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EDITORIALE

 

Come si rileva dal presente e dai precedenti fascicoli di Archivum Historicum Mothycense, oggetto delle ricerche e degli studi pubblicati non è soltanto la ‘Contea di Modica’.

Certamente i secoli di status comitale costituiscono il periodo di cui (prevalentemente per quello successivo al XV secolo, essendo stato incendiato il patrimonio documentale più cospicuo relativo a quelli precedenti) gli archivi possono fornire documentazione scritta. Tali fonti sono state indagate da Studiosi, specie in questi ultimi decenni, con diversità ma con crescente gravità di metodi.

In quest’ultimo anno (1996-97), poi, in occasione delle celebrazioni del 7° Centenario della Contea, eminenti Storici di varie Università hanno riferito di ricerche effettuate presso archivi non italiani. Si moltiplicano pure le tesi di laurea aventi per oggetto caratteri e vicende di questa rilevante Contea.

Anche la nostra Rivista offre alcuni contributi alla riscoperta di un’intensa storia, ovviamente non fondandosi soltanto sulla documentazione cartacea ma pure su testimonianze di varia natura. Inoltre è intento della Redazione attendere anche alla vita quotidiana degli uomini e delle donne che qui, appunto, ‘vivevano’. Ciò non equivale al cadere inevitabilmente nell’ ‘aneddotico’, bensì - assecondando l’avvertimento dei Maestri delle ‘Annales’ - a cogliere la complessità, nonché la ferialità del vivere umano e perciò, pur non obliterando (all’opposto) le grandi coordinate delle vicende dei popoli, a penetrare più adeguatamente nella loro storia.

E, tuttavia, la vita degli abitanti di quest’area culturale non si riduce a quella connessa ai secoli caratterizzati dall’assetto comitale - peraltro, non uniforme -. Anzi, il configurarsi, articolato e variegato, delle diverse Comunità umane del Territorio sud-orientale della Sicilia, e il convergere sulla rocca di Modica e sulla vallata che si distende ai suoi piedi, del capoluogo della Contea, trova una sua decisa motivazione nella plurisecolare intensa presenza abitativa in quei siti, di cui, non soltanto la più nota Cava d’Ispica, ma una rete di stazioni archeologiche, sparse nell’attuale abitato urbano e nel territorio circostante costituisce ampia attestazione.

Pertanto questa rivista si occupa attentamente anche di ricerche archeologiche. Di queste gli Studiosi ponderatamente riferiscono, portando il frutto e di loro scoperte di prima mano e della lettura critica di ricerche effettuate nel passato e del loro impegno per dare organicità - com’è proprio della esigenza scientifica - alle conclusioni (sempre provvisorie, com’è pure umile e nobile indole della Scienza) cui fin’ora i Ricercatori sono pervenuti.

E, come l’indagine degli Studiosi, con visione ampia, si volge ai secoli che precorrono l’assetto comitale, così essa non può non attendere anche al periodo che è seguito alla fine giuridica (1812/16) della Contea.

Si tratta, infatti, di oltre un secolo in cui espressioni amministrative, politiche, produttive, scolastiche, artistiche, urbanistiche, giudiziarie, sanitarie, religiose, di beneficenza, di vita quotidiana si caratterizzano fortemente a vario titolo, radicandosi e giustificandosi nel prosieguo -certamente in gran parte con connotazioni nuove - della lunga e robusta storia che precede.

Giorgio Colombo