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Nuovi sistemi di sicurezza nella ricarica batterie dei carrelli elevatori

Mario Abate
Ispettore antincendi - VV.F. - Milano

DESCRIZIONE DEL SISTEMA DI SICUREZZA FIAMM: "AUTOLEVEL"
Come noto i carrelli elevatori a trazione elettrica sono oggi di uso comune nelle aziende. La movimentazione di merci viene effettuata mediante l'uso dei suddetti carrelli alimentati con batterie al piombo di tipo trazione.

Dette batterie erogano l'energia necessaria alla movimentazione dei veicoli durante la giornata lavorativa ed al termine della stessa giornata devono essere poste in carica per riaccumulare l'energia precedentemente erogata (vedi foto n. 1).


Foto 1

Come noto, durante la carica e principalmente nella fase finale di questa, tutte le batterie subiscono un processo elettrochimico che provoca l'elettrolisi dell'acqua con conseguente formazione di idrogeno ed ossigeno.
La possibile presenza in ambiente di questi componenti gassosi, ed il conseguente rischio di incendio, può comportare la necessità di realizzare locali dedicati esclusivamente alla ricarica delle batterie, separati dagli altri ambienti di lavoro e dotati di una adeguata ventilazione, naturale o forzata in rapporto alla quantità ed alle caratteristiche delle batterie stesse.
A tale proposito la F.I.A.M.M. s.p.a. ha progettato un sistema di evacuazione canalizzata dei gas, denominato "AUTOLEVEL". Scopo del suddetto sistema è quello di consentire deroga all'applicazione del criterio di sicurezza antincendi relativo alla installazione degli impianti per la ricarica degli accumulatori elettrici in appositi locali ben ventilati e compartimentati con strutture resistenti al fuoco rispetto agli altri ambienti.

Il metodo "AUTOLEVEL" consiste in un sistema di canalizzazione delle emissioni gassose delle batterie senza dispersione delle stesse emissioni nell'ambiente. Tale risultato è ottenuto tramite un circuito idraulico di aspirazione; questa viene effettuata direttamente sui tappi a tenuta delle batterie, impedendo qualsiasi emissione di vapori di idrogeno nell'ambiente (vedi foto n. 2 e 3).


Foto 2


Foto 3

Il sistema prevede una canalizzazione in materiale PVC collegata ad uno o più aspiratori in costruzione eventualmente antideflagrante (vedi figg. 1, 2 e 3)


Figura 1


Figura 2


Figura 3


Questa canalizzazione porta delle calate verticali in corrispondenza ad ogni punto di carica (vedi foto n. 4). Le calate vengono collegate con le batterie ubicate sui carrelli da un sistema di tubicini collegati con i tappi a tenuta delle batterie (vedi foto n. 5).


Foto 4


Foto 5

Tali tappi sono privi di fori per lo sfogo o lo sfiato dei gas prodotti durante la ricarica delle celle. Sono inoltre dotati di un sistema di fissaggio a filetto con guarnizione del tipo antisvitamento, in grado di conferire un buon ancoraggio al coperchio della cella (vedi foto n° 7).


Foto 7

I gas prodotti durante la carica, non potendo uscire direttamente dalla cella della batteria, vengono incanalati attraverso i tubicini di aspirazione e convogliati dalla batteria all'esterno dell'edificio in cui avviene la ricarica attraverso il sistema di tubazioni in PVC.
La portata degli aspiratori è calcolata in base alla quantità ed ai tipi di batterie da ricaricare. Il sistema di aspirazione forzata entra in funzione tutte le volte che le batterie vengono messe in carica.
Lo stesso sistema di tubicini consente anche l'effettuazione del rabbocco centralizzato delle batterie con acqua demineralizzata.
Tale risultato si ottiene collegando tutte le batterie ad un serbatoio ubicato a quota opportuna (vedi fig n. 4).


Figura 4

L'operazione di rabbocco centralizzato viene effettuata mensilmente.

Si riportano di seguito alcuni brevi cenni in merito al complesso delle reazioni elettrochimiche che caratterizzano il funzionamento di un accumulatore. Vengono poi illustrati alcuni dati sulle caratteristiche elettriche delle batterie al piombo.

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO DI UN ACCUMULATORE AL PIOMBO E CARATTERISTICHE ELETTRICHE
L'accumulatore al piombo è un dispositivo elettrochimico che accumula, sotto forma di energia chimica, l'energia elettrica fornitagli durante la carica per poterla erogare successivamente, di nuovo come energia elettrica, durante la fase di scarica.
Essenzialmente l'accumulatore al piombo è composto di due gruppi di piastre di opposta polarità (positive e negative) immersi in una soluzione di acido solforico diluito (elettrolito - H2 SO4) chimicamente puro. L'elettrolito, come noto, è una soluzione tossica e corrosiva.
La materia attiva delle piastre positive è costituita dal biossido di piombo (PbO2), mentre quella delle piastre negative è costituita da piombo puro spugnoso (Pb).
Durante la scarica, la parte attiva dell'elettrolito si combina con la materia attiva delle piastre positive e negative, trasformandola, su entrambe le piastre, in solfato di piombo (PbSO4).
Durante la ricarica l'energia elettrica fornita ripristina le materie attive (positive e negative) alle loro condizioni originali: piombo spugnoso sulle piastre negative e biossido di piombo sulle positive.
Ogni elemento di cui si compone una batteria ha una tensione nominale di due Volt, quindi per ottenere una batteria avente la tensione richiesta (es. 24 Volt, 40 Volt) è necessario collegare in serie un numero di elementi uguale alla metà della tensione richiesta (12 elementi o 20 elementi).
In pratica la tensione di ciascun elemento assume valori diversi a seconda delle condizioni che si prendono come riferimento (stato di carica, batteria a riposo, batteria durante la scarica, batteria durante la carica, ecc.). Per esempio, la tensione di un elemento carico ed a riposo, cioè non inserito né sull'impianto di ricarica né sull'utilizzatore è pari a circa 2.1 Volt.
La tensione durante la scarica diminuisce continuamente, a partire dal valore di 2,1 Volt per elemento, fino a raggiungere i valori di fine scarica.
La tensione durante la fase di carica va al contrario gradualmente crescendo fino a raggiungere i valori di fine carica.
Le batterie di accumulatori di trattori e carrelli hanno tensione nominale variabile da 24 a 120 V.
La batteria è caratterizzata ache dalla sua capacità espressa in Ah (ampere ora). La capacità a è la quantità di elettricità che una batteria può fornire ad un circuito esterno prima che la tensione scenda al di sotto del valore limite finale e si ottiene moltiplicando l'intensità della corrente di scarica (I) per il tempo (t) di scarica in ore:
C = I x t

C = capacità in ampereora (Ah)
I = corrente di scarica in Ampere
t = tempo di scarica in ore

La capacità delle batterie per trazione viene normalmente riferita al regime di scarica di 5 ore, in quanto si ritiene che durante una giornata lavorativa di otto ore l'effettivo sfruttamento della batteria sia paragonabile ad una scarica costante al regime di 5 ore.

LA RICHIESTA DI PARERE DELLA F.I.A.M.M. S.P.A.
In data 08/10/97 la F.I.A.M.M. s.p.a. sollecitava il parere del Comando provinciale VV.F. di Milano relativamente alla installazione, in attività sottoposte al controllo dei vigili del fuoco, del sistema "AUTOLEVEL" sopra descritto.

Si riporta il quesito prodotto:

"Questa società, produttrice di accumulatori al piombo, ha progettato un sistema che provvede alla raccolta e all' evacuazione canalizzata dei gas prodotti durante la carica delle batterie trazione per veicoli a trazione elettrica.
Si tratta di una soluzione tecnologica innovativa che consentirebbe di derogare agli obblighi stabiliti dall' art. 303 del D.P.R. 27/4/55 n. 547, specificatamente rispondente alle esigenze di complessi industriali e commerciali in cui si utilizza un numero rilevante di veicoli elettrici azionati da batterie al piombo.
L' analisi completa del sistema, sotto il profilo dei rischi di diffusione nell' ambiente di gas combustibile e dell' efficacia delle misure di sicurezza adottate, è stata eseguita dal centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI) che ha documentato le proprie valutazioni nell' allegato rapporto n° 94/032566 in data 20/12/94 il quale conclude: "il sistema FIAMM di smaltimento canalizzato dei gas emessi dalle batterie in carica… garantisce in condizioni normali di utilizzo un'evacuazione dei gas che non coinvolge l'ambiente circostante e permette quindi una drastica riduzione della concentrazione di gas infiammabili presenti nell' ambiente rispetto alle soluzioni normalmente adottate… In virtù degli accorgimenti adottati il sistema F.I.A.M.M. è comunque in grado di garantire un grado di sicurezza almeno equivalente a quello richiesto dalle normative vigenti nei confronti di possibili rischi di esplosione".
Astenendosi da qualsiasi valutazione di merito e sottolineando che il sistema di ricarica degli accumulatori in locali non separati costituisce la caratteristica peculiare della soluzione tecnologica adottata (che va salvaguardata proprio per la sua funzionalità) la Società sollecita il parere di questo comando relativamente alla installazione del sistema in attività sottoposte al controllo dei vigili del fuoco, ponendo il quesito sull' idoneità delle seguenti ulteriori misure cautelative:
- dotazione degli alimentatori delle batterie di dispositivi atti ad impedire la sovraccarica;
- impiego di batterie con contenitori metallici per evitare che eventuali fiamme si propaghino nell' area limitrofa;
- delimitazione parziale della zona di carica, riservando una congrua superficie libera che possa fungere anche da distanziamento delle merci presenti in quell'area di magazzino."

Un quesito analogo a quello prodotto presso il Comando di Milano era stato già inoltrato in precedenza dalla F.I.A.M.M. presso il Comando provinciale di Padova.
Si riporta il testo della risposta del Comando provinciale dei VV.F. di Padova, espresso in data 21/8/95:

"Il quesito di cui all'oggetto è teso ad ottenere un parere in via generale circa la possibilità di derogare all'applicazione del criterio di sicurezza antincendi, circa la installazione degli impianti per la ricarica degli accumulatori elettrici in appositi locali ben ventilati e compartimentati con strutture resistenti al fuoco rispetto agli altri ambienti, a fronte dell'applicazione di un nuovo tipo di impianto per il convogliamento all'esterno dei gas infiammabili prodotti durante la fase di ricarica degli accumulatori stessi, nonché della adozione delle ulteriori misure di sicurezza seguenti:
- dotazione degli alimentatori delle batterie di dispositivi atti ad impedire la sovraccarica;
- impiego di contenitori metallici per evitare che eventuali fiamme non si propaghino nell'area limitrofa;
- delimitazione parziale della zona di carica con pareti incombustibili, con l'esclusione dello spazio necessario per il transito dei carrelli, riservando a questo scopo una congrua superficie libera che possa fungere anche da distanziamento delle merci presenti in quell'area di magazzino.

Questo Comando, per quanto di propria competenza, pur considerando le misure di sicurezza di cui sopra idonee a ridurre la probabilità di insorgenza di incendi per malfunzionamento dell'impianto, con conseguenti danni ai beni circostanti, ritiene che non sia possibile formulare una risposta in via generale, ma che debbano essere valutate, caso per caso, le caratteristiche reali dell'impianto di ricarica e dei beni circostanti."

In merito al problema si esprimeva anche il Servizio Tecnico Centrale della Direzione Generale Protezione Civile e Servizi Antincendi, su richiesta della stessa F.I.A.M.M., in data 19/9/95;
Il Servizio Tecnico Centrale affermava in data 17/10/95 che:

"Con riferimento al quesito formulato con la nota indicata a margine, nel ricordare che i quesiti devono essere inviati al competente Ispettorato regionale, si concorda con quanto espresso da codesto Comando (Comando VV.F. di Padova, n.d.r.). A riguardo, si sottolinea che, così come avviene per tutte le attività non soggette a specifiche norme di prevenzione incendi, deve essere il Comandante provinciale ad imporre tutte le prescrizioni di sicurezza in linea con quanto previsto dall'art. 3 del D.P.R. 577/82."

Sul problema si esprimeva successivamente anche il servizio sanitario della regione Piemonte.
Si riporta il parere concernente risposta a quesito relativo ad installazione di nuovo impianto di carica batterie per carrelli elevatori del tipo "AUTOLEVEL" presso la ditta CAFFAREL s.p.a.

PARERE SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE REGIONE PIEMONTE AZIENDA U.S.L. N. 10
Servizio igiene e sanità pubblica - unità operativa di igiene e sicurezza sul lavoro. Protocollo 18803 del 29/4/96.

"A seguito di Vs. richiesta di parere (richiesta della ditta CAFFAREL, n.d.r.) in merito al nuovo impianto di ricarica delle batterie dei carrelli sollevatori in uso presso la Vs. azienda, esaminata la documentazione tecnica da Voi presentataci, si valuta positivamente, ritenendo che sia in grado di soddisfare le norme vigenti in materia di sicurezza del lavoro, il tipo di impianto da Voi proposto, prodotto dalla ditta F.I.A.M.M. e denominato sistema "AUTOLEVEL".
Tale impianto comprende appositi tubicini, collegati ai punti di sfiato delle batterie al piombo, i quali sono poi raccordati con un bocchettone sottoposto ad aspirazione. In questo modo l'idrogeno e l'ossigeno che si sviluppano durante la fase di ricarica delle batterie, invece di diffondersi liberamente nell'ambiente, vengono aspirati verso uno scarico esterno man mano che si formano. L'aspiratore è del tipo antideflagrante, essendo destinato a funzionare in atmosfera potenzialmente esplosiva.
Desta qualche perplessità l'assenza di un sistema di blocco della ricarica nel caso che il bocchettone aspirato non venga collegato ai tubicini presenti sulle batterie: l'errore o la negligenza dell'addetto non verrebbero quindi né segnalate né corrette in alcun modo.
La certificazione del CESI (Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano) attesta però che il flusso di aria aspirata dalla bocca libera del tubo è sufficiente a garantire l'allontanamento dell'idrogeno e dell'ossigeno che si sviluppano. È comunque presente un dispositivo che blocca la ricarica delle batterie se il funzionamento dell'aspiratore non è regolare.
L'adozione di questo sistema o di altro analogo in grado di dare le stesse garanzie, elimina la presenza di gas infiammabili nei locali di lavoro, rendendo quindi non più necessari impianti elettrici ed apparecchi utilizzatori di tipo antideflagrante: i requisiti dell'impianto elettrico (e degli apparecchi utilizzatori) dovranno quindi essere stabiliti in base alle norme tecniche vigenti in relazione alle altre lavorazioni che si svolgono nei locali in esame."
Esaminati tutti i pareri precedentemente espressi, ed effettuata una attenta analisi del sistema e del suo funzionamento, il Comando provinciale VV.F. di Milano esprimeva il proprio parere, con comunicazione del 09/01/98.

SI RIPORTA IL TESTO DELLA RISPOSTA DEL COMANDO VV.F. DI MILANO:
"Per quanto di propria competenza, si esprime quindi il seguente parere:
Effettivamente il sistema di sicurezza per l'aspirazione e l'evacuazione dei gas realizzato da F.I.A.M.M., descritto nella nota tecnica n. 57152800 del 14.9.94 ed in dettaglio nella nota tecnica n. 378-A, denominato "sistema Autolevel" sembra garantire, come pure evidenziato dal succitato parere del CESI, una evacuazione dei gas senza dispersione alcuna nell'ambiente, essendo il circuito a tenuta in condizioni normali di corretto utilizzo e buona manutenzione.
Al fine di valutare la sicurezza di una attività nel suo complesso è peraltro necessario considerare non solo il tipo di sistema di estrazione dei vapori di idrogeno, ma anche le generali condizioni di installazione e tutto quanto altro al contorno possa determinare condizioni di rischio.
A tal fine la zona destinata alla carica batterie, il numero di caricabatterie da installarsi ed i requisiti di sicurezza eventualmente previsti dovranno essere chiaramente evidenziati e descritti su progetto di prevenzione incendi prodotto dal titolare dell'attività in base all'art. 37 del D.P.R. 547/55 e art. 13 del D.P.R. 577/82.
In sede di esame progetto potrà essere valutata la compatibilità del "sistema Autolevel" con il tipo di lavorazione svolto nella azienda ove dello stesso si prevede l' installazione.
Ulteriori misure di sicurezza, eventualmente necessarie, potranno essere valutate caso per caso in funzione dei rischi specifici presenti nell'attività."

Anche il parere del comando VV.F. di Milano si evidenzia che, come avviene per qualsiasi sistema o dispositivo, non può esprimersi un criterio di validità generale, bensì è necessario valutare, volta per volta, le condizioni di installazione.
Per fare un paragone si consideri, ad esempio, un generatore d'aria calda a gasolio od a gas.
Tale generatore non presenta di per sé grandi rischi, ed è in genere dotato di appropriati dispositivi di sicurezza.

Pur tuttavia, nel momento in cui andiamo a posizionarlo all'interno di una attività lavorativa, è sempre necessario valutare le condizioni di installazione ed il tipo stesso di attività che viene effettuata nell'azienda.
Ciò ovviamente al fine di verificare la compatibilità fra il generatore stesso e le condizioni al contorno dal punto di vista del rischio di incendio.
A seguito della suddetta valutazione sarà possibile individuare, se necessarie, le misure di sicurezza da adottare.

Cercheremo ora di considerare quali sono i fattori di rischio derivanti dalla operazione di ricarica delle batterie. Si cercherà inoltre di dare degli orientamenti in merito a quelle che possono essere adottate quali ulteriori misure di sicurezza.
È peraltro necessario, prima di qualsiasi valutazione, prendere in esame le norme che ad oggi trattano l'argomento "batterie".

RIFERIMENTI NORMATIVI
Si riportano i riferimenti normativi che attualmente regolano la materia in questione:
L' art. 303 del D.P.R. 547/55 recita:
"I locali contenenti accumulatori, i quali, in relazione alla loro cubatura ed alla capacità e tipo delle batterie in essi esistenti, possono presentare pericoli di esplosione delle miscele gassose, devono:
a) essere ben ventilati;
b) non contenere macchine di alcun genere né apparecchi elettrici o termici;
c) essere illuminati secondo le disposizioni dell'art. 332 (con impianti antideflagranti, n.d.r.);
d) tenere esposto, sulla porta di ingresso, un avviso richiamante il divieto di fumare e di introdurre lampade od altri oggetti a fiamma libera."
Le norme emanate dal CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) inerenti il problema trattato, sono:
o Norma CEI 64-2:
"Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione" fascicolo 2960C
o Norma CEI 31-30 (EN 60079 -10) fascicolo 2895:
"Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas. Parte 10:Classificazione dei luoghi pericolosi."
o Norma CEI 21-6/1 terza edizione - giugno 1994:
"Batterie di accumulatori stazionari al piombo. Prescrizioni generali e metodi di prova. Parte 1: Batterie di tipo aperto"
o Norma CEI 21-6/3 terza edizione -
"Batterie di accumulatori stazionari al piombo. Parte 3: Raccomandazioni per l'installazione e l'esercizio".
o Norma CEI 21-20 prima edizione - aprile 1995:
"Guida per l'esercizio e la sicurezza di batterie di accumulatori al piombo per veicoli elettrici"
o Norma CEI 21-5 2ª edizione - ottobre 1989:
"Batterie al piombo per trazione - parte 1: prescrizioni generali e metodi di prova"

NORMA CEI 64-2
La norma CEI 64-2 afferma al punto 1.1.02 lettera "d":

"Negli impianti elettrici da installare in zone pericolose, per i quali esistano altre Norme specifiche, queste devono essere applicate ad integrazione o, eventualmente, a parziale modifica della presente Norma, purchè non ne risultino compromesse le misure di sicurezza che questa Norma prescrive per il particolare pericolo di esplosione.
Per le batterie di accumulatori stazionari al piombo deve essere applicata la vigente Norma CEI 21-6/3 con l'avvertenza che la zona compresa in un raggio di 0,5 metri dall'apertura degli accumulatori (sfogatoi), indicata nella stessa norma, deve essere considerata C1Z1 se le batterie sono del tipo "aperto" e C1Z2 se le batterie sono del tipo "chiuso con valvola" e che le eventuali zone a ventilazione impedita poste sotto il soffitto devono essere considerate zone C1Z1. Per gli accumulatori stazionari non al piombo in mancanza di Norme specifiche si applicano le stesse prescrizioni."

NORMA CEI 21-6/3
La norma CEI 21-6/3 riporta raccomandazioni per la installazione e l'esercizio di batterie di accumulatori stazionari al piombo.
Si ricorda che una batteria è stazionaria quando è destinata all'impiego in installazione fissa, nel senso che non sono previsti cambiamenti abituali di posto e la batteria è collegata in modo permanente ad un carico ed a una sorgente di corrente continua.

La norma CEI 21-6/3 si riferisce inoltre a batterie di tipo "aperto".
Sono denominati "aperti" tutti gli elementi con libero sfogo di gas, sia senza coperchio sia con coperchio e sfogatoio, ma sempre senza valvola di sfogo.
La norma non è direttamente riferibile alle batterie dei carrelli transelevatori, essendo specificamente riferita ad accumulatori stazionari, quindi a quelle sale destinate a contenere, ad esempio, le batterie fisse di sistemi di alimentazione di circuiti di emergenza.
Pur tuttavia è opportuno considerare i criteri di sicurezza specificati.

La norma suddetta, al punto 1, afferma:
"Le batterie di accumulatori di tipo aperto aventi tensione nominale maggiore di 50V (70V per le centrali telefoniche) devono essere installate esclusivamente in locali dedicati, nel seguito denominati locali accumulatori. Se la tensione nominale risulta inferiore o uguale al suddetto valore, la batteria può essere installata in armadio, alloggiato in locali adibiti ad altre attività."

ed al punto 1.1.1
"I locali nei quali devono installarsi le batterie devono essere mantenuti ad una temperatura compresa tra 5 e 40 °C. Se è richiesto riscaldamento, esso deve essere effettuato mediante corpi riscaldanti ad una temperatura massima di 200°C (escludendo perciò fiamme libere od elementi incandescenti).
L'altezza dei locali deve essere di almeno mt. 2,00 per consentire la agevole installazione e manutenzione delle batterie."

Al punto 1.1.4 la norma CEI 21-6/3 parla degli impianti elettrici nei locali accumulatori:
"A condizione di soddisfare i requisiti di ventilazione di cui in 1.2, nei locali accumulatori possono essere installate altre apparecchiature elettriche, purchè al di fuori della zona compresa in un raggio di 0,5 m. dall'apertura degli accumulatori (sfogatoi). Qualora si utilizzino accumulatori privi di coperchio, gli impianti elettrici devono essere eseguiti con grado di protezione IP44.
La norma CEI 64-2, che tratta gli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione, prende in considerazione gli impianti nei locali di carica degli accumulatori elettrici, solamente per quei casi in cui, in detti locali, sia "impossibile" soddisfare i requisiti di ventilazione prescritti in 1.2."

Al punto 1.2 viene trattata la ventilazione dei locali contenenti accumulatori:
"Durante la carica ma anche, in misura molto minore, durante la scarica ed a circuito aperto, gli accumulatori sviluppano gas, in parte costituiti da idrogeno, il quale può formare miscele infiammabili ed esplosive.
Occorre quindi che, per ricambio naturale o mediante ventilazione, la percentuale di idrogeno venga mantenuta sotto il limite inferiore di infiammabilità (e di esplosione), col margine di sicurezza che è contenuto nella formula che segue:
il ricambio d'aria (in mc/h) da assicurare per ventilazione naturale o forzata deve essere almeno pari a:

P = 0,05 I n k (mc/h)

dove:
P = portata d'aria (mc/h);
I = corrente di carica (A);
n = numero di elementi in serie;
k = fattore dipendente dal tenore di antimonio contenuto nella lega impiegata per la costruzione delle griglie:
k = 1 per griglie con tenore di antimonio maggiore o uguale al 3%;
k = 0,5 per griglie con tenore di antimonio inferiore al 3%;

La formula sopra riportata per il ricambio d'aria si applica per temperatura ambiente inferiore ai 40°C.
Qualora si adotti la ventilazione forzata, si devono attuare provvedimenti atti ad assicurarne la continuità.
La distribuzione dell'aria di ventilazione deve essere particolarmente curata nei seguenti punti:
- zone superiori dei locali (vicino al soffitto);
- zone immediatamente sopra i recipienti degli accumulatori.

La dislocazione delle aperture di aereazione nella parte più alta del locale deve essere realizzata come segue:
- se il soffitto è piano: a filo soffitto;
- se il soffitto è a volta od a capanna: alla sommità della parte più alta del soffitto stesso."

NORMA CEI 21-20
La norma CEI 21-20, fascicolo 2541G è una guida all'uso di accumulatori al piombo per veicoli elettrici. Si riferisce anche essa ad accumulatori di tipo "aperto".
La norma CEI 21-20 non richiede esplicitamente la presenza di un locale di carica batterie esclusivamente destinato a tale funzione.
Si evidenzia che il rischio di incendio può derivare da due situazioni:
- cortocircuito dei terminali di uno o più elementi di una batteria;
- innesco di idrogeno liberatosi dalla batteria.

La norma CEI 21-20 al punto 4.1 sottolinea che:
"Se un oggetto metallico o altro oggetto conduttore cortocircuita i terminali di uno o più elementi di batteria, esso si riscalda, a volte fino alla fusione, e può causare ustioni. Si possono avere anche scintille e proiezioni di metallo fuso.
Si raccomandano le seguenti precauzioni:
oltre agli occhiali protettivi usare attrezzi isolati e fare particolare attenzione anche agli oggetti metallici personali, quali il cinturino metallico dell'orologio, il bracciale, la catenina, gli anelli."
Ed al punto 5:
"Durante la carica, ed in misura molto minore durante la scarica ed a circuito aperto, gli accumulatori emettono gas, in parte costituito da idrogeno, il quale può formare miscele infiammabili od esplosive.
È quindi necessario che nell'ambiente vengano presi provvedimenti atti a mantenere la concentrazione di idrogeno al di sotto del limite inferiore di infiammabilità. Questo risultato si può raggiungere con una adeguata ventilazione dell'ambiente di carica.
La ventilazione dell'ambiente di carica è considerata adeguata quando è garantito, almeno durante la fase di carica, un ricambio d'aria naturale o forzato non inferiore a:

Q=0,05 x I x n

Dove:
Q = portata d'aria (mc/h)
I = corrente di carica (A)
n = numero di elementi costituenti la batteria

Il valore di Q così calcolato è comprensivo di un fattore di sicurezza pari a 5. Nel caso di locali con particolari rischi di incendio o di esplosione può essere richiesto un fattore di sicurezza pari a 10. Ciò porta ovviamente a raddoppiare il valore della portata Q calcolata con la formula sopra riportata. Se nel medesimo ambiente vengono caricate più batterie, la portata di aria necessaria è determinata dalla somma delle portate parziali.
Per le batterie di tipo chiuso con valvola, la tendenza in ambito internazionale è di ridurre alla metà la portata sopra calcolata.
È auspicabile che nell'ambiente di carica la ventilazione naturale sia sufficiente a garantire il ricambio d'aria di cui sopra. Questo, indicativamente, si verifica se sono soddisfatte entrambe le seguenti condizioni:
- sono presenti aperture di ingresso e di uscita aventi sezione trasversale S (cmq) minima paria a: S = 28 x Q, dove Q è la portata sopra calcolata;
- la velocità dell'aria attraverso queste aperture non è inferiore a 0,1 mt/sec; questa condizione è soddisfatta in ambienti ben ventilati il cui volume libero (mc) sia pari almeno a 2,5 volte la portata d'aria richiesta Q (mc/h)".

In caso di ventilazione naturale insufficiente, la norma specifica che è necessario adottare un sistema di aspirazione forzata. Preferibilmente le prese di ingresso aria esterna devono essere ubicate al livello del pavimento, mentre lo scarico deve essere ubicato sul lato opposto nella parte alta del locale, con sbocco in aria libera, ad adeguata distanza da qualsiasi elemento possa causare innesco o da prese di aria condizionata.
Ovviamente, dovrà garantirsi la continuità della ventilazione forzata, ad esempio per mezzo di sensori di flusso in grado di interrompere la ricarica qualora il flusso stesso si riducesse al di sotto di un valore prestabilito.
Successivamente viene sottolineata l'importanza, in fase di ricarica, di prendere provvedimenti atti ad evitare i cortocircuiti accidentali e di utilizzare indumenti e materiali antistatici;
In merito agli impianti elettrici negli ambienti di carica, la norma CEI 21-20 al punto 6 afferma:
"Se negli ambienti di ricarica è assicurata, in maniera naturale o forzata, la portata d'aria Q suddetta, in essi possono essere installate altre apparecchiature elettriche, purchè al di fuori della zona compresa in un raggio di 0,5 m dalle aperture degli elementi degli accumulatori (sfogatoi).
La norma CEI 64-2, che tratta degli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione, subentra solamente nei casi in cui non sia possibile assicurare la portata d'aria Q di cui sopra."

NORMA CEI 21-5
La norma CEI 21-5 tratta delle batterie al piombo per trazione.
Sottolinea che i rischi d'incendio derivano, per le batterie, dal cortocircuito dei terminali e dalla eventuale produzione di idrogeno.

Si afferma al punto 6 della sezione 5 (raccomandazioni per l'esercizio e la sicurezza):
"Se un attrezzo metallico o un altro oggetto conduttore cortocircuita i terminali di uno o più elementi, esso si riscalda e può causare ustioni. Inoltre si possono avere scintille o proiezioni di metallo fuso.
Si raccomandano le seguenti precauzioni:
a) prima di operare sulle batterie, allontanare tutti gli oggetti metallici che si trovino nelle mani, sui polsi, sul collo o che possano cadere dalle tasche;
b) usare sempre attrezzi isolati. Le chiavi inglesi siano del tipo a terminale singolo;
c) non appoggiare utensili od altri conduttori sopra gli elementi;
d) come per tutti i materiali elettrici, si raccomanda di prendere tutte le precauzioni pertinenti alla tensione dell'impianto, contro l'eventuale pericolo di scosse elettriche."

La norma CEI 21-5 afferma inoltre al punto 7.1:
"Gas idrogeno ed ossigeno vengono emessi dalle batterie quando esse sono in carica ed anche in altre occasioni, particolarmente quando sono soggette a movimento od a scuotimento. Questi gas possono contenere goccioline di elettrolito corrosivo.
Le miscele di idrogeno ed aria producono esplosioni se vengono accese, e si deve presumere che la miscela sia sempre presente nelle immediate vicinanze del coperchio degli elementi."

FATTORI DI RISCHIO DI INCENDIO CONNESSI CON LA RICARICA DELLE BATTERIE
Abbiamo quindi chiarito finora che, relativamente al rischio di incendio, i pericoli derivanti dalle postazioni di ricarica delle batterie per trazione sono:
1. possibili guasti di natura elettrica e conseguente incendio;
2. possibili emissioni di idrogeno in ambiente e conseguente rischio di esplosione con innesco di materiali combustibili vicini.

In particolare non è da sottovalutare il rischio dovuto a possibili guasti elettrici e conseguenti fenomeni di pirolisi dei cavi o di combustione di eventuali materiali che possono essere innescati.

Si consideri che la ricarica delle batterie dei carrelli transelevatori avviene sovente senza nessuna sorveglianza o, al meglio, con una sorveglianza generica non specialistica. Spesso la ricarica avviene di notte, quando in azienda nessuno può eventualmente rilevare un evento incidentale in atto.
La sicurezza è quindi affidata ai dispositivi di controllo o agli altri eventuali sistemi di sicurezza adottati.

Lo sviluppo maggiore di idrogeno ed ossigeno si ha durante la fase di carica a fondo o carica finale ed anche, in misura minore, durante la fase di scarica.
L'idrogeno è molto più leggero dell'aria: ha infatti densità relativa 0,07 a pressione e temperatura ordinarie; tende quindi a salire e ad accumularsi in tutte le sacche eventualmente presenti nella parte alta del locale.
L'idrogeno ha limite inferiore di esplodibilità in aria del 4% ed il limite superiore del 75%; in tutte le concentrazioni intermedie la miscela idrogeno-aria è tale che un fenomeno termico anche di piccolissima energia (es. temperatura eccessiva, arco elettrico, scintilla, fiamma libera, ecc.) può provocarne l'esplosione.

La pericolosità dell'evento è accresciuta dal fatto che la reazione chimica che genera l'esplosione è fortemente esotermica e quindi può a sua volta innescare un incendio su materiali combustibili vicini.
Il problema desta minori preoccupazioni quando si adoperano batterie al piombo di tipo chiuso.
Si ripete che si definisce batteria aperta una batteria che permette il libero sfogo del gas, con o senza coperchio, ma senza valvola di pressione, mentre si definisce batteria chiusa una batteria con valvola di pressione per lo sfogo dei gas.

Comunemente questo tipo di batteria è anche denominata "sigillata" od anche "a ricombinazione di gas". La sigillatura peraltro si riferisce all'acido, ma non ai gas, anche se prodotti in minor misura rispetto ad una batteria aperta.

La norma CEI 21-20, fascicolo 2541 G al punto 9 afferma:
"Le batterie al piombo commercialmente denominate "ermetiche" si differenziano da quelle tradizionali, dette di tipo aperto, per il fatto di emettere gas in quantità molto minori. Questa emissione avviene per mezzo della loro valvola, quando la pressione interna è tale da provocarne l'apertura. Tale valvola è unidirezionale, dovendo permettere l'uscita dei gas, impedendo però l'ingresso dell'aria.
Grazie ad una reazione di ricombinazione, l'ossigeno prodotto sulla piastra positiva viene ricombinato sulla piastra negativa; in questa situazione il gas emesso quando la pressione interna fa aprire la valvola è, in grande percentuale, idrogeno."

Oggi molti carrelli elevatori montano batterie del tipo a vasi chiusi o ermetiche, regolate da valvole e tappi filtranti capaci di ridurre, in parte significativa, i rilasci di gas nell'ambiente.
Nel caso preso in esame, e cioè il sistema "AUTOLEVEL", le batterie non sono del tipo ermetico. Pur tuttavia si è verificato che le batterie utilizzate montano dei particolari tipi di tappi, privi di fori per lo sfogo o lo sfiato dei gas prodotti durante la ricarica delle celle.
Come già accennato inoltre, sono pure dotati di un sistema di fissaggio a filetto con guarnizione del tipo antisvitamento. I gas prodotti dalla carica quindi, non potendo uscire direttamente dalla cella, vengono incanalati nei tubicini di aspirazione e convogliati poi direttamente all'esterno dell'edificio (vedi foto n. 6).


Foto 6

La ventilazione delle zone di carica degli accumulatori può essere:
- naturale;
- naturale con sistema di aspirazione forzata dell'aria;

In luoghi chiusi la ventilazione naturale senza altri accorgimenti particolari non sembra garantire il ricambio d'aria necessario; specialmente laddove la zona di carica delle batterie non è ubicata in un locale compartimentato ed allo scopo esclusivamente destinato, può essere necessaria una ulteriore garanzia di smaltimento dei vapori di idrogeno.

ANALISI DEI POSSIBILI GUASTI DEL SISTEMA DI ASPIRAZIONE "AUTOLEVEL" ED EVENTUALI RIMEDI
Abbiamo finora evidenziato come, obiettivamente, il sistema considerato di aspirazione dei vapori di idrogeno, in condizioni normali di corretto utilizzo e di buona manutenzione, garantisca una evacuazione dei gas senza dispersione nell'ambiente.

Cercheremo ora di ipotizzare i guasti che si possono verificare nella zona di carica delle batterie dotate del sistema di aspirazione "AUTOLEVEL" ed eventualmente di proporre eventuali misure aggiuntive di sicurezza.

Le ipotesi di guasto del sistema, non necessariamente connesse con il sistema di aspirazione, possono essere le seguenti:
1. Eventuali guasti elettrici del caricabatteria.
2. Eventuale cortocircuito sulla batteria.
3. Innesco di eventuali vapori scaricati all'esterno dell'ambiente nel quale avviene la ricarica.
4. Eventuale formazione di sacche di idrogeno in ambiente originate da:
- Rottura del condotto di aspirazione a monte del ventilatore di estrazione.
- Rottura del condotto di aspirazione a valle del ventilatore di estrazione.
- Errato o assente collegamento dei tubicini di aspirazione posti sulla batteria.
- Mancato funzionamento del ventilatore di estrazione.

EVENTUALI GUASTI ELETTRICI DEL CARICABATTERIA
Eventuali possibili guasti elettrici sul caricabatteria non sono specificamente connessi con il sistema di aspirazione dei vapori di idrogeno. In tal senso occorre verificare le protezioni di cui dispone il caricabatteria stesso.
È comunque condizione necessaria che gli alimentatori delle batterie siano provvisti di dispositivi di sicurezza, eventualmente temporizzati, atti ad impedire la sovraccarica.

EVENTUALE CORTOCIRCUITO SULLA BATTERIA
Come specificato in precedenza (vedi foto 7), i terminali degli elementi delle batterie in esame sono protetti da tappi (copriconnessioni in materiale isolante) a tenuta. Non appare quindi probabile in questo caso il cortocircuito ipotizzato dal punto 6 della norma CEI 21-5 e causato dalla caduta accidentale di un qualsiasi oggetto metallico sui terminali della batteria.

INNESCO DI EVENTUALI VAPORI SCARICATI ALL'ESTERNO DELL'AMBIENTE NEL QUALE AVVIENE LA RICARICA
La portata di aria in aspirazione del sistema deve essere calcolata opportunamente in modo da ottenere, già nelle tubazioni di aspirazione in PVC, una eventuale miscela di aria e idrogeno comunque al di sotto del limite inferiore di infiammabilità (4%).

Si possono inoltre considerare le seguenti misure di sicurezza:
- I ventilatori di estrazione dovranno essere ubicati all'esterno, in luogo perfettamente ventilato, protetto dagli agenti atmosferici;
- I ventilatori di estrazione dovranno essere del tipo centrifugo, in modo che il relativo motore non sia investito dal flusso di aria estratta;
- Le condotte esterne di espulsione dovranno essere realizzate con materiale resistente alla corrosione;
- Il tubo di espulsione esterno destinato a scaricare l'eventuale idrogeno formatosi dovrà terminare possibilmente più in alto di qualsiasi altro ostacolo vicino;
- Le aperture di esalazione non dovranno essere ubicate in zone nelle quali le correnti di aria esterna non possono allontanare i vapori o al contrario ne provocano dei reingressi; né dovranno essere ubicate in zone dove il deflusso dell'aria è impedito da ostacoli, come ad esempio camini o cornicioni;
- Dovrà ovviamente essere assicurata la assenza di sorgenti di innesco di qualsiasi tipo intorno al punto in cui termina il condotto di scarico per un raggio di almeno mt. 5,00 intorno ad esso.

EVENTUALE FORMAZIONE DI SACCHE DI IDROGENO
Rottura del condotto di aspirazione a monte del ventilatore di estrazione.
Una rottura meccanica od una perdita a monte dell'aspiratore, quindi ubicata tra la batteria e l'aspiratore stesso, può provocare una dispersione nell'ambiente di una certa quantità di idrogeno. Tuttavia in questo caso l'aspiratore può garantire comunque l'evacuazione dei gas dal locale aspirando una portata d'aria sufficiente a mantenere la concentrazione di idrogeno a livelli non pericolosi.

Rottura del condotto di aspirazione a valle del ventilatore di estrazione.
Una rottura della tubazione od una perdita a valle dell'aspiratore, quindi ubicata fra il ventilatore e le aperture esterne di esalazione, contrariamente al caso precedente, può provocare l'immissione nel locale di tutto l'idrogeno prodotto e non garantisce più l'evacuazione all'esterno.
Per evitare tale situazione è opportuno che il ventilatore di estrazione, sia ubicato all'esterno, in luogo aereato e contemporaneamente protetto dagli agenti atmosferici.
Errato o assente collegamento dei tubicini di aspirazione posti sulla batteria.
Nel caso che il bocchettone aspirato (fig. n. 5) non venga collegato ai tubicini presenti sulle batterie, non è presente nel sistema "AUTOLEVEL" alcun dispositivo in grado di segnalare l'errore o di inibire la carica della batteria.


Figura 5

L'errore o la negligenza dell'addetto non verrebbero quindi segnalate o protette in alcun modo.
In questo caso la bonifica dell'ambiente è affidata alla aspirazione dal bocchettone dimensionata in base al previsto numero di ricambi ora. È evidente che in tal caso vengono a crearsi delle zone AD con qualifica ed estensione da determinarsi, a causa della mancata aspirazione dei vapori di idrogeno direttamente dai tappi della batteria.

Mancato funzionamento del ventilatore di estrazione.
Sicuramente il problema principale che potrebbe determinarsi nel sistema di aspirazione forzata finora descritto è la mancanza di tale aspirazione, a causa di guasto del ventilatore.
Dovrebbero quindi essere previsti due sistemi di estrazione dell'aria indipendenti tra loro da cause di guasto comune.

Il primo rimedio ipotizzabile è quello di prevedere la installazione di due aspiratori in parallelo sulla stessa tubazione di aspirazione.
Ciascun ventilatore deve essere dimensionato per la portata d'aria richiesta dal gruppo di batterie in ricarica. In tal modo qualora venisse meno un aspiratore, vi sarebbe comunque un altro di riserva in grado di garantire lo smaltimento di eventuali vapori di idrogeno.
Tutto il sistema deve essere dotato di un dispositivo in grado di consentire automaticamente il funzionamento del ventilatore di riserva al verificarsi dell'anomalia.
Potrebbe essere necessario prevedere, relativamente alla disponibilità del sistema di aspirazione forzata, sia l'allarme in luogo presidiato, ove esistente, sia il blocco dell'alimentazione elettrica del caricatore o dei caricatori quando si presentassero anomalie nel sistema di estrazione, come ad esempio assenza di flusso d'aria o abbassamento dello stesso al di sotto del valore minimo necessario.
In alternativa potrebbe installarsi sulla tubazione di espulsione dei vapori di idrogeno un flussostato che, nel caso la portata d'aria scenda al di sotto di un limite prefissato, stacchi automaticamente l'alimentazione del caricabatterie.

Un'altra misura di sicurezza può sicuramente consistere nella installazione di sensori di gas idrogeno nella parte più alta del locale o in altro luogo opportuno. Tali sensori dovrebbero essere tarati su una determinata soglia di pericolosità e collegati con un allarme e con un dispositivo in grado di disalimentare la carica delle batterie.
L'allarme è ovviamente inutile in caso di luogo non presidiato durante la effettuazione della ricarica delle batterie.

In alternativa, in assenza dei dispositivi di sicurezza sopra descritti, in caso di guasto dell'aspiratore, tutti i carica batterie dovranno interrompere l'alimentazione di corrente alle batterie mediante opportuno automatismo. Il funzionamento del caricabatterie dovrà quindi essere elettricamente asservito al funzionamento dell'estrattore d'aria.
L'aspiratore dovrà sempre e comunque rimanere in funzione durante la carica, indipendentemente dal numero di batterie sottoposte alla carica stessa.

La portata Q di aria necessaria (m3/h) può essere calcolata con la formula CEI 21-20 art. 1.2:

Q = 0,05 x I x n
I = corrente della parte finale della ricarica in Ampere
n = numero degli elementi in serie

ALTRE MISURE DI SICUREZZA
Ventilazione naturale
Dovranno essere previste, qualora necessarie, delle aperture a parete nella zona carica batterie per compensare il deflusso dell'aria provocato dall'aspiratore.
Tale tipo di aperture dovranno essere ubicate nella parte bassa del locale.
Potrebbe essere utile unire al sistema di aspirazione forzata la dislocazione di aperture fisse supplementari di aereazione naturale; tali aperture dovranno essere prive di infisso ed eventualmente dotate di alette frangipioggia.
Il numero e la dimensione delle suddette aperture dovrà essere valutato in funzione del numero di carrelli in carica e della relativa necessità di ricambio d'aria.
La posizione delle aperture dovrà essere nella parte alta del locale e dovrà essere realizzata come segue:
- a filo soffitto se il soffitto è piano;
- alla sommità della parte più alta del soffitto stesso se il soffitto è a volta o a campana.

Le suddette aperture sono particolarmente indicate in caso di zone a ventilazione impedita a soffitto, anche se la ventilazione artificiale può essere sufficiente ad aspirare l'eventuale idrogeno formatosi.
Dovrà porsi particolare attenzione in presenza di ambienti soppalcati o controsoffittati.
Si è già accennato alla possibilità di collegare il sistema di aspirazione con un allarme che segnali il mancato funzionamento del ventilatore di estrazione o di altra componente.
Nel caso di stabilimenti presidiati di notte o nei quali si svolgano turni lavorativi che abbracciano l'arco delle 24 ore, può essere utile prevedere un sistema che oltre al blocco della carica in caso di assenza di aspirazione forzata, azioni un allarme in luogo presidiato.

Separazione e distanziamento
Il distanziamento, come noto, è una elementare quanto efficace misura di prevenzione incendi.
I punti di carica delle batterie dovranno essere preferibilmente installati su pareti attestate su spazio a cielo libero.
È poi necessario individuare la zona esclusivamente destinata alla carica e circoscriverla con barriere (ad es. catenelle) che impediscano l'accesso ai non addetti ai lavori almeno nei periodi di tempo nei quali si svolgono attività legate alla carica delle batterie.
Però generalmente le barriere sono amovibili intenzionalmente, pertanto occorre aggiungere una segnaletica orizzontale che indichi la posizione dove devono essere ricollocate.
È a tal fine indicata una striscia gialla per terra che segnala inequivocabilmente la zona di rispetto dei caricabatterie; entro la quale non verranno depositati materiali di alcun tipo.
A partire da tale striscia sarà misurato il prescritto distanziamento dalle zone di carica di eventuali aree adibite a deposito od a lavorazione.
In merito al distanziamento suddetto si fanno le seguenti considerazioni.
Una postazione di carica batterie non è più pericolosa di un generatore d'aria calda.
L'installazione di un generatore d'aria calda è regolamentata dalla circolare del Ministero dell'interno n. 73 del 29/7/71; tale norma, al punto 9.5, afferma:
"Quando trattasi di locali destinati ad attività diverse da quelle che comportano le limitazioni precedenti (ambienti con pericolo di esplosione ed incendio e particolari ambienti a maggior rischio in caso di incendio a causa dell'affollamento, n.d.r.), i generatori d'aria calda possono essere installati nello stesso ambiente di utilizzazione ed è consentito il ricircolo d'aria.
In tali casi deve osservarsi la condizione che, all'interno del locale, per un raggio di 4 metri intorno al bruciatore, vi sia una zona completamente libera da qualsiasi materiale combustibile".

La distanza di sicurezza delle zone di carica delle batterie da zone di deposito o lavorazione potrebbe perciò ragionevolmente ricondursi ai 4 metri previsti per un generatore, sempre che l'attività non sia caratterizzata da rischi particolari che comportano differenti valutazioni.
I gruppi di carica delle batterie dovranno inoltre essere disposti in modo da essere accessibili almeno da un lato mediante corridoi di larghezza sufficiente a consentire la regolare manutenzione. La larghezza minima di tali corridoi non dovrà essere inferiore a 60 - 70 cm.
Nella attività dovrà essere chiaramente esposto il divieto di fumare e di usare fiamme libere, tramite cartellonistica conforme alle prescrizioni del D.Lgs. 493/96;
Dovranno essere installati in prossimità dei punti di carica almeno n. 2 estintori ad anidride carbonica.
Ove possibile sarà buona norma ubicare in prossimità della zona di carica delle batterie una uscita di emergenza in grado di immettere direttamente all'esterno, su spazio a cielo libero (le porte che immettono su cortile chiuso non sono nella maggior parte dei casi da considerarsi uscite di emergenza).

Impianti elettrici
All'interno della zona ricarica dovranno essere ubicati solo gli impianti elettrici strettamente necessari alla carica degli accumulatori.
Ovviamente gli impianti elettrici dovranno essere realizzati in conformità alla L. 186/68, e tale conformità dovrà essere certificata con le procedure previste dalla L. 46/90 e norme attuative.
Possibilmente nella zona di carica dei carrelli non dovranno essere ubicati o transitare altri circuiti elettrici, con particolare riferimento alla parte alta del locale.

Norme di esercizio e manutenzione
Dovrà essere effettuata periodicamente la verifica di tutti i cavi di collegamento e delle tubazioni di aspirazione.
Ogni operazione a fiamma libera dovrà essere vietata in prossimità delle postazioni di ricarica, se non previa "bonifica" del locale prima delle operazioni. Per bonifica si intende l'allontanamento delle batterie dal locale prima di lavorarvi e la ventilazione dell'area, oltre a tutte le generali misure preventive da attuarsi sempre in caso di esecuzione di saldature ed operazioni similari.
Dovrà essere disponibile un registro delle manutenzioni sul quale dovranno riportarsi scrupolosamenrte tutti gli interventi effettuati.

Formazione ed informazione dei lavoratori
Tutti i lavoratori dovranno essere adeguatamente informati dei rischi connessi con la ricarica delle batterie.
Dovrà essere stabilita una apposita procedura scritta inerente alle operazioni di carica riportata da apposito cartello in prossimità della zona di carica stessa.
Dovrà procedersi alla nomina scritta, controfirmata per accettazione, di uno o più lavoratori per ogni turno di lavorazione preposti ai controlli, alle verifiche ed alle manutenzioni del gruppo di carica.
I preposti dovranno essere opportunamente formati sulle procedure connesse alle operazioni sulle batterie. La formazione dovrà risultare da apposito verbale custodito in azienda a disposizione degli organi di controllo.

Cartellonistica e segnaletica
La segnaletica dovrebbe comprendere almeno i seguenti cartelli:
o cartelli di divieto:
- divieto di fumare e di introdurre fiamme libere o corpi incandescenti;
- divieto di accesso alle persone non autorizzate;
o cartelli di avvertimento:
- presenza di accumulatori - pericolo di esplosione;
- tensione elettrica pericolosa;
- sezionare tutti gli alimentatori prima di accedere alle parti attive.

Ogni misura preventiva da attuare va sempre segnalata tramite opportuna cartellonistica di sicurezza, conforme alle prescrizioni del D.Lgs. 493/96.

Bibliografia
o M. Silingardi - Le zone di carica dei carrelli elevatori - TUTTONORMEL 5/97
o V. Carrescia - Locale batterie - TUTTONORMEL 4/91
o norma CEI 21-5 2ª edizione del 10/89
o norma CEI 21-20 dell'aprile 1996
o norma CEI 31-30 (EN 60079-9)
o norma CEI 21-6/1
o norma CEI 21-6/2
o norma CEI 21-6/3
o norma CEI 64-2

 



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