Linfoma di Hodgkin ed effetti collaterali tardivi della terapia - Informazioni per pazienti

Autore: Vincenzo Cordiano 
Divisione di Medicina Generale, O.C. Valdagno (VI) 
Ultimo aggiornamento: 09/10/2002 18.20.07

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La moderna terapia del linfoma di Hodgkin consente di ottenere successi in un'elevata percentuale di pazienti, con il 70-80% di guarigioni a lungo termine. É raro osservare analoghe percentuali di guarigioni in altri tipi di tumore.
Purtroppo, con il passare degli anni, aumentano le segnalazioni di gravi malattie provocate dalla terapia in pazienti curati e guariti dal morbo di Hodgkin. I principali di questi effetti collaterali sono:

I numerosi effetti collaterali della terapia dell'Hodgkin rappresentano un notevole problema, come si può facilmente immaginare. Non stupisce quindi che l'attenzione dei ricercatori sia oggi indirizzata al perfezionamento delle strategie terapeutiche che, senza compromettere i notevoli risultati ottenuti con la  guarigione della maggioranza dei pazienti, permettano di ridurre l'incidenza di questi effetti collaterali.
Le vie possibili per raggiungere lo scopo possono essere molteplici: dalla scoperta di nuovi farmaci altrettanto attivi e meno tossici (ma, purtroppo, non si prevedono novità in questo campo almeno nel breve periodo) all'utilizzo più razionale dei farmaci e dei protocolli a nostra disposizione: è questa una via più facilmente percorribile, come attestano i numerosi studi clinici in corso in molti centri in tutto il mondo, che prevedono per esempio l'abbandono della radioterapia nei bambini, o la somministrazione di dosi inferiori di farmaci (per esempio attraverso un numero minore di cicli) e/o di radiazioni (dosi minori e zone più ristrette da irradiare), specialmente nei pazienti in cui sia necessario usare i due tipi di terapia in modo combinato. Altri Autori stanno sperimentando associazioni di farmaci diversi che non prevedono l'uso dei farmaci considerati più tossici nei protocolli MOPP (mecloretamina e procarbazina) e ABVD (adriamicina, bleomicina). Il timore è tuttavia che questi nuovi protocolli non risultino altrettanto efficaci dell'ABVD, protocollo considerato oggi da molti di prima scelta in quanto assicura la maggiore efficacia con la minore incidenza di  effetti tossici.
Il messaggio che spero emerga con sufficiente chiarezza da questa trattazione è che i medici ed i pazienti guariti dall'Hodgkin non possono e non devono abbassare la guardia. Anche i pazienti in remissione completa da molti anni devono sottoporsi a visite ed esami periodici, in modo da permettere ai medici di poter effettuare una diagnosi precoce delle complicanze più gravi e non ritardare l'inizio dell'eventuale loro terapia.

 

Riferimenti bibliografici (se vi interessa la traduzione degli articoli citati qui di seguito: servizio a pagamento)

  1. Dores GM, Metayer C, Curtis RE et al.: Second Malignant Neoplasms Among Long-Term Survivors of Hodgkin’s Disease: A Population-Based Evaluation Over 25 Years. Journal of Clinical Oncology, Vol 20, Issue 16 (August), 2002: 3484-3494 . Per il riassunto in inglese

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