NO ALLE IMMISIONI DI CERVI

LETTERA INVIATA AL SETTIMANALE L’ECO DEL CHISONE - 25 FEBBRAIO 2000

 

In questi ultimi mesi si sono sviluppati studi per la reintroduzione di cervi in Val Pellice, e a questo riguardo le associazioni del volontariato ambientalista ed animalista denunciano la loro opposizione a questo progetto per ragioni etiche, ambientali, storiche ed economiche.

Storicamente non si potrà dire che si tratta di reintrodurre un animale già presente, in quanto ciò non rappresenta la verità storica.

Ambientalmente vi sono moltissime ragioni per dire no alla reintroduzione dei cervi, essendo ormai da tutti accettato che le reintroduzioni non vanno più assolutamente attuate. Esse, infatti, significano, in linea di principio, portare animali sicuramente di un altro tipo genetico rispetto a quelli eventualmente presenti in natura nella stessa zona e pertanto si tratta di indurre comunque una alterazione all’ambiente naturale che si è creato. Inoltre è stato ampiamente dimostrato che le introduzioni di animali sono sicuramente dannose dal momento che generano le condizioni favorenti una ricaduta di grande impatto negativo sull’ambiente, quando dalla maggior parte degli studiosi è ormai accettata l’idea che invece di immettere animali è meglio creare le condizioni predisponenti per le quali gli animali possano pervenirvi. Sappiamo che ogni animale si comporta nei riguardi del proprio ambiente in relazione alle risorse alimentari ed alla situazione generale, pertanto gli animali che giungono naturalmente non alterano profondamente la situazione sotto il punto di vista dell’impatto ambientale prodotto, mentre quelli introdotti, trovandosi in una ambiente del tutto estraneo, senza averne appresa conoscenza in maniera progressiva e trovandosi con pochi competitori vanno di solito incontro a vere esplosioni demografiche che sottopongono a notevole stress il territorio in cui abitano.

Sarebbe poi interessante sapere se e come sono state condotte indagini epidemiologiche sugli animali che si vogliono introdurre, in quanto risulta la presenza varie regioni italiane della Paratubercolosi, malattia che se fosse introdotta con animali portatori sani metterebbe a grave rischio non solo il patrimonio selvatico ma anche quello domestico.

Le associazioni del volontariato ambientalista ed animalista condannano severamente le iniziative di introduzione di animali quali i cervi al solo scopo venatorio, poiché risultano di eccessivo incentivo alle operazioni della caccia, che invece sta perdendo di interesse, per fortuna, tra le giovani generazioni, come dimostra la caduta del numero delle licenze. Introdurre animali solo a scopo venatorio significa perpetuare una situazione di disagio per i cittadini che non condividono questa attività violenta, che oltre a sacrificare un numero altissimo di animali arreca grave disturbo a tutti gli animali liberi in genere ed anche ai cittadini che amano fare escursioni in quanto nelle stagioni di caccia, si sa, pochi si avventurano sui sentieri. Appare tanto più illogico favorire l’attività venatoria quanto più la società moderna la vuole invece limitare ed anche in Italia, tra breve, non sarà più possibile ai cacciatori entrare nei fondi privati. Pertanto, in Val Pellice, valle che dovrebbe trovare il suo giusto sviluppo nel turismo familiare ed escursionistico, si vuole invece mettere in atto una politica che, per accontentare poche persone, scontenta la maggioranza. Se questa è democrazia...

Fasce sempre più numerose della cittadinanza condannano per motivi etici le attività venatorie e, se può essere giustificabile che chi ancora vi si dedica cerchi in ogni modo di difendere questo suo privilegio, le autorità devono saper mediare tra le diverse opinioni presenti, non solo in termini numerici ma anche di portata e profondità morale. Su questo punto non pare dubbio che le ragioni etiche di chi si oppone all’uccisione di esseri viventi debbano essere tenute in buona considerazione.

Vi è poi la questione economica. Perché riservare una elevata cifra economica per l’acquisto di animali, che, molto probabilmente arriveranno nel prossimo futuro dalle zone vicine a costo zero? Forse per pagare parcelle milionarie a qualche esperto che dovrà dare parere favorevole? Anche i cacciatori dovrebbero sapere che, finché continueranno ad acquistare la selvaggina per poi spararle addosso, contribuiranno anch’essi non già ad aumentare ma a diminuire le loro possibilità di caccia. Come prevede la legge 157 sulle attività venatorie, sarebbe invece fondamentale adottare interventi per il ripopolamento e per la difesa degli animali, così si potrà avere veramente un miglioramento della quantità e della qualità della fauna, a tutto vantaggio anche degli stessi cacciatori.

Le pubbliche amministrazioni che vorranno accollarsi questa decisione devono sapere che andranno incontro alla disapprovazione dei movimenti ambientalisti ed animalisti e che assumeranno decisioni altamente impopolari.

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