IV anniversario

Cardinale Ersilio Tonini
31 maggio 1996
Omelia del card. E. Tonini
notiziario CFD agosto 1996





Carissimi, penso che tutti voi come me vi troviate stasera quasi avvolti da sgomento. E' uno di quei momenti in cui lo spirito reagisce con tale veemenza che il resto sembra quasi scomparire, lo stesso corpo si fa più leggero, solo che la mente rimane quasi spaventata. Avete capito subito: noi non siamo qui stasera soltanto per commemorare, neppure soltanto per tenderci intorno alla famiglia e quasi tentare di compensare il vuoto che compensare nessuno potrà mai, e neanche per ricordare la veemenza delle sofferenze e piangere su una giovane vita stroncata anzitempo. Qui siamo di fronte a qualche cosa che ci supera. Qui si apre subito lo spazio per lo stupore e lo sgomento, uno stupore che ci prende solo al pensare alla possibilità che qualcuno di noi a sedici, diciassette, diciotto anni possa così, chissà per quale forza, trascendere tutte le sensazioni, tutta la sensibilità umana e perdersi totalmente nella volontà di Dio, lasciandosi consumare e rimanendo sereno: rimanendo sereno perchè già pregusta l'arrivo del Signore, lo svelamento di un volto nascosto che nel frattempo si è dato a intravedere e a gustare. Parlavo di sgomento perchè quella è l'età più bella, non lo è sempre, anzi, lo è difficilmente, perchè già a 14 anni un interrogativo esigente ti prende: " Che fare della mia esistenza? Che valgo io? Dove tendo? ". C'è in quella fase della vita un bisogno immenso e irrefrenabile di valere, scoprire il valore della vita e come fare della propria vita un grande bene; il ragazzo si guarda attorno e vede che la gran parte degli adulti in realtà non pensa affatto a come fare della vita un grande bene, ma pensa a come riempire di beni la propria esistenza, vede che si accontentano; vede, specie attraverso il mondo dello spettacolo, creature già sazie, vede che sono esaltate, declamate, come riuscite certe vite che sono le più " sperperate "! " Dov'è la vita, dov'è la saggezza che abbiamo perso nell'informazione? "- esclamava Eliot. La vita, la sapienza persa nelle informazioni.

Esigenza dell'uomo

Dunque noi stasera ci troviamo di fronte a un ragazzo che questa pulsione infinita l'ha avvertita e ha tentato davvero di far di sè il meglio che poteva, se non che a un certo momento qualcosa è accaduto che ha sostituito i suoi sforzi: all'improvviso un Altro si è presentato nell'intimo di lui e ha realizzato i suoi disegni in lui.
Questo è lo stupore che ci prende non tanto per la bontà, la carità e la serenità, e tutte le cose belle che questo figliolo ci ha dimostrato, ma a spaventarci è l'opera di Dio in lui, perchè questo è uno di quei ragazzi in cui si sono scontrate due esigenze: quella dell'uomo e quella di Dio. L'esigenza dell'uomo: non c'è più l'esigenza di mangiare, di bere, di dormire, ma c'è questa esigenza della nostra anima che chiede anch'essa il suo cibo, chiede anch'essa la sua gioia, chiede anch'essa il suo senso.
Mi scriveva tempo fa un ragazzo di diciassette anni e mi diceva: " Poichè non valgo niente per nessuno, ho deciso che andrò nella legione straniera, così si accorgeranno che qualcosa mi mancava ".
Questa esigenza infinita che sente ogni ragazzo l'ha sentita lui pure, e l'appartenenza agli scout e l'appartenenza alla comunità cristiana vissuta intensamente era tutta una tensione in questa direzione. Ragazzi che siete qui: inutile nascondervelo, non dovete nasconderlo, dovete ammetterlo che questa esigenza l'avvertite pure voe se siete qui stasera è proprio per vedere semmai che qualcosa accade anche in voi. Credo che stasera questa sia l'assemblea della speranza, di una speranza profonda, radicale, la vera, unica speranza. Non è la speranza di riuscire a passare per il corso, raccogliendo sguardi e ammirazioni quanto più si può, e neanche soltanto di essere promosso, o di riuscire ad avere domani un bel posto nel mondo: questa speranza riguarda proprio il senso stesso della vita. Ebbene, essere cristiani significa sapere che quel desiderio che ti prende a tratti e a volte ti impedisce di gustare i cibi che stai mangiando e i desideri che stai nutrendo, che t'avvelena le tue gioie, che te le riempe di amarezza, ebbene è la voce di Dio che ora ti attira, ora ti torce, ti tormenta. Ragazzi che siete qui: dovete avere il coraggio stasera di lasciarvi guardare nell'intimo da Dio e scoprire che c'è anche in voi questa esigenza. Questo non è un ragazzo venuto dal cielo, fatto di un'altra terra o di altro materiale, questo non è il genio o il santo nato da santo, Emer è un ragazzo normale, con un temperamento, con una energia, con difetti, con tendenze, con possibilità, con rischi come tutti. Ma lui ha avuto la fortuna di avvertire questa esigenza e di capire che le esigenze che gli si svegliavano dentro erano decisive.

Esigenza di Dio

Ma stasera siamo qui, dicevo, a celebrare un'altra esigenza, l'esigenza di Dio. Dio non è uno che ci ha dato dei comandi, dicendoci che poi alla fine dovremmo fare i resoconti con Lui. Noi non siamo gli impiegati di Dio e neanche i suoi operai a giornata. Il Signore ci ha chiamati alla vita per avere dei figli, dei figli da amare e dai quali essere amati, e se ci ha fatto nascere nella Chiesa è perchè ci ha chiesto di essere dei testimoni; il Padre ci ha chiamati alla vita per far di noi dei testimoni del proprio Figlio.
Che cosa vuol dire questo ce ne accorgeremo tra venti, trenta, quarat'anni quando qui a Modena, come in tutta l'Italia, l'Islam avrà la riuscita; riuscirà, per forza di cose, a miscelarsi con noi. Cari ragazzi che siete qui, tra venti, trenta, quaranta anni sarete spiati nella scuola, già nella scuola materna, poi nella scuola elementare poi nelle scuole superiori, poi negli uffici, poi nell'esercito, poi negli ospedali; vi guarderanno, loro che vengono da lontano dal mondo afro-asiatico, vi chiederanno chi è Gesù Cristo, che lineamenti aveva; ne hanno sentito parlare, così, vagamente. Ragazzi che siete qui, nel nome di questo figliolo io vi chiedo di ascoltare la voce del Signoreche stasera attraverso la mia voce vi chiede: " Preparatevi a diventare testimoni ". Dio vi chiede di far da testimoni a suo Figlio; è compito della Chiesa preparare dei testimoni per Cristo Signore: " Andate ovunque nel mondo e là sarete miei testimoni ". Testimoni di che? Testimoni che noi siamo il bene di Dio. Quel che s'ha da far sapere al mondo intero è che noi non siamo delle creature messe al mondo soltanto per comparire e scomparire, un balenìo che poi subito si spegne, ma siamo stati chiamati alla vita perchè Dio aveva dei disegni su di noi: ciascuno di noi- lo abbiamo udito adesso nella lettera agli Efesini- è stato pensato prima che il mondo fosse, benedetto insieme con Gesù Cristo con ogni benedizione e consegnato a Gesù Cristo perchè ci faccia con Lui i testimoni dell'amore di Dio. La Chiesa c'è proprio per questo, e specialmente la giovinezza è lo spazio in cui Cristo Signore risorto chiede ad ogni ragazzo che fa la comunione, che si confessa, che frequenta la parrocchia, chiede ad ogni ragazzo di dargli spazio perchè Lui, Cristo Signore, possa diventare il suo trasformatore, comunicargli i suoi pensieri, i suoi desideri, essere la sua Luce interiore.

La buona notizia

Cari sacerdoti che siete qui, quando si parla di una nuova evangelizzazione si dicono parole che a volte non si riesce nè a capire, nè a spiegare; permettete che un vescovo stasera tenti in questa occasione di dare il contenuto vero e preciso di questo grande termine della nuova evangelizzazione. Si tratta di far sapere quello che Cristo Signore prima che il mondo fosse ha visto nell'intimo del Padre, di far sapere che cosa fu pensato di noi quando fummo pensati la prima volta, nel momento in cui nulla di nulla ancora era; si tratta di far sapere questa bellissima notizia: che il Figlio di Dio ci è stato dato appositamente per essere Lui l'operatore della nostra vita e per farci gustare, oltre che il cibo, oltre che l'amicizia, farci gustare questo rapporto del nostro mondo visibile con l'invisibile del Signore, e farci entrare nella confidenza con Lui, dunque lasciarsi illuminare da Lui, lasciarsi ispirare da Lui. Entrare in un rapporto a tu per tu d'amore con Lui, in uno scambio continuato, una specie di sposalizio con Cristo Signore. E' un annuncio incredibile, ma è tutto qui il Vangelo, è solo qui il Vangelo. Il resto, anche le opere di carità, sono l'espansione di questa testimonianza. La lettera agli Efesini è proprio in questa direzione: San Paolo scongiura i cristiani di Efeso di pregare perchè il Padre li illumini perchè capiscano quale ricchezza è stata offerta al cristiano nel momento in cui, battezzato, Cristo gli si è immerso dentro il cuore per diventare il suo costruttore.

Vedi le cose come le vede Dio

Allora ecco l'appello che io ho dato. Ragazzi che siete qui, datemi retta, preoccupatevi di una cosa: di dare libertà a Cristo Signore di operare dentro di voi. Quello che è accaduto a Emer e che ci ha stupito è stato proprio questo: a un certo momento si è reso conto che un Altro stava operando dentro di lui, gli stava dando forze e gioie che non sono pensabili nelle forze umane, che la natura ti distrugga, che il tuo cervello si stia consumando, che tutto il tuo essere a poco a poco si aggrovigli, che non hai più speranza dinanzi a te e che tu ben capisca ed intuisca bene che poi arrivi la morte, mentre tutti gli altri camminano, sperano, cantano, hanno un futuro davanti...tu ti vedi ormai chiuso per sempre anche il cammino, e davanti c'è il buio, la morte. Un ragazzo di diciotto anni, invece di buttarsi nella disperazione o intontirsi, capisce che è un'ora solenne e allora trascende tutte le esigenze. Allora fa festa a questa novità, è come un essere che è stato liberato dalle esigenze minute, ordinarie di questa vita pesante e che già intravede per sè questa libertà assoluta. L'Eterno che si immette dentro il tempo. Allora il passato e il futuro non contano più, perchè conta questa presenza dell'Eterno qui nel tempo. E allora le cose le vedi come le vede Dio, allora le vedi dalle loro origini, allora tuo padre, tua madre, ti sembra di vederli nascere anch'essi, e tu capisci allora che cosa significano nella tua vita. Allora anche la natura, le stelle, tutto il mondo creato e l'aria che respiri e la luce che arriva ogni mattina, non sono cose casuali che ci sono sempre state e ci sono e tu le sfrutti: ma tutto è un dono. Tutto allora ti parla di Lui: allora tu ti servi di tutto per rispondere a Lui. E' l'innamoramento!

Un altro in te

Bisogna dire ai ragazzi di 17-18 anni, prima ancora che si innamorino o mentre si innamorano di quel ragazzo o di quella ragazza, che c'è un innamoramento più grande, perchè l'età giovanile è l'età del grande innamoramento della creatura per il suo Creatore, bisogna che ci si renda conto che Lui si è innamorato di te, Lui attira a sè, Lui ha bisogno di te. E in te allora Cristo Signore allora prega, ama, desidera, aspira, ti sostiene. Allora desidero ancora pregare per i sacerdoti che sono qui. Cari sacerdoti, la nuova evangelizzazione per noi preti è proprio questa. Siamo invitati a renderci conto che il nostro primo mestiere è prorpio quello di essere di aiuto pecialmente ai ragazzi, perchè abbiano a scoprire il mondo interiore; dobbiamo aiutarli ad entrare in rapporto a tu per tu con il loro Signore.
Io ho avuto la fortuna di avere una madre che ha fatto a me questo grande dono. Mi diceva da ragazzo: " Quando sei nato tuo padre ed io abbiamo fatto tanta festa, ma io ti ho ricevuto dalle mani di Dio. Ragazzo, ricevi tutto dalle mani di Dio, è tanto bella la vita ricevuta ogni mattina dalle mani di Dio. La luce che arriva ai tuoi occhi è dal tuo Signore ". Allora mia madre diceva: " Ragazzo, preparati, che il Signore ha bisogno di te ". Nasce allora una vita diversa: tu corri, tu giochi, tu vivi come gli altri, però tu hai un segreto dentro di te che un giorno si svelerà e ti prepari a questo svelamento; allora tutto ha senso, anche lo studio, anche le tue miserie han senso allora, anche la vita di famiglia ha senso, e domani anche l'innamoramento avrà senso; anche la vocazione sacerdotale e religiosa e missionaria allora si presenta come possibilità. Allora gli altri si accorgono che in te c'è qualcosa di più.
Ci sono delle creature ( è una riflessione di un grande pensatore francese ) che non hanno bisogno di parlare: gli basta l'esistenza; la loro esistenza è un'attrazione perchè ha un'attrazione per questo " di più " e di " raro " e di " unico " che c'è nell'interno dell'esistenza. E sono queste le creature che il Signore si prepara per fare delle cose incredibili. Allora è lì la testimonianza, in quel momento, quando la creatura si accorge che non pensa a sè ma è a disposizione di tutti. Ci sono delle creature che sembrano martiri, perchè invece che alla ricerca della propria soddisfazione, della propria gioia, della propria felicità, cercano la felicità degli altri, trovano la gioia nella ricerca della gioia degli altri e sono pronti al martirio.

Testimonianza dei trappisti

Mi accorgo che vi rubo troppo tempo, ma penso che ne valga la pena, carissimi. Ho qui un testo che è apparso stamattina sul più grande giornale francese, le monde: c'è il testamento di uno di quei trappisti assassinati dai fondamentalisti algerini, padre Cristian, scritto nel Natale 1993. Ve lo leggo se avete un pò di pazienza. Mentre leggevo stamattina pensavo proprio a Emer, così come pensavo a Benedetta Bianchi Porro e a tutte quelle creature in cui il Signore realizza possibilità impensabili: " Se un gorno mi accadesse- potrebbe essere anche domani - d'essere vittima del terrorismo che sembra ormai volere inglobare, aggredire, investire tutti gli stranieri che vivono in Algeria, io vorrei tanto che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era stata donata a Dio e a questo paese, vorrei che sapessero unire questa morte a tante morti violente che sono passate invece nell'anonimato, nell'indifferenza. La mia vita non ha un prezzo maggiore delle altre vite. In ogni caso la mia vita non ha più l'innocenza dell'infanzia; io ho vissuto sufficientemente per sentirmi complice di tutto il male del mondo, di quel male che sembra prevalere nel mondo; ma, nel caso venisse quel momento, io amerei avere un momento, un attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli, e nello stesso tempo di perdonare di tutto cuore coloro che mi uccideranno. Io non saprei desiderare una tal morte, mi parrebbe però importante esprimere il desiderio; in ogni caso non vorrei che della mia morte fossero resi colpevoli coloro che mi uccideranno, è troppo cara la grazia del martirio, troppo preziosa perchè non debba essere pagata anche per le mani di un algerino, chiunque esso sia, soprattutto se egli pensasse che nell'ammazzarmi lui resta fedele all'Islam. Io avverto il disprezzo che ne verrà agli algerini se domani mi ammazzassero e non vorrei che ne incolpassero tutto l'Islam. Questa vita mia perduta e totalmente mia, e totalmente loro, io l'offro al Signore rendendogli grazie di avermela data tutta intera e in questo grazie io voglio includere gli amici di ieri, gli amici di oggi e voi amici accanto a mio padre, a mia madre e ai miei fratelli e anche te voglio ringraziare, amico dell'ultima ora che non saprai quello che stai facendo, sì, anche per te- cioè per l'assassino - io voglio dire grazie e questo addio lo dico in vista di te perchè ci sia dato, un giorno, di ritrovarci noi, ladroni felici, in Paradiso, se piace a Dio nostro Padre di tutti e due. Amen ".

Fidatevi di Dio!

Celebro questa Messa per chiedere al Signore la grazia che Egli si manifesti ai ragazzi che sono qui stasera nel IV anniversario della morte di Emer, e anche noi grandi. Lui l'ha promesso: " Chi ascolta la mia parola, io e il Padre verremo da lui e io gli manifesterò me stesso ". Sacerdoti, chiediamoglielo al Padre che per mezzo del Figlio si manifesti a noi, ma manifesti anche noi a noi stessi e ci faccia capire chi siamo per il Creatore del mondo. Chiediamogli che ci liberi dall'andare a ricercare, a mendicare qua e là dei segni di attenzione da parte di qualcuno, che ci faccia capire che Qualcuno per il quale tu sei un bene infinito!.Ma è per i ragazzi che noi preghiamo in particolare, e io spero tanto che il ricordo di lui, di questo esempio, aiuti qualche ragazzo a recuperare sè stesso. E la promessa è questa: ascoltatela dalla parola e dalla testimonianza di qualcuno che la vita l'ha vissuta accanto al Signore e non finirà mai di benedire la Chiesa e sua madre di avergli rivelato il Signore molto presto. Fidatevi di Dio, ragazzi! Qualche cosa chiede, qualche " no " dovrete dirglielo; ma i "no" sono per un sì, per un sì prezioso, perchè sia l'opera di Dio dentro di voi. Ragazzi, rendete perfetta la vostra libertà e preghiamo stasera non tanto per lui, ma lui per noi, perchè a lui è stato concesso questo lavorio, questo tramutamento invisibile: che lo compia anche dentro di noi Io pregherò il Signore che tutti gli diciamo di sì nella totalità dell'anima come ha detto la Madonna all'invito dell'angelo.

Lasciate qui le vostre paure

Stasera Dio ci ha fatto doni grandi, io ho avvertito per un sesto senso come una germinazione di sentimenti, pensieri, pentimenti, speranze, propositi, anche di stravolgimenti che sono nati qui stasera dentro le coscienze. E' stato seminato qui stasera. I germi si vedranniìo più tardi e sia benedetto il Signore per le sue intenzioni preziose. Con la benedizione vorrei fare ancora appello ai ragazzi: ragazzi è possibile, vi ripeto è possibile fare della propria vita un grande bene. Il Signore è morto per tutti e ha dei disegni per ognuno: prestatevi ai disegni di Dio! Ve lo chiedo come vescovo della Chiesa, cardinale della S. Chiesa cattolica, mi inginocchio davanti ad ognuno di questi ragazzi che sono qui scongiurandoli in nome della Trinità di prendere sul seri quel dono che hanno della vita. Che nessuno dica: " Non ce la faccio più ! ".
Dobbiamo capire la gioia di essere nella Chiesa, la gioia di essere cristiani, di questa possibilità che ci è stata data. Benedico fin d'ora, e profetizzo per i ragazzi che avranno il coraggio stasera di lasciare le loro paure, le loro vergogne: il Cristo verrà a loro come il redentore, il santificatore. Vi suggerisco infine una breve preghiera. Dovete dire: " Signore io sono il tuo bene ". E poi aggiungete anche: " Signore, tu sei il mio bene! ".