PSAICO CHILLER. CHESCHESE'!!
DI
STEVE TECKILA
Grazie a Walter Potito Guarini, Indimenticabile fondatore degli Ackille Teckila
& The Underground Rebels e per la sua mania per il Foggia. E per aver dato vita insieme a
me al personaggio radiofonico di Vitantonio Belluzzi.
Grazie a Campanellino, musa ispiratrice di questo racconto.
Grazie alla protagonista, che mi ha giustamente chiesto di camuffarla per proteggerla con l'anonimato.
Grazie a David Byrne e ai Talking Heads per la colonna sonora.
Grazie ad Andrea Niccolini e Francesco Rosi, amici da un periodo immemorabile e caompagni di giochi nel mantenere in vita il primo gruppo Rock italiano in ordine alfabetico.
Grazie a Raffa e Zu per aver corretto il mio pessimo italiano
Grazie a Manuel Vàsquez Montalbàn, per quello che ha scritto e per quello che ci ha insegnato sul mangiare e bere.
Grazie a Pepe Carvalho, che ci ha insegnato a bruciare i libri.
I
Campanellino:
(23.15)
"Ricominciano"
Steve Teckila:
(23.17)
"I tuoi coinquilini?"
Campanellino:
(23.18)
"Sì, Lei gli sta urlando qualcosa.
Non
so come lui la possa sopportare.
Ma del resto: lui nero e
musulmano, lei
bianca e non pratica nessuna religione.
Dovresti
sentire le discussioni quando lei
mangia carne di maiale e beve
vino."
Steve Teckila: (23.20)
"Cosa fai
allora? Rimani lì in quel casino
o cerchi una altra
sistemazione?"
Campanellino: (23.21)
"Non
lo so ancora. Il periodo della caparra sta per finire.
Manca una
settimana. Non ho ancora deciso
di rimanere. Ci devo pensare. Ho
ancora un po'
di tempo. A Roma non è mica facile
trovare
una stanza a buon prezzo."
Steve Teckila:
(23.22)
"Almeno ti sei informata presso i
carabinieri?"
Campanellino: (23.24)
"Questo
sì. Ma non ho risolto un granché.
Ho beccato un
maresciallo di Bari, come me.
Pensavo che mi avrebbe dato una
mano.
ma..."
Steve Teckila:
(23.25)
"Ma?"
Campanellino:
(23.27)
"Questo maresciallo Belluzzi, Vitantonio
Belluzzi, mi
ha spiegato che non può fare nulla. Se non
succede qualcosa
possono urlare e litigare quanto
vogliono."
Campanellino: (23.29)
"Dice che
se fosse un reato litigare fra moglie e marito
si sarebbe
costruito un muro sulle Alpi e trasformato l'Italia
in un immenso
carcere."
Steve Teckila: (23.31)
"Bello
stronzo. Se ne è lavato le mani."
Campanellino:
(23.32)
"Sì. :-((("
Steve Teckila:
(23.33)
"Sì, ma cazzo, fare questo casino. E'
quasi mezzanotte!!
Non esiste più il reato di disturbo di
quiete pubblica?"
Campanellino: (23.34)
"Quasi
mezzanotte?"
Steve Teckila: (23.36)
"Sì.
Ma che hai un Pc a manovella che non ha nemmeno
un orologio?
;-))"
Campanellino: (23.37)
"CAZZO!!!"
Steve
Teckila: (23.38)
"Che succede? Cazzo c'è
Raffy?"
Steve Teckila: (23.39)
"Ehi,
c6?"
Steve Teckila: (23.40)
"Sei
ancora lì?"
La risposta gli arrivò
dal programma di messaggistica istantanea.
La sua compagna di chat
non era più in linea
II
Aveva
cominciato a chattare con Campanellino dopo qualche e-mail privata.
Frequentavano tutti e due una Mailing List, la Zone, creata da un
tale che campava di pubblicità su a Milano. Lei si era
trasferita da poco a Roma. Single, ma con una grande voglia di sesso.
Una quinta di reggiseno, e dalle foto sembrava carina.
Una
combinazione che a lui, che di lì a breve sarebbe tornato per
lavoro a Roma, attizzava molto e gli permetteva di esporsi verso di
lei senza troppa responsabilità. E prendendo l'esempio da un
poeta torinese che frequentava la stessa Mailing List, aveva coniato
un suo slogan da usare in questi casi:
"Tacchinarne cento per
colpirne cento".
Lei inizialmente, come logico,
rispondeva freddina alle sue e-mail. Poi, con l'aumento della
confi-denza ogni tanto si concedeva a quattro chiacchiere insieme a
lui con un programma di messaggisti-ca immediata.
Ma dopo
quella sera, Steve non ebbe più sue notizie per più di
dieci giorni. Non era mai in linea quando lui si collegava. Nessuna
e-mail in Mailing List. Era scomparsa. Come
volatilizzata.
Rimuginava, talvolta, dell'errore che aveva
commesso. Aveva deciso di attuare una tattica precisa: conquistare la
fiducia di Campanellino senza fretta per poi, una volta entrato nelle
sue grazie, passa-re a tentativi più palesi. Uscire per una
birra o una pizza insieme a Roma. Per questo non le aveva ancora
chiesto il numero del cellulare. Dopo i primi due, tre giorni si
pentì della sua condotta rispet-tosa. Ai tempi di Internet due
giorni di silenzio equivalevano a ere geologiche.
Non poteva
chiedere notizie di lei in Zone. Si sarebbe esposto agli attacchi dei
cecchini. Era un bel gruppo, ma pronto a sparare su chi si fosse
trovato allo scoperto. E non voleva che il suo gioco di-ventasse di
dominio pubblico.
La settimana dopo, doveva passare qualche
giorno per lavoro a Roma. E proprio in Via Nocera Um-bra, molto
vicino alla fermata Metro di Cinecittà, la zona dove abitava
lei. Decise, lui che amava Vàzquez Montalbàn, che si
sarebbe trasformato in un Pepe Carvalho e avrebbe indagato su quel
si-lenzio.
Questo pensiero lo rallegrò e allo stesso
tempo lo galvanizzò. Finalmente l'Avventura nella sua gri-gia
vita da Topo di Supermercato.
III
Il suo
lavoro non era legato ad orari particolari, quindi poteva sfruttare
quella possibilità per le sue indagini.
Come avrebbe
impostato Pepe la ricerca? Come avrebbe ragionato in quella
situazione? Steve si ac-corse che la vita non è un fumetto,
quando uscì fuori dalla fermata Cinecittà. Aveva
lasciato la sua auto con il marchio dell'Azienda troppo riconoscibile
e quindi pericolosa in un parcheggio di una stazione lontana del
Metro.
Tutto attorno a lui
palazzi a perdita d'occhio. Una serie di formicai con una umanità
di formiche che impazzite andavano in tutte le direzioni. Lui non
conosceva l'indirizzo esatto. Non aveva un Vàzquez Montalbàn
che gli indicasse la pista giusta. Quella che era sotto gli occhi di
tutti, ma solo
il protagonista sapeva interpretare nel modo
corretto.
Cosa avrebbe fatto Pepe? Non lo sapeva. Ma sapeva
cosa avrebbe fatto lui: una bella birra! Lottare contro il mare
in tempesta era inutile. Meglio fermarsi per godersi qualche piccolo
piacere.
Cercò con lo sguardo un bar con dei tavolini
dove potesse passare qualche minuto con una buona birra e il suo
passatempo preferito: leggersi in santa pace "Repubblica",
il suo balsamo preferito per lenire le fatiche della sua giornata
lavorativa.
Il cameriere con una indolenza tutta romanesca gli
portò la birra con molta calma. Ma a lui, intento a leggere le
probabili formazioni di quella giornata del Campionato di Calcio, non
importava. Non amava particolarmente il calcio, ma impazziva
letteralmente per il Fantacalcio. Ogni settimana si improvvisava
allenatore e schierava in campo una squadra. A onor del vero con
scarsi risultati: era sempre nei bassifondi della classifica della
sua Lega.
"Scusa, posso lasciare sopra il tavolino questi
volantini?" Un ragazzo di colore, alto, muscoloso, con una
fasciatura che gli copriva parte dell'avambraccio lo distolse dalla
sua attenzione per i terzini titolari dell'Empoli. Accennò un
gesto affermativo con la testa passando allo studio della panchina
del Lecce.
-AFFITTASI CAMERA AMMOBILIATA ZONA CINECITTA'-
Questo strillava il
volantino. Cazzo!! Vuoi vedere che... Ma no, questo succede solo nei
romanzi e nei film di serie B. San Vàzquez Montalbàn,
il Segnale! Dopo tutto provare non costava nulla. Si sarebbe finto
interessato alla camera e avrebbe avuto, così, la possibilità
di verificare la bontà del
Segnale.
Chiuse il
giornale, prese un volantino e si alzò per pagare. Fece
qualche passo e si voltò indietro: vi-de il suo boccale ancora
mezzo pieno. Non sia mai. Tornò al tavolino e con tutta calma
si bevve gli ultimi sorsi della birra.
Tanto, mica scappa una
camera. E Steve aveva indirizzo e numero di telefono per
informazioni.
IV
Steve
suonò il campanello dell'interno indicato nel volantino.
Una
voce maschile gli rispose e lo invitò a salire fino al terzo
piano. Lui prese le scale. Non aveva paura dell'ascensore. Ma da
qualche tempo evitava l'uso dell'ascensore e anche dell'auto nella
sua piccola cittadina. Usava sempre le scale e camminava con piacere
nelle strade rinascimentali. Dall'inizio dell'anno da quando aveva
iniziato quella piccola quotidiana attività fisica, aggiunta a
una costanza ammirevole nelle uscite con la bicicletta, suo vecchio
amore, era dimagrito di dieci chili.
Arrivato al pianerottolo
del terzo piano riconobbe il mandingo del bar. Adesso era in una
tenuta più casalinga: una t-shirt con dei calzoni della tuta.
Il bianco delle bende contrastava con l'ebano della pelle.
Quando
entrò nell'appartamento si appuntò mentalmente le
operazioni da eseguire: fingersi interes-sato alla stanza, ma vigile
ad annotarsi ogni piccolo particolare. Dopotutto lo aveva letto in
decine di libri gialli. L'eroe entra sempre nella tana del cattivo
sotto mentite spoglie.
L'entrata nella camera gli confermò
di essere sulla pista giusta. Da una parete la faccia sconvolta di
Blixa Bargeld lo guardava. Era il musicista preferito da
Campanellino.
Sembrava risistemata in fretta e furia, ma non
molto bene. Sopra il comodino vide una traccia di polvere, anzi per
meglio dire, vide una sagoma nella polvere. La parte pulita
circondata dalla pol-vere ricordava con molta similitudine un
cellulare.
Un filo telefonico con un plug libero che partiva
dalla presa della Telecom denunciava la passata presenza di un
qualche aggeggio tipo fax o modem. Molto più probabilmente il
computer con il quale Campanellino gestiva la sua attività
internet.
Quando fu per uscire ebbe la prova della sicurezza.
Aveva trovato la pistola fumante! Entrando non se ne poteva
accorgere. Mandingo entrato prima di lui gli copriva parte della
visuale.
La serratura della porta era stata forzata! E nello
spazio che stava sotto la porta chiusa, in quella stretta lingua di
pavimento, alcune gocce di un liquido scuro. Sicuramente sangue. Sono
gli errori degli assassini che li fanno acciuffare e lui si era
dimostrato così intelligente da trovarli quasi
subito.
Eccitato dalla scoperta, salutò con una certa
fretta il suo ospite.
Uscito finalmente all'aria aperta fece
qualche respiro forte. L'aria frizzantina dell'autunno romano gli
entrò nei polmoni e gli causò una certa
euforia.
Ripassò mentalmente tutti gli elementi a sua
disposizione. Poi si fece una certa sequenza degli avve-nimenti.
Campanellino fu uccisa quella sera che parlava con lui in chat.
Mandingo, la sua donna o tutti e due, erano entrati nella sua camera
forzandola. Poi l'avevano uccisa. Lui si era ferito nella
colluttazione se complice, o per difenderla dalla furia omicida della
sua compagna se innocente. In questo momento non aveva elementi per
poter determinare una delle due tesi.
Peccato! Una quinta di
reggiseno! Tutto quel ben di Dio in pasto ai vermi.
Poi gli
assassini avevano spento il computer. Ecco perchè lei non
rispose alle sue ultime parole e cadde la comunicazione.
Avevano
poi fatto sparire il cadavere. Probabilmente portato fuori di notte e
lasciato chissà dove. Lasciate calmare le acque, visto che
nessuno era venuta a cercarla (era a Roma da poco e non cono-sceva
nessuno), hanno tolto il computer, preso il telefonino e scritto il
volantino per trovare un
nuovo inquilino.
Soddisfatto della
ricostruzione decise di andare dai Carabinieri. Da quel Maresciallo
Belluzzi che conosceva già parte della storia.
Si
incamminò verso la più vicina Caserma. Nel tragitto
fantasticava. Potrebbe diventare un Detecti-ve Privato. Specializzato
in omicidi. Come Pepe! E dopo ogni indagine una cena da Riccioli Cafe
dove lavorava il suo amico Marco. Un Sushi Bar dalle parti di Piazza
Navona. Ma con una selezio-ne di dessert degna dei migliori
ristoranti. I dolci innaffiati da quel Moscato di Morandina che
ama-va particolarmente. E a chiudere il tutto un bicchierino di Rhum.
Quel Centenario Zapaca del Gua-temala invecchiato 23 anni che si
sposa a meraviglia con un cioccolato fondente al 97% di cacao.
Sì,
l'idea gli piacque. Doveva trovare un elemento che poteva usare come
un logo riconoscibile. Qualcosa tipo: "Montalbano sono", o
"Elementare Watson". Anche se in verità queste
parole non fu-rono mai scritte da Conan Doyle nei suoi romanzi di
Sherlock Holmes.
"To Yeah!" Sì, questo
americanismo gli piaceva. Lo aveva letto per la prima volta in una
vignetta di Andrea Pazienza. Il cliente esponeva il caso e lui
rispondeva: "To Yeah! Sono 200 Euro al giorno più le
spese."
Intanto che fantasticava era arrivato davanti
alla Caserma dei Carabinieri.
V
Il
Maresciallo Vitantonio Belluzzi nel suo ufficio ascoltava Steve
sviluppare la sua tesi. Lui non era entrato nell'Arma per stare a
sentire quegli scocciatori che si presentavano con storie sempre più
as-surde. Quante telefonate ricevevano quotidianamente. Se solo una
minima parte di quelle telefonate fossero vere, l'Italia sarebbe un
immenso girone infernale. Stupri, omicidi, stragi, bombe lasciate
al-le stazioni ferroviarie, incendi e una volta anche l'invasione
biblica delle cavallette. Gli scippi no, quelli oramai non li
denunciava più nessuno. Erano diventati una cosa normale.
Non
credeva a una sola parola di quel racconto. Si ricordava, è
vero, la ragazza bionda con quelle gran tette. Si ricordava, è
vero, la sua richiesta di intervento. Si ricordava, no anzi, non si
ricordava il colore degli occhi. Il suo sguardo era fisso sulla massa
sporgente del seno che sembrava esplodere
sotto quella camicetta
troppo attillata. Non aveva fatto caso al colore degli occhi. Era
maschio, lui. Mica una checca come ci sono adesso!
Steve si
accorse che la sua tesi non aveva minimamente scaldato il
Maresciallo. A nulla valsero le sue fatiche. Era gentile, questo sì,
il Belluzzi. Ma era evidente che lo riteneva poco più che un
visio-nario. A un tratto si ricordò che i tutori dell'ordine
non sopportavano i Detective Privati ufficiali, fi-guriamoci quelli
dilettanti come lui. Era scritto in centinaia di libri gialli. Anche
Carvalho era chia-mato "annusapatte" da quell'Ispettore di
Polizia che lo aveva in antipatia.
Si alzò per
congedarsi. "Grazie, Maresciallo." disse, "Vedo che
non mi crede. Proverò con la Poli-zia. Grazie ancora e
arrivederci."
Queste parole crearono uno sconquasso nella
mente assopita del Maresciallo. Per un attimo ammise la possibilità
che ci fosse un fondo di verità nelle parole dette da questo
scocciatore. Già se le vede-va le pagine del "Messaggero":
-
BRILLANTE OPERAZIONE DI POLIZIA. ARRESTATA COPPIA DI ASSASSINI.-
E
se questo idiota che gli stava rompendo le palle avesse accennato al
fatto che prima era passato in Caserma e lui non gli aveva creduto?
Capace di farlo. Non gli sembrava un tipo che sta con la bocca
chiusa. Aveva o no fatto delle indagini per conto suo su una ragazza
che aveva troncato una conver-sazione via chat? Probabilmente anche
lei si era scocciata di questo trituracoglioni. E aveva giusta-mente
chiuso la conversazione. Ah, potesse farlo pure lui.
Ma la
cosa peggiore. La cosa peggiore sarebbe resistere agli sfottò
di quello stronzo del Guarini, l'Ispettore Walter Potito Guarini.
Pugliese pure lui. Ma di Foggia. Ancora gli rompeva le palle per il
derby Bari-Foggia perso in casa nel 1984, figuriamoci se gli lasciava
passare liscia questa.
Se lo figurava con la sua faccia da
pesce lesso: "Vi hanno offerto gli assassini su un piatto
d'argento e voi ci avete sputato. Voi Carabinieri non sapete
riconoscere un reato nemmeno se ve lo fanno sot-to il naso." E
così via, sicuramente fino alla agognata pensione. E gli
mancavano ancora 15 anni, 6 mesi e 24 giorni!
Valutò i
rischi della figuraccia. Fermò Steve che oramai era sulla
porta. "Aspetti" disse, "Non credo a una sola parola
di quello che mi ha detto. Ma oggi è una bella giornata. E una
passeggiata può far-mi solo bene. Andremo insieme a dare
un'occhiata. Ma si ricordi che non credo a una sola parola di quello
che mi ha raccontato. Lo faccio solo per scrupolo professionale.
Vengo con lei, facciamo un giretto nell'appartamento. Vediamo che
tutto è a posto e poi lei lascia queste cose a chi è
pagato per farlo. E se ne torna dritto sparato a casa sua."
Non
era una vittoria piena di Steve. Ma si accontentò del
risultato.
VI
"Raccontatemi
ancora una volta la vostra versione." Chiese il Maresciallo
Belluzzi alla coppia spa-ventata che aveva davanti.
"Marescia',
gliel'ho già spiegato." disse lei, "La nostra
coinquilina è scomparsa una diecina di giorni fa. La caparra è
scaduta la settimana scorsa. Abbiamo forzato la porta e messo il
volantino per affit-tarla ancora. Abbiamo messo nello scatolone che
vede tutte le proprietà di Raffaella, se un giorno tornasse a
riprenderle, e non abbiamo toccato nulla. Lei era scomparsa, non si è
più fatta sentire. Era strana, tutto il giorno al computer.
Abbiamo pensato che se ne fosse andata."
Loro non
sapevano che la vittima era stata da lui a raccontare le sue paure
preoccupata della situa-zione in quell'appartamento. Godeva come un
gatto che tortura dei topolini prima di papparseli. Il caso era già
risolto. Facilissimo. Ringraziò mentalmente il suo culo. Quel
tipo era venuto da lui, in-vece di andare alla Polizia. Già
vedeva i titoli sul "Messaggero":
-BRILLANTE
OPERAZIONE DELL'ARMA. ARRESTATI DUE PERICOLOSI ASSASSINI.-
Quando
quello stronzo del Guarini lo avesse sfottuto ancora su quel derby di
vent'anni prima, e lui sapeva che lo avrebbe rifatto, gli avrebbe
sbattuto in faccia il suo successo: era lui ad aver trovato la
soluzione e per questa volta la Polizia avrebbe
rosicato.
"Raccontatemi ancora una volta la ferita al
braccio", chiese sadico l'aguzzino.
"S'è
sgarato co'r giravite. Nun è bbono manco pe' anna' a rubba'."
La frase uscì in dialetto. Lei era terrorizzata e in questo
caso anche arrabbiata con il suo uomo per l'inettitudine dimostrata
in questa occasione.
Steve assisteva muto alla scena. Uno
spettatore non pagante, ma determinante, per lo svolgimento della
storia. Si immaginava di essere al cinema a seguire un film.
"Ve
lo dico io, cosa è accaduto." Belluzzi prese finalmente
in mano la situazione. "Quello che non sapete è che la
vittima era venuta qualche giorno prima del delitto da me,
preoccupata per la sua in-columità. Aveva paura di voi due e
delle vostre scenate violente. Pensava di andarci di mezzo, come poi
è avvenuto, purtroppo."
"Lui aveva una tresca
con la tettona, o qualcosa del genere" disse indicando il
mandingo, "lei, mia cara, gelosa, quella sera litiga con il suo
uomo per questa storia. Sfonda la porta e l'uccide. Lui cerca di
fermarla e lei lo ferisce. Una volta uccisa, lui, spaventato, cede.
L'aiuta a nascondere il cadavere, e forse anche l'arma del delitto.
Aspettate qualche tempo per vedere se qualcuno cerca la vittima e
affittate ancora la stanza."
La storia filava pensò
Steve. Il Maresciallo pensò che avrebbero ceduto subito in
Caserma. Avreb-bero confessato in due secondi. Forse non sarebbe
servito nemmeno qualche ceffone. Non erano dei professionisti.
Delitto passionale. Peccato, però, quella tettona non era
male.
"No, Marescia'. Gliel'assicuro. Non abbiamo ucciso
nessuno. E' andata come le abbiamo spiegato."
"CHE
CAZZO SUCCEDE NELLA MIA STANZA?"
I quattro si voltarono.
Una bionda stava ferma sulla porta. Con la cinta della borsa a
tracolla in mez-zo al seno a ben valorizzare le due tette da
competizione.
VII
Che
culo aveva avuto. Questo era molto meglio del derby Bari-Foggia del
1984. Con quella partita era andato avanti per venti anni. Ma con
questa cazzata che aveva fatto il Maresciallo Belluzzi, poteva andare
avanti fino alla pensione, e forse anche più in
là.
L'Ispettore Walter P. Guarini gongolava sulla sua
poltrona girevole. Non ci poteva credere. Che culo aveva
avuto.
Entrarono gli agenti Andrea Niccolini e Francesco "Fz"
Rosi. Quest'ultimo per aver passato tre anni in Germania era
soprannominato "Franz", che lui amava abbreviare in
Effezeta.
"Ispettore, ci racconti quella storia successa
a Cinecittà." Chiese uno dei due tanto per leccare il
culo al suo superiore.
"Questa Raffaella, si era
organizzata due settimane di vacanze ai Caraibi. Ma siccome era in un
mo-mento di scazzo con i suoi coinquilini e proprietari perchè
facevano casino in casa, non gli disse che doveva partire."
Comiciò il Guarini, "l'aereo partiva da Malpensa la
mattina dopo e aveva una pre-notazione su un treno notturno
Tiburtina-Milano Centrale. Stava chattando con tre persone e non si
era curata del tempo che stava passando. Si accorge che rischia di
perdere il treno, chiude tutte le conversazioni senza salutare e
parte di corsa. In questa fretta si scorda anche il telefonino
appoggia-to sul comodino. Uno dei ragazzi con i quali stava
chattando, quello più idiota, si crea un film den-tro la sua
testa. Crede che le sia successo qualcosa. E comincia delle indagini.
La ragazza dai Carai-bi manda una e-mail alla proprietaria di casa
per confermare la stanza. La caparra era scaduta. La padrona non
scarica la posta elettronica molto spesso e non si accorge della
lettera. Con il marito cerca di forzare la porta. La ragazza aveva
cambiato la serratura e loro non avevano le chiavi nuove.
Lui, per
aprire la porta si ferisce col cacciavite e sporca di sangue tutto
intorno.
Loro puliscono alla cazzo di cane con la porta chiusa. Il
sangue che era andato sotto la porta rimane là sotto. Poi
fanno il volantino che finisce in mano all'idiota. Entra in casa
della coppia e si convince che i due l'abbiano uccisa. E qui scatta
il colpo di culo."
Con uno studio quasi teatrale dei
tempi, l'Ispettore Guarini si ferma. Si alza, si versa un bicchiere
di acqua, mentre i suoi giovani colleghi aspettano che ricominci il
racconto.
"L'idiota, quel Steve Teckila, va dal
Maresciallo Belluzzi. Gli racconta tutta la storia, e lui ci cade
dentro con tutte le scarpe. Entra nell'appartamento e li accusa
dell'omicidio. Quando sta per far scat-tare le manette, il cadavere
ritorna dai Caraibi."
I leccaculo scoppiarono a ridere.
Come se non conoscessero a memoria l'intera storia. Era dal giorno
prima che nella Stazione si rideva dell'episodio.
Guarini
tornò alla scrivania. Si accomodò sulla poltrona
girevole. Prese il telefono e compose il nu-mero di telefono
dell'ufficio del Maresciallo Belluzzi.
Dedicato con affetto a
Pepe e Manolo.
Grazie a te lettore che hai avuto la pazienza di arrivare fino a qui. Adesso torno alla mia vita da Topo di Supermercato, ho delle scatolette di tonno da mettere a posto.