INTERVENTO AL CONVEGNO DI AREZZO "ANIMALI DI CITTÀ" - 23 MAGGIO 1998

LE A.S.L. VETERINARIE E GLI ANIMALI IN CITTÀ

Enrico Moriconi - aprile 1998

Solo in tempi relativamente recenti ha assunto un senso parlare di intervento delle Asl veterinarie in ambito di animali in città. La tipica figura del veterinario, nell’immaginario collettivo, è ancora in maniera preponderante quella del terapeuta, resa emblematica dalla pubblicità di un amaro italiano, mentre, a partire almeno dal 1978, è in atto una trasformazione della professione veterinaria, nella sua parte pubblica che, in ambito urbano, ha visto crescere le responsabilità e i compiti da svolgere. Di seguito si illustreranno gli indirizzi legislativi in materia, le attività effettivamente svolte dai Servizi veterinari e alcune proposte per il miglioramento della situazione.

LE NORME LEGISLATIVE

ANIMALI D’AFFEZIONE

Per gli animali d’affezione la principale norma legislativa di riferimento è la legge 281/91, legge quadro che ha unificato su tutto il territorio nazionale il comportamento da adottare: essa ha stabilito che lo Stato, per il tramite delle Regioni, deve provvedere al controllo delle nascite delle popolazioni feline e canine, che i cani randagi non possano essere più essere soppressi se non "gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità". Ha demandato alle regioni il compito di attuare l’anagrafe canina ed il tatuaggio dei cani, nonché di dettare i criteri per il risanamento dei canili comunali e per la costruzione di quelli rifugio e di prevedere programmi di educazione sanitaria per "conseguire un corretto rapporto di rispetto della vita animale e la difesa del suo habitat". La libertà legiferativa lasciata alle Regioni ha dato adito ad una grande difformità, creando anche gravi problemi. Così il punto più carente della legge, non per colpa sua, è il ritardo denunciato in alcune realtà nella sua applicazione. Pertanto prima di parlare di fallimento o insufficienza della legge bisogna dire che i problemi nascono innanzi tutto dal fatto che in certe situazioni poco si sia fatto: non sono stati costruiti i ricoveri per i cani, e molto spesso quelli esistenti sono di qualità scadente, figli della logica della segregazione; non si è dato vita al servizio d’accalappiamento dei cani randagi o liberi; non si è provveduto a programmare gli interventi per le colonie feline.

Un altro problema legato ai canili è quello della gestione della struttura e i rapporti con il volontariato. Benché, in base alla legge quadro, la gestione non possa che essere o direttamente del comune o affidata alle associazioni del volontariato protezionista, in molti casi si affidano ai privati con gravi conseguenze per il benessere degli animali.

Per quanto riguarda il bacino di utenza del canile, la legge 281/91 prevede che i comuni possano associarsi o meno e pertanto vi potrà essere una struttura per un solo o per più centri comunali. Dal punto di vista organizzativo si può dire che la soluzione migliore deve tendere alla realizzazione di canili di capacità media, tra i 100 e i 150 posti, perché, in tal modo, si realizza più facilmente un complesso funzionale. Quindi i comuni più popolosi dovrebbero operare singolarmente mentre per quelli piccoli è preferibile l’associazione.

Il tatuaggio presenta livelli di attuazione e sistemi di riconoscimento diversi nelle varie regioni italiane, con grave pregiudizio per la sua stessa utilità. Per adempiere al suo scopo, è dimostrato che occorre una alta percentuale di soggetti identificati, che superi abbondantemente il 90 % e che il sistema sia omogeneo, perchè altrimenti è inutile.

ALTRI ANIMALI- esotici, sinantropi.

Per gli altri animali presenti in città, non sono molte le normative legislative cui fare riferimento. Così è regolata per legge la detenzione degli animali esotici per i quali, tuttavia, si controlla solo che siano commercializzati nel rispetto delle norme che tutelano le specie in pericolo di estinzione in base alla Convenzione di Washington, ovvero che siano animali nati in cattività. Nel momento in cui questi animali vengono abbandonati dai padroni, ad esempio per difficoltà di detenzione, ricadono nella condizioni di animali liberi che sono patrimonio indisponibile dello stato e da questo tutelato. Lo Stato italiano, in base al dettato della legge n.157 del 1992 - "per la difesa della fauna selvatica omeoterma", più conosciuta come la legge per la caccia, "tutela" tutte le specie che non sono cacciabili, elencando nel dispositivo legislativo gli animali che possono essere oggetto di caccia. Per tutti gli altri animali liberi non elencati - domestici, selvatici, sinantropi ed esotici - vale il principio che non si possono uccidere salvo per problematiche altrimenti irrisolvibili e dopo specifica autorizzazione.

POLIZIA VETERINARIA

Esistono poi le disposizioni del Regolamento di Polizia veterinaria, DPR 320 del 1954, risalente quindi a quasi mezzo secolo fa. Poiché detta, per ogni malattia infettiva e diffusiva degli animali, le regole che si devono applicare è il codice comportamentale per affrontare i problemi sanitari, compresi degli animali di città. Visto lo scopo - il controllo delle malattie - ed il momento della sua compilazione, quando cioè l’atteggiamento di base nei riguardi degli animali era sicuramente più rigido che oggigiorno, si può dire che contenga essenzialmente disposizioni mirate alla tutela della salute e degli interessi umani e quindi un poco punitive per gli animali e, generalmente, poco interessanti per la presenza degli animali in città. A riguardo di questi, l’unica norma specifica è quella che, ai fini della prevenzione della rabbia, richiede che i cani nei centri abitati siano tenuti a guinzaglio o, se liberi, portino la museruola; la sua violazione è punita con la multa di ottocento mila lire.

 

COMPITI E FUNZIONI DEI SERVIZI VETERINARI

I compiti del Servizio veterinario richiesti dalle leggi di riferimento nazionale sono riassunti nell’incarico di gestire sanitariamente il canile nonché nell’opera di controllo delle nascite tanto feline quanto canine. Queste indicazioni di massima danno adito a diverse interpretazioni da parte dei legislatori regionali, anche in conseguenza del diverso impegno richiesto ai Servizi dalla situazione del comparto zootecnico. In Italia il 65 % del patrimonio zootecnico è concentrato nelle regioni del Nord Italia ed in tale zona è richiesta quindi una maggiore operatività in tale campo. Constatiamo quindi che in alcune regioni si è data maggiore possibilità di intervenire ai Servizi veterinari mentre in altre si è ristretto di molto il settore operativo.

Tra queste ultime va annoverato sicuramente il Piemonte, dove si è puntato quasi esclusivamente sulla prevenzione del randagismo, con l’intento sottinteso di impegnare poco i veterinari pubblici in tale campo. Si è così molto insistito sui requisiti richiesti ai ricoveri, sulle condizioni in cui si devono detenere gli animali di proprietà (o in box di almeno 8 mq di superficie o a catena con una fune di scorrimento di 5 metri). Si è in tal modo evitato accuratamente di affrontare il tema delle sterilizzazioni delle colonie feline, attribuite dalla l.281/91 ai Servizi veterinari. In base alla legge non si potrebbero fare neanche le vaccinazioni contro le malattie canine più frequenti (cimurro, epatite, parvovirosi, leptospirosi), invece esplicitamente previste dalla legge nazionale.

 

Animali feriti

L’incertezza legislativa, che non specifica chiaramente i compiti dei servizi veterinari, fa sì che per quanto riguarda gli animali d’affezione, cani e gatti, feriti sul suolo pubblico non sia del tutto uniforme il tipo di comportamento adottato da parte delle ASL veterinarie. In talune situazioni infatti i servizi veterinari si sono attrezzati per fornire un vero e proprio servizio di pronto soccorso, che richiede strutture ambulatoriali ed attrezzature e presidi medico-chirurgici, mentre in altre situazioni la mancanza di tali supporti fa sì che l’intervento si limiti o ad una minima terapia o ad una drastica eutanasia quando la situazione sembra senza rimedio. In queste situazioni, quando l’animale per essere salvato necessita di cure approfondite, le associazioni di difesa degli animali devono provvedere ricorrendo a veterinari liberi professionisti privati.

 

IGIENE URBANA VETERINARIA

Con questa definizione si possono riassumere le attività che il Servizio veterinario pubblico svolge per quanto riguarda gli animali presenti in città. E’ facilmente comprensibile che i Servizi veterinari siano il primo ente interpellato quando si verificano problemi legati ad animali anche se, come abbiamo detto, non sono molte le attività specifiche che essi possono svolgere in questo settore.

Le ASL veterinarie controllano i luoghi di detenzione, quali i negozi di vendita animali, e quindi le fiere, le mostre, le esposizioni, i circhi per verificare innanzi tutto le condizioni strutturali dei luoghi destinati alla loro detenzione ed in più il rispetto, per gli esotici, della Convenzione di Washington, ovvero che essi provengano da allevamenti e non siano invece il frutto di quel commercio irregolare di specie rare che è una ricca fonte di illeciti ed altissimi guadagni.

Nel caso di animali feriti e liberi, sinantropi o selvatici, le ASL veterinarie non hanno compiti precisamente attribuiti per legge, non essendo codificato da alcuna norma precisa; pertanto, a seconda dell’attrezzatura disponibile, in talune aziende si effettuano interventi di pronto soccorso ed in altre no. Negli ultimi tempi sono stati creati, in alcune regioni, centri di ricovero e ricupero per animali selvatici feriti.

Le principali attività in questo campo sono gli interventi nei confronti delle colonie di gatti, di colombi, e per i problemi che si presentano in maniera saltuaria legati alla presenza di animali indesiderati o alle difficoltà di convivenza in ambiente urbano di uomini e animali. In questi casi i Servizi veterinari non intervengono direttamente ma, in quanto organo tecnico, suggeriscono le soluzioni adottabili all’autorità sanitaria, il Sindaco.

 

LA PREVENZIONE DELLE ZOONOSI

Le malattie che gli uomini possono contagiare dagli animali hanno preoccupato molto nel passato, anche se le migliori condizioni igienico sanitarie di base hanno reso, nei paesi occidentali, quasi ininfluenti gli animali nella trasmissione di tali forme patologiche. L’elenco completo delle zoonosi occuperebbe alcune pagine ma la maggior parte di esse non sono molto gravi. Vi sarebbe poi da discutere sulla terminologia stessa in quanto con tale termine vengono indicate tutte le patologie che colpiscono sia gli animali sia l’uomo e con tale termine sembra si voglia indicare il ruolo primario svolto dagli animali. Tale ruolo è tuttavia da rimettere in discussione in quanto non è dimostrato che senza gli animali tali malattie non colpirebbero l’uomo, quando, invece, in molti casi lo stesso agente può colpire sia gli animali sia direttamente l’uomo.

Più che nel contatto uomo-animale, le zoonosi rimangono invece un fenomeno molto frequente quando ci si alimenta con prodotti di origine animale crudi o poco cotti (basta ricordare il caso del Colera nel Sud Italia qualche anno fa). Per quanto riguarda il contagio diretto animale-uomo non vi sono molte forme patologiche da ricordare al di fuori della rabbia e dell’echinococcosi, una forma di tenia del cane e di altri animali che può colpire in forma grave, ma fortunatamente rara, l’uomo.

Per la prevenzione di queste patologie i Servizi veterinari operano il controllo dello stato sanitario degli animali, poiché la loro attività è volta alla prevenzione delle malattie, ciò significa che, laddove si evidenzia un problema legato agli animali liberi (domestici, sinantropi o selvatici), l’intervento specifico è mirato alla valutazione, innanzi tutto, anche tramite diagnosi di laboratorio, del loro stato di salute.

Frequentemente sono richiesti interventi per quanto riguarda la presenza di un numero eccessivo di animali: in questo caso, come si è detto, la legge tutela gli animali ma specifica nello stesso tempo che essi possano essere eliminati se possono indurre conseguenze negative precisamente determinate, tra la quali si possono certamente comprendere la possibilità di trasmissione delle malattie infettive (le zoonosi appunto). Troppo frequentemente si assiste in queste occasioni, da parte dei Servizi veterinari, ad una accentuazione della pericolosità sanitaria ed all’emissione di pareri favorevoli, ed anzi incentivanti, gli abbattimenti, invece di proporre soluzioni più rispettose della loro vita, nell’intento comunque di migliorare i problemi segnalati. In questo ambito l’evoluzione della sensibilità della società richiede grande attenzione alla categoria veterinaria per riuscire a porsi come classe professionale imparziale che, nel rispondere alle richieste dei cittadini, sappia cogliere e presentare la complessità dei problemi e sappia far ragionare sulla necessità di rimedi non lesivi dei diritti di nessuno, neanche degli animali, poiché attualmente sono disponibili soluzioni incruente ma ugualmente risolutive.

 

GLI INTERVENTI MIGLIORATIVI

 

PIENA APPLICAZIONE DELLA l. 281/91.

Tra i primi interventi migliorativi vanno contemplati quelli relativi alla piena attuazione della legge 281/91, in particolare identificazione, accalappiamento, canile e formazione/informazione dei cittadini.

Il canile non dev’essere visto come un terminal, perché chiunque abbia a cuore la salute e il benessere dei cani non può pensare che garantirgli 4 o pochi più metri quadri sia una situazione apprezzabile. Per diventare un momento di transito, innanzi tutto per il benessere stesso dei cani, il canile deve essere pensato come una costruzione che sia funzionale ma anche piacevole da visitare per indurre i cittadini a frequentarlo e, così facendo, siano stimolati adottarne gli ospiti. Solo in questo modo si avrà una struttura viva, perché, in caso contrario, si dà luogo ad un deposito terminale, qualsiasi dimensione essa abbia, sarà ben presto satura. Proprio per il miglioramento della funzionalità si deve aver cura nella progettazione e costruzione, perché le strutture sanitarie ed i rifugi diventino un punto di riferimento per la popolazione, un luogo piacevole da frequentare, e possano svolgere adeguatamente la funzione di tramite tra i vecchi e i nuovi proprietari.

L’identificazione è un altro dei punti fondamentali per istituire un corretto rapporto cane-uomo in quanto dà modo di responsabilizzare i detentori dei cani che devono imparare a farsi carico del loro animale, in quanto vivere con un cane è un piacere al quale l’uomo deve contribuire assumendosi la responsabilità di garantire al suo amico, per tutta la vita, la condivisione dello spazio abitativo.

Inoltre il tatuaggio ben eseguito permette di riconoscere il cane eventualmente scappato al legittimo proprietario. A questo proposito si deve sottolineare come sia fondamentale l’azione di verifica dell’iscrizione all’anagrafe canina e dell’identificazione, controllo che deve essere espletato non solo dai Servizi veterinari ma anche dalle varie Forze dell’Ordine che ne hanno facoltà, a cominciare dalla Polizia Municipale.

Rimane infine un ulteriore punto per la funzionalità del canile e della l.281/91 in genere: l’educazione dei proprietari dei cani, che devono sia essere informati e formati sulle loro responsabilità e diritti, sia responsabilizzati nel farsi carico dei loro animali, superando le eventuali difficoltà contingenti, mentre i cittadini tutti devono conoscere l’importanza di collaborare ad un buon funzionamento del canile adottando i cani abbandonati. A questo proposito si deve sottolineare come sia dimostrato che i luoghi comuni sono facilmente smentibili e le obiezioni verso i cani adulti non hanno ragione di essere; il cane, anche non più cucciolo, è in grado di affezionarsi ai nuovi padroni, ed anzi in molte situazioni, come in caso di proprietari anziani, è molto meglio adottare un animale già adulto e più facilmente adattabile ad una vita più sedentaria che non un cane giovane e voglioso di movimento e di attività.

Solo mettendo in atto tutti gli interventi ricordati (canile, accalappiamento, sterilizzazioni, adozioni, identificazione e anagrafe canina, campagne per l’adozione) si potrà arrivare ad una soluzione che sia economicamente sostenibile per le casse comunali. I comuni sono, di regola, restii a programmare spese quando non ne vedano un tornaconto economico o sociale, ebbene si deve dimostrare che la funzionalità del canile produce una ricaduta favorevole e positiva sia sociale sia economica; al contrario se non si instaura un circolo virtuoso, le spese per comuni diventano ben presto alte e senza possibilità di decremento nel tempo.

 

CONTROLLO DELLE NASCITE

Già adesso è consuetudine nei canili effettuare la sterilizzazione delle femmine prima di affidarle ai nuovi proprietari, abitudine che è invalsa quando si è constatato che solo così anche le femmine potevano trovare nuovi proprietari e che anzi in tal modo diventavano più facilmente adottabili. In un futuro prossimo occorrerà prevedere pani di informazione per i proprietari, soprattutto nelle zone di campagna, affinché si arrivi ad una natalità controllata. Bisognerebbe però arrivare alla soluzione per cui i servizi delle ASL effettuano questi interventi, cosicchè le associazioni del volontariato posano scegliere se rivolgersi ai liberi professionisti o ai Servizi veterinari.

 

EDUCAZIONE E FORMAZIONE dei cittadini e dei medici veterinari.

Queste iniziative si possono accompagnare bene con quelle di educazione e formazione sia dei veterinari sia dei cittadini il cui scopo fondamentale è quello di aumentare la conoscenza della vita e delle esigenze degli animali che vengono a contatto con l’uomo, in quanto molti cittadini hanno poche nozioni sui loro bisogni e necessità.

L’educazione dei cittadini dovrebbe mirare ad approfondire le conoscenze degli animali d’affezione, esotici e sinantropi. Per quelli d’affezione occorre mettere in rilievo la necessità di corresponsabilizzarsi sui doveri e diritti legati alla detenzione. Per favorire una migliore convivenza e per insegnare a farsi carico e rispettare il proprio animale per tutta la vita e a non abbandonarlo alla prima difficoltà; e ancora a gestire le nascite. Per gli esotici occorrerebbe mettere in luce l’enorme quantità di sofferenza che la loro presenza nelle nostre case significa, a partire dal primo momento della cattura, per continuare nei lunghi viaggi al limite della sopravvivenza e per finire al mantenimento nelle nostre case in condizioni lontanissime da quelle per loro naturali.

Su questo punto l’educazione dovrebbe allargarsi al modo di osservare quello che ci circonda, quali gli spettacoli televisivi e le varie esposizioni, mostre, fiere, spettacoli, circhi che coinvolgono gli animali. Tutte queste manifestazioni danno un’immagine distorta dell’animale, lo rappresentano come un essere che partecipa alla vita dell’uomo accettando supinamente quello che si decide per lui tanto che, vedendo le fiere esibirsi nei circhi si perde coscienza del sacrificio che viene chiesto costringendole a vivere situazioni così lontane da quelle naturali. Con tali spettacoli, televisivi inclusi, in cui gli animali sono indotti ad imitare i comportamenti umani compiendo atti assolutamente innaturali, si ribalta la loro naturalità che, invece di essere la continuità delle azioni imparate nel corso dell’evoluzione filogenetica, sembra diventare la ridicola ripetizione dei gesti insegnati dall’uomo.

Per gli animali sinantropi, l’educazione dei cittadini deve mirare ad approfondirne la conoscenza, soprattutto degli aspetti positivi legati a queste presenze, perché troppo spesso invece si amplificano quelli negativi. La maggiore conoscenza, e un ridimensionamento dei possibili pericoli o rischi, è la strada migliore per una buona convivenza. Ad esempio ancora toppo si enfatizza l’inquinamento legato alle presenze dei colombi, quando è noto che quello peggiore è quello chimico discendete dai gas di scarico civili e industriali e del traffico automobilistico.

Per la categoria dei veterinari pubblici, ugualmente, possono essere utili corsi di formazione ed informazione, per ampliare le loro conoscenze e per prepararli ai corsi di educazione sanitaria che, a loro volta, dovranno rivolgere alla cittadinanza, in quanto, in tali occasioni essi tendono a ripetere un poco meccanicamente la visione "igienista" ormai superata, per la quale per parlare di animali si deve mettere al primo posto il problema delle zoonosi, delle malattie trasmissibili dagli animali all’uomo, quando, come già detto, la loro pericolosità è grandemente diminuita.

 

Per i veterinari pubblici sono ormai indispensabili corsi di formazione pre e post laurea che recepiscano le sensibilità presenti nella società e per prepararli ad esse. Corsi di bioetica pre e post laurea dovrebbero appunto fornire ai veterinari i mezzi per affrontare i problemi senza perdere mai di vista quelli che sono i bisogni etologici e fisiologici degli animali e per operarsi per farli rispettare.

 

PROPOSTE DI INTERVENTI LEGISLATIVI A LIVELLO LOCALE

Regolamenti comunali per la tutela dei diritti degli animali

Questi strumenti legislativi si sono dimostrati molto utili per poter inserire tutte le norme relative al modo di trattare gli animali, sia nelle abitazioni sia nei momenti o luoghi pubblici. A questo scopo è fondamentale improntarli ad un principio protezionista e non abolizionista della figura animale.

 

Uffici degli animali

Sempre a livello locale sarebbe utilissima l’attivazione in un numero crescente di comuni degli "Uffici degli animali" che devono diventare il tramite tra i cittadini e l’amministrazione nello stabilire dei corretti rapporti sul tema. Questi uffici sono fisicamente il luogo dove possono incontrarsi e confrontarsi i diversi modi di approcciarsi al tema degli animali in città e le associazioni o le istituzioni che le rappresentano.

 

INTERVENTI LEGISLATIVI IN CAMPO NAZIONALE

Leggi per la tutela degli animali

Sarebbe quanto mai auspicabile l’emanazione di una legge quadro che, a partire dal benessere degli animali, o meglio dall’impegno a garantire loro una maggiore quantità di benessere, stabilisca regole certe e chiare sulla mantenimento, sul commercio, sull’allevamento e tracci le linee guida per quanto riguarda la convivenza uomini-animali nei vari ambienti, soprattutto quello urbano dove l’intreccio può essere causa di contrasti. Questo si è già realizzato in Svizzera.

Linee guida dell’attività dei Servizi veterinari

Poiché mancano ancora le linee guida ministeriali sulle attività da svolgere da parte dei servizi veterinari, nella loro redazione si potrebbero inserire le attività inerenti gli animali di città con lo scopo di migliorare e rendere più efficace la legge quadro nazionale 281/91. Questo potrebbe anche portare ad un miglioramento dell’attività delle ASL veterinarie.

 

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