Il convento E LA CHIESA dei Carmelitani

 

                  Fu Antonio del Bosco da Trapani, frate del Convento di Sant'Alberto, ad intraprendere i lavori per la costruzione del Convento dei Carmelitani di Carini, attiguo alla chiesa di Maria SS. del Monte Carmelo già esistente, aiutato dalla munificenza del cugino Vincenzo II La Grua Talamanca signore di Carini.
    
          Il massimo splendore del Convento si raggiunge sul finire del 1600, quando il carinese Matteo Orlando, Vescovo di Cefalù e Superiore Generale dei Carmelitani, in segno di riconoscimento e rispetto delle sue origini, decide di arricchirlo ulteriormente: è ampliato il convento con la realizzazione del chiostro, al cui centro

 viene posta un’elegante fontana barocca e viene ampliata la chiesa, che riceve tele di prestigio, paramenti sacri in broccato e filigrana d'oro e d'argento, reliquie di molti Santi, preziosi argenti e, infine, viene realizzato uno splendido organo con cassa lignea alle spalle dell'altare maggiore.
    
     Nella metà del 1800 il Convento diviene sede dei comitati rivoluzionari che preparano l'insurrezione contro i borboni; nelle celle i cospiratori si riunivano al sicuro fomentando il popolo e reclutando i picciotti per l'insurrezione del 4 aprile alla Gancia.

    

    Il chiostro ha pianta rettangolare, con sette arcate a tutto sesto nei laterali e sei all'ingresso e di fronte. Sul retro si trova il giardino del Convento, mentre meritevole di nota è il campanile, originariamente a cuspide e rielaborato nel 1758 in stile barocco, tra le cui armoniose campane si distingue per il particolare ed imperioso suono la più grande, chiamata dai carinesi : “a brocca ò Carminu”.