Trasmissione dell'infezione da HIV


L'infezione da HIV può essere trasmessa tramite rapporti sessuali, esposizione a derivati dei sangue o a sangue infetto (ad esempio, come avviene fra i tossicodipendenti con lo scambio di siringhe), da madre a figlio durante la gravidanza o al momento dei parto (più raramente mediante allattamento al seno).
La corretta applicazione dello screening delle donazioni di sangue e di rigide regole nella produzione dei derivati del sangue hanno permesso, a partire dal 1985, di ridurre quasi a zero il rischio di trasmissione dell'HIV attraverso il sangue ed i suoi derivati.

L'HIV non si trasmette per contatto casuale. Inoltre, sebbene il virus possa essere presente nella saliva, non ci sono evidenze che questa via rappresenti una modalità di trasmissione significativa.

Per quanto riguarda la trasmissione sessuale (il virus è presente nel sangue e nelle secrezioni genitali delle persone infette) gli studi longitudinali di coppie discordanti hanno fornito alcuni elementi per la quantificazione del rischio. Due studi, uno europeo e l'altro esclusivamente italiano, condotti su un ampio numero di coppie discordanti, mostravano tassi di sieroconversione rispettivamente dei 4,8 e del 3,7 per 100 anni-persona. In entrambi i lavori, il tasso era più elevato nelle coppie che non utilizzavano il profilattico (rispettivamente 4,8 e 8 per 100 anni-persona) rispetto a coloro che riferivano di averlo usato "sempre" (0 e 1,4 per 100 anni-persona). Risultati non molto diversi sono disponibili da studi effettuati in altre aree dei mondo. Un tasso dei 10,3 per 100 anni-persona che si riduceva però a zero nelle coppie che riferivano un uso continuativo del profilattico veniva ad esempio osservato in coppie discordanti condotto ad Haiti. Stime della probabilità di trasmissione dell'infezione da HIV per singolo rapporto sessuale sono disponibili da ricerche realizzate sia in paesi industrializzati che in aree in via di sviluppo. Per quanto riguarda la trasmissione da donna ad uomo, si passa da una stima massima di 0,13 in Kenia, a 0,03 - 0,06 in Tailandia, a 0,001 - ovverosia uno per mille - in Europa. Uno studio condotto negli Stati Uniti su omosessuali maschi stimava invece una probabilità compresa tra 0,005 e 0,03. Naturalmente, questa variabilità può dipendere dalla presenza di una serie di fattori, alcuni dei quali sono in grado di aumentare, altri di ridurre, il rischio di trasmissione sessuale dell'infezione da HIV. L'uso adeguato del profilattico può, come già riferito, ridurre drasticamente il rischio di trasmissione dell'infezione che dovrebbe, in condizioni ideali, tendere allo zero. Tra i fattori che possono ridurre il rischio ricorderemo, ad esempio, la circoncisione e la somministrazione di farmaci antiretrovirali. Dall'altro lato, un'infezione recente o in stato avanzato, la presenza di ulcere genitali o, anche, di ectopia cervicale, sono alcuni dei fattori che possono aumentare la probabilità di trasmissione dell'infezione da HIV.

Il tasso di trasmissione parenterale negli operatori sanitari esposti a sangue infetto in seguito ad incidenti professionali (es. puntura con ago di siringa) si avvicina al 3 per 1000. Per quanto riguarda i tossicodipendenti, anche se non sono disponibili stime accurate del rischio di trasmissione tramite scambio di aghi e/o siringhe, si può però assumere che questo sia comunque elevato non solo in funzione della molteplicità delle esposizioni, ma anche per le modalità dell'esposizione stessa che contemplano, in questo caso, il possibile passaggio di una notevole quantità di sangue.

In mancanza di una cura definitiva o di un vaccino, la prevenzione e l'informazione restano alla base della lotta all'infezione da HIV. Tenendo presente che diversi fattori sociali e culturali possono influenzare i comportamenti individuali e la percezione del rischio, i capisaldi della prevenzione nei Paesi industrializzati devono essere tuttora basati su una corretta informazione (soprattutto diretta alle persone con comportamenti a rischio) e su programmi di riduzione del rischio, mirati in particolare sulla riduzione della promiscuità sessuale, sull'uso corretto dei profilattico, sull'evitare lo scambio di siringhe tra persone che fanno uso di droga per via endovenosa, sull'offerta attiva dei test HIV alle donne in età fertile, sull'applicazione delle Precauzioni Universali per gli operatori sanitari.

Le Precauzioni Universali prevedono che ogni paziente e alcuni campioni biologici (sangue, liquido seminale, secrezioni vaginali, tessuti, liquor, essudato sinoviale, pleurico, peritoneale, pericardico, liquido amniotico) debbano essere sempre considerati come potenzialmente infetti. Non ci sono quindi precauzioni differenziate ma la raccomandazione di usare sempre idonee misure di barriera nei casi in cui si preveda un contatto con sangue o gli altri liquidi biologici (uso di guanti, mascherine e occhiali, camici, lavaggio delle mani, corretta gestione di aghi e strumenti acuminati, ecc.).



Testo a cura di Stefano Vella
President Elect International AIDS Society
Direttore dei Reparti HIV, Istituto Superiore di Sanità
Nuovo Roversi Edizioni 1998 - Ariete Salute s.r.l.