Da il Manifesto 22.12.1999

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L’annosa vicenda degli scoiattoli grigi è giunta in questi giorni a un primo esito. Nei parchi
di Racconigi e Stupinigi, in Piemonte, è diffusa una specie di scoiattolo, grigio, alloctono americano, arrivato in Italia negli anni ‘50. Lo scoiattolo americano si è ben ambientato nel piemontese, anche perché più pesante, onnivoro e meglio adattabile dell’indigeno scoiattolo rosso, che si è trovato in minoranza. Qualche anno fa però è cominciato un progetto di "eradicazione" della scoiattolo grigio nei due parchi del Piemonte, che significa cattura e eutanasia. La campagna ha suscitato una denuncia. Ora una prima sentenza giudiziaria ha condannato i promotori della "eradicazione" per aver violato la legge 157/92 (norme per la protezione della fauna selvatica), per reati di bracconaggio e per il maltrattamento di animali, in quanto con l’uccisione delle madri si sono condannati i cuccioli a morire di fame. È significativo che tra i condannati figurino esponenti dell’INFS, Istituto nazionale per la fauna selvatica, cioè l’ente cui spetterebbe il controllo sulla gestione e protezione della fauna selvatica. La vicenda degli scoiattoli grigi ha anche innescato un grande dibattito tra animalisti ed ambientalisti in senso lato: tra chi propone una visione "chirurgica" dell’ecologismo, anche con interventi cruenti e chi invece vorrebbe soluzioni che tengano conto del rispetto della vita o della non sofferenza degli animali.

Una mediazione possibile tra le due vie si potrebbe definire "l’eco-animalismo", ovvero un ambientalismo che tenga conto dell’evoluzione dei valori etici rappresentati dal mondo animalista. D’altra parte l’evoluzione dei valori morali è proprio una delle caratteristiche distintive delle società civili, se fino a 200 anni fa era morale uccidere chi rubava o solo 400 anni prima quelli che non condividevano le stesse idee religiose. Inoltre, ragionare di ambiente senza comprendere gli animali sarebbe una visione assai parziale, quando ormai è universalmente accettata la validità della bioetica, che riflette anche sulle conseguenze e le scelte morali nel rapporto uomo-animali. Una recente sentenza della Corte Costituzionale, sul divieto di utilizzare richiami vivi per l’esercizio della caccia, ricorda come la sensibilità animalista faccia parte della visione ambientalista.

Se le tematiche animali fossero affrontate a partire dal loro rispetto, ne deriverebbero grandissimi vantaggi non solo per gli animali ma anche per l’ambiente e quindi l’uomo stesso. In fondo è una soluzione "vecchia" quella di imbracciare un fucile, più o meno metaforicamente, mentre soluzioni fondate sul rispetto di tutta la biosfera sono più aperte verso il futuro. L’eradicazione induce grandi sofferenze e dolore ad altri viventi, e tra l’altro è riconosciuta come non del tutto efficace. Basterebbe ricordare i 100.000 colombi uccisi a Barcellona, prima di capire che per quella via non si otteneva nulla di positivo... Al contrario, soluzioni più rispettose di controllo delle popolazioni saranno più lunghe ma certo più utili. L’eco-animalismo, cioè affrontare i problemi ecologici rispettando i diritti degli animali alla non sofferenza, propone una sfida alla superiore intelligenza umana, invitando l’uomo a trovare soluzioni che tengano conto di
un maggior numero di fattori, e quindi a rispettare di più l’ambiente gli animali e in definitiva l’uomo stesso.

Enrico Moriconi

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