INTREVENTO PRESENTATO AL CONVEGNO
"XENOBIOTICI SUPERTOSSICI NEGLI ALIMENTI" REGGIO EMILIA, 15 FEBBRAIO 2000

LA SICUREZZA DEI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE

 

IL CONTROLLO TRA MITO E REALTÀ

La recente pubblicazione del libro bianco della UE sulla sicurezza dell’alimentazione dà modo di riflettere sull’evoluzione delle politiche comunitarie su di un argomento che ha visto un crescendo inquietante di scandali. Mentre non si è ancora conclusa la vicenda dell’encefalopatia spongiforme bovina, conosciuta come vacca pazza, si devono ricordare non solo la salmonellosi dei polli e la diossina, ma anche i casi dell’anticongelante e dell’etanolo aggiunti al vino. Ed è di pochi giorni orsono il caso della listeria nelle salsicce suine, che hanno causato la morte di almeno due persone. Di fronte al continuo e pressoché inarrestabile espandersi di questi problemi, le autorità e i produttori fanno muro proponendo una soluzione conosciuta: i controlli. Cioè proseguire sulla stessa strada che ha già dimostrato la sua inefficacia, nei confronti di consumi e produzioni sempre crescenti, e allo strapotere delle multinazionali della chimica.

Solo per fare qualche piccola cifra, si tratta, nel settore zootecnico, di analizzare più di 700 milioni di animali macellati ogni anno in Italia e 12 milioni di tonnellate di mangimi per animali. Certo il mercato ha risolto il problema con l’autocontrollo ad opera delle stesse industrie, ma certamente non ci si potrà attendere che i produttori indichino la presenza delle sostanze proibite.

Ci sono vari modi di affrontare il problema della sicurezza alimentare, uno può essere quello di darci regole migliori che privilegino sistemi alternativi di produzione, e si può pensare al biologico o ad alla estensivizzazione. Un altro è quello di puntare sui controlli senza modificare i sistemi produttivi, cioè permettendo l’uso di molecole di sintesi - potenzialmente pericolose - cercando di evitarne l’abuso e fidando così nella possibilità di riuscire a limitare l’utilizzazione anche di ciò che non è del tutto sicuro. Quest’ultima è la strada scelta dall’Europa, sicuramente perché più congeniale alla grande produzione e distribuzione che sta invadendo i mercati (i mitici mercati) mondiali. Agli ossrevatori più attenti le falle del sistema non sfuggono, e ricorderanno come ogni anno decine di migliaia (ma chi è in grado di denunciare il numero preciso?) di bovni vengono rubati e finiscono tutti regolarmente sulle tavole, passando ta le maglie più o meno larghe della vigilanza; così come ben 19 bovini britannici a rischio di Encefalite Spongiforme Bovina sono arrivtai in Italia e sono stati commercializzati prima che ci si accrogesse che non avrebbero potuto essere venduti. Queste, però, non sono che le parti emergenti dell’iceberg.

La vera sicurezza deve nascere invece da sistemi produttivi diversi che non siano solo dominati dalla ricerca ossessiva del guadagno ma dove anche i valori etici siano uno dei criteri riconosciuti. Quindi il vero punto nodale per il futuro è quello del cambiare le regole, puntando su di una agricoltura e zootecnia che siano più rispettose dell’ambiente e più sicure "a prescindere". Questo chiama in causa temi più vasti: come hanno dimostrato le grandi manifestazioni di Seattle è necessario ridiscutere le prospettive e gli obiettivi finali dello sviluppo, al quale devono essere liberi di contribuire tutti i popoli del mondo, con uguali diritti. Quelle manifestazioni hanno fatto aprire gli occhi a molte persone, anche alcuni giornalisti RAI si sono accorti, come già Giulietto Chiesa, che il sistema produttivo che gli USA vogliono imporre al mondo, oltre che ingiusto e vergognoso per le sue implicazioni verso i paesi poveri, è anche generatore di problemi sanitari per i cittadini che sono obbligati subirlo. Ebbene, questo sistema produttivo, noi in Europa lo stiamo già vivendo.

Certo un vincitore attualmente c’è, ed è molto forte: sono le multinazionali e le grandi concentrazioni produttive i cui guadagni crescono e continuano a crescere, al pari, però, degli scandali alimentari: mucca pazza, polli e maiali alla diossina, l’influenza dei polli, le salmonelle nei polli, bovini e maiali al cadmio e al cromo, insieme ai bovini agli estrogeni, dimostrano che le scelte finora seguite premiano la produzione ma non la sicurezza dei consumatori. Senza dimenticare che gli errori si pagano a caro prezzo, se è vero che la vicenda mucca pazza causerà ben più di 200 mila morti in tutta Europa; anche se vi è chi nega ogni problema, per difendere il mitico mercato.

La quantità e la qualità non sono caratteri conciliabili e, finora, in campo agrozootecnico si è scelto di puntare tutto sulla quantità e la qualità viene affidata alla garanzia dei controlli. I controlli però non possono migliorare ciò che non è "buono" di nascita e crescita.

Quantità significa allevamenti e agricoltura intensiva con tutto quello che ne consegue: concentrazione e ampliamento delle proprietà, con difficoltà dei piccoli e medi imprenditori, che infatti stanno diminuendo velocemente in Italia (in Europa); aumento dell’inquinamento chimico, da pesticidi, erbicidi, fertilizzanti, nonché dagli effluenti degli allevamenti; progressiva e preoccupante aridificazione delle aree più sfruttate, come la pianura padana; enormi consumi di acqua, necessari sia per il mais sia per l’allevamento e il trattamento delle carcasse (si ricordi che ogni tonnellata di granella di mais ne richiede 1000 di acqua e che i macelli sono industrie grandi consumatrici di acqua), illustrabile con un esempio: ogni Kg di carne sulle nostre tavole richiede più di 1000 litri di acqua.

Occorre ridiscutere gli indirizzi produttivi e orientarsi verso sistemi più compatibili e tollerabili dall’ecosistema, nonché fornire maggiori elementi conoscitivi ai consumatori e formarli perché diventino più attenti alle scelte alimentari: per migliorare il sistema produttivo occorre infatti la trasformazione parallela di quello alimentare e che si impari a scegliere maggiormente la qualità, accettando di diminuire drasticamente gli elevatissimi consumi di prodotti di origine animale (circa 85 Kg di carne a testa all’anno, in Italia, quando sarebbero sufficienti, secondo i testi di alimentazione, solo 35 ).

IN CONCLUSIONE

La strada verso una vera biosicurezza non può esser che quella di ridiscutere le regole delle produzioni, senza puntare tutto sul controllo, perché è una soluzione che non ha pagato finora, come dimostrano gli scandali alimentari, e non potrà pagare nel futuro. Cambiare le scelte in prospettiva futura vuol dire cambiare le regole della produzione

Sarebbe solo il primo passo per promuovere una agrozootecnia più naturale nonché più salubre e quindi sicura, e anche più rispettosa degli animali.

È fondamentale inoltre fornire maggiori elementi conoscitivi ai consumatori e formarli perché diventino più attenti alle scelte alimentari, capaci di orientarsi maggiormente verso la qualità piuttosto che la quantità.

Il mutamento delle regole si può costruire attraverso una serie di indicazioni e di divieti, perché alcuni, ad esempio quello relativo all’utilizzo degli antibiotici o dei fitofarmaci sintetici imporrebbero di per sé l’impossibilità di continuare la strada intrapresa, in quanto è noto che gli allevamenti industrializzati vivono sulla somministrazione di molecole farmacologiche e senza di esse non potrebbero continuare. Così come le monocolture sono possibili solo grazie a grandi quantità di prodotti chimici. Per questo alcune regole hanno in sé la forza di imporre sistemi diversi e che, di fatto, abbassano la necessità del controllo. La strada per una migliore sicurezza è obbligata e passa attraverso la diminuzione della possibilità dell’utilizzo delle molecole chimiche sia in agricoltura sia in zootecnia.

Per orientarsi verso una vera biosicurezza sono quindi molte le iniziative che si devono intraprendere.

chimiche ( pesticidi, fertilizzanti, erbicidi, ecc.)

Vietare l’utilizzo di farine di carne e di pesce, come già avviene in Francia, di vegetali transgenici nei mangimi per animali; di sostanze di sintesi chimica addizionate nei mangimi; nonché l’aggiunta di antibiotici nei mangimi (per mangimi medicati, integratori medicati, auxinici); di alcali e acidi composti azotati non proteici o altri prodotti farmaceutici di sintesi, urea, amino acidi di origine sintetica; delle sostanze coloranti, conservanti, appetizzanti, degli elementi minerali.

Istituire il ritiro di tutte le materie di scarto per evitare che finiscano nel circuito alimentare degli animali

Delle carni ( origine, metodi di allevamento e di macellazione), sistemi di produzione dei vegetali e di tutti i prodotti vegetali, dei mangimi utilizzati in ogni loro componente, ecc.

Obbligare a dichiarare sui cartellini dei mangimi l’origine di tutte le materie utilizzate anche a livello di integratori o di frazioni anche minime.

Aumentare i carabinieri del NAS e i laboratori degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali in organico e dotazioni.

Con la finanziaria 99 sono stati previsti piccolissimi prelievi fiscali sui mangimi contenenti farine diaorignie animale e sui pesticidi più pericolosi, a vantaggio delle produiozni biologiche. Queste è un esile ma beneaguirante segnale che qualcosa può cambiare, nel senso di indirizzarsi verso sistemi di produzione diversa.

Il vero fine della sicurezza è quello di dare "vere" ganarzie, eliminando dalle catene alimentari le sostanze più pericolose. Alcuni divieti previsti andrebbero a tracciare regole "escludenti", rispettando le quali sarebbe inevitabile cambiare il sistema produttivo e andare verso un allevamento e una zootecnia più sostenibili e ecologicamente compatibili.

Al contrario finché si permetteranno molecole di sintesi, limitandone solo la quantità permessa, non sarà possibile escludere che esse entrino nelle catene alimentari in quantità eccessiva o che altre, più pericolose ma più convenienti, vi siano mescolate, perché non si riesce ad individuare le diverse sostanze se non con le analisi chimiche. Invece l’esclusione di tutte le addizioni di molecole dà luogo ad animali e a vegetali immediatamente riconoscibili come diversi anche dagli acquirenti che in questo modo possono effettuare loro stessi il controllo.

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