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febbraio 2001 - 1999/II (13) |
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© 1991 Ensemble 900 - Treviso Redazione: Periodicità: semestrale. ultimo numero: n. 12, 1999/I Prezzi: singolo numero: L. 30.000; abbonamento: L. 50.000 |
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SOMMARIO n. 12: 1999/I (giugno 2000) JOHN RINK, Suonare nel tempo: ritmo metro e movimento nelle Fantasien op. 116 di J. Brahms Il saggio (tratto dal libro: The practice of performance. Studies in musical interpretation, a cura di J. Rink) analizza aspetti dellopera 116 da cui derivano importanti conseguenze per l'interpretazione e l'esecuzione musicale. L'autore, a partire da una serie di intuizioni scaturite dal personale studio dei brani per un'occasione concertistica e dopo una riflessione sulla problematicità dell'approccio analitico rivolto all'interpretazione, applica rigorosi procedimenti analitici che mettono in evidenza relazioni temporali non solo all'interno dei singoli brani, ma anche lungo tutta la serie dei sette numeri di cui si compone l'opera. MAURIZIO BIONDI, La Suite op. 29 di A. Schönberg Opera poco conosciuta ma celebrata (anche da Stravinskij), la Suite op. 29 esemplifica il particolare intreccio di continuità e mutamento che caratterizza l'evoluzione di Schönberg in rapporto alla tecnica dodecafonica e, più in generale, alla concezione stessa del comporre. Sintesi di opposti tendenze espressioniste e neoclassiche, l'opera si presta a uno studio dettagliato sui modi di attuazione della ciclicità seriale entro una vasta struttura pluripartita, mostrando in modo illuminante la funzione logica ed espressiva che nel nuovo orizzonte della dodecafonia assume il recupero di schemi, stilemi e idee della tradizione (dal tematismo, alle forme di danza, alle categorie di ripetizione e simmetria), entro una soluzione creativa singolarmente divisa tra emancipazione dal negativo e ritorno a un principio drammatizzante memore di Beethoven e Mahler. CARLO DE PIRRO, LAdagietto della Quinta Sinfonia di G. Mahler 63 (non solo lacrime) In questa analisi viene per la prima volta usato il metodo delle grammatiche narrative, o madrigalismo sintattico. Partendo da una elencazione di molte fra le migliaia di figure retoriche proprie del linguaggio musicale si spiega in che modo queste costruiscano una narrazione comprensibile anche all'ascoltatore dilettante, madrigalismo di sintassi che supera quindi il semplice madrigalismo di sintagma. L'Adagietto dalla Quinta Sinfonia di Mahler si presta perfettamente a questo approccio, essendo il testo mahleriano non solo costruito (a dispetto di chi ne rileva solo una superficie emotiva) entro meditati archi formali, ma rivelandosi ben presto come un piccolo manuale di melodia, vista come organismo plastico e reattivo a se stesso. RENATO CALZA, "Toute la fête deau, de cristal et de joie" 81 Jeux deau di M. Ravel (1901) Lo studio di Renato Calza analizza una delle composizioni giovanili di Ravel per pianoforte più conosciute Jeux d'eau, che porta in epigrafe una citazione da La Cité des Eau di Henri de Régnier. L'analisi di Jeux d'eau ricostruisce le sue relazioni con le poetiche francesi fin de siècle ed esamina la sua struttura armonica, tonale, tematica nel senso di una libera forma di sonata. ROBERTO MASIERO, Musica contemporanea e pensiero della contemporaneità GIORGIO ERLE, Meccanismo e Organismo: la scienza di W. Furtwängler ALESSANDRO TENAGLIA, Scatole cinesi ----------------------------- SOMMARIO N. 13: 1999/II (Febbraio 2001) MARIO BARONI, Il significato in musica Il saggio si divide in tre parti. Nella prima viene preso in considerazione
il problema della differenza tra i significati verbali e quelli
musicali: in musica esistono solo allusioni comunicabili a particolari
esperienze umane, per esempio a gesti fisici, abitudini culturali,
sensazioni sinestesiche. Nella seconda parte, viene discussa lidea
di grammatica musicale a partire da due particolari punti di
vista: la grammatica come un complesso di regole che governa lorganizzazione
delle strutture musicali; la grammatica come un complesso di convenzioni
che permette linterpretazione di tali strutture. Il linguaggio
musicale è in grado di combinare e dosare le strutture in modo
di ottenere significati che non esistevano prima della loro
specifica espressione musicale. Nella terza parte del saggio viene
discusso il problema dellinterpretazione verbale del significato
musicale. I mezzi concettuali del linguaggio verbale non sempre
sono adeguati a descrivere i contenuti sostanziali di un brano
musicale. La complessa natura del rapporto tra la pratica analitica e la
rappresentazione performativa attività inglobate dalla peculiare
polisemia di interpretazione in ununica, allusiva, denominazione
senza che, in genere, vengano chiarite le possibilità di una loro
eventuale interazione reciproca viene esaminata a partire da
un punto di vista emblematico come quello di Heinrich Schenker.
La prospettiva schenkeriana è significativa sia per lampiezza
del domandare che la caratterizza e con cui continua a offrire
stimoli e spunti utili alla ricerca teorico-analitica, sia per
la problematicità e le contraddizioni che la avvolgono, in quanto
risultato di una dinamica interpretativa, proprio nel momento
in cui pretende di sottrarvisi, affermando se stessa come il baluardo
dellantica verità Keine Auffassung! [Nessuna interpretazione!]
di fronte alle aporie della modernità per cui, in definitiva,
tutto è interpretazione. A tale proposito, la visione teorica
schenkeriana è stata fatta oggetto di una riconsiderazione critica
(di uninterpretazione) che si è proposta, proprio grazie alla
contestualizzazione della sua teoria allinterno dei confini
storico-ideologici di riferimento, un duplice intento: |
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Diastema, rivista musicale |