PUNTI CRITICI DEL SISTEMA DEI CONTROLLI SUGLI ALIMENTI ,
RICERCA PERSONALE , FEBBRAIO 2000

PUNTI CRITICI DEL SISTEMA ATTUALE DEI CONTROLLI

 

A) LA CONCENTRAZIONE DELLE PRODUZIONI

Il sistema attuale tutto fondato sulla garanzia dei controlli è assai gradito della lobby produttive e ciò deve rendere molto sospettosi sulla sua effettiva capacità o potenzialità di essere efficace, soprattutto conoscendo la forza dei produttori industriali, che hanno realizzato delle vere holding proprietarie di allevamenti, mangimifici, impianti di macellazione e catene di distribuzione. Alcuni di questi cartelli sono molto conosciuti, come l’Inalca ( anche quotata in borsa) e i gruppi Veronesi (AIA) e Amadori.

B) ALIMENTAZIONE ANIMALE

B.1) Le materie prime.

Il principio commerciale prevede che si utilizzino le materie prime di maggiore convenienza da qualsiasi parte provengano.

Il sistema dei controlli è poco efficace, in quanto è basato soprattutto sull’autocontrollo. Ad esempio, in Italia non si ricercava la diossina finché non è scoppiato il problema in Belgio. Per il futuro si prevede di effettuare 300 test all’anno sui mangimi, per tale ricerca; calcolando che in Italia la produzione mangimistica assomma a circa 12 milioni di tonnellate di mangime, si vede come sia assolutamente insufficiente.

Così non si può ipotizzare quante materie prime sfuggano a tutte le ricerche e prodotti di scarto finiscano nel mangime. Il fatto che in Italia non si sia mai trovata Diossina non è sintomo di assenza, quanto di non ricerca. Le ultime indagini dei NAS dimostrano che anche nel nostro paese ci sono gli stessi problemi del resto d’Europa (intervista Min. Ronchi del 4 novembre 1999). Come sostiene lo stesso ministro, finche non si riuscirà a ritirare dalla circolazione tutte le sostanze di scarto non si potrà mai essere del tutto sicuri che qualche disonesto non le somministri agli animali.

B.2) La qualità dell’alimentazione dei capi.

Oltre alle materie prime (mais, soia, frumento, altri cereali) entrano nell’alimentazione animale molti integratori che sono la parte più preoccupante

Tra gli ingredienti utilizzati troviamo antibiotici (per mangimi medicati, integratori medicati, auxinici);

alcali e acidi composti azotati non proteici o altri prodotti farmaceutici di sintesi, urea, amino acidi di origine sintetica,

sostanze coloranti, conservanti, appetizzanti, elementi minerali.

Il motivo fondamentale dell’utilizzo di queste sostanze è determinato dal desiderio di trovare la via più facile, più economica e più rapida per un migliore accrescimento animale, al minor costo possibile, come vuole la zootecnia chimica e intensiva .

B.3) Mangimi medicati, integratori medicati, sostanze ad azione auxinica

Sono tutte molecole simili, antibiotiche o di uguale azione, sia per prevenire le forme patologiche altrimenti inevitabili negli allevamenti industrializzati, sia per far crescere più rapidamente gli animali (auxinici). Si deve dire che senza la somministrazione di antibiotici gli allevamenti industrializzati non potrebbero esistere.

L’OMS dichiara - con preoccupazione - che più del 50% degli antibiotici prodotti in Europa (10.000 tonnellate) è utilizzato per gli animali.

Di questi il 15 % (1,5 milioni di tonnellate) sono immessi nei mangimi, come auxinici o per la prevenzione.

Le conseguenze sono antibiotico resistenza, perché i batteri vengono in contatto ripetutamente con i farmaci, e, per un meccanismo ben conosciuto, diventano insensibili alla loro azione per cui gli antibiotici usati per gli animali non servono più per le persone, che troveranno difficoltà a guarire dalle malattie. Dopo anni, anche le fonti ufficiali hanno dovuto ammettere che il problema esiste.

Negli Stati Uniti, nel numero di marzo 1988 la rivista americana Consumer Report ha rivelato i risultati di un test condotto comprando al dettaglio 1000 polli: nel 71 per cento cioè in 710 è stato trovato un batterio -il campylobacter- considerato in America la causa più comune di contaminazione negli alimenti: è comparso a tassi quattro volte superiori alla salmonella.

Così il Center for Diseases control and prevention stima che il Campylobacter causi, per l’antibiotico resistenza indotta, almeno 500 morti l’anno negli Stati Uniti e 8 milioni di casi di indigestione e dissenteria. ( Il Manifesto, La Stampa, 21.10.97)

The Guardian (19.8.99) Farm Antibiotics pose risk to human health - Sostiene che l’utilizzo di farmaci nell’allevamento animale porrà problemi gravissimi per la salute umana

Lancet - citato da Salvagente del 16.9.99 e da Focus di ottobre 99 -Studiosi USA hanno rinvenuto la presenza di batteri resistenti a tutti gli antibiotici in sacchi di mangime ancora sigillati. Questo fatto è direttamente collegato al grande consumo di antibiotici negli allevamenti di polli, dove si generano batteri resistenti agli antibiotici che poi passano nel mangime con le farine ricavate dagli animali morti.

Settembre ‘99 - su tutti i maggiori quotidiani - La presenza di un batterio resistente a tutti gli antibiotici - definito VISA - è stata rilevata in Gran Bretagna e in Italia.

La sua origine va ricercata nelle resistenza acquisita nei confronti degli antibiotici per il troppo elevato uso di queste molecole non solo in medicina umana ma anche per il troppo elevato uso indiretto, tramite alimenti derivati da animali sottoposti a questi trattamenti.

Da "LA REPUBBLICA. INSERTO SALUTE DEL 3.6.99" :La somministrazione regolare di antibiotici agli animali da allevamento, per prevenire le malattie ed avere quindi maggiori profitti, aumenta le malattie negli esseri umani. Negli USA la resistenza al quinolone è cresciuta dal 1992 al 1998 del 9,9 per cento. Il problema è grave perché tutti gli antibiotici utili all’uomo sono usati per l’allevamento.

B.4) Mangimi addizionati con alcali, acidi composti azotati non proteici o altri prodotti farmaceutici di sintesi - urea, amino acidi di origine sintetica.

elementi minerali (metalli pesanti)

Tutte queste molecole sono impiegate nel tentativo di risparmiare sulle materie prime, sfruttando la capacità degli apparati digestivi degli animali di ricombinare le sostanze azotate primarie in molecole migliori, cosicchè la somministrazione di prodotti chimici più semplici, dall’urea ai prodotti di sintesi chimica, evita l’utilizzo di sostanze azotate in forme meno economicamente vantaggiose ma più adatte agli animali (cereali, mais, grano, erba e fieno o paglia ).

Alcune di queste sostanze sono prodotte da sintesi di materie di basso costo e di altrettanto basso pregio.

In questo gruppo rientrano anche le molecole di metalli pesanti utilizzate anche per celare le somministrazioni illegali di ormoni agli animali.

In Italia (La Stampa, 14 dicembre 1996) sono stati rinvenuti allevamenti nei quali venivano usate sostanze sospette di esser cancerogene per stimolare la crescita dei conigli, tra queste dimetridazolo e cloramfenicolo, quest’ultimo ritirato dall’uso umano perché cancerogeno.

Recentemente il NAS ha rinvenuto animali cui erano stati somministrati cadmio e cromo in quantità eccessiva, proprio a scopo auxinico e per nascondere eventuali somministrazioni di sostanze ormonali vietate.

Molte di queste sostanze chimiche rimangono come residui nelle carni e nei prodotti di origine animale, e passano ai consumatori. Nel caso dei metalli pesanti, ad esempio, è riconosciuto che questi non si distruggano in nessun modo e che dagli animali passino sicuramente ai consumatori. L’elevata presenza di metalli pesanti nei mangimi si può rilevare con estrema facilità, basta osservare sui cartellini che accompagnano i mangimi la presenza delle ceneri, cioè di quelle molecole che resistono a 600 gradi centigradi. In questo modo si può verificare quanta alta sia la percentuale residuante e quindi la loro presenza.

B.5) Sostanze coloranti, conservanti, appetizzanti

Questi tipi di prodotti chimici servono a rendere falsamente migliori i mangimi.

I coloranti si utilizzano per colorare innaturalmente i prodotti di origine animale, come i caroteni e le xantofille utilizzate per far diventare più rosso il tuorlo dell’uovo; i conservanti servono per migliorare la conservabili del mangime anche - e soprattutto - quando questo è fatto con sostanze scadenti per cui sarebbe di difficile conservabilità; gli appetizzanti - come dice il nome,.. - servono per migliorare artificialmente il gusto e per ottenere un aumento della quantità di mangime consumata dagli animali, per spingerli cioè a sovra alimentarsi e per farli crescere quindi più velocemente.

Queste sostanze non sono indispensabili e servono per favorire una crescita artificiale degli animali, un rischio per la salute di chi è costretto suo malgrado a consumarne i residui con i prodotti di origine animale.

B.6) Le sostanze illegali

Diossina. Utilizzare materie di scarto è oltremodo conveniente, come dimostra la diossina. È altamente probabile che non si sia trattato di un errore, perchè i contenuti negli animali erano troppo elevati per pensare ad un semplice problema puntuale. Si trattava di una lavorazione sistematica che è stata scoperta per qualche strano motivo (guerra commerciale, maggiore attenzione di qualche veterinario, ecc.)

B.7) Non dimentichiamo gli ormoni e i prodotti simili (beta agonisti)

Le statistiche ufficiali del Ministero della Sanità, peraltro ferme al 1995, ci dicono che la somministrazione di ormoni è assolutamente marginale, e di questo si fregiano allevatori e macellatori per rassicurare i compratori della carne. In verità, basta andare nelle stalle industriali per vedere le trasformazioni degli animali o sentire parlare gli addetti ai lavori nelle loro trattative commerciali, per capire quanto sia generalizzata l’illegalità. I laboratori ufficiali ricercano le sostanze per le quali sono attrezzate, contro le decine e decine che le ditte private sono in grado di mettere in produzione e in commercio. D’altra parte con più di 700 milioni di animali macellati, grandi e piccoli, ogni anno, controllare tutto significherebbe mettere in atto uno stato poliziesco dedicato solo a questa attività.

B.8) Le farine animali

Attualmente vige il divieto di somministrare farine di carne ai ruminanti, libere invece per tutti gli altri animali (suini e avicoli, ad esempio..), mentre nei ruminanti si possono usare le farine di pesce. Nessuno però controlla che queste, fino a cinque volte più care di quelle di carne, non siano mescolate con le altre e somministrate anche ai bovini, per ottenere un maggiore guadagno.

L’unica soluzione è vietare l’utilizzo per tutti gli animali di farine derivate da altri animali, come già avviene in Francia.

C) IL QUADRO NORMATIVO

L’indirizzo europeo e italiano è quello di puntare soprattutto sui controlli e sulla severità delle leggi, con risultati non sempre confortanti. Così si permettono tutte le sostanze che l’industria propone di utilizzare, solo entro determinati limiti. In questo modo diventa pressoché impossibile effettuare delle vere azioni di verifica in quanto si imporrebbe la necessità di analizzare un numero infinito di sostanze: tutte quelle usate per l’alimentazione del bestiame, tutti gli animali macellati, tutte i cibi vegetali. Di fatto non è possibile.

Ad esempio, per quanto riguarda le sostanze ormonali o simili negli allevamenti zootecnici, in Europa vige una legislazione rigida, che prevede pene severe se si individua un animale trattato con tali sostanze. Per motivi di democratico garantismo, però, è necessario individuare esattamente la molecola illegale utilizzata e ciò, di fatto, comporta l’impunità dei malfattori. Anche se l’osservazione degli animali degli allevamenti industriali non lascia dubbi sul fatto che si sia fatto uso di sostanze sospette, sono in continua diminuzione i casi di riscontro ufficiale. Così i controlli non fermano l’illecito e costituiscono garanzia di salubrità ben sfruttata dai produttori stessi. Questo principio vale per tutte le possibili sostanze aggiunte fraudolentemente nei mangimi, con pochi controlli e strumenti inadeguati e insufficienti, diventa pressoché impossibile perseguire l’illecito.

Occorrerebbe cambiare l’indirizzo e adottare la soluzione che si è imposta a livello sportivo: l’illecito non dia luogo ad atti penali ma solo all’esclusione dal commercio e tale esclusione sia effettuata in base a elementi facilmente rilevabili: presenza di acqua nelle carni, presenza di residui di sostanze chimiche estranee, ecc. Per le molecole chimiche somministrate agi animali o ai vegetali, invece, occorrerebbe diminuire la possibilità di utilizzazione non in quantità ma in qualità, proibendo cioè il loro uso a partire dalle più pericolose per estenderlo gradatamente alle altre.

D) L’ATTIVITÀ DEGLI ORGANISMI ADDETTI AL CONTROLLO

Gli organismi di controllo, in questo campo, sono rappresentati da due categorie essenzialmente: i veterinari pubblici e i NAS. I veterinari pubblici sono i più numerosi in Europa, 5000 in Italia (e solo 500 in Gran Bretagna), e quindi pensare di aumentare ulteriormente il loro numero sembra utopico. D’altra parte sono i numeri delle produzioni che rendono difficile il controllo, come ricordato prima. Soprattutto occorre considerare che il vero imbuto sono i laboratori, perché non basta prelevare i campioni sul territorio, negli allevamenti o nelle industrie, se poi non vi è la possibilità di analizzarli.

Per rafforzare l’apparato di controllo, si potrà pensare ad aumentare i Carabinieri del NAS e i laboratori degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali in organico e dotazioni scientifiche.

E) IL FUTURO ? TRANSGENICO

Sembra che qualcosa stia cambiando, ma al momento è ancora molto attuale la possibilità che il cibo futuro sia quello transgenico, sia per gli uomini sia per gli animali.

La situazione è in perenne movimento, per cui è meglio ragionare solo sugli elementi generali, che possono essere riassunti in una totale mancanza di sicurezze, se è vero, come scritto nel The Guardian del 1 dicembre 1999, che le voci di dubbio e perplessità degli stessi ricercatori sono state regolarmente cestinate dal FDA americano, tutto preoccupato di non togliere mercato all’industria transgenica. Notizie che si accompagnano alle ammissioni che il mais trangesnico avvelena la terra. Questo sottolinea che non si sono ancora raggiunte certezze sulla innocuità del cibo e che la ricerca privata privilegerà solamente gli aspetti utili alla stessa, soprattutto in mancanza di un vera possibilità di controllo sociale e pubblico.

Già adesso non si sa quanto mais, soia o altro, viene somministrato agli animali d’allevamento, dal momento che importiamo molti cereali, e non viene dichiarato se si tratta di alimenti modificati o no. Pertanto non si può essere certi che questi non facciano danni alla salute degli animali e dei consumatori.

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