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Le sindromi mielodisplastiche - Eziologia e patogenesi

Autore: Donato Natale
Dipartimento di Ematologia ed Oncologia Ospedale Civile, Pescara 
e-mail:d.natale@pe.nettuno.it
Ultimo aggiornamento: 10/11/1998

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  1. Eziologia
  2. Patogenesi

    4.1 Alterazioni morfologiche 
    4.2 Alterazioni funzionali 
    4.3 Citogenetica 
    4.4. Anomalie cromosomiche ed aspetti clinici

               

3. Eziologia  

L'eziologia delle SMD è tuttora sconosciuta.  
Un ruolo importante sembrano avere alcuni fattori ambientali (benzene e derivati, pesticidi, solventi organici e derivati ammoniacali) determinati farmaci (in particolare alchilanti ed epipodofillotossine) e le radiazioni ionizzanti.  
L'associazione radio-chemio sembrerebbe aumentare il rischio di insorgenza di una SMD.  
Le SMD vengono suddivise in due gruppi:  

  • Forme Primitive con anamnesi negativa per esposizione a sostanze tossiche o a trattamenti chemioradioterapici
  • Forme Secondarie a trattamento chemioterapico.

Questa classificazione eziologica riveste una particolare importanza in quanto le due forme presentano differenze sostanziali sul piano clinico e prognostico.  
Le caratteristiche differenziative tra le forme primitive e secondarie sono riportate nella Tab 1.   
 

   4. Patogenesi

Numerosi studi hanno confermato che le SMD sono un disordine clonale della cellula staminale e che la patogenesi è di tipo "multistep" (a gradini successivi) (9). 
Diversi agenti mutageni (farmaci, virus, radiazioni) attraverso meccanismi di riarrangiamento cromosomico possono trasformare una cellula staminale normale in cellula "displastica".  
Inizialmente il clone displastico conserva la capacità differenziativa in elementi maturi pur se morfologicamente e funzionalmente alterati e contemporaneamente induce la graduale soppressione dei progenitori normali. A questa prima fase corrisponderebbero i quadri clinici di SMD con ridotta quota di blasti (AR, ASIA, AREB).  
Successivamente per intervento di altri fattori il clone abnorme perderebbe la capacità differenziativa e proliferativa trasformandosi o in clone leucemico (quadri clinici di AREBt e LMA) o evolvendo verso un quadro di esaurimento midollare (evoluzione ipo-aplastica). La trasformazione leucemica rappresenta l'evoluzione più frequente mentre quella ipo-aplastica occorre in una percentuale del 10% circa dei casi di SMD. 

4.1 Alterazioni morfologiche  

Nelle SMD le cellule emopoietiche presentano alterazioni sia a livello midollare che periferico ed esse rappresentano il cardine diagnostico preliminare delle SMD.  
Perché, infatti, si possa parlare di displasia è necessario che almeno il 10% degli elementi midollari e periferici presentino anomalie tipiche (Tab 2)
 

4.2 Alterazioni Funzionali  

Alle anomalie morfologiche descritte corrispondono difetti funzionali degli elementi midollari e periferici:  

  • L'eritropoiesi è difettosa (grossolano quadro di eritropoiesi inefficace se studiata con la ferrocinetica) con eritrociti che presentano anomalie di membrana (alterata espressione di antigeni e deficit di piruvato-kinasi) o dell'emoglobina (elevati livelli di HbF, sbilanciamento della sintesi delle catene globiniche con possibilità di comparsa di malattia da HbH), anomalie di forma e volume (anisopoichilocitosi, macro-ovalocitosi, punteggiatura basofila);
  • Anche la granulopoiesi è difettosa con ridotta o assente formazione di colonie miste (CFU-GEMM) e granulocitiche-macrofagiche (CFU-GM) con presenza di granulociti ed elementi granulo-monocitari anch'essi alterati (deficit di enzimi lisosomiali e di mieloperossidasi, ridotta capacità migratoria, fagocitica ed antimicrobica);
  • Le alterazioni della serie megacariocitica corrispondono principalmente a ridotta adesività ed aggregazione piastrinica ed a ridotti livelli di fattore piastrinico 3.

Le anomalie funzionali granulocitarie e piastriniche oltre al difetto quantitativo concorrono in maniera determinante alla sintomatologia emorragica-infettiva delle SMD.   

4.3 Citogenetica  

Anomalie citogenetiche sono presenti in circa il 50% dei casi di SMD primitive (nelle forme secondarie l'incidenza è molto più elevata raggiungendo un'incidenza vicino al 90%) e sono caratterizzate da acquisizione o perdita di materiale cromosomico (le più frequenti) oppure da traslocazioni, inversioni o delezioni. Diverse anomalie cromosomiche sono comuni anche alle leucemie mieloidi acute (10,11,12).  
I cromosomi maggiormente interessati sono il 3, 5, 7, 8, 11, 12 ed il 20.  
Le SMD con anomalie cromosomiche presentano una maggiore probabilità di evoluzione leucemica rispetto alle forme senza tale anomalie.  
Le anomalie cromosomiche possono presenrtarsi o modificarsi durante il decorso clinico della malattia ed in questa ultima situazione rappresentano un fattore prognostico negativo.  
Esiste una certa associazione tra anomalie cromosomiche ed i vari sottotipi FAB (Tab. 3.). 
 
 

4.4 Anomalie cromosomiche ed Aspetti clinici  

Pur non esistendo alterazioni citogenetiche specifiche delle SMD è tuttavia ben nota la correlazione esistente tra determinati fenotipi clinici di SMD e specifici ricorrenti difetti cromosomici.  

La Sindrome del 5q-  

La presenza della delezione parziale del braccio lungo del cromosoma 5(5q-) determina un'entità clinica-ematologica caratteristica tale da essere chiamata con il termine di Sindrome del 5q-.  
Questa anomalia cromosomica di più frequente osservazione nella AR e AREB è caratterizzata sul piano clinico da preferenza per il sesso femminile, anemia macrocitica, ipoplasia eritroide, trombocitosi e riscontro di caratteristici micromegacariociti con nucleo rotondeggiante senza lobulazioni e vacuoli citoplasmatici. Il decorso clinico e indolente con rara evoluzione leucemica (13,14,15). 

Le alterazioni del cromosoma 7  

Le più frequenti alterazioni che coinvolgono il cromosoma 7 sono la monosomia (-7) e la delezione del braccio lungo (7q-).  
Ad esse non corrispondono, come per il cromosoma 5, quadri clinici peculiari, ma possono più frequentemente associarsi con le SMD secondarie. Sul piano ematologico si caratterizzano per la presenza nel sangue periferico di elementi paramieloidi e anomalie granulocitarie tipo Pelger-Huet ed a livello midollare da displasia trilineare con blastosi e presenza di micromegacariociti superiori all'80% (16).  
Frequente la trasformazione in LAM.  

Alterazioni del cromosoma 3  

Consistono prevalentemente in una t(3;3) o nell'inversione del cromosoma. Sul piano clinico è stata segnalata l'associazione con una significativa piastrinosi importante associata a displasia megacariocitica. 


Tabella 1 - Caratteristiche differenziative fra SMD primitive e secondarie
SMD Primitive SMD Secondarie
Frequenza 90%  10%  
Eziologia ignota post chemio-radio
Età mediana 60-65 <55
Caratteristiche midollo spesso iperplastico ipoplasico o fibrotico
Alterazioni citogenetiche nel 50% dei casi   >il 50% dei casi  
Evoluzione leucemiche nel 50% 90%
Risposta alla terapia discreta scarsa
Sopravvivenza variabile < 1 anno

Tabella 2 - Anomalie citomorfologiche nelle SMD

Midollo

Periferico

Diseritropoiesi
Iperplasia eritroblastica

Anisopoichilocitosi

Aspetti megaloblastici

Ipocromia

Gemmazioni nuclear Macrocitosi
Multinuclearità Punteggiatura basofila
Carioressi  Presenza di eritroblasti
Mitosi
Ponti internucleari ed
intercitoplasmatici
Sideroblasti ad anello
Disgranulopoiesi
Ipo-agranularità degli granulociti con nucleo ipo
elementi mieloidi   o ipersegmentato 
Granuloblasti atipici Monociti atipici
Cellule paramieloidi Cellule"paramieloidi"
Dismegacariocitopoiesi
Micromegacariociti Anisocitosi piastrinica
Megacarioblasti Piastrine giganti 
Megacariociti a nuclei piccoli Frammenti di megacariociti

Tab.3 - Anomalie citogenetiche e sottotipi FAB
Sottotipi FAB

Anomalie citogenetiche

AR 5q- (20-70%), +8 (20%)-7(10%)
AREB +8 (30%),5q- (25%), 20q- (15%)
AREBt 5q- (25-40%)-7/7q- (25%),+8 (20%)
20q- 20q- (10%), anomalie complesse (15-20%)
LMMoC -7/7q- (50%),+8 (15-20%)
SMD Secondarie  -7/7q- (50%), 5q-(20%), anomalie complesse (50%) 

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