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Amedeo Minghi

Amedeo Minghi
Protagonista del tuo ultimo cd é "Anita", perché hai scelto proprio lei, cosa ti affascina?
Mi affascina la sua modernità. E' una donna che é vissuta ormai tanto tempo fa, é morta nel 1838, eppure leggendo le sue note la scopriamo così attuale. Siamo in linea però distanti da lei, le azioni compiute da Anita erano inusitate, é una donna modernissima e molto forte. Quello che mi ha affascinato di lei é la forza delle sue azioni, del suo comportamento e del suo pensiero, al di là di ogni convenzione, le sue scelte sarebbero state impossibili per qualunque altra donna dell'epoca, come lasciare un marito e fare la guerra. Anita era una donna molto forte, con delle idee politiche e questo probabilmente all'epoca era più unico che raro. Quello che più mi ha colpito, inoltre, é la sua assenza nella nostra storia, nei libri di testo Anita é la semplice compagna di Garibaldi, vissuta in Italia pochissimo tempo. Non si racconta la sua morte e il grande amore che la condusse a questo tragico epilogo, e questo denota uno stato di fatto: nei libri di testo non c'é Anita, quindi vuol dire che mancano un sacco di altre cose. Vuol dire che questa storia che ci viene raccontata é una storia non corretta, piena di lacune e piena di menzogne. Per molto tempo Anita é stata considerata una specie di puttana, compagna di Garibaldi, ci sono invece i documenti dell'avvenuto matrimonio, religiosissimo, a Montevideo in una chiesa che si chiama S.Francesco d'Assisi.

Una bella storia d'amore quindi?
Soprattutto. Anita é vera passione, é autentica passione amorosa. E il musical che deriverà da questo lavoro racconterà appunto quella che secondo me é la più grande storia d'amore italiana mai raccontata. Già, questa storia d'amore, che é la più bella, non é mai stata raccontata.

Avrai un ruolo in questo Musical?
Sì, avrò un piccolo ruolo in questo musical!

Amedeo Minghi Non ci anticipi nulla?
Preferisco di no! Perché sarebbe anche prematuro in realtà, il musical é un lavoro talmente complesso che si automodifica continumente, per cui parti con un pensiero e non é affatto certo che finisci con quella stessa idea, quindi adesso é assolutamente troppo presto per dare delle anticipazioni. Sicuramente sarà un musical vero, nel senso che sarà finalmente un musical italiano, realizzato e pensato da italiani e sarà soprattutto un musical che racconta una parte molto importante della nostra storia. Perché oggi noi non guardiamo più al passato con molto interesse ed é un grande errore, perché un popolo ha un passato e non può essere dimenticato, soprattutto se nella storia di questo popolo c'é un figura come Anita, che, anche se extracomunitaria, perché lei é brasiliana, ha contribuito a fare di questo Paese una patria.

In questo musical avremo così modo di apprezzarti ancora nella duplice veste di autore e interprete, ma per Amedeo Minghi é più difficile scrivere canzoni o interpretarle?
Per me é più difficile interpretarle, perché in realtà io sono d'istinto un autore, un compositore, il mio mestiere é scrivere la musica. Se pensi che ho pubblicato venti album, ho scritto dieci colonne sonore per la televisione, ho fatto cantare gli altri fino a dieci anni fa, quasi tutti i cantanti italiani hanno infatti interpretato una mia canzone. Per cui pensa quanta musica ho scritto. Questo vuol dire che la mia vera natura é quella, però poi queste canzoni bisogna pure che qualcuno le canti e allora le canto io, perché non sono ancora riuscito a trovare qualcuno che le canti con la mia stessa espressione, ma se dovessi incontrarlo gliele farei interpretare volentieri.

Amedeo Minghi Se dovessi scegliere ora un artista che interpreti una canzone che tu hai scritto per te, chi sceglieresti?
In questo momento? E' difficile, perché questo é un momento brutto per la canzone d'autore. Adesso c'é la musica clonata, dei cloni dei cloni, ci sono interpreti che sono cloni di altri cloni che sono stati clonati a loro volta, questo é quindi un momento, culturalmente parlando, molto basso e la musica d'autore corre grandi rischi. Artisti che stimo ce ne sono sicuramente molti, per esempio quelli della mia generazione, perché tutti veniamo dalla stessa storia, veniamo da una gavetta lunga, da esperienze intense, da esperimenti sbagliati, andati male, da carriere recuperate, abbiamo tutti quanti alle spalle storie molto complesse e articolate, per cui siamo tutti in grado di capire che cosa vuol dire una canzone d'autore. Sì, a tutti questi miei coetanei io la farei sicuramente cantare una mia canzone.

Facci un nome...
Venditti, Zero, De Gregori, anche Baglioni se volesse saprebbe ancora cantare delle canzoni bellissime, però vuole tanti soldi e quindi fa quello che fa, ma io so perfettamente che lui é in grado di cantare bellissimi brani. Altro nome é Dalla o lo stesso Battiato che ha scritto una canzone d'amore molto bella un paio di anni fa e l'ha interpretata in maniera stupenda. Ci vuole sapienza per cantare la canzone d'autore, ci vuole vita vissuta. In "Decenni" dicevo che i decenni saranno belli quando saranno passati, quindi il tempo deve passare per diventare tempo e per essere capace di poterlo cantare.

Tu sei avvezzo a duetti con interpreti femminili, hai per caso in cantiere qualche altra sorpresa in questo senso?
Tutto può succedere! Effettivamente sono stato il primo in Italia a duettare con una donna: l'ho fatto, nell'82 mi pare, con Katia Ricciarelli, era la prima volta che un cantante di cosiddetta musica leggera cantava con una cantante di cosiddetta musica classica. Personalmente non faccio nessuna differenza tra i vari generi, la musica é bella e brutta, non é classica, leggera, né pesante né facile. In quanto ai duetti con interpreti femminili mi é capitato così di farli e siccome sono andati particolarmente bene sono rimasti nella memoria collettiva. Immagino che tu ti riferisca a quello con Mietta?

Amedeo Minghi Pensavo anche a quello dello scorso anno con Mariella Nava...
Mariella Nava ad esempio é una grande cantautrice e che io con la mia presenza a Sanremo ho cercato di far ricordare. Abbiamo emozionato tantissimo con "Un futuro come te", però non siamo stati apprezzati proprio da quelli che avrebbero dovuto, alcuni giornalisti della carta stampata non hanno infatti capito che stavamo facendo un esperimento, che portavamo qualcosa di nuovo. Eravamo noi, quelli con le storie più lunghe alle spalle, che portavamo una canzone più moderna, che parlava del futuro, di internet, di comunicazione. Nessuno ha capito questo, tranne naturalmente quelli della grande carta stampata. Il che ci ha molto sorpresi e per certi versi anche offesi, perché dopo tutti i nostri sforzi, il pubblico ci riconosce grandi cose e gli addetti ai lavori no. Ma forse é giusto che sia così, il pubblico é sempre un pezzetto più avanti rispetto agli esperti.

A proposito di internet, sei un navigatore?
Sì, sono un navigatore! Da tanti anni ho un sito, anzi più di uno, abbiamo moltissimi links con altri siti, abbiamo un fan club in America, a New York, un fan club a San Paolo, e sono tutti quanti linkati fra di loro, si scambiano notizie e io stesso li informo. In "Un futuro come te" abbiamo scritto che la comunicazione interplanetaria non solo non ci fa paura, ma abbiamo anche auspicato che arrivasse presto, perché adesso sappiamo cosa succede nel mondo ed é impossibile fare finta di niente. Io sono convinto che la cultura della tecnologia, se la sapremmo usare come noi stiamo facendo in questo momento, cioé al nostro servizio, non potrà che farci del bene.

Amedeo Minghi Ci scrivono tanti ragazzi che compongono canzoni, credo che tu sia tra le persone più adatte a dare loro dei consigli su come sfondare in questo mondo...
Per sfondare francamente non lo so, forse chiederei un consiglio anch'io! Perché io non ho il dono della diplomazia, non sono legato a nessuna corrente politica per avere piaceri e favori, sono sempre rimasto nel mio mondo e ho fatto scelte indipendenti dagli altri, sempre assecondando la mia volontà e il mio istinto. Questo però mi ha garantito i miei trent'anni di carriera. Ai giovani dico una cosa che sulla mia pelle ho imparato essere molto seria, ma difficile: bisognerebbe avere il coraggio di trovare il proprio stile, il proprio modo di espressione, ed é la cosa che praticamente manca in questo momento in Italia quasi a tutti. Prima ti parlavo di cloni, ecco diciamo che i cloni, purtroppo quasi sempre spinti dal sistema, sono costretti a scrivere cose che siano di presa immediata, facile, per poter essere trasmesse forsennatamente dalle radio perché voi ve ne accorgiate, e questo é un grande problema, perché tutto quanto quello che si fa per essere consumato, in realtà si consuma. Mentre io non scrivo perché le cose siano consumate, io le scrivo perché siano assimilate. Nei concerti io canto canzoni che hanno tra di loro vent'anni di differenza, non se ne accorge nessuno, é impossibile accorgersene se uno lavora sempre in una direzione. L'unica cosa che paga dunque é cercare il proprio stile e avere coerenza, non avere timore né di music-control né di classifiche né di radio. Ma purtroppo oggi manca il senso del sacrificio, il ragazzo arriva oggi e vuole avere successo ieri.

Lasciamo la musica per un istante e parliamo di te. Dai un'immagine di un uomo molto pacato, affatto trasgressivo, ma sei realmente così nella vita privata?
Per niente! Mi vedete così perché vi arriva la mia immagine professionale, mi vedete sempre nell'ambito lavorativo, dove sono effettivamente così. Sul lavoro non sono affatto trasgressivo, voglio che tutto sia al massimo di quanto posso dare, quindi sono molto rigoroso, per cui quando mi si guarda sotto l'aspetto del lavoro é chiaro che c'é questo Minghi serioso, rigoroso, attento, rompiscatole, puntiglioso, ed é giusto che sia così. Nella mia vita privata sono esattamente l'opposto, molto diverso, non porto mai sul palcoscenico Amedeo Minghi né entro a casa con il Minghi che sta sul palco.

...ma cos'é la trasgressione per te?
Trasgressione é fare delle cose che non stanno nella convenienza, tanto per darne una definizione classica. Trasgressione é quello che non si dovrebbe fare perché non é bene farlo, invece a me capita di trasgredire, eccome! E un artista poi ha quasi il dovere di farlo, la trasgressione fa parte attiva del mio mestiere e c'é chi lo sbandiera quasi come una sorta di attività, ma questo non mi riguarda, non trasgredisco perché voglio far vedere che sono trasgressivo o perché i giornali si interessino a questo. Trasgredisco per il piacere, per il mio gusto personale e lo faccio esattamente come e quando voglio, sono padrone delle mie trasgressioni. Naturalmente tutto questo avviene oggi che ho 53 anni, magari trent'anni fa ero più sbarazzino. Comunque conosco la vita, se é questo che vuoi sapere, la conosco molto bene.

Intervista di Paola De Simone


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