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Sommario ultimo numero
Sommario n. 12 1999/I
NUOVA USCITA
febbraio 2001 - 1999/II (13)
© 1991 Ensemble 900 - Treviso

Redazione:
P.zza ex convento cappuccine, 24 - 31100 TREVISO (Italy)
Editore: Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali (Pisa-Roma)
E-mail:
iepi@iepi.it / Web: www.iepi.it

Periodicità: semestrale. ultimo numero: n. 12, 1999/I 
Formato e pagine: 17x24 cm; 132 pagine; carta 90gr.
Distribuzione: libreria e abbonamento
Argomenti: analisi, composizione, problematiche musica e arte del 900.
Comitato scientifico italiano: Mario Baroni, Marcello Conati, Rosanna Dalmonte, Guido Salvetti, Teresa Camellini, Carlo De Pirro, Stefano Mazzoleni, Lucia Moratto, Gianni Ruffin, Paolo Troncon, Mara Zia.

Direttore responsabile: Paolo Troncon 

Prezzi: singolo numero: L. 30.000; abbonamento: L. 50.000
(estero L. 70.000)


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Redazione
SOMMARI DIASTEMA nn. 0 - 11
Libri

SOMMARIO n. 12: 1999/I (giugno 2000)

JOHN RINK, Suonare nel tempo: ritmo metro e movimento nelle Fantasien op. 116 di J. Brahms
Il saggio (tratto dal libro: The practice of performance. Studies in musical interpretation, a cura di J. Rink) analizza aspetti dell’opera 116 da cui derivano importanti conseguenze per l'interpretazione e l'esecuzione musicale. L'autore, a partire da una serie di intuizioni scaturite dal personale studio dei brani per un'occasione concertistica e dopo una riflessione sulla problematicità dell'approccio analitico rivolto all'interpretazione, applica rigorosi procedimenti analitici che mettono in evidenza relazioni temporali non solo all'interno dei singoli brani, ma anche lungo tutta la serie dei sette numeri di cui si compone l'opera.

MAURIZIO BIONDI, La Suite op. 29 di A. Schönberg
Opera poco conosciuta ma celebrata (anche da Stravinskij), la Suite op. 29 esemplifica il particolare intreccio di continuità e mutamento che caratterizza l'evoluzione di Schönberg in rapporto alla tecnica dodecafonica e, più in generale, alla concezione stessa del comporre.
Sintesi di opposti tendenze espressioniste e neoclassiche, l'opera si presta a uno studio dettagliato sui modi di attuazione della ciclicità seriale entro una vasta struttura pluripartita, mostrando in modo illuminante la funzione logica ed espressiva che nel nuovo orizzonte della dodecafonia assume il recupero di schemi, stilemi e idee della tradizione (dal tematismo, alle forme di danza, alle categorie di ripetizione e simmetria), entro una soluzione creativa singolarmente divisa tra emancipazione dal negativo e ritorno a un principio drammatizzante memore di Beethoven e Mahler.

CARLO DE PIRRO
, L’Adagietto della Quinta Sinfonia di G. Mahler 63 (non solo lacrime)
In questa analisi viene per la prima volta usato il metodo delle grammatiche narrative, o madrigalismo sintattico. Partendo da una elencazione di molte fra le migliaia di figure retoriche proprie del linguaggio musicale si spiega in che modo queste costruiscano una narrazione comprensibile anche all'ascoltatore dilettante, madrigalismo di sintassi che supera quindi il semplice madrigalismo di sintagma. L'Adagietto dalla Quinta Sinfonia di Mahler si presta perfettamente a questo approccio, essendo il testo mahleriano non solo costruito (a dispetto di chi ne rileva solo una superficie emotiva) entro meditati archi formali, ma rivelandosi ben presto come un piccolo manuale di melodia, vista come organismo plastico e reattivo a se stesso.

RENATO CALZA, "Toute la fête d’eau, de cristal et de joie" 81 Jeux d’eau di M. Ravel (1901)
Lo studio di Renato Calza analizza una delle composizioni giovanili di Ravel per pianoforte più conosciute Jeux d'eau, che porta in epigrafe una citazione da La Cité des Eau di Henri de Régnier. L'analisi di Jeux d'eau ricostruisce le sue relazioni con le poetiche francesi fin de siècle ed esamina la sua struttura armonica, tonale, tematica nel senso di una libera forma di sonata.

ROBERTO MASIERO, Musica contemporanea e pensiero della contemporaneità

GIORGIO ERLE, Meccanismo e Organismo: la scienza di W. Furtwängler

ALESSANDRO TENAGLIA, Scatole cinesi

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SOMMARIO N. 13: 1999/II (Febbraio 2001)

MARIO BARONI, Il significato in musica

Il saggio si divide in tre parti. Nella prima viene preso in considerazione il problema della differenza tra i significati verbali e quelli musicali: in musica esistono solo allusioni comunicabili a particolari esperienze umane, per esempio a gesti fisici, abitudini culturali, sensazioni sinestesiche. Nella seconda parte, viene discussa l’idea di “grammatica” musicale a partire da due particolari punti di vista: la grammatica come un complesso di regole che governa l’organizzazione delle strutture musicali; la grammatica come un complesso di convenzioni che permette l’interpretazione di tali strutture. Il linguaggio musicale è in grado di combinare e dosare le strutture in modo di ottenere “significati” che non esistevano prima della loro specifica espressione musicale. Nella terza parte del saggio viene discusso il problema dell’interpretazione verbale del significato musicale. I mezzi concettuali del linguaggio verbale non sempre sono adeguati a descrivere i contenuti sostanziali di un brano musicale.


MICHELE BRUGNARO, Analisi e meta-analisi: Schenker e l’ “arte del comprendere”. Per un’interpretazione

La complessa natura del rapporto tra la pratica analitica e la rappresentazione performativa — attività inglobate dalla peculiare polisemia di “interpretazione” in un’unica, allusiva, denominazione senza che, in genere, vengano chiarite le possibilità di una loro eventuale interazione reciproca — viene esaminata a partire da un punto di vista “emblematico” come quello di Heinrich Schenker. La prospettiva schenkeriana è significativa sia per l’“ampiezza del domandare” che la caratterizza e con cui continua a offrire stimoli e spunti utili alla ricerca teorico-analitica, sia per la problematicità e le contraddizioni che la avvolgono, in quanto risultato di una dinamica interpretativa, proprio nel momento in cui pretende di sottrarvisi, affermando se stessa come il baluardo dell’“antica verità” — “Keine ‘Auffassung’!” [“Nessuna ‘interpretazione’!”] — di fronte alle aporie della modernità — per cui, in definitiva, “tutto è interpretazione”. A tale proposito, la visione teorica schenkeriana è stata fatta “oggetto” di una riconsiderazione “critica” (di un’“interpretazione”) che si è proposta, proprio grazie alla contestualizzazione della sua teoria all’interno dei “confini” storico-ideologici di riferimento, un duplice intento:
1) evidenziare l’interesse di Schenker per la ricostituzione di un’“economia dell’esecuzione”, facendo così notare che, almeno nelle intenzioni, l’analisi schenkeriana è orientata primariamente alla “messa in opera” del capolavoro, all’“arte della performance”;
2) individuare in essa alcuni nuclei tematici che potenzialmente possono “aprirla” a una possibile attualizzazione dei suoi contenuti — tra cui, non ultima, la questione del “fondamento” (su cui la discussione verrà condotta sviluppando i percorsi interpretativi tracciati rispettivamente da Schenker e Heidegger).


LORENZO DE NOBILI, L’estetica di Franco Donatoni e il nichilismo di Emanuele Severino

In Questo e Antecedente X, libri decisamente particolari di Franco Donatoni, il contenuto viene espresso tramite un personalissimo metodo espositivo, utilizzato anche per la composizione musicale: sostituire, nei processi di scrittura, le leggi dell’inconscio a quelle della logica razionale. In questo processo di sostituzione si manifesta la dicotomia esistente tra pensiero forte e pensiero debole, accomunati da una contraddizione originaria: l’ammissione del divenire, che non solo rende impossibile ogni fondazione, compresa quella del giudizio, ma anche stabilisce che le cose sono sostanzialmente nulla. A questo nichilismo Emanuele Severino oppone la verità del senso dell’essere.



GIOVANNI DE CECCO, La prospettiva della fisiognomica (patognomica) nella filosofia della musica di Ludwig Wittgenstein

La filosofia della musica di Ludwig Wittgenstein fa un uso ossessivo di metafore che hanno come oggetto la fisiognomica o, meglio, la patognomica. In tal modo, prestando attenzione ai giochi mimici presenti nell’esecuzione musicale, Wittgenstein considera la musica come una traslazione in forme sonore dell’immagine dell’uomo, della sua vita e del suo linguaggio: una maniera nuova e originale di considerare i più classici temi del pensiero musicale degli ultimi quattro secoli.

Diastema, rivista musicale