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Patto per la Sicilia, crocevia di uomini
ed ideali.
La
costruzione dello Stato federale italiano, già avviato con la modifica del
titolo V della Costituzione, insieme con il rafforzamento del ruolo delle
Regioni a seguito della elezione diretta dei Presidenti-Governatori, rende
attuale una riflessione: sull'autonomia goduta dalla Sicilia da più di
cinquanta anni e sui risultati che ne sono derivati.
Nella metà degli Anni Quaranta la classe dirigente del
tempo, con in testa Giuseppe Alessi, seppe vincere una grande battaglia che
portò al riconoscimento dell'autonomia speciale per la Sicilia; strumento
ritenuto indispensabile per corrispondere alla forte spinta all'autogoverno
dei Siciliani.
Il prosieguo del tempo ha tuttavia registrato ritardi
e lentezze che incrociando ostilità centralistiche, pigrizie e forme di
vassallaggio delle classi dirigenti locali rispetto alle centrali romane,
hanno reso sterili fino a vanificarli i contenuti fortemente positivi dello
Statuto Speciale. D'altronde il presupposto per la valorizzazione delle
opportunità date dallo Statuto Speciale era il formarsi di una classe
dirigente legata ai valori dell'autonomia, e quindi partecipe, per
convinzione e per mentalità, di tale percorso piuttosto che proiettata a
ricercare protezioni presso le centrali politiche romane.
Limite che ha contraddistinto tutti i partiti operanti
in Sicilia, salvo rari episodi verificatisi in periodi particolari della
storia dell'Isola riconducibili, fuori ed in aperta ribellione ai partiti
tradizionali, al milazzismo; all'interno dei partiti, ma discostandosi dalle
loro incrostazioni e dalle loro devianze, a Pier Santi Mattarella e a Pio La
Torre.
La crisi dell'Autonomia Siciliana si accentua negli
anni della transizione politica(daI1991-92 fino ai giorni nostri), periodo
nel quale alle difficoltà della situazione economica italiana si sommano il
tramonto di una intera classe dirigente e l'assunzione delle massime
responsabilità del governo della Regione da parte delle terze o quarte file
dei vecchi partiti, e successivamente del nuovo ceto politico emergente.
A sinistra una situazione ancora peggiore connotata
solo da rancori, voglie giustizialiste e visioni manichee, dove alcuni si
credono custodi del verbo e dei dogmi e tutti gli altri, gli infedeli,
soggetti da redimere o da mandare al rogo. E' ancora la condizione che si
registra oggi in Sicilia. In una terra e con una popolazione in grado di far
vincere partiti e coalizioni di governo, ma che conta pochissimo nella
politica nazionale. Per corrispondere a queste esigenze nasce "Patto
per la Sicilia".
Occasione di incontro di uomini di cultura,
imprenditori, professionisti, ceti medi, rappresentanti del lavoro autonomo,
animati da grande fede nelle potenzialità e nelle risorse dell'Isola.
Pronti, in collaborazione con gli ambienti politici
più sensibili e motivati, ad elaborare le linee programmatiche e progettuali
da mettere a base di un impegno politico e culturale per la difesa e la
salvaguardia degli interessi siciliani. Con l'obiettivo di contribuire,
anche partecipandovi direttamente, al consolidarsi di una forte coscienza
sicilianista, che rifiutando ogni deteriore tentazione isolazionista,
colleghi la Sicilia al processo in atto di costruzione dell' "Italia
federale".
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