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Diagnosi
La diagnosi di infezione da HIV può essere fatta attraverso la
dimostrazione della presenza di anticorpi specifici, oppure attraverso la rilevazione
diretta dei virus o di alcune sue componenti.
I test sierologici attualmente disponibili sono in grado di svelare anticorpi diretti sia
contro HIV-1 che HIV-2, anche se false negatività sono possibili per il sottotipo
"O" di HIV- l. Gli anticorpi anti-HIV compaiono in media tre mesi dopo
l'infezione, e raramente sono ancora assenti dopo 6 mesi (cosiddetta "fase
finestra"). Lo standard sierologico attuale prevede l'effettuazione di un test ELISA,
con successiva conferma, in caso di risultato positivo, attraverso il Western Blot.
L'offerta attiva dei test sierologici per HIV dovrebbe essere promossa per le seguenti
persone:
Persone che assumono o hanno assunto droghe per via endovenosa;
Uomini che hanno avuto o hanno rapporti omosessuali;
Persone con storia di malattie a trasmissione sessuale;
Persone ad elevata promiscuità sessuale (omosessuale o eterosessuale);
Persone che hanno vissuto o vivono in zone ad alta prevalenza dell'infezione da HIV dove
la trasmissione eterosessuale è prevalente;
Persone che hanno ricevuto sangue o derivati nel periodo 1978-1985;
Donne in età fertile;
Persone con segni e sintomi clinici, alterazioni di parametri di laboratorio o malattie
infettive che possano far ipotizzare l'infezione da HIV.
Il test sierologico per HIV deve sempre essere effettuato in strutture accreditate, in
grado di mantenere la più stretta confidenzialità dei risultati, e sottoponendo al
paziente un modulo di consenso informato. Il test deve essere sempre preceduto e seguito
da un'accurato counseling, che illustri al paziente le modalità di trasmissione del virus
e lo aiuti a comprendere il proprio stato di rischio, prepari il paziente a ricevere e
interpretare il risultato (sia esso negativo che positivo) e, nell'eventualità di un test
positivo, esponga le attuali possibilità di management clinico dell'infezione.
Le metodiche dirette per l'identificazione dei virus o di sue componenti comprendono: la
determinazione nel siero dell'antigene p24 (utile oggi forse solo per la diagnosi di
infezione in corso di sindrome acuta, quando gli anticorpi non sono ancora svelabili);
l'isolamento virale (non sempre positivo e comunque piuttosto laborioso per laboratori non
attrezzati); la determinazione della presenza del genoma virale attraverso la reazione
polimerasica a catena (PCR). Una versione quantitativa di quest'ultima metodica (e di
altre metodiche per la determinazione degli acidi nucleici virali) è oggi correntemente
utilizzata per il monitoraggio della terapia (vedi oltre) e per la diagnosi di infezione
acuta primaria da HIV.
Testo a cura di Stefano Vella
President Elect International AIDS Society
Direttore dei Reparti HIV, Istituto Superiore di Sanità
Nuovo Roversi Edizioni 1998 - Ariete Salute s.r.l.
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