Procedure
di intervento per la bonifica e la rimozione in sicurezza
dei serbatoi interrati
a
cura della Dott.ssa Simonetta Chierici
Servizio Igiene Pubblica Regione Lombardia
e
del Dott. Paolo Jean
A.S.L. Città di Milano - Servizio Igiene Ambientale
Riportiamo,
in quanto strettamente pertinenti con il precedente articolo,
uno stralcio delle linee guida elaborate dal Settore Sanità
ed Igiene della Regione Lombardia nel 1992: "Aree industriali
dismesse: caratterizzazione dei rischi ambientali e standards
tecnici per la messa in sicurezza e la bonifica degli impianti".
La
presenza di serbatoi interrati costituisce in generale un significativo
rischio ambientale; ciò è tanto più vero
nelle aree dismesse, in cui si possono trovare serbatoi e annesse
tubazioni posati da due o più decine di anni.
I serbatoi, in particolare quelli in opera da oltre 10 anni,
sono normalmente realizzati in semplice lamiera di acciaio al
carbonio, di spessori variabili tra cinque e sette mm. Semplicemente
rivestiti all'esterno da un manto di bitume applicato dal produttore,
di spessore medio di un millimetro.
Il serbatoio è normalmente fissato in una fossa, direttamente
a contatto con il terreno e ricoperto con il materiale di risulta
dello scarico o con ghiaia e sabbia nel migliore dei casi, senza
alcuna protezione catodica contro la corrosione esterna.
Già durante l'operazione di messa in opera il rivestimento
esterno può essere danneggiato in alcuni punti fino a
mettere a nudo la superficie metallica ed esporla al processo
corrosivo; in ogni caso tale rivestimento viene a perdere le
sue caratteristiche protettive in pochi anni, sia per l'effetto
dell'infragilimento del bitume che per l'attacco dell'ambiente
organico o dilavamento da parte dei prodotti chimici percolati
e/o delle acque meteoriche.
L'integrità della superficie esterna viene rapidamente
compromessa e la perdita di tenuta può determinare dopo
periodi di tempo variabili da pochi anni (in presenza di corrosione
elettrochimica dovuta a forti correnti galvaniche quali quelle
generate dal passaggio di binari ferroviari o tranviari o dalla
presenza di dispositivi di messa a terra) a qualche decina d'anni.
È inoltre da considerare che le zone destinate a parco
serbatoio sono comunque contaminate dalle sostanze chimiche
sgocciolate in occasione dei ripetuti riempimenti.
In generale i serbatoi interrati nelle aree dismesse in linea
di principio vanno rimossi secondo le linee guida di seguito
espresse.
La rimozione può essere differita nel tempo o si può
soprassedere alla stessa qualora possa essere esclusa (tramite
prove di tenuta, carotaggi ecc.) la necessità di procedere
alla bonifica del terreno sottostante e circostante.
LINEE GUIDA PER LA BONIFICA E RIMOZIONE IN SICUREZZA DI SERBATOI
INTERRATI
Preliminare a qualunque intervento è il controllo qualitativo
e quantitativo dei liquidi ancora contenuti, da eseguirsi con
le opportune e necessarie cautele.
In
questa fase, particolare attenzione dovrà essere prestata
nel caso si tratti di liquidi infiammabili:
- il pericolo dovrà essere convenientemente segnalato;
- dovranno essere disponibili appropriati estintori;
- i livelli di esplosività dovranno essere adeguatamente
controllati;
- non potranno inoltre essere usati strumenti, materiali, indumenti
che possano caricarsi di elettricità statica o provocare
scintille; apparecchi elettrici eventualmente utilizzati dovranno
essere del tipo antideflagrante.
L'intervento di bonifica di ciascun serbatoio si svilupperà
attraverso le seguenti fasi:
1) drenaggio nel serbatoio del liquido ancora eventualmente
presente nelle tubazioni collegate;
2) rimozione del liquido ancora eventualmente presente nel serbatoio
con pompe a motore o manuali, con stoccaggio separato del prodotto
pulito da quello sporco, per il successivo riutilizzo e/o smaltimento;
3) disincrostazione e bonifica delle parti interne con vapore,
iniettato mediante apparecchiatura tipo water-jet, con rimozione
del liquido e suo smaltimento in base alle sue caratteristiche
quali-quantitative;
4) rimozione dei vapori per ventilazione forzata con aria -
mediante aspiratore del tipo antideflagrante - o con CO2
gassosa, ovvero utilizzando ghiaccio secco (circa 1,5 kg per
ogni m2), con controllo analitico ed eventuale abbattimento
dell'aeriforme estratto; nei casi in cui si intenda effettuare
la prova di tenuta tramite pressione idraulica, è consigliabile
utilizzare acqua anziché aria;
5) disconnessione delle tubazioni collegate e chiusura di tutti
gli orifizi del serbatoio, lasciandone uno aperto per lo sfiato;
6) scavo del terreno, con particolare cautela, controllando
il livello di esplosività, soprattutto qualora si dovesse
procedere al taglio di eventuali staffe di ancoraggio;
7) estrazione del serbatoio e suo bloccaggio in posizione di
sicurezza;
8) controllo della presenza sulla superficie esterna, ed eventualmente
ancora all'interno del serbatoio, di liquidi o vapori pericolosi,
con bonifica se necessaria;
9) rottamazione del serbatoio previa foratura o taglio, al fine
di renderlo non utilizzabile; infatti in generale è vietato
il riutilizzo dei serbatoi rimossi, salvo si dimostri con verifiche
visive e strumentali la completa integrità strutturale
e venga rilasciato uno specifico parere positivo da parte della
USSL.
Possono verificarsi situazioni in cui la rimozione integrale
del parco serbatoi non sia applicabile, per ragioni logistiche
(raggiungibilità da parte dei mezzi di sollevamento o
movimento terra) ovvero di sicurezza (esistenza di strutture
vicine o sovrastanti la cui stabilità verrebbe compromessa
dalla rimozione).
In tali casi si può procedere, dopo lo svuotamento e
bonifica del serbatoio di cui alle fasi da 1 a 5, secondo la
seguente procedura alternativa (fig. 1).
La prova di tenuta dovrà essere eseguita secondo quanto
indicato nel punto successivo
PROCEDURA
RELATIVA AL CONTROLLO DI TENUTA DEI SERBATOI INTERRATI E CONNESSE
TUBAZIONI.
Non è al momento disponibile un sistema di controllo
della tenuta dei serbatoi interrati e relative tubazioni di
collegamento che garantisca in ogni condizione operativa il
raggiungimento dei desiderati livelli di riproducibilità,
affidabilità, sensibilità, sicurezza, semplicità.
Ne è prova anche il fatto che ben 36 diversi metodi sono
stati elaborati e proposti nel quadro delle iniziative nel settore
da parte dell'Agenzia per l'ambiente statunitense (EPA); infatti
tanta varietà di metodi sta a significare che ognuno
di essi non è completamente soddisfacente.
La causa di questo è da far risalire essenzialmente al
grande numero di variabili che intervengono a falsare i risultati;
basti qui far cenno alle principali: temperatura, pressione,
deformabilità del serbatoio, inclinazione, volume del
serbatoio, evaporazione di liquidi, presenza di bolle di aeriforme,
ecc.
I metodi qui di seguito proposti sono quelli comunemente impiegati
essendo anche in grado di rilevare microfessure non ancora attive
nelle normali condizioni d'esercizio ed essendo inoltre applicabili
al controllo delle tubazioni.
I.
Prova idraulica
Il metodo adottato è basato sulla pressatura del
serbatoio ripieno di acqua, con verifica nel tempo della pressione
mediante manometro.
È possibile controllare insieme serbatoio e tubazioni
annesse interessate, anche se all'atto pratico è più
conveniente agire separatamente.
L'attrezzatura di base è costituita da una pompa manuale
con pescante immerso in un contenitore graduato e da un manometro
commerciale a soffietto o a polmone con fondo scala di 0,4 atm
e precisione 2%; il manometro va posizionato il più possibile
vicino alla flangia del serbatoio e comunque in posizione riparata
da sbalzi termici e dall'irradiazione solare diretta.
I serbatoi, bonificati come descritto nelle linee guida precedentemente
indicate per la rimozione in sicurezza di serbatoi interrati,
vengono riempiti con acqua, sino ad una sovrapressione di 0,3
atm. è opportuno che non si utilizzi per il raggiungimento
di tale valore di sovrapressione, un volume di acqua superiore
allo 0,2% del volume del serbatoio in esame, sfiatando - se
necessario - la bolla d'aria che inevitabilmente si forma alla
testata del serbatoio stesso.
Dopo 24 ore, necessarie per l'assestamento e la stabilizzazione
del sistema, si riporta eventualmente la sovrapposizione a 0,3
atm; dopo le 24 ore si effettua la lettura finale.
Per cadute di pressione superiori a 0,03 atm, si può
considerare avariato il serbatoio purché il valore di
acqua immerso per la sovrapressione sia ammontato ad almeno
10 litri.
Per diminuzioni di pressione inferiori a 0,03 atm, si può
considerare integro il serbatoio purché il volume dell'acqua
per la sovrapressione non ammonti a più di 10 litri;
nei casi dubbi si approfondisce l'esame estendendo il tempo
di controllo, ricontrollando la presenza di bolle di aeriforme
(eliminando se del caso), controllando la temperatura interna.
Una metodologia analoga è utilizzabile per il controllo
delle tubazioni, purché le stesse non siano state usate
in pressione.
È importante ricordare che si può spingere la
sovrappressione applicata - misurata nel punto più elevato
della tubazione - a valori di 0,3 - 0,7 atm.
Per le tubazioni in pressione, si applica una sovrappressione
almeno pari a 1,5 volte la sovrappressione di esercizio.
L'analogo metodo di controllo mediante pressatura con gas invece
che con acqua, utilizzante analoga strumentazione ed effettuato
nelle stesse condizioni operative sopra descritte, è
da sconsigliare sia per ragioni di sicurezza in caso di cedimento
delle strutture del serbatoio sia per ragioni di sensibilità,
risultando grossolano, soprattutto per serbatoi di volume superiore
a qualche decina di metri cubi; la pressione con acqua non presenta
- se non in misura trascurabile - i citati inconvenienti, presentandone
tuttavia altri quali:
- contaminazione dell'acqua, in caso di insufficiente bonifica
del serbatoio, con conseguenti problemi di smaltimento;
- percolazione dell'acqua del sottosuolo, in caso di serbatoio
avariato, percolazione che può essere massiccia in caso
di cedimento istantaneo delle strutture; per limitare questo
pericolo è utile disporre di una pompa, per lo svuotamento
rapido del serbatoio in caso di necessità.
II.
Prova pneumatica
Viene di seguito proposta, in via sperimentale, una prova
di tenuta con sovrapressione con gas, che eviterebbe, in caso
di serbatoi con difetto di tenuta, il dilavamento degli inquinanti
verso la falda che si avrebbe necessariamente con la prova idraulica.
La prova pneumatica è utilizzabile anche per testare
le reti delle tubazioni interrate di collegamento dei serbatoi
agli impianti di utilizzo.
Il metodo di prova della tenuta pneumatica, con creazione di
una sovrapressione interna con gas (aria, azoto, CO2 )
pari a 3000 mm H2 O, è un test molto severo
ed in grado di evidenziare la presenza di potenziali perdite
anche da fessure (cricche) che non darebbero luogo a fuoriuscite
di liquidi.
Ciò è dovuto all'elevata capacità di penetrazione
del gas rispetto ai liquidi normalmente contenuti nei serbatoi
ed anche rispetto ai liquidi normalmente contenuti nei serbatoi
ed anche rispetto ai liquidi normalmente contenuti nei serbatoi
ed anche rispetto ai liquidi (acqua) con cui si esegue la prova
di tenuta idraulica.
Inoltre la pressione di prova di 3000 mm H2 O sottopone
il serbatoio ad una sollecitazione superiore almeno del 50 per
cento a quella massima a cui viene sottoposto nelle normali
condizioni di esercizio.
Il metodo è in grado di evidenziare perdite superiori
a 0,1 x 10-3 volumi/ora: vale a dire che in un serbatoio di
volume pari a 10.000 litri si individuano perdite superiori
a 1 litro/ora.
Tale perdita è equivalente a 0,04 litri/ora di acqua.
Nel caso si intenda esclusivamente evidenziare la possibilità
di perdite pregresse in serbatoi disattivati e da non riutilizzare,
la pressione di prova può essere ridotta a valori di
1000 mm H2 O.
La prova di tenuta deve essere eseguita su serbatoio vuoto e
bonificato.
Nel caso nel serbatoio fosse rimasto del liquido (ancorché
fosse acqua di lavaggio), si dovrà tenere conto della
variazione della pressione del liquido nel corso della prova.
La prova consiste essenzialmente nel verificare che la pressione
nel serbatoio in prova resti costante per un periodo di tempo
adeguato.
La prova è relativamente complessa ed è opportuno
fare alcune considerazioni:
a) Per la corretta misurazione della pressione interna
del serbatoio, che viene fatta con un manometro a colonna d'acqua,
bisogna tener conto anche della pressione atmosferica e della
temperatura all'interno del serbatoio stesso. Se la pressione
atmosferica o la temperatura subiscono variazioni sensibili,
è necessario apportare una correzione al valore della
pressione letto sul manometro.
In particolare:
- ogni variazione di pressione atmosferica comporta una variazione
uguale e contraria del valore della pressione letto sul manometro.
(Tali variazioni possono essere anche dell'ordine dei 200-300
mm H2 O, in particolari condizioni meteorologiche);
- ogni aumento di temperatura comporta un aumento di pressione
di circa 40 mm H2 O per ogni grado centigrado (ciò
nel caso di prove a sovrapressioni dell'ordine di 3000 mm H2 O
e a temperatura ambiente).
b)
Durante la prova intervengono altri fattori fisici difficilmente
quantificabili, quali ad esempio la deformazione del serbatoio
per via della pressione che può avvenire a scatti anche
dopo alcune ore dall'inizio della prova, la temperatura non
uniforme all'interno del serbatoio, la variazione della tensione
di vapore degli eventuali liquidi rimasti sul fondo, la inevitabile
diffusione del gas delle valvole e flange ecc. A causa di tali
fattori la pressione, anche se corretta come precedentemente
detto, non è mai esattamente costante ma può presentare
oscillazioni anche in assenza di forature.
c)
La strumentazione, tenendo conto del fatto che si opera sul
campo, all'aperto, con varie difficoltà, non può
praticamente superare, come sensibilità i valori seguenti:
- Manometro: +/- 5 mm H2 O
- Barometro: +/- 10 mm H2 O
- Termometro: +/- 0,1 °C
Nella
pratica si ritiene che la prova sia valida se, dopo un periodo
di 24 ore, la variazione in diminuzione della pressione, corretta
in funzione della temperatura e pressione atmosferica, si mantiene
al di sotto di 30 mm H2 O (per serbatoi di circa
30 m3, alla sovrapressione di prova di 3000 mm H2 O).
È consigliabile comunque, durante la prova, effettuare
frequenti letture per poter eseguire l'andamento dei valori
nel tempo, almeno nella prima fase di assestamento del sistema:
alcune oscillazioni brevi e casuali possono essere determinate
dai fattori sopra citati; la presenza di una foratura, anche
di modeste dimensioni, origina una perdita di pressione interna
con andamento regolare.
Per facilitare l'analisi dei dati, il loro raffronto e visualizzarne
l'andamento rispetto al tempo, i valori di ogni prova devono
essere riportati su un diagramma che costituisce anche prova
documentaria del test.
Si tenga in adeguato conto la cattiva tenuta delle guarnizioni
sui boccaporti dei serbatoi, non progettati per operare in pressione;
gli interventi per eliminare le perdite scoperte nei boccaporti
costringono a ripetere la prova anche più volte.
Le prove sono effettuate con gas alla pressione di 3000 mm H2 O
per una durata di almeno 24 ore.
Come gas di prova si può utilizzare aria (salvo i casi
in cui non sia sicuramente escludibile la formazione di miscele
esplosive) CO2 , azoto.
Si potranno utilizzare le seguenti sorgenti:
- Rete di gas inerte o di aria compressa dello stabilimento;
- Compressore portatile a motore;
- Pacchi di bombole di gas compressi.
Strumentazione
di controllo
Vedi
tabella 1
Procedura
- Svuotare e bonificare il serbatoio; staccare i tubi di
entrata ed uscita; applicare gli strumenti (la sonda termometrica
va posizionata al centro del serbatoio); collegare il tubo di
immissione del gas (con valvola); chiudere le tubazioni (eventualmente
con flangia cieca) e sigillare le aperture.
- Riempire il serbatoio con gas fino a una pressione di 2000
mm H2 O; interrompere l'immissione di gas; attendere
per un periodo di due ore circa per la stabilizzazione del sistema
e controllare con schiuma la tenuta delle giunzioni.
- Riempire con gas fino a 3000 H2 O; staccare il
tubo di immissione del gas; ogni due ore circa e per un periodo
di almeno 24 ore effettuare le letture di temperatura e pressione
e riportare i valori sull'apposita scheda e/o grafico.
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