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LA SCRITTURA EGIZIA

            La scrittura egizia apparve più di 5000 anni fa, intorno al 3100 a.C. Gli studiosi sono discordi sulla sua origine: alcuni sostengono che sia arrivata in Egitto dalla Mesopotamia, dove la scrittura era stata inventata alcuni secoli prima; altri, invece, la ritengono autoctona dell'Egitto, poiché già nel Periodo predinastico si utilizzavano segni quasi identici agli ideogrammi.

            La scrittura geroglifica, basata su un sistema misto ideografo-fonetico, si mantenne inalterata per 3500 anni fino al IV secolo d.C., e diede origine a una scrittura corsiva già dall'inizio dell'Antico Regno: la scrittura ieratica. Questa era una versione in forma sintetica dei segni geroglifici, utilizzata per scrivere sul papiro i documenti di tutti i giorni (i geroglifici, infatti, venivano riservati agli usi monumentali).

           Come per le altre lingue, anche per quella egizia il primo passo verso la scrittura fu quello di rappresentare graficamente ciò che si vedeva. Nacquero così gli ideogrammi. Ben presto, tuttavia, sorse un problema: come scrivere parole che si riferivano a idee o a concetti astratti? A questo proposito gli Egizi ebbero un'intuizione: svuotare di significato la maggior parte degli ideogrammi per dar loro un valore esclusivamente fonetico. Se "bocca" si diceva "r" questo segno non rappresentava la bocca ma il suono "r"; se "acqua" si diceva "n", questo segno non rappresentava l'acqua ma il suono "n". Erano nati i fonogrammi, e cioè i segni che rappresentavano suoni. La scrittura egizia prevede più di 800 segni di diversi generi. I più semplici si chiamano monoconsonatici ed equivalgono a un solo suono. Non si sa con certezza come sia nata l'idea di assegnare un valore concreto a un determinato segno, ma è probabile che questo valore sia semplicemente il primo suono di alcune parole. 

            I segni monoconsonatici sono in tutto 24 e costituiscono quello che noi chiamiamo "alfabeto". Bisogna tener conto del fatto che la scrittura egizia non prevedeva l'uso delle vocali. Altro tipo di fonogrammi sono quelli biconsonantici, che equivalgono a due suoni; alcuni di questi sono ideogrammi. Sono più numerosi di quelli monoconsonantici, anche se molti potrebbero essere scritti utilizzando solo fonogrammi monoconsonantici. Infine vi sono i fonogrammi, per altro non molto numerosi, che equivalgono a tre suoni: i triconsonantici, il più delle volte accompagnati dai complementi fonetici (fonogrammi monoconsonantici). La loro funzione è quella di assicurare la corretta pronuncia delle parole ripetendo l'ultimo suono. Permettono anche di leggere più facilmente evitando errori. Oltre ai fonogrammi e ai complementi fonetici, esisteva un altro genere di segni detti determinativi, che non si pronunciavano e, quindi, non avevano valore fonetico.

            Molte parole erano omofone, cioè si leggevano allo stesso modo pur avendo significato diverso, così gli Egizi, per poterle distinguere, idearono un complesso di segni da mettere alla fine della parola. In questo modo, se dopo i fonogrammi che rappresentavano la parola "nave" veniva posto l'ideogramma di nave, il risultato risultava molto più esplicito e non dava luogo ad errori. 

            Gli egittologi hanno messo a punto un sistema di trascrizione dei segni nel nostro alfabeto per poterli leggere; poiché non ci sono vocali, si interpone un suono vocalico tra le consonanti per rispettare così il suono delle parole, giunte fino a noi attraverso il copto, l'ultimo stadio della lingua egizia. 

                                                             

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