà rilasciare
al committente la dichiarazione di conformità dell'impianto,
relativa alla installazione effettuata ed ai componenti utilizzati.
La dichiarazione dovrà attestare necessariamente il rispetto
delle norme UNI e delle altre leggi vigenti in materia. Ovviamente
tale dichiarazione di conformità non sarà necessariamente
rilasciata ai sensi della L. 46/90. Infatti, ad esempio, un
impianto idrico antincendio non istallato in un edificio di
tipo civile (2) non rientra nel campo di applicazione della
L. 46/90. La cosa importante è però che l'installatore
rediga un documento da lui firmato, attestante la corretta installazione
dell'impianto, l'utilizzo di materiali idonei, la conformità
all'eventuale progetto.
Questo documento non sarà una dichiarazione di conformità
ai sensi della L. 46/90, e non necessariamente dovrà
essere redatta in rigorosa conformità al modello approvato
con D.M. 20/02/92, ma la sostanza del discorso non cambia, perché
la ditta installatrice deve garantire comunque il suo operato.
La norma UNI 10779 parla oltre che di "dichiarazione di
conformità" anche di "collaudo", lasciando
intendere che l'impianto idrico antincendio debba essere sottoposto
ad un collaudo tecnico.
Le
verifiche da effettuarsi sono:
-
Accertamento della rispondenza della installazione al progetto
approvato;
-
Verifica della conformità alle norme citate dalla UNI
10779 della componentistica;
-
Verifica della posa in opera a regola d'arte;
-
Esecuzione di prove.
Il
collaudo consiste nelle seguenti operazioni:
-
esame generale dell'impianto comprese le alimentazioni;
-
prova idrostatica dell'impianto ad una pressione pari ad 1,5
volte la pressione di esercizio;
-
collaudo delle alimentazioni;
-
verifica del regolare flusso nei collettori di alimentazione,
da effettuarsi aprendo completamente un idrante terminale
per ogni ramo della rete;
-
verifica di portata e pressione di progetto.
Ovviamente
il titolare dell'attività è responsabile del mantenimento
in efficienza dell'impianto. Ciò vale anche nel caso
in cui egli abbia affidato a terzi la manutenzione e le verifiche
della funzionalità dell'impianto. Il titolare dell'attività
deve quindi provvedere ad effettuare la normale manutenzione
ordinaria e straordinaria, alla verifica almeno due volte all'anno,
con intervallo non minore di 5 mesi, della funzionalità
dell'impianto ed alla compilazione dell'apposito registro delle
manutenzioni (previsto, fra l'altro, anche dal D.P.R. 37/98).
Le verifiche dell'impianto idrico antincendio non dovranno prescindere
dalla prova di avviamento manuale delle pompe, dalla prova di
avviamento automaico e di funzionamento delle stesse; la prova
di funzionamento dovrà essere protratta per almeno 30
minuti.
È appena il caso di ricordare che la omessa manutenzione
periodica o l'omesso mantenimento in efficienza dell'impianto
antincendio è uno dei più diffusi reati di prevenzione
incendi, sanzionato ai sensi dell'art. 34 del D.P.R. 547/55,
che recita:
"Nelle aziende o lavorazioni in cui esistono pericoli
specifici di incendio ... devono essere predisposti mezzi di
estinzione idonei in rapporto alle particolari condizioni in
cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchi estintori
portatili di primo intervento. Detti mezzi devono essere mantenuti
in efficienza e controllati akmeno una volta ogni sei mesi da
personale esperto;
".
Tale disposizione dell'art. 34 del D.P.R. 547/55 è assistita
da sanzione penale. Non viene specificato dalla norma UNI, come
d'altronde accade per altri tipi di verifiche previste per altri
tipi di impianti, quale figura tecnica debba procedere alla
effettuazione del collaudo. Non è cioè specificato
se il collaudo dell'impianto idrico antincendio possa essere
effettuato dalla stessa impresa installatrice, o se viceversa
occorra necessariamente una figura professionale iscritta agli
elenchi del Ministero dell'Interno di cui alla L. 818/84.
Nel caso di impianti idrici antincendio ricadenti nel campo
di applicazione della L. 46/90, in effetti la funzionalità
e l'efficienza dell'impianto vengono attestate dalla dichiarazione
di conformità rilasciata dall'installatore qualificato.
Se l'impianto idrico antincendio non ricade nel campo di applicazione
della L. 46/90, e le verifiche dell'impianto vengono effettuate
ai fini del rilascio del certificato di prevenzione incendi,
allora può prendersi a riferimento il disposto dell'allegato
II del D.M. 04/05/98, in materia di certificazioni che al punto
3.2 (relativo ad impianti di protezione antincendio non ricadenti
nel campo di applicazione della legge n. 46/90), stabilisce
che:
"La documentazione (da allegare alla richiesta di sopralluogo
per il rilascio del certificato di prevenzione incendi, n.d.r.)
è costituita da una dichiarazione di corretta installazione
e funzionamento da parte dell'installatore, corredata di progetto,
riferito alle eventuali norme di prodotto e/o agli eventuali
requisiti prestazionali previsti da disposizioni vigenti o da
prescrizioni del Comando provinciale VV.F., a firma di professionista.
In assenza di tale progetto, dovrà essere presentata
una certificazione (completa di documentazione tecnica illustrativa)
a firma di professionista iscritto negli elenchi di cui alla
legge n. 818 del 1984 relativa agli stessi aspetti. "
Si specifica che le note sopra esposte sono a carattere illustrativo
e non intendono sostituirsi alla norma UNI 10779, alla quale
è necessario riferirsi per un puntuale rispetto della
stessa.
1)
Come noto un compartimento antincendio è una parte di
edificio protetta rispetto alle rimanenti parti del fabbricato
da muri e porte resistenti al fuoco, in grado di contenere l'incendio
per un tempo determinato.
2)
Per edifici adibiti ad uso civile, ai fini del comma 1 dell'art.
1 della Legge 5 marzo 1990, n. 46 si intendono le unità
immobiliari o la parte di esse destinate ad uso abitativo, a
studio professionale o a sede di persone giuridiche private,
associazioni, circoli o conventi e simili.
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