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L'inosservanza dei provvedimenti dell'autorità: l'art. 650 c.p.

Mario Abate
Ispettore antincendi - Milano

Nelle attività di istituto dei vigili del fuoco accade sovente di dover dare indicazioni o anche disposizioni necessarie per la messa in sicurezza di situazioni pericolose.

Tutta l'attività dei vigili del fuoco, dall'intervento per soccorso urgente alla verifica dei progetti di prevenzione incendi, tende infatti al raggiungimento di condizioni di sicurezza ottimali negli edifici civili, industriali, dei locali di pubblico spettacolo, ecc.
A volte è necessario dare delle prescrizioni di sicurezza per la impellente necessità di adeguare alle norme od ai criteri tecnici di prevenzione incendi situazioni pericolose, o ancora per la necessità di mettere immediatamente in sicurezza situazioni che importano un pericolo evidente ed imminente.
Come noto la inosservanza dei provvedimenti dell'autorità competente è sanzionata dall'art. 650 del Codice Penale, che riportiamo per comodità del lettore:
"Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall'Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o d'igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a lire quattrocentomila, "
L'articolo 650 in particolare rappresenta una tipica norma penale in bianco.
Si definisce norma penale in bianco quella norma che pur contenendo una sanzione ben determinata, espone un precetto a carattere generico, che deve essere necessariamente specificato da atti normativi di grado inferiore.
L'obbligo previsto dall'art. 650 acquista concretezza ed attualità solo nel momento in cui viene legalmente dato il provvedimento dell'autorità amministrativa o giudiziaria.
L'art. 650 c.p. non è applicabile all'inosservanza di leggi e/o di regolamenti di qualsiasi tipo e qualunque ne sia l'oggetto.
È quindi possibile contestare la violazione dell'art, 650 C.P. solo nelle ipotesi in cui la violazione di un obbligo imposto da un ordine autorizzato da una norma giuridica ovvero da un provvedimento dell'autorità non trovi in una norma di legge una sua specifica sanzione.
Tale sanzione, intesa come la risposta del sistema giuridico ad un comportamento inosservante, non deve necessariamente essere a carattere penale ma potrebbe anche solo essere a carattere amministrativo.
È di fondamentale importanza ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 650 c.p. che l'autorità che emette il provvelimento sia effettivamente competente, cioè deve trattarsi della autorità istituzionalmente preposta ad esercitare le funzioni cui il provvedimento attiene
Diversamente il suddetto reato previsto dall'art. 650 c.p. non può configurarsi.
L'eventuale termine fissato dall'autorità per l'esecuzione del provvedimento deve essere congruo.
Qualora il termine fissato per l'adempimento fosse incongruo, il provvedimento emesso dall'autorità competente sarebbe viziato da eccesso di potere.
Da notare che per il provvedimento dell'autorità non è richiesta dalla legge la forma scritta e quindi lo stesso deve ritenersi legittimo anche se emesso in forma orale.
Oltre a dover essere dato legalmente dall'autorità competente, il provvedimento deve essere stato emanato per una delle seguenti quattro ragioni tassativamente indicate dall'articolo 650 c.p.: ragioni di giustizia, ragioni di sicurezza, ragioni d'ordine pubblico o ragioni di igiene.
Diversamente, il provvedimento legalmente dato dall'autorità per una ragione che non rientra nelle quattro indicate non potrà essere ritenuto munito della sanzione penale di cui all'articolo 650 del codice penale.
Si ribadisce che l'art. 650 contiene, per citare la Corte di Cassazione, una norma esclusivamente sanzionatoria dell'inosservanza di provvedimenti contingenti ed individuali, i quali sono determinati da necessità ed opportunità attuali. Quindi si ribadisce, tale reato non è contestabile per la inosservanza di leggi e regolamenti per i quali esiste una sanzione specifica.
Ad esempio una ordinanza del sindaco che intimi l'esecuzione di lavori che concernono il solo decoro dell'edificio e la cui mancata esecuzione non comporti per la collettività pericoli per la incolumità e l'igiene non può, qualora non osservata, integrare il suddetto reato di cui all'art. 650 c.p.
Il provvedimento dell'autorità inoltre deve essere debitamente motivato e deve essere "specifico", cioè almeno una delle dette ragioni (giustizia, sicurezza, ordine pubblico, igiene) deve risultare esplicitamente dal provvedimento.
Il provvedimento deve contenere l'indicazione, sia pure sommaria, delle "ragioni" che lo hanno determinato e che consentano al destinatario una sufficiente comprensione della "legalità" anche sostanziale dell'ordine.
Si devono quindi poter valutare le conseguenze della volontaria disobbedienza ad esso.
Deve ritenersi dato per ragioni di sicurezza pubblica ogni provvedimento avente come finalità il mantenimento dell'ordine pubblico, la sicurezza dei cittadini, la loro incolumità, la tutela della proprietà, la prestazione di soccorso in caso di pubblici o privati infortuni e la prevenzione dei reati.
L'ignoranza incolpevole, in buona fede, dell'ordine dell'autorità o del suo contenuto esclude la colpevolezza.
Ne consegue la necessità che i provvedimenti di cui alla norma in questione siano congruamente motivati, onde consentire al cittadino, cui si impone una certa condotta, di essere messo in grado di rendersi conto della legittimità dell'ordine e del suo valore vincolante ed obbligatorio.
Ad esempio l'ordine di sgombero di un edificio e di locali pericolanti, emesso in situazione di contingibilità e urgenza, rientra sicuramente tra quelli la cui inosservanza è sanzionata dall'art. 650 c.p. [Cassazione penale sez. 1, 1 giugno 1993 Cass. pen, 1995, 563 (s.m.) Giust. pen. 1994, II, 398 (s.m.) Mass. pen. cass. 1994, fasc. 2, 82].
Per quanto riguarda poi l'interessante tema del termine oltre il quale si verifica l'inosservanza del provvedimento, la giurisprudenza di legittimità ha individuato i criteri di orientamento basilari:
"ai fini della configurabilità della contravvenzione di cui all'art. 650 c.p., la legalità dell'ordine impartito dall'autorità per ragioni di sicurezza pubblica non è condizionata all'apposizione di un preciso termine per adempiere, quando pur in assenza di un esplicito rifiuto, il destinatario non abbia tempestivamente ottemperato a prescrizioni che, per loro natura, esigono un adempimento immediato o comunque sollecito (Nella specie, l'imputata non aveva ottemperato alle prescrizioni, imposte al fine di evitare pericoli di incendio, dal Comando Provinciale dei Vigili del fuoco, prescrizioni che mancavano di un preciso termine per adempiere. La suprema Corte ha ritenuto configurabile il reato di cui all'art. 650 c.p., in quanto l'imputata, pur dovendo conformare "immediatarnente" la sua condotta a una parte del comando - allontanamento di bombole di gas detenute nell'esercizio commerciale e sospensione nelle more dell'attività - e obbedire entro un tempo ragionevolmente ristretto, in considerazione dell'urgenza dettata dai concreti interessi tutelati, alle ulteriori prescrizioni - adeguamento dell'esercizio commerciale alle norme tecniche di sicurezza - non aveva compiutamente provveduto in tal senso dopo alcuni mesi)." [Cassazione penale sez. 1, 3 luglio - 25 luglio 1996, n. 7527, Pres. Callà; Rel. Canzio; Pm (conf.) Veneziano; Ric. Pg in proc. Miraglia; (a.c.r.), in Cass. pen. 1997, 1369 Giust. pen. 1997, II, 65].
Da tale punto di vista, le prescrizioni di sicurezza impartite dai vigili del fuoco non sono vincolate alla imposizione di un termine per l'adeguamento, intendendosi implicitamente tale termine coincidente con i tempi tecnici strettamente necessari ad adempiere.
Dunque: "ai fini della configurabilità della contravvenzione prevista dall'art. 650 c.p., non solo la mancanza di un termine per adempiere non elude la legalità di un provvedimento dato dall'autorità, ma anche trattandosi di provvedimento emanato per ordine pubblico e, congiuntamente, per ragioni di giustizia, esso deve essere osservato immediatamente e senza giustificato ritardo: ne consegue che in tal caso la mancata osservanza del provvedimento integra la fattispecie prevista dall'art. 650 c.p. essendo conforme alla situazione presupposta da tale disposizione, tanto più se vi è stato anche un aperto sollecito da parte dell'autorità, e se il soggetto non ha, neppure tardivamente, adempiuto all'ordine. In tal caso è ancor più irrilevante la carenza di un termine per adempiere a fronte della totale inosservanza dell'ordine ricevuto a distanza di notevole lasso di tempo dall'avvenuto provvedimento (Fattispecie in cui, pur non essendo stato indicato il termine per adempiere, il soggetto destinatario del provvedimento era stato sollecitato dall'autorità ed era passato un notevole lasso di tempo dall'enunciazione)." [Cassazione penale sez. 1, 11 dicembre 1992 in Cass. pen. 1995, 58 (s.m.) Mass. pen. cass. 1994, fasc. 2, 132].
Non sembrano sussistere dubbi circa la coincidenza delle disposizioni dei vigili del fuoco legittimamente impartite con obblighi di legge.
Infatti: "L'inosservanza del provvedimento del Comando provinciale dei Vigili del fuoco che ingiunge, a tutela dell'incolumità delle persone e dei lavoratori, dei beni privati e dell'ambiente, l'urgente adozione, da parte dei responsabili di attività soggette a controllo, di misure idonee a prevenire gli incendi, integra la violazione dell'art. 650 c.p., poiché il provvedimento ordinatorio risulta adottato in forza delle attribuzioni previste da specifiche norme di legge (art. 1 e 14 D.P.R. 29 luglio 1982, n. 577), e le prescrizioni impartite per la prevenzione incendi - quindi a tutela della sicurezza pubblica - assumono per il destinatario valenza di veri e propri obblighi". [Cassazione penale sez. 1, 3 luglio 1996 in Cass. pen. 1997, 1369].
E ancora: "L'inottemperanza a prescrizioni idonee a prevenire gli incendi impartite dal comandante dei vigili del fuoco integra la violazione dell'art. 650 c.p., in quanto tali prescrizioni sono dirette a tutelare un interesse squisitamente pubblico e assumono la valenza non di semplici oneri, ma di veri e propri obblighi di legge."
(Pretura Foligno 13 aprile 1984, Tulli, Riv. pen. 1984, 821).
Abbiamo con i presenti appunti cercato di riepilogare i casi di applicabilità dell'art. 650 c.p.
Rimane tuttavia compito della superiore A.G. valutare nello specifico la sussistenza del reato in quanto trasmesso dagli organi di Polizia Giudiziaria.
Peraltro in tutti i casi dubbi il vigile del fuoco dovrà trasmettere alla A.G. informativa ai sensi dell'art. 347 c.p.p., allegando una relazione descrittiva delle circostanze che a suo avviso integrano o hanno integrato il reato stesso.
A tale proposito si ricorda che l'informativa deve sempre contenere la descrizione dei fatti e mai la loro valutazione.



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