Enrico Moriconi / febbraio 2000

 

Biotecnologie: i motivi del dubbio

La scienza degli ultimi anni verso il duemila è sicuramente la biotecnologia che significa, in modo semplificato, la possibilità di inserire nel codice genetico di piante o animali sequenze, pezzi di DNA di altri animali o di altre piante, scambievolmente e passando le barriere del mondo animale o vegetale, per cui un animale potrà avere un gene di una pianta e viceversa.

Il continuo sviluppo delle scienze pone dei problemi etici sempre più importanti nella vita dell’uomo, perché con le nuove ricerche si potranno realizzare organismi del tutto nuovi che valicheranno i confini delle specie. Poiché, come dice Hans Jonas "l’umanità non può accettare di suicidarsi" ed essa "è responsabile delle ricadute delle sue scelte sulle generazioni future" e, come ci ricorda Umberto Galimberti, "l’etica è morta perché non è in grado di limitare la scienza e la tecnica. Si è costruita una particolare scala di valori: la politica è ormai subordinata all’economia, la quale, a sua volta, è subordinata alla tecnica", diventa indispensabile approfondire il ragionamento etico sulle scelte future. Non dimenticando che già Haldane e Einstein dicevano che nel lungo periodo il progresso etico è la sola cura per i danni apportati dal progresso scientifico.

L’avvelenamento del Danubio da cianuro fuoriuscito da una miniera, verificatosi nel febbraio 2000, accresce ulteriormente i dubbi sull’utilizzo di queste nuove tecnologie: che cosa sarebbe accaduto nell’ambiente se, invece del già velenosissimo cianuro, fosse dilagati i batteri transgenici che nel futuro si vorrebbero utilizzare per estrarre i metalli nelle miniere? L’errore più grave che l’uomo può fare è quello di lavorare sulla base del principio dell’infallibilità, cioè sottovalutare il rischio legato al fatto che in qualunque azione umana vi è un margine di errore che non è evitabile. L’errore può essere metodologico, di indirizzo, di pensiero, di realizzazione, imprevisto, ecc. ecc. Quando si propongono tecnologie nuove il margine di rischio andrebbe esaminato non a partire dalle conoscenze acquisite e dalla valutazione del procedimento normale, ma proprio a partire dalle conseguenze provocate da eventuali errori e non sul dato della frequenza con cui tali emergenze sono ipotizzabili ma dalla gravità anche di un solo episodio. In altre parole non si deve solo calcolare quante volte può succedere un errore, ma soprattutto quali conseguenze potrà avere anche un solo episodio.

 

Biotecnologie e mondo vegetale

In campo vegetale le biotecnologie si propongono di modificare il corredo genetico degli esseri viventi al fine di ottenere più produzione, più resistenza ai pesticidi, più conservabilità dei prodotti alimentari. Oppure modificano gli organismi vegetali per renderli resistenti a determinati prodotti chimici (es.erbicidi) e facilitarne l’utilizzo.

Vi sono alcune problematiche da esaminare. Innanzi tutto non bisogna semplificare troppo la materia scientifica. La costruzione di un nuvo DNA non è un’operazione meccanica che sostituisce un paraurti ad un altro (peraltro anch’essa non così semplice, se si pensa di cambiarlo tra due modelli differenti),. È un procedimento complesso che dà luogo anche a dinamiche non del tutto conosciute perché si verifica sempre una reazione tra il nuovo innesto e la molecola precedente. La molecola proteica infatti consta di un ‘insieme di basi che hanno una successione logica ma che ,in natura, danno vita a forme strutturali complesse, nelle quali le singole particelle non interagiscono solo con quelle cui sono collegate con legami chimici, ma anche con quelle che si trovano spazialmente vicine, e di cui non sappiamo nulla. In altre parole l’innesto può dare luogo al risultato sperato ma anche ad alterazioni delle caratteristiche degli organismi vegetali ed è possibile che alcune di queste alterino le caratteristiche dei vegetali, fino a farli diventare anche tossici. È inutile sottolineare la gravità di questa evenienza.

In secondo luogo, per ottenere il vantaggio di una maggior produzione si ricorre al metodo di decodificare il patrimonio genetico di piante di paesi del terzo mondo, ricchissimi di biodiversità, per studiarne il patrimonio genetico e poi modificarne la struttura; quindi brevettare la trasformazione indotta e rivendere a tutto il mondo il prodotto brevettato. E’ la riproposizione di quel colonialismo già vissuto nel passato. Ancora adesso nei paesi del primo mondo paghiamo a prezzi irrisori alimenti quali il caffè, lo zucchero, il cacao, a tutto danno dei produttori locali, poveri.

Questo è già accaduto in Costa Rica, dove la Merck & C. ha sottoscritto un accordo con un istituto di ricerca locale, tramite il quale, in cambio poco più di un milione di dollari, otteneva il riconoscimento di diritti sui campioni di piante, microrganismi e insetti che rivestissero un qualche valore. Per una cifra irrisoria una compagnia da 4 miliardi di dollari di fatturato, ha acquistato tutto il patrimonio naturale di un paese ricchissimo.

Rifkin ne "Il secolo biotech" dice che "Le prime dieci industrie agrochimiche controllano l’81% dei 29 miliardi di dollari del totale mercato agrochimico e il 37% dei 15 miliardi di dollari annuali del mercato globale delle sementi...La Novartis, nata dalla fusione tra la Sandoz e l’agrochimica Ciba-Geigy, è l’industria agrochimica più grande del mondo, la seconda di sementi, la terza farmaceutica e la quarta di medicina veterinaria".

Le industrie biotecnologiche affermano che l’ingegneria genetica è un campo in vertiginosa ascesa da cui l’economia mondiale potrà attendersi enormi benefici in termini di profitti e di posti di lavoro. E’ bene ricordare che il solo fatto che un’attività sia economicamente assai redditizia non è comunemente ritenuto una ragione per renderla legale: l’industria degli stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, il commercio di organi a scopo di trapianto sono solo alcuni esempi di attività indubbiamente redditizie ma non per questo legali o degne. Però, per adesso, i conti nelle biotecnologie ancora non tornano: delle 1300 aziende del ramo che operano negli USA solo 35 (il 3 %) sono in attivo; le altre sono in perdita. Per adesso le cifre dicono che di fronte ad un mino di forza lavoro, paio allo 0,1% ( negli USA) assorbono una quantità incredibile di denaro pubblico, 4,3 miliardi di dollari nel 1994. Naturalmente poi mancano le risorse pubbliche per le verifiche dell’innocuità delle scoperte.

Nonostante gli aiuti, per salvarsi, l’industria ha avuto bisogno di ottenere l’immediata commercializzazione dei prodotti attualmente alla stadio di sviluppo e una legislazione sui brevetti che garantisse introiti alti e costanti. Come ha effettivamente ottenuto.

 

Etichettatura ed equivalenza

Le industrie produttrici sono così riuscite ad ottenere dalla FAO, dalla FDA americana e dalla UE come base della legislazione alimentare il principio della "sostanziale equivalenza", che afferma come sia sostanzialmente equivalente il prodotto geneticamente modificato a quello ottenuto con la selezione dei caratteri tramite incrocio. Il questo modo non è necessario etichettare i prodotti bioingegnerizzati. E’ evidente che i produttori possono sperare di farli accettare solo affermando che essi non offrono niente di meno dei prodotti tradizionali: tra il solito risotto e un altro, indistinguibile, che però fa venire il cancro, nessuno avrebbe dei dubbi.

L’etichettatura. Occorre invece sottolineare che scientificamente il principio della sostanziale equivalenza è assolutamente insostenibile, perché l’incrocio avviene tra individui della stessa specie, mentre la manipolazione genetica avviene superando le barriere di specie. Così, ad esempio, la maggior parte dei geni usati dall’ingegneria genetica provengono da specie che non hanno mai fatto parte dell’alimentazione umana e non c’è dunque modo di sapere come l’organismo umano reagirà a queste nuove proteine. E’ importante ricordare però che la razza umana ha impiegato centinaia di migliaia di anni per riuscire ad adattarsi agli alimenti che consuma attualmente: basti pensare che vi sono intere popolazioni per le quali il latte di vacca è tuttora indigeribile. Se i prodotti verranno commercializzati senza etichettatura le popolazioni non avranno modo di tutelarsi da un rischio che potrebbe essere mortale.

E ci si potrebbe chiedere perché, se i prodotti sono sostanzialmente simili, possono essere brevettati ma non devono essere etichettati?

Nel prossimo secolo, se non si sviluppano attività di controllo, saranno introdotti migliaia di esseri manipolato nell’ambiente, esseri di cui non si conoscono tutti gli effetti collaterali. La maggior parte dei tecnici e delle industrie impegnate in questo campo tende a sminuire i rischi, ma in verità non ci sono sicurezza per il futuro. Per dare un’idea quantitativa del reale pericolo, si può dire che in due anni, nel mondo, le coltivazioni biotecnologiche sono aumentate di circa 11 volte, da 2,8 milioni di ettari a circa 30, che rappresenta già un valore evidente su scala mondiale, essendo lo 0,5 di tutte le coltivazioni del pianeta. Se solo un tale ritmo di incremento si mantenesse inalterato, e non aumentasse, in 12 anni raggiungerebbe una superficie pari alla quasi totalità di tutte le terre coltivate sul pianeta.

Le prove in campo sono inaffidabili in quanto sono fatte in condizioni lontane dalla realtà, perché se si sviluppassero dei problemi sfuggirebbero da ogni possibilità di contenere i danni, però, in tal modo non sono un vero esperimento, che invece viene praticamente rimandato al momento della coltivazione. Se succederà un problema sarà su scala mondiale. Di tutto questo l’opinione pubblica non è al corrente, anzi viene alimentata da una solida diga di protezione, dando l’apparenza di una tutela scientifica rigorosa. Sembra che solo le assicurazioni siano consapevoli del pericolo, dal momento che hanno rifiutato qualsiasi copertura .

Al di là delle rassicurazioni interessate è certo che non esiste una qualsiasi opera umana che sia perfetta: il rischio esiste anche nelle situazioni di maggiore controllo, così è stato, ad esempio, per le esplorazioni spaziali, così è stato per il nucleare dove non solo in Russia sono successi dei disastri ma anche negli ipertecnologici Usa, basta ricordare l’incidente di Tree Mile Island. E’ proprio necessario aspettare il primo incidente biotecnologico, per rendersi conto del pericolo?

Un tipico sviluppo delle ricerche è stato quello di creare piante resistenti agli erbicidi, così la Monsanto ha prodotto un mais resistente al suo Rondup, potente veleno, che si può pertanto usare senza danneggiare la pianta produttiva. L’affare è basato sulla vendita del prodotto e dei semi transgenici. Già adesso questo non comporta duna diminuzione dell’uso di pesticidi, come vorrebbe far credere la Monsanto, anzi dati commerciali dimostrano che il consumo del Rondup è in aumento, ma vi è il gravissimo rischio che nel futuro prossimo le piante infestanti possano acquisire il particolare carattere genetico manipolato dall’uomo: tramite l’impollinazione incrociata diventeranno resistenti e sarà quindi necessario ricorre ad altri e più potenti veleni. Questo è già stato dimostrato in un esperimento condotto da Thomas R. Mikkelsen con un seme oleoso transgenico di rapa, contenente un gene che conferiva resistenza agli erbicidi, che ha passato questa resistenza agli ibridi delle generazioni successive.

Un’altra conseguenza negativa sarà la perdita della diversità biologica, che si è già fortemente ridotta, a causa delle moderne pratiche di coltivazione che enfatizzano la monocoltura sui metodi di coltivazione differenziati. L’erosione genetica è già a uno stadio avanzato nella maggior parte dei Paesi. Il raccolto di soia degli Stati Uniti, pari al 75% della soia mondiale, è una monocoltura che può essere ricondotta a sole sei piante... Dei 75 tipi di vegetali che crescono negli Stati Uniti, il 97% di tutte le varietà si è estinto in meno di 80 anni... 10 varietà di grano danno la maggioranza delle messi. In India solo cinquant’anni fa si facevano crescere più di 30.000 varietà tradizionali di riso. Oggi, 10 varietà moderne rendono conto di più del 75% del riso coltivato in quel paese...Già oggi, 10 specie vegetali, sui milioni esistenti in natura, danno origine al 90% della produzione agricola.

La nuova tecnologia accelererà il processo perché si concentrerà inevitabilmente su un ridotto numero di specie, che saranno poi diffuse moltissimo in tutto il mondo e metterà nelle mani di poche multinazionali il potere alimentare delle popolazioni mondiali dal momento che esse deterranno la maggior parte della sementi.

I raccolti transgenici poi arrecano una ulteriore minaccia ai cosiddetti centri di diversità dei raccolti rimasti al mondo. Il flusso genico che va dalle piante modificate alle specie del luogo sarà inevitabile, quando saranno molte le superfici dedicate a tali coltivazioni, e ciò potrebbe far perdere un patrimonio genetico preziosissimo.

Si avranno problemi grandissimi anche per le coltivazioni di quelle erbe e piante che servono per le medicine naturali ed omeopatiche, che saranno a rischio di contaminazione del loro germoplasma.

 

La particolarità italiana

In Italia, bisogna considerare anche la particolare situazione produttiva. Se, infatti, i vantaggi derivati all’impiego delle biotecnologie sono connessi ad un incremento di produttività del 6-7%, va però sottolineato come la competitività del settore agroalimentare italiano sia legata molto più che ad una crescita quantitativa ad una qualitativa cioè alla tutela e valorizzazione dei caratteri di tipicità, tradizione, e qualità della nostra agricoltura. La concentrazione del know-how della ricerca biotecnologica nelle mani di pochi, grandi gruppi industriali tende invece a limitare l’autonomia degli agricoltori, a ridurne la capacità di scelta e il potere contrattuale.

 

La salute umana

Sulla possibilità che l’introduzione nell’ambiente di organismi modificati provochi effetti indesiderati sulla salute umana regna, per ora, la massima incertezza. Sicuramente andrebbero approfonditi i rischi legati all’assunzione di proteine con le quali la specie umana non è stata abituata ad alimentarsi nel corso dell’evoluzione.

Rimane altissimo il rischio che le nuove piante possano sviluppare elementi di tossicità, anche solo per alcune parti della popolazione mondiale, ricordiamo che vi sono milioni di persone che non si sono ancora adattate al consumo di latte bovino. Chi può escludere che per alcuni le nuove piante non possano essere tossiche ?

Questo aspetto non è stato sufficientemente sviluppato, come dimostrano le ricerche scientifiche Arpad Pusztay in Gran Bretagna, secondo le quali l’alimentazione con patate bioingegnerizzate faccia crollare le difese immunitarie nel topo. Analoghi studi, condotti sulle farfalle monarca, e pubblicati da "Nature" dimostrano che i cibi geneticamente modificati potrebbero interferire con le difese immunitarie degli organismi. Conseguenze similmente disastrose si potrebbero attendere nella specie umana. Se poi qualcuno volesse rispondere che i risultati delle ricerche sui topi non sono immediatamente estensibili agli esseri umani, potrebbe nel contempo spiegare il motivo per cui, ogni anno, si utilizzano miliardi di topi per le ricerche sui farmaci destinati all’uomo.

 

Le applicazioni sugli animali

Nel campo animale, il futuro propone animali transgenici come donatori di organi per gli xenotrapianti agli uomini o in grado di produrre farmaci per gli esseri umani, modificandone il patrimonio genetico a questo scopo. Altri tipi di ricerca sono indirizzati verso obiettivi più spiccatamente ed immediatamente economici: modificare il patrimonio genetico degli animali perché essi producano di più, più carne e più latte o si ammalino di meno, resistendo geneticamente a determinate patologie o malattie infettive. Per avere animali più produttivi si induce la realizzazione dell’ormone somatotropo di una specie più grande (ad esempio quello di bovino in un suino), oppure si possono utilizzare organismi inferiori, come qualche batterio, per produrre l’ormone che successivamente verrà somministrato agli animali.

In quest’ultimo caso è anche utile un pensiero sul fatto che, così facendo, si corre il rischio di vanificare l’impegno di molti anni contro la somministrazione di ormoni, di tipo sessuale, allo scopo di ingrassare gli animali.

In tutte queste ipotesi è evidente che manca un attore: gli animali e la loro sofferenza.

 

La sofferenza degli animali.

Da parte di coloro che seguono lo sviluppo delle ricerche non è vi è di certo alcuna preoccupazione del dolore e della sofferenza cui essi sono sottoposti.

Le ricerche implicano a priori anni di tentativi con un numero imprecisato di individui, al di fuori del controllo sociale e all’insaputa di tutti. Il tutto avviene nelle cattedrali della ricerca, dove sono ammessi solo gli interessati.

La sofferenza degli animali, di milioni di animali, è taciuta e negata. Essa, invece, è insita proprio nella metodica della ricerca, perché la struttura dei geni non è così semplice, come sovente viene fatto credere, e pertanto non è sicuramente automatico e semplice "sostituire e interscambiare" pezzi senza valutare le possibili conseguenze negative. I "pezzi" aggiunti interferiscono con altri segmenti di struttura, alcuni distruggendone, ad altri sovrapponendosi; in questo modo nascono molti animali non vitali, destinati a soffrire: prima di riuscire a dare stabilità ad una trasformazione indotta, non è dato sapere quanti esseri si sono fatti soffrire.

Tutto questo accade nelle "cattedrali" della ricerca, senza possibilità di controllo da parte delle forze sociali.

Quando si passa dalla sperimentazione all’applicazione pratica si generano altri sistemi che possono indurre la sofferenza animale.

Quando si sia fissato l’elemento del "gigantismo", ai problemi di tutti gli allevamenti se ne aggiunge uno tuttora di dimensioni imprevedibili. Poiché gli allevamenti attuali sono già largamente insufficienti e fonti di disagio per gli animali per quanto riguarda lo spazio a disposizione degli animali e la qualità della lettiera, che non è mai adeguata ai loro bisogni, il gigantismo somatico aumenterà a dismisura problemi e malessere degli individui che quanto più pesanti saranno quanto più soffriranno. Se si pensa che già adesso i polli da macello arrivano negli ultimi giorni della loro vita in condizioni tali per cui hanno tutti gli arti deformati dal troppo peso con articolazioni alterate che permettono loro di fare solo pochissimi passi per volta e li obbligano non a coricarsi ma di lasciarsi letteralmente cadere sul terreno, è facile immaginare che nel futuro la situazione non farà che peggiorare.

La possibilità di creare animali da esperimento, già ammalati di determinate patologie per poter mettere a punto le terapie, darà luogo a milioni di esperimenti sugli animali, significando la sofferenza e il dolore per milioni di essi senza aver la certezza che questi studi siano effettivamente utili e sovrapponibili alla specie umana.

Anche animali normali saranno utilizzati per studiare e sviluppare tecnologie legate alla manipolazione genetica, e globalmente si creerà un enorme aumento degli animali che saranno sottoposti a esprimenti che li coinvolgono e causano loro sofferenze inenarrabili.

Proprio mentre si alzano sempre più forti e unanimi le voci di studiosi che condannano la vivisezione, e le pratiche di studio sugli animali, anche mettendo in dubbio l’effettiva scientificità delle stesse, si mettono in atto nuove procedure che rendono gli animali oggetto di sperimentazione, praticamente senza controllo pubblico.

Per gli animali oltre agli argomenti sollevati sugli altri campi delle biotecnologie il problema principale è quello della sofferenza degli esseri viventi che sono costretti a subire come sempre le scelte umane senza potere difendersi. La sofferenza è veramente smisurata, in questo campo, perché tutto diventa esperimento e tutto causa dolore, non solo le pratiche della sperimentazione scientifica ma proprio la stessa ricerca ai fini produttivi, per creare specie nuove, significa innanzi tutto milioni di animali utilizzati come cavie, all’insaputa dell’opinione pubblica. Quello che si chiede, oltre alle altre problematiche collegate alle biotecnologie in generale, è che

sia riconosciuto il diritto degli animali alla non sofferenza;

tutti gli studi sugli esseri viventi animali devono essere comunque vietati come sull’uomo;

in ogni caso, tutte le ricerche siano denunciate anticipatamente e siano previsti momenti ufficiali di controllo e vigilanza da parte dell’amministrazione pubblica attraverso strumenti e mezzi che la stessa si darà.

 

Il ruolo delle pubbliche amministrazioni

Finora la ricerca è stata finanziata con capitali pubblici e privati; gli eventuali guadagni derivati dall’applicazione saranno solamente privati. È il vecchio trucco di socializzare le spese e privatizzare i guadagni, nel quali le industrie sono sempre state regine. Ciò avviene perché le industrie multinazionali sono finora riuscite a far passare il concetto che la ricerca è un bene dell’umanità: per la fame nel mondo, per risolvere le malattie, ecc. Dovrebbero anche aggiungere che per loro significa grandi benefici economici.

La via più corretta eticamente sarebbe sicuramente quelle per cui i soldi pubblici fossero utilizzati esclusivamente per il controllo delle nuove tecnologie, per la loro valutazione complessiva soprattutto quella fondamentale del rischio globale che rappresentano. Su questo principio sarà necessario costruire un fronte di opposizione affinché i soldi pubblici non finiscano in tasche private.

 

L’informazione

Parlare di bioingegneria vuole dire anche affrontare il tema scottante del diritto all’informazione dei cittadini. Sempre più frequentemente, nel corso della trattazione di argomenti anche lontanissimi dal tema, le fonti mediatiche esaltano le prospettive rosee e ottimistiche legate al futuro biotecnologico. Il discorso già può essere normalmente difficile, poiché l’ingegneria genetica è proposta come la panacea universale che risolleverà il mondo dalla fame e da quasi tutti i mali, ma diventa quasi impossibile affrontare l’argomento quando questi temi sono presentati in maniera mascherata tra altri e sono forniti in maniera assertiva, senza lasciare spazio al benché minimo dubbio. Solo recentemente hanno trovato spazio le fonti critiche, anche perché certi risultati preoccupanti non possono passare sotto silenzio.

Un esempio eclatante di cattiva informazione viene proprio dal problema della fame nel mondo. Come noto circa un miliardo di persone soffrono la fame e svariati milioni muoiono ogni anno per mancanza di cibo. Questa realtà è normalmente utilizzata per dimostrare come solo con le biotecnologie si possono garantire le necessarie maggiori quantità.

Queste affermazioni sono facilmente smentibili solo osservando i campi della ricerca, che si rivolgono alla durabilità dei cibi e alla facilità di trasporto e lavorazione, cioè qualità apprezzate soprattutto nei paesi industrializzati: ad esempio ritardando la maturazione o la putrefazione di frutta e verdura si riuscirà a trasportarla più facilmente e si potrà tenerla sugli scaffali più a lungo. E’ evidente che queste caratteristiche non fanno nulla contro la carenze alimentari mondiali.

Inoltre, secondo la legge, il detentore di un brevetto ha diritto di esigere il pagamento dei diritti sui semi di varietà vegetali brevettate, anche nel caso che questi semi provengano dal raccolto dell’annata precedente, nonché di proibire lo scambio di messi tra contadini. Per tutelarsi, inoltre, l’industria si assicura che le sementi diventino sterili l’anno successivo, come è stato regolarmente fatto. Queste nuove invenzioni offrono alle multinazionali lo strumento per estendere il monopolio planetario sul settore del cibo, mettendo seriamente in pericolo la sopravvivenza delle popolazioni più povere, anche perché per i paesi poveri sarà poi sempre più difficile poter pagare i diritti connessi ai brevetti e quindi il problema alimentare si acuirà invece di diminuire.

In verità, quello che non viene detto, mai, è che già oggi non c’è bisogno di più cibo perché la terra ne produce in quantità sufficiente per tutti i suoi abitanti, ma è la disuguaglianza che uccide, un miliardo di persone consuma la metà delle risorse del pianeta, quando a disposizione di ogni abitante del pianeta, già adesso, ci sono 35 chilogrammi di carne (quantità sufficiente) 90 di latte e 6 di uova. Inoltre se si allevassero meno animali aumenterebbe immediatamente anche la disponibilità di cereali: è stato calcolato che i cereali destinati al miliardo e 300 milioni di ruminanti ( bovini) che vivono nel mondo servirebbero a sfamare più di 9 miliardi di persone. E la popolazione del pianeta supera "solo" i 5 miliardi. Rimane inspiegabile il fatto che il cibo che già adesso si avanza non viene usato per sconfiggere la fame del mondo, cosa che dovrebbe invece succedere con il cibo biotecnologico, sicuramente più caro.

 

Riassumendo

Molti e irrisolti sono gli interrogativi legati alle nuove tecnologie, soprattutto riguardo ai rischi per

L’ambiente (l’erosione genetica animale e vegetale, la perdita della biodiversità, l’aumento del consumo di pesticidi, pericolo di disastri ambientali, peraltro già verificatisi in Svizzera);

per la salute (possibile diffusione di germi o virus geneticamente modificati e potenzialmente pericolosi, conseguenze non previste per i consumatori di cibi modificati);

per l’economia con lo spreco di denaro pubblico a favore di ricerche che saranno poi oggetto di guadagno privato e a scapito delle possibilità di controllo ufficiale per tutelare la salute pubblica. Inoltre le nuove industrie non creano nuovi posti di lavoro in quanto sono imprese ad alta tecnologia e a basso indice di occupazione;

per le società più povere (le conseguenze sulle popolazioni del terzo mondo con il depauperamento del loro patrimonio genetico e la perdita dal proprietà sulle sementi).

Tutto ciò sembra giustificare l’opposizione non aprioristica ma la richiesta di maggiori garanzie per tutti i cittadini, che si possono riassumere nella richiesta di sottoporre a serio controllo pubblico ogni nuova scoperta e ogni manipolazione, informando correttamente sui vantaggi e gli svantaggi, l’etichettatura dei prodotti modificati, la non brevettabilità della vita, l’impossibilità di creare situazioni che inducano malessere o sofferenza agli animali, il diritto a poter intervenire sulla decisione in merito all’applicazione pratica della ricerca biotecnologica e infine il diritto ad una informazione completa.

 

CRONOLOGIA

19 FEBBRAIO 1999 - La Stampa - Arpad Pusztay, ricercatore al Rowett Institute di Aberdeen - pubblica una ricerca per la quale i topi nutriti con patate transgeniche hanno sviluppato minori difese immunitarie.

21 maggio 1999 Direttiva Ue dopo studio sulle farfalle: Bloccate il mais transgenico è pericoloso.

Le larve di farfalle monarca nutrite con polline di masi transgenico sono più deboli di quelle nutrite con polline normale. Lo affermano i ricercatori dell’Università Cornwell di New York, sul numero di "Nature" pubblicato ieri. La Commissione europea ha deciso ieri di bloccare le procedure di omologazione di nuovi organismi geneticamente modificati. Non è stata però revocata l’autorizzazione già concessa alla coltivazioni di due tipi di mais transgenico creati dalle società Monsanto e Novartis.

Il mais "Bt" è geneticamente modificato per produrre una tossina che dovrebbe uccidere i parassiti animali. Il fatto che sia presente sul polline e che uccida le larve di farfalle che ne sono fatte cibare, dimostra la possibile pericolosità delle trasformazioni. I caso ha suscitato molto clamore negli USA perché le farfalle monarca sono un vero simbolo per gli ambientalisti in quanto si tratta di una specie migrante che copre distanze superiori ai 500 chilometri per riprodursi.

22 maggio 1999 - I Supermercati si alleano contro il cibo a DNA modificato ( da La Repubblica) - Le Coop rinunciano al transgenico nei prodotti a marchio Coop. Le difficoltà maggiori riguardano i controlli. La soia entra nella composizione i 200 prodotti e dagli USA arriva soia mescolata con transgenico. Anche la Esselunga rinuncia nei prodotti a marchio.

22 maggio 1999 Allarme transgenico - distrutto maxi raccolto di mais in Svizzera.

Sementi mutanti di mais per 400 ettari di coltivazione sono stati distrutti in Svizzera poco prima della fioritura. Erano stati distribuiti a partire dagli Usa e Canada, mescolati con quelli non modificati. In Italia il sistema dei controlli pubblici in materia genetica è praticamente inesistente, dice Marco Jermini responsabile della sicurezza alimentare per l’OMS .

23 maggio 1999 - Pubblicato il decreto che vieta in Italia gli alimenti transgenici nei cibi per lattanti sotto i tre anni di età

17.7.99 ( Il Manifesto) Pdl del governo italiano sulla brevettabilità degli OGM. Il Governo italiano vara un disegno di legge delega che dovrà andare al Parlamento sulla "brevettabilità degli esseri viventi", che dovrà esser approvato dal Parlamento. Il limite per l’approvazione della Direttiva europea è l’anno 2000. 15.000 sono i brevetti in attesa di via libera. Nel Pdl si incarica l’ufficio brevetti di verificare se ci saranno rischi per la salute umana. Tipica soluzione italiana, si incarica un ente amministrativo, con scarse competenze scientifiche addirittura di valutare ciò che gli scienziati di tutto il mondo stanno cercando di studiare.

3 agosto 99. Dati utilizzo Glifosato. Il Rondup, l’erbicida a base di glifosato, prodotto dalla Monsanto , da quando negli USA si coltiva soia "Rondup ready" il suo consumo è salito del 72 per cento. Uno studio svedese sottolinea la cancerogenicità del prodotto ( Il Manifesto, 3.8.99).I dati produttivi relativi all’utilizzo del Rondup, resi pubblici dalla Monsanto, dimostrano un aumento considerevole della sua diffusione, confermando ampiamente le perplessità degli ambientalisti relative al fatto che mais e soia modificati non avrebbero portato ad una sua diminuzione bensì ad un incremento.

Agosto 99. Sconsigliati gli investimenti nelle azioni biotech. La Deutsche Bank ha consigliato di non investire capitali nelle azioni delle multinazionali che producono alimenti biotecnologici, Monsanto e Novartis in primis, perché queste risulterebbero in estrema difficoltà a Wall Strett in quanto tali prodotti diventano sempre meno accetti dai consumatori e stanno aumentando i problemi nella commercializzazione dei prodotti geneticamente modificati.

Questa è la notizia che sembra presentare le maggiore interesse, dal momento che le multinazionali contavano, e contano, moltissimo sullo sfruttamento economico dei brevetti, che erano presentati come l’affare del secolo.

Poiché si tratta di una ricerca che punta molto sulla speculazione economica, la fuga dei capitali sarebbe il segnale principale di un possibile e prossimo declino.

Agosto 99. Proteste dei contadini francesi. I contadini francesi sono scesi in piazza contro i prodotti geneticamente modificati, in maniera organizzata e molto visibile. L’importanza di questa protesta è profonda perché si lega con una richiesta di revisione delle regole del WTO , il trattato che regola gli scambi commerciali in ambito mondiale, che si sta rivelando non solo una vera imposizione delle nazioni più forti a scapito delle economie dei paesi più poveri ma anche un modo di dettare leggi sanitarie sotto il falso scopo di garantire omogeneità negli scambi commerciali. Come si vorrebbero esportare le carni americane agli ormoni così si vorrebbero vendere in tutto il mondo organismi geneticamente modificati rispettando le norme commerciali americane che permettono la non etichettatura dei prodotti e quindi sancendo l’impossibilità per i consumatori di conoscere il loro cibo.

5 settembre 1999 - il manifesto - prodotto vaccino da somministrare a trote e salmoni di allevamento contro il virus dell’Ihnv, virus dell’infezione ematopoietica. IL vaccino a DNA modificato, che induce la produzione all’interno di pesci degli anticorpi che altrimenti non genererebbe. Il rischio è legato alla possibilità che possa passare nella linea genetica e trasmettersi alla discendenza. Almeno in linea teorica è possibile.

14 settembre 99 (La Stampa). Azione legale degli agricoltori USA. Gli agricoltori USA intentano causa, dietro proposta di J. Rifkin, alle multinazionali delle biotecnologie, contro il controllo delle sementi.( Secondo i dati di Rifkin 10 multinazionali controllano il 30 per cento del mercato mondiale dei semi modificati, con un valore complessivo di 41 mila miliardi di lire ( 23 miliardi di dollari).

7. Ottobre 99 - La Repubblica - Il supermarket informa - Chi conosce i cibi transgenici li evita.

Indagine della Esselunga su 12 000 consumatori: il 51 % le conosce correttamente, il 32% non ha idee chiare e il 17% ha sbagliato la risposta.

L’80% di chi li conosce non li vorrebbe mangiare.

12 ottobre 99 .Monsanto rinuncia al gene Terminator. la Monsanto afferma pubblicamente di rinunciare al seme terminator, ovvero alla tecnologia per la quale il seme germoglia una sola volta. Il sospetto è che la rinuncia sia surrettizia in quanto la multinazionale non è in possesso della tecnologia apposita.

10 novembre 1999 Tg3 Giulietto Chiesa

Afferma che gli USA , che si sentono i vincitori della 3 guerra mondiale, quella della guerra fredda, pensano di poter imporre a tutto il mondo il loro sistema economico, di cui le biotecnologie sono una parte fondamentale.

Novembre 99. Richiesta di moratoria nella sperimentazione animale-uomo. Il Comitato italiano di bioetica sollecita una moratoria per la sperimentazione clinica dei trapianti di organi da animale all’uomo. (pubblicato da Repubblica - 3.1.2000)

26 novembre 1999 - risultati contrastanti sulle contro ricerche relative alle conseguenze del polline modificato sulle farfalle monarca.

I sostenitori del biotecnologico cercano di contrastare i risultati della Cornwell University, portando conclusioni che dicono che la tossicità del mais Bt sembra dipendere molto dal tipo di mais Bt utilizzato, il polline transgenico viaggia meno di quanto si pensasse e viene rilasciato in un periodo dell’anno in cui le larve non sono ancora schiuse. Però questi risultati non sono ancora stati pubblicati, quindi non avrebbero un valore scientifico.

1.12.99 The Guardian. Disinformazione. La Food And Drug Administration ha taciuto le perplessità e le prove delle conseguenze negative presentate dagli stessi studiosi provocati dagli organismi geneticamente modificati.

3.12.99 - La Repubblica : IL MAIS TRANSGENICO AVVELENA LA TERRA . Secondo quanto pubblica la rivista Nature, il mais geneticamente modificato per resistere agli insetti, produce una tossina la Tb che attraverso le radici della pianta penetra nel terreno e lo avvelena per una durata di circa 25 giorni. Il Prof. Guenther Stotzky, autore della ricerca, biologo dell’Università di New York ha aggiunto che "le conseguenze sull’ambiente risultano per ora imprevedibili". Il possibile risultato è la nascita di super insetti resistenti alla nuova tossina. Finora si era sempre sostenuto che la tossina Tb, che è una molecola proteica, fosse troppo grande per attraversare la membrana delle radici del mais, e che quindi fosse destinata a restare nella pianta e ad essere rimossa con il raccolto. Dopo la scoperta è ragionevole pensare che la tossina, che è un potente pesticida prodotto geneticamente, potrebbe riprodurre una situazione simile a quella dei super -batteri resistenti agli antibiotici, con il risultato di indurre la nascita di super insetti resistenti alla medesima tossina.

2. Dic. 99: Si apre il Millennium Round, del WTO - World Trade Organization- l’organismo che controlla il mercato mondiale. Grande opposizione di ambientalisti, animalisti, sindacati, contro le prospettive di libera circolazione per i prodotti modificati. La riunione si chiude con un nulla di fatto. Viene solo sancito il rispetto dei diritti dei bambini a non essere utilizzati per lavori degradati.

19 dicembre 1999 La Monsanto scorpora l’agrobiotech. Pubblicato da L’Unità del 14.01.00

la Monsanto annuncia la fusione con l’americana-svedese Pharmacia-Upjohn. Nell’accordo si stabilisce che l’agrobiotech darà vita ad una compagnia separata con proprio consiglio e titolo quotato in borsa. Dagli analisti di mercato è interpretato come una conferma delle difficoltà in borsa delle aziende biotech.

3-1- 2000 - La Repubblica - Trapianti dal maiale all’uomo. Entro l’anno saranno effettuati i primi trapianti dal maiale all’uomo. Tra le nome previste il divieto per gli uomini trapiantati di generare figli in futuro. Anche Germania e Olanda cominceranno sperimentazioni controllate di trapianti animali-uomo.

20 gennaio 2000 Limitazioni per gli agricoltori USA per l’utilizzo del mais "Bt".

È un’ammissione senza precedenti dei rischi potenziali della diffusione delle sementi "Bt". L’EPA, ente protezione ambientale americano, teme lo sviluppo di insetti resistenti alla tossina naturale fatta produrre alle piante tramite le modificazioni genetiche. Si dovranno creare zone rifugio per gli insetti , dove non si potranno usare gli insetticidi, pari almeno al 20% delle coltivazioni genetiche, almeno del 50% se il mais è vicino a zone coltivate a cotone , di cui esiste anche la varietà "Bt". L’anno scorso il mais "Bt" era oltre un terzo di tutto il mais, negli USA, ma si prevede un calo del 24%. - E bisogna considerare che non si nulla della possibilità che il polline si mescoli con quello di altre piante.

3 FEBBRAIO 2000 - IL SALVAGENTE "IL DUBBIO SUI TRANSGENICI AFFIORA ANCHE NEGLI USA" -Due grandi catene statunitensi, Whole Foods Market Inc e Wild Oats Markets Inc venderanno solo prodotti non biotecnologici. È la prima frattura dell’equazione americana " non certezza-assenza del dubbio". La decisione segue il bando degli Ogm da parte dei maggiori produttori di cibi per bambini, potrebbe rafforzare la richiesta fatta dai consumatori al congresso USA di regole d’etichettatura trasparenti.

29 gennaio 2000- Montreal - Approvazione di un protocollo sulla commercializzazione degli Ogm. Si sancisce il divieto all’ingresso su mercato di Ogm se le autorità locali riterranno che esiste una minaccia per la biodiversità. Anche senza prove scientifiche certe (Il Salvagente)

è stato visto come una vittoria della UE e dei paesi del terzo mondo.

L’accordo prevede che il commercio degli Ogm vivi sia sottoposto a un regime autorizzativo nei paesi importatori. In sostanza le importazioni potranno essere bloccate allorquando le autorità locali competenti riterranno che esista una minaccia alla biodiversità, anche in assenza di prove scientifiche certe, senza dover subire le sanzioni del WTO e le rappresaglie commerciali dei paesi esportatori. Questa è la vittoria più importante e netta della UE e dei paesi in via di sviluppo. Questo è sancito nell’articolo11 del protocollo.

I punti deboli del protocollo sono due. Il primo è il rapporto gerarchico ambiguo tra biosicurezza e regole del commercio mondiale, nell’eventualità che un paese produttore di Ogm faccia ricorso conto l’embargo deciso da un paese importatore. Qui l’UE ha dovuto cedere al Gruppo di Miami, ed ha solo ottenuto che il protocollo non venisse subordinato al WTO, ma ha dovuto accettare che i due sistemi di regole venissero messi sullo stesso piano. Il che significa che sarà l’interpretazione vincente nelle vertenze sui casi concreti a fare giurisprudenza.

Il secondo dubbio non chiarito è che l’accordo non assume posizioni chiare sull’etichettatura: i documenti di accompagnamento dei carichi di derrate alimentari dovranno dire se questi "possono contenere OGM" ma i testo resta ambiguo sull’eventuale obbligo di indicare con precisione "quali" Ogm sono eventualmente rpresenti, ciò che sarebbe fondamentale per poter effettuare i test di individuazione e per garantire la "tracciabilità" e l’etichettatura appropriata dei prodotti trasformati.

21 febbraio 2000 Dopo la pecora Dolly, clonati tre porcellini ( La Repubblica)

La Ppl-Therapeutics, la società scozzese che tre anni fa ha creato la pecora Dolly secondo il "Sunday Telegraph" sarebbe pronta a clonare tre porcellini, attualemntye ancora da nascere, ma i primi esami clinici hanno dimostrato che la clonazione è riuscita. Sotto il profilo biologico i suini sono molto più simili agli esseri umani delle pecore. In caso di successo la Ppl avrà fatto un grosso passo avanti verso la produzione di cuori, polmoni, reni e altri organi suini da utilizzare per trapianti.

 

EVENTI INTERNAZIONALI

1992 - Rio de Janeiro - Summit mondiale sull’ambiente

Si è concluso con l’accordo sull’Agenda 21 che cercava di porre dei freni all’emissione in atmosfera dell’anidride carbonica. Largamente disapplicata da molti stati .

FEBBRAIO 1999 -. CARTAGHENA - COLOMBIA

alcuni paesi (Usa, Argentina, Australia, Canada, Cile e Uruguay ) non firmano il trattato sulla Biodioversità.

1 dicembre 1999 - Vertice di Seattle

proteste di sindacalisti, ambientalisti e rappresentanti dei paesi poveri contro la pretesa di non lasciar porre vincoli nazionali contro l’introduzione di OGM. Non viene firmato nessun accordo.

29 gennaio 2000- Montreal - Approvazione di un protocollo sulla commercializzazione degli Ogm. Si sancisce il divieto all’ingresso su mercato di Ogm se le autorità locali riterranno che esiste una minaccia per la biodiversità. Anche senza prove scientifiche certe (Il Salvagente)

è stato visto come una vittoria della UE e dei paesi del terzo mondo.

L’accordo prevede che il commercio degli Ogm vivi sia sottoposto a un regime autorizzativo nei paesi importatori. In sostanza le importazioni potranno essere bloccate allorquando autorità locali competenti riterranno che esista una minaccia alla biodiversità, anche in assenza di prove scientifiche certe, senza dover subire le sanzioni del WTO e le rappresaglie commerciali dei paesi esportatori. Questa è la vittoria più importante e netta della UE e dei paesi in via di sviluppo. Questo è sancito neòll’articolo11 del protocollo.

I punti deboli del protocollo sono due. Il primo è il rapporto gerarchico ambiguo tra biosicurezza e regole del commercio mondiale, nell’eventualità che un paese produttore di Ogm faccia ricorso conto l’embargo deciso da un paese importatore. Qui l’UE ha dovuto cedere al Gruppo di Miami, ed ha solo ottenuto che il protocollo non venisse subordinato al WTO, ma ha dovuto accettare che i due sistemi di regole venissero messi sullo stesso piano. Il che significa che sarà l’interpretazione vicende nelle vertenze sui casi concreti a fare giurisprudenza.

Il secondo dubbio non chiaro è che l’accordo non assume posizioni chiare sull’etichettatura: i documenti di accompagnamento dei carichi di derrate alimentari dovranno dire se questi "possono contenere OGM" ma il testo resta ambiguo sull’eventuale obbligo di indicare con precisione "quali" Ogm sono eventualmente presenti, ciò che sarebbe fondamentale per poter effettuare i test di individuazione e per garantire la "tracciabilità" e l’etichettatura appropriata dei prodotti trasformati.

 

MATERIALE LEGISLATIVO

 

Direttiva del consiglio del 23 aprile 1990 sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati ( 90/220/CE)

Permetteva che, in caso di commercializzazione degli OGM, se non vi fossero dei motivi di sicurezza, non si dovesse indicare in etichetta la loro presenza, quindi esentava di fatto dall’etichettatura dei prodotti contenenti OMM.

Direttiva 94/15/CE della COMMISSIONE del 15 aprile 1994 recante primo adeguamento tecnico della direttiva 90/220/CE del Consiglio sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati.

Prevede che le notifiche, cioè le comunicazioni che le ditte produttrici devono fare alla stessa commissione, relative all’emissione di organismi geneticamente modificati siano suddivisi in due sezioni, una per le piante superiori e una per organismi diversi dalle piante superiori. Nessun obbligo di etichettatura.

Decisione 96/281/CE della Commissione del 3 aprile 1996, relativa all’immissione sul mercato di semi di soia (Glycine max L.) geneticamente modificati aventi una maggiore tolleranza all’erbicida glifosato.

Permetteva l’immissione sul mercato di questi prodotti.

Decisione 97/281/CE della Commissione del 23 gennaio 1997, concernente l’immissione in commercio di semi di mais (Zea mays L.) sottoposto a una modificazione combinata che garantisce proprietà insetticide conferite dal gene della Bt-endotossina e una maggiore tolleranza all’erbicida glufosinato-ammonio.

Permetteva l’immissione sul mercato di questi prodotti.

Regolamento CE n. 1813/97 della Commissione del 19 settembre 1997

concernerete l’obbligo di indicare nell’etichettatura di alcuni prodotti alimentari derivati da organismi geneticamente modificati caratteristiche diverse da quelle di cui alla direttiva 79/112/CE ha stabilito norme generali di etichettatura dei prodotti summenzionati. - abrogato dal Regolamento (CE) n. 1139/98 del Consiglio del 26 maggio 1998 (vedi sotto)

Regolamento (CE) n. 1139/98 del Consiglio del 26 maggio 1998 concernente l’obbligo di indicare nell’etichettatura di alcuni prodotti alimentari derivati da organismi geneticamente modificati caratteristiche diverse da quelle di cui alla direttiva 97/112/CEE.

Ha previsto l’obbligo di indicare la presenza dai soia e granturco geneticamente modificati.

23 maggio 1999 - Pubblicato il decreto chevieta in Italia gli alimenti transgenici nei cibi per lattanti sotto i tre anni di età

Regolamento (CE) n. 49/2000 della Commissione

riguarda l’obbligo di indicare, nell’etichettatura di alcuni prodotti alimentari la presenza di organismi geneticamente modificati. Il regolamento , adottato Bruxelles il 10 gennaio 2000, rappresenta una modifica a quello già in vigore (CE n. 1139/98) che prevede l’obbligo di indicare la presenza dai soia e granturco geneticamente modificati.

Il nuove regolamento, che entrerà in vigore tra tre mesi (aprile 2000) stabilisce dei requisiti supplementari fissando l’obbligo di etichettatura per gli alimenti che contengono organismi geneticamente modificati in quantità superiori all’1% di ogni singolo ingrediente.

La commissione riconoscendo un limite tecnico alla rilevazione di quantitativi inferiori a quello stabilito, non ha accolto le richieste degli ecologisti di abbassare ulteriormente questo valore soglia.

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