sottotitolo: Sintesi della relazione presentata all’incontro "L’emergenza "cinghiali" in agricoltura: le proposte di intervento e la posizione della CIA" , Parco regionale "La Mandria" ,

11 novembre 1999

 

APPROCCIO

Quando si affrontano i problemi collegati alle presenze degli animali, l’approccio è sempre punitivo per gli animali. Seguendo una tradizione più che millenaria, alcuni tra gli uomini tendono a catalogare gli animali in base al proprio diretto interesse, e gli atteggiamenti che più vengono proposti sono quelli che gli animali sono da distruggere quando non li si può sfruttare.

Sovente convivono sfruttamento e distruzione come nei cinghiali, che da un alto sono allevati per poi essere uccisi. Il fatto che avvengano continuamente dei rilasci di questi animali, per quanto vietati, è confermato dagli stessi cacciatori.

VALORI ETICI

Oggi si può dire che sicuramente la maggioranza della società è contro la sofferenza degli animali e pertanto l’esercizio della caccia non è un valore eticamente accettato da tutta la società e i valori etici sono validi di per sé, non hanno bisogno di alcuna giustificazione.

La caccia non può gestire i problemi che ha contribuito a creare e tutti, più o meno velatamente, ammettono che proprio per motivi venatori si è creato il problema dei cinghiali; chiedere ai cacciatori di risolverlo vuol dire solo continuare a perpetuarlo.

Eticamente si deve ricordare come in Piemonte il referendum contro la caccia ha avuto una schiacciante maggioranza, ma nessuno sembra tenerne conto, mentre per quello elettorale di quest’anno viene spesso ricordato come la percentuale dei votanti fosse a favore, con ciò cercando di ottenere l’affermazione dei contenuti. Altrettanto però non si fa con le tematiche legate all’attività venatoria.

Sempre da un punto di vista etico si deve ricordare come l’uomo si definisce come l’essere più intelligente e poi, di fronte a certi problemi, quali le presenze dei cinghiali, vuole risolverli come fa da migliaia di anni, uccidendo. È possibile che tutta l’intelligenza si riassuma nell’atto di prendere un fucile.

IL PROBLEMA

Quello sanitario non esiste; le malattie dei cinghiali non si trasmettono e quindi questa non può essere una giustificazione all’abbattimento.

Finora si è visto che più sono aumentati gli abbattimenti altrettanto e più sono cresciuti i danni. Quando una soluzione non funziona la si deve cambiare, le doppiette non hanno risolto il problema e non devono essere riproposte.

Le vere cause sono innanzi tutto il ripopolamento illegale e in seconda battuta gli allevamenti che continuano a sfornare centinaia di soggetti.

SOLUZIONI

Le soluzioni efficaci non potranno che essere la chiusura allevamenti per tagliare alle radici la pratica delle immissioni; chiusura che può essere programmata come una moratoria per almeno dieci anni;

si chiede inoltre di chiudere la caccia al cinghiale, proprio per il principio che non può risolvere ciò che ha creato; ed infatti lo scopo principale dei cacciatori è di continuare il gioco per cui non si abbatteranno sicuramente tutti i cinghiali per poterne avere a disposizione nel tempo successivo;

imporre il divieto spostamento cinghiali, perché in tal modo si spostano gli animali da una zona all’altra;

invece di pagare i danni ai contadini, occorre prevedere dei finanziamenti per mettere in atto delle difese delle coltivazioni, soluzione più che possibile e già attuata in altre nazioni;

in ogni caso si devono adottare le soluzioni previste dalla legge 157: reti protezione, foraggiamento, colture a perdere. Gli interventi cruenti non possono che esser fatti secondo quanto prevede la legge nazionale: qualsiasi decisione che vada al di là di questa darà adito ad immediate iniziative giudiziarie.

IL RUOLO DEI POLITICI

Devono riflettere sulla diversa valutazione politica che si è fatta riguardo ai due referendum quello sulla caccia e quello della legge elettorale, in quanto dell’uno si è esaltato il risultato e dell’altro è stato taciuto.

Inoltre devono fare attenzione alle false verità, come l’ingigantimento dei problemi e dei danni, che avviene sovente. Gli organi di informazione contribuiscono a questa scorretta informazione, in quanto esaltano le vicende negative senza preoccuparsi di ascoltare anche le voci di quanti sono contrari alla caccia.

Il pessimo ruolo svolto dai mass media si può riassumere nel fatto che i 230 mila morti attesi per vacca pazza non compaiono mai sui giornali, mentre i danni dei cinghiali sono sempre molto ingigantiti: gli uomini sono meno importanti delle patate?

INFS

Siamo perplessi sulla figura dell’Istituto Nazionale Fauna selvatica, che concede sempre troppi consensi alle deroghe richieste delle regioni per abbattimenti fuori sede ( anche nei parchi) e fuori tempo( in mesi non aperti alla caccia): dove finisce l’azione di controllo di questo ente?

Sta dimostrando troppa accondiscendenza alle istanze venatorie, dovrebbe essere un organo di controllo non di sostegno.

Questo è stato dimostrato più volte, in quanto, in caso di ricorso i TAR accettano le richieste dei gruppi ambientalisti ed animalisti e smentiscono quindi direttamente le concessioni dell’istituto.

SOFFERENZA

Non si può dimenticare che la caccia è sempre uguale a dolore e sofferenza, perché la morte arriva sempre con sofferenza: sofferenza per la fuga, per la paura dei cani e poi dopo lo sparo perché quasi mai questo provoca la morte immediata, ma è sempre preceduta da una lunga e dolorosa agonia.

Come veterinario molte volte ho visto la sofferenza negli occhi degli animali feriti a morte, ad esempio cani a cui gli stessi proprietari hanno sparato per sbaglio, ebbene se i cacciatori guardassero la sofferenza negli occhi delle loro vittime forse sarebbero crudeli nel chiedere di poter uccidere sempre più animali. Se i cacciatori guardassero la sofferenza e non gli occhi già spenti delle loro prede, forse il loro numero, già in diminuzione come sembra, sarebbe ancora inferiore.

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