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Lo
status quaestionis delle ricerche archeologiche a Modica
I
- dall’antica età del bronzo all’età ellenistica.
di V. G. Rizzone e A. M. Sammito*
Le testimonianze archeologiche
relative a Modica sono frammentarie e discontinue e si riferiscono,
prevalentemente, a recuperi o a interventi occasionali (1). L’insistenza
dell’attuale abitato su quello antico, inoltre, ed i continui interventi di
manomissione e riadattamenti a causa della espansione edilizia, rendono più
difficoltosa la conservazione di avanzi antichi.
La raccolta di tali
testimonianze, corredata da un’aggiornata rassegna bibliografica, tuttavia,
costituisce un imprescindibile punto di partenza per l’espletamento di indagini
mirate e sistematiche. I risultati degli interventi finora svolti nel centro
storico vengono qui esposti in senso diacronico, supplendo alle carenze della
documentazione con i dati che provengono dal territorio. In questo contributo, in
particolare, si focalizza l’attenzione sull’arco di tempo compreso fra la
preistoria e il periodo ellenistico, quando il sito di Motyca è storicamente attestato dalle fonti, per tentare di
evidenziare le preesistenze ed il momento della sua formazione.
Le evidenze
archeologiche più antiche, risalenti all’antica
età del bronzo (XXII - metà del XV sec. a.C.), sono costituite
prevalentemente da necropoli documentate soprattutto nella vallata del torrente
Pozzo dei Pruni: nella contrada Mista e, nel versante opposto, nell’area
compresa fra il quartiere Sbalzo e
l’ex centrale elettrica.
Quanto al sito della Mista, molte informazioni si hanno
grazie a S. Minardo (2), il quale, nel 1904, esplorò la necropoli. La
situazione, già compromessa agli inizi del secolo a causa di una cava di
pietra, che comportò la distruzione di circa trenta del centinaio di tombe a
grotticella artificiale registrate dallo studioso, è ancora peggiorata per
l’espansione edilizia in quest’area che ha continuato l’opera di distruzione .
Lo stesso studioso le assegnò al ‘primo periodo siculo’ corrispondente al
periodo castellucciano, ma, in realtà, molte presentano caratteri recenziori
che le riportano ad età successiva: si ritrovano, infatti, tombe di tipo più
evoluto, a pianta ellittica con ingresso trapezoidale, ‘monumentalizzato’ da
una triplice cornice e tombe con pianta quadrangolare con soffitto piano e con
banchina laterale precedute da un vestibolo (3).
Sul versante opposto
un altro gruppo di tombe a grotticella artificiale, anch’esse vittime di una
cava di pietra e dei moderni edifici, era stato già segnalato da Minardo
nell’area compresa tra la Pianta e
l’ex officina elettrica (4). Più cospicuo è il numero delle tombe superstiti
della zona Quartiriccio: se ne
contano circa una ventina (alcune sono state lasciate allo stato incoativo),
presentano una pianta ovale o circolare, talora sono precedute da un’anticella;
l’ingresso è rozzamente tondeggiante o di sagoma rettangolare. Altre tombe
apparentemente isolate, in quanto più intensa è stata l’attività edilizia,
riferibili sempre all’antica età del bronzo, si ritrovano lungo lo stesso
versante, in via Santa Venera e
presso l’omonima chiesa rupestre, qui talora riadattate in età tardoromana con
loculi scavati nel piano di deposizione. Anche in quest’area, tuttavia, alcune
tombe possono cronologicamente scendere ad età protostorica (5).
È ipotizzabile che
l’area dell’abitato relativo sia da collocarsi nei pianori soprastanti: è noto,
in particolare, che materiali castellucciani furono rinvenuti nel 1877 nel piano di Santa Teresa (6).
Ad età preistorica si
riferisce un altro recupero effettuato nella vallata, presso la fontana di San Pancrazio. Nel corso di lavori
stradali avvenuti nel 1878, furono recuperati numerosi manufatti (7),
soprattutto di un’abbondante industria litica: macine in pietra lavica,
strumenti e schegge di ossidiana e di selce; quanto ai frammenti fittili
associati, ora dispersi, si ha l’indicazione di S. Minardo per il quale essi
presentavano “un’ornamentazione [...] quasi perfettamente analoga a quella di
alcuni vasi trovati nella caverna Lazzaro” decorati “con segni di color nero
sul fondo rosso delle stoviglie” (8) e sono, pertanto, inquadrabili nel periodo
castellucciano.
Un altro insediamento
di età preistorica è documentato all’altro capo della città, nell’altura di
Monserrato: nella precipite scarpata sottostante alla demolita chiesa di Santa
Maria di Monserrato vi sono delle tombe a forno in molti casi ampliate e
riutilizzate dall’insediamento trogloditico medievale (9).
Manca finora
documentazione certa relativa al periodo compreso fra l’età del bronzo media e finale (1450-1000 a.C. circa) nell’attuale
area urbana. Il rarefarsi delle testimonianze per questi periodi è comune nella
zona interna della Sicilia sud-orientale, dove sembra realizzarsi uno
spostamento degli insediamenti verso l’area del litorale ionico (10); tuttavia,
anche dal territorio modicano nuove scoperte colmano l’apparente vuoto e
rivelano che, se pure in misura di lunga ridotta, l’occupazione di alcuni
insediamenti continua anche nella media età del bronzo ed oltre: si tratta di
documenti che provengono da Cava Ispica, da Cava Gisana e da Favarotta-Cava
Cucco, e che meritano di essere ripresi singolarmente per le implicazioni che
essi comportano.
Per quanto concerne
la Cava Ispica, ricordiamo che
l’insediamento castellucciano di Baravitalla,
nel tratto iniziale della valle, continua a sopravvivere nella media età del
bronzo (11). In contrada Scalepiane,
nel tratto mediano della stessa Cava, di recente è stata individuata una tomba
a tholos con scodellino, per la quale
l’editore propone una datazione alla media età del bronzo (12); un’altra tomba
a tholos è nota nel tratto finale di
Cava Ispica, in contrada Scalaricotta
(13), recentemente ritrovata poco distante dal principale nucleo necropolare di
periodo castellucciano: la tomba, tuttavia, si trova isolata in un contesto
cimiteriale tardo-antico che verosimilmente sfrutta la necropoli preistorica
(14). L’occorrenza di sparute tombe che tipologicamente possono essere
inquadrate fra la media e la tarda età del bronzo in contesti necropolari di
età castellucciana è frequente in quest’area. Si pone il problema di una
continuità d’uso delle tombe del bronzo antico ed anche di un eventuale
attardamento della cultura castellucciana; in tal caso queste poche tombe si
potrebbero interpretare come il frutto di una limitata ricezione di modelli
esterni in un contesto ancora legato alla cultura castellucciana.
Da Cava Gisana è nota una necropoli che può
anche rimontare già all’antica età del bronzo e durare fino all’età di
Cassibile (1000-850 a.C. circa); in una grotta, inoltre, sono stati recuperati
dei frammenti fittiliriferibili alla fase di Thapsos (15).
In contrada Favarotta (Cava Cucco) la necropoli a
grotticelle artificiali sembra potere risalire ad un periodo compreso fra la
media età del bronzo e quella di Cassibile; oltre ad un paio di tombe a tholos, se ne segnalano talune
caratterizzate da un ingresso con triplice cornice (16). Questo tipo di
ingresso si ritrova in due tombe della necropoli della contrada Mista e
costituisce un importante indicazione per la datazione ad oltre ‘il primo
periodo siculo’ (17).
Per l’età di
Cassibile dal territorio modicano sono noti da tempo due importanti
ritrovamenti: un gruppo di cinque asce ad occhio in bronzo provenienti da un
punto imprecisato della Cava Ispica, già appartenenti alla collezione del
marchese di Castelluccio (18) e il ripostiglio del Mulino del Salto: quest’ultimo, scoperto casualmente nel corso di
lavori agricoli nel 1898, è costituito da circa 6 kg. di bronzo lavorato in
spade con presa a T di tipo egeo, asce, fibule con arco a gomito, ad arco
semplice appena ingrossato, ad arco ribassato ed ingrossato, punte di lancia,
una sega e spirali ornamentali; associato con i bronzi è anche un frammento di
lama in ferro. Esso è stato sepolto contemporaneamente al vicino ripostiglio di
contrada Castelluccio presso Scicli (19).
Per quanto sia
discontinua la documentazione, al periodo compreso fra la fine dell’età del bronzo e l’età del ferro (X-VIII sec.
a.C.) è forse possibile assegnare il formarsi di quel centro indigeno che
doveva gravitare attorno alla rocca del futuro Castello, naturalmente difesa su tre lati e verosimilmente protetta
da una fortificazione dal lato di settentrione, ovvero dal lato del soprastante
piano di Santa Teresa, con le
necropoli distribuite lungo i pendii. Di queste è certa la necropoli di ponente
alla quale appartengono due tombe rinvenute nel 1925 in via Polara: i ricchi corredi consistono, ciascuno, in più di trenta
vasi e di monili in bronzo ed in ferro (fibule a navicella, a drago, catenelle,
spirali e anelli), oggetti in ambra ed anche un coltello di selce (20). Per
quanto concerne il vasellame, si tratta in gran parte di anfore, oinochoai a bocca trilobata, ollette,
scodelle e scodelloni tri- e quadriansati, un piccolo kantharos (o kyathos), stamnoi e coppe di produzione locale con
decorazione di tipo geometrico incisa ma anche dipinta, associati con materiali
importati del tardo geometrico corinzio: una kotyle del tipo Aetos 666 ed una coppa della classe di Thapsos, di
poco più recente della precedente; i corredi sono stati assegnati alla fase IIA
del Finocchito, collocabile nella seconda metà dell’VIII sec. a.C. (21).
L’importante rinvenimento
, in realtà , non è isolato in quanto dal l’area modicana è segnalata la
provenienza di un altro vaso, la coppa cosiddetta La Rocca, attribuibile a
fabbrica euboico-cicladica del tardo periodo geometrico; inoltre, “frammenti di
parete di probabile anforone attico tipo SOS, alcuni frr. di scodelloni e di
anfore simili a quelli di via Polara”
sono registrati come provenienti da Piazza
Santa Teresa (22). Per l’età arcaica si hanno finora testimonianze
sporadiche: frammenti di vasi dello stile di Licodia Eubea dall’area del Quartiriccio e un’hydria integra dal quartiere di San
Vito, forse già pertinente ad un corredo sepolcrale (23), che testimonia,
verosimilmente, la destinazione funeraria dei versanti della rocca del Castello
anche nel corso del VII e del VI sec. a.C.
I rinvenimenti dei periodi successivi, che qui si vuole
ripercorrere cronologicamente, sono, ancora una volta, occasionali e sporadici:
per l’età classica non si hanno finora testimonianze tranne quelle di contrada Oreto (lege Loreto - ‘O Ritu),
nella chora settentrionale di Motyka: qui, dopo il rinvenimento
casuale di un’hydria attica a figure
rosse della fine del V secolo a.C., utilizzata come cinerario e racchiusa in un
dado di pietre, venne messa in luce una necropoli di cinque tombe a fossa,
pertinente, secondo Orsi, ad una piccola fattoria; le tombe restituirono
un’altra hydria a figure rosse e dei
vasi a fuso (24).
Le testimonianze si
infittiscono nel periodo ellenistico sia nel territorio (25) che nel centro
urbano. Nella zona di Santa Teresa,
oltre ai reperti preistorici e a quelli arcaici suddetti, furono rinvenuti
unguentari, coppette e vasi a vernice nera del IV-III sec. a.C. (26). Altri
rinvenimenti si segnalano in aree delle pendici del Castello: in vico Medica (27), nella zona bassa della
Via Lunga (ora Corso Garibaldi) (28),
e nel vicino Piano di San Pietro, dove, durante i lavori occorsi per la
costruzione della Domus Sancti Petri
nel 1961, furono recuperati, fra l’altro, numerosi frammenti di skyphoi, coppette e di piatti a vernice
nera, anfore ed unguentari (29). Nella zona della fontana di San Pancrazio, in giacimento superiore
ai suddetti materiali preistorici, vennero recuperati unguentari, lucerne e
vasi a vernice nera (30). Si chiude, infine, con un pregevole ritrovamento
effettuato nel 1914, durante lavori occorsi nell’alveo del torrente (Ianni
Mauro ?): si tratta di resti di una statua di cavallo in bronzo, di poco più
grande del vero: parte di una zampa e la coda, che, però, recuperata in un
secondo momento, è andata dispersa; la statua fu datata da Orsi ad età
ellenisticoromana (31).
NOTE
* Cfr. precedente Studio
(1) Per Modica, in
generale, vide K. ZIEGLER, Motyca,
s.v., in Paulys Realencyclopaedie der
classischen Altertumswissenschaft, vol. XVI, I, Stuttgart 1933, col. 407;
A. DI VITA, Modica, s.v., in Enciclopedia dell’Arte Antica, Classica e
Orientale, vol. V, Roma 1963, pag. 138; G. DI STEFANO, Piccola guida alle stazioni preistoriche degli Iblei, Ragusa 1984,
pag. 63; IDEM, Modica, s.v., in Bibliografia Topografica della
Colonizzazione Greca in Italia e nelle isole tirreniche, diretta da G.
NENCI e G. VALLET, vol. X, Pisa-Roma 1992, pagg. 169-177.
(2) S. MINARDO, Modica antica. Ricerche topografiche,
archeologiche e storiche, Palermo 1952 (postumo), pagg. 115-123.
(3) MINARDO, Modica antica..., cit., pag. l 18; per
le caratteristiche recenziori: per la banchina, v. L. GUZZARDI, Nuovi dati sulla cultura di Thapsos nel
Ragusano, in Archivio Storico della
Sicilia Orientale, 1985-1986, pag. 225, nota n. 15; per la triplice
cornice, cfr. infra le tombe di
contrada Favarotta.
(4) MINARDO, Modica antica..., cit., pagg. 123-125.
(5) A.M. SAMMITO, Elementi topografici sugli ipogei funerari
di Modica, in Archivum Historicum
Mothycense 1, 1995, pag. 35.
(6) G. ITALIA
NICASTRO, Le tombe di Santa Teresa,
in Avvenire Economico Modica, anno
IV, 1878, n. 17, parzialmente riportato in MINARDO, Modica antica..., cit., pagg. 165-170; A. DE GREGORIO, Iconografia delle collezioni preistoriche
della Sicilia, Palermo 1917, pagg.135-136, tav. 139, 1-3; un secondo
recupero venne eseguito nel 1899: P. REVELLI, Il Comune di Modica, Palermo-Milano-Napoli 1904, pagg. 200-201: già
lo studioso aveva assegnato al primo periodo siculo la stazione del largo Santa
Teresa. V. anche A.M. SAMMITO, Insediamenti
antichi nel territorio di Modica, Tesi di Laurea, Università degli Studi di
Catania, Facoltà di Lettere, 1991, pagg. 83-86.
(7) L. PIGORINI, Scoperte paletnologiche nel territorio di
Modica in Sicilia, in Bullettino di
Paletnologia Italiano VII, 1882, pagg. 21-35, in particolare pagg. 25-27;
S. MINARDO, Cava d’Ispica, Ragusa
1905, pagg. 75-77; IDEM, Modica
antica..., cit., pagg. 154-165; DE GREGORIO, Iconografia..., cit., pagg. 134-135, tavv. 135-138.
(8) MINARDO, Modica antica..., cit., pag. 156; per i
materiali di Cava Lazzaro, v. G. DI STEFANO, La collezione preistorica della “Grotta Lazzaro” nel Museo Civico di
Modica, in Sicilia Archeologica 41,
1979, pagg. 91-110 e, in particolare, per la Vignazza, pag. 93 e nota 18.
(9) Un breve cenno in
V.G. RIZZONE, Alcune osservazioni sulla
chiesa rupestre della Cava Ddieri, in Archivum
Historicum Mothycense 2, 1996, pagg. 49-50, nota n. 1. Nella zona a Sud di
Modica e lungo la vallata della Fiumara, si trovano numerosi altri gruppi di
necropoli generalmente ascrivibili all’antica età del bronzo: nell’area
compresa fra la zona Gisirella e la Cava di Pietro (v. V.G. RIZZONE, Un’anonima chiesa rupestre nell’agro
modicano, Modica 1995, pag. 32, nota n. 4) e alla Cava Ddieri. Quest’ultima zona fu già investigata da P. Orsi che
registrò più di trenta tombe a grotticella artificiale violate ab antiquo e in una soltanto rinvenne
una dozzina di scheletri e cinque vasi di corredo; rintracciò, inoltre, resti
del relativo abitato castellucciano nel soprastante pianoro della Caitina: P.
ORSI, Scavi e scoperte nel sud-est della
Sicilia (luglio 1904 - giugno 1905). VIII. Modica. Necropoli sicula e villaggio trogloditico bizantino, in Notizie degli Scavi di Antichità 1905,
pag. 431. La necropoli, in realtà, fu pressoché contemporaneamente segnalata da
MINARDO, Cava d’Ispica, cit., pagg.
27-28, nota n. 2.
(10) L. GUZZARDI, L’area degli iblei fra l’età del bronzo e la
prima età del ferro, in AA.VV., Civiltà indigene e città greche nella
regione iblea, a cura di L. GUZZARDI, Ragusa 1996, pagg. 21-22 e 28.
(11) Vide GUZZARDI, Nuovi dati..., cit., pagg. 220-223; per il solo insediamento
castellucciano, vide G. DI STEFANO -
D. BELGIORNO, Cava d’Ispica. Recenti
scavi e scoperte, Modica 1983, pagg. 17-38.
(12) L. GUZZARDI, Una tomba a tholos con letto funebre nella
Cava d’Ispica in Natura Mito Storia
nel Regno Sicano di Kokalos, Atti del Convegno di Sant’Angelo Muxaro, 25-27
ottobre 1996, in c.d.s.; IDEM, L’area
degli iblei..., cit. pag. 29, fig. 23. Si aggiunge che presso la suddetta
tomba se ne trova una seconda priva, però, dello scodellino ma con l’ingresso
rettangolare marginato da una triplice cornice con riquadrature larghe e poco
profonde.
(13) A. MOLTISANTI, Ispica (già Spaccaforno). Raccolta di
notizie sulla città antica e moderna, Siracusa 1950, pag. 18, nota n. 30.
(14) La tomba
presenta un ingresso rettangolare in parte devastato, all’interno la pianta è
circolare con nicchia arcuata ricavata sulla parete sinistra ad un livello più
alto rispetto al piano di calpestio, le pareti sono accuratamente lisciate, il
profilo della volta è ad ogiva senza scodellino.
(15) GUZZARDI, Nuovi dati..., cit., pagg. 223-225;
figg. 4-7.
(16) Ibidem, pagg. 227-229, fig. 8.
(17) Vide supra pag. e nota 2. Si segnala,
ancora, un’altra tomba caratterizzata da triplice cornice all’ingresso presso
la grotta di Sant’Alessandra a Cava
Ispica.
(18) R.M. ALBANESE
PROCELLI, Ripostigli di bronzi della
Sicilia nel Museo Archeologico di Siracusa, Palermo 1993, pag. 60, qui
bibl. prec. e passim. Nel Museo di
Modica si conserva un’inedita ascia ad occhio del medesimo tipo, proveniente da
Cava d’Aliga (Scicli).
(19) L. PIGORINI, Ripostiglio di bronzi arcaici presso Modica,
in Bullettino di Paletnologia Italiano XXIV,
1898, pag. 264; P. ORSI, Ripostigli di
bronzi siculi, in Bullettino di
Paletnologia Italiano XXVI, 1900, pagg. 164-174 e 267-285; MINARDO, Cava d’Ispica, cit., pagg. 79-82; L.
BERNABÒ BREA, La Sicilia prima dei Greci,
Milano 19582, pagg. 187-188; S. TUSA, La Sicilia nella preistoria, Palermo 19922, pagg. 619,
621, 634, qui bibl. prec. cui adde G.
DI STEFANO, Il territorto di Camarina in
età arcaica, in Kokalos XXXIII,
1987, pagg. 139-140; ALBANESE PROCELLI, Ripostigli
di bronzi..., cit., passim; C.
GIARDINO, Inquadramento cronologico.
Contatti culturali nell’ambito della metallurgia, in G. DI STEFANO, Scicli (Ragusa). Il ripostiglio di bronzi in
contrada Castelluccio sull’Irminio, in Notizie
degli Scavi di Antichità 1991, passim
(qui lo stesso Giardino ha annunciato la pubblicazione di S. TUSA - C.
GIARDINO, Il ripostiglio di Modica);
IDEM, Il Mediterraneo Occidentale fra XIV
ed VIII secolo a.C. Cerchi e minerarie e metallurgiche, BAR Int. Series
612, Oxford 1995, passim.
(20) L. BERNABO’
BREA, La Sicilia prehistorica y sus
relaciones con Orfente y con la Peninsula Ibérica, in Ampurias 15/16, 1953-54, pagg. 199-201, tav. XVIII,1-2; IDEM, La Sicilia..., cit., pagg. 158-159, 166,
tav. 63; G. VALLET- F. VILLARD, Géométrique
grec, géométrique sicéliote, géométrique sicule. Études sur
les premiers contacts entre Grecs et Indigènes sur la cóte orientale de Sicile, in MEFR(A) 68,
1956, pagg. 7-27; G. RIZZA, Motivi
unitari dell’arte sicula, in Cronache
di Archeologia e Storia dell’Arte IV, 1965, pag. 14, tav III,4; N.
COLDSTREAM, Greek Geometric Pottery,
London 1968, pagg. 374 e 428; M.E. SANAHUJA YLL, Ajuar de dos tumbas de Modica, in Cuadernos de Prehistoria y Arqueologia, Universidad Autonoma de
Madrid 1975, pag. 151-174; P. PELAGATTI, Materiali
tardo-geometrici del retroterra di Siracusa, in Insediamenti coloniali greci in Sicilia nell’VIII e VII secolo a.C.
Atti della 24 riunione scientifica della
Scuola di Perfezionamento in Archeologia Classica dell’Università di Catania,
Siracusa 24-26 novembre 1977, in Cronache
di Archeologia e di Storia dell’Arte XVII, 1978, pagg. 111-112; EADEM, I più antichi materiali d’importazione a
Siracusa, a Naxos ed in altri siti della Sicilia orientale, in La céramique grecque ou de tradition grecque
au VIII siècle en Italie centrale et méridionale, Napoli 1980, pagg.
117-118, 168, tavv. 18-21; Chr. DEHL, Die
korintische Keramik des 8. und fruhen 7. Jhs. v. Chr. in Italien, Untersuchungen zu ihrer Chronologie und
Ausbreitung, Berlin 1984, pagg. 30, 33, 47, 70, 92-95, 98, 100, 223-224; B.
D’AGOSTINO, I paesi greci di provenienza
dei coloni e le loro relazioni con il Mediterraneo Occidentale, in AA.VV. Magna Grecia. Il Mediterraneo, le
metropoleis e la fondazione delle colonie, vol. 1, Milano 1985, pag. 232,
figg. 354-356; DI STEFANO, Il
territorio..., cit., pagg. 148-152; v anche ALBANE PROCELLI, I ripostigli di bronzo..., cit., pagg.
101, 232, 245.
(21) M. FRASCA, La necropoli di Monte Finocchito, in Contributi alla conoscenza dell’età del
ferro in Sicilia, in Cronache di
Archeologia e di Storia dell’Arte XX, 1981, pagg. 69, 84, 89-90.
(22) Per la coppa o
tazza La Rocca, conservata al Museo di Ragusa, inv. 6088, v. P. PELAGATTI, Nuove acquisizioni della Soprintendenza alle
Antichità di Siracusa, in Bollettino
d’Arte 1973, pag. 251, fig. 2; EADEM, L’entroterra
di Camarina, in Archeologia nella
Sicilia Sud Orientale, Napoli 1973, pag. 152, n. 445; EADEM, I più antichi materiali..., cit., pagg.
124-125; per i reperti di Santa Teresa,
v. ibidem, pag. 117, n. 9 e DI
STEFANO, Il territorio..., cit., pag.
152.
(23) REVELLI, Il Comune..., cit., pagg. 200-201.
(24) Per i
rinvenimenti v. P. ORSI, Modica. Esplorazioni
varie sull’altipiano, in Notizie
degli Scavi di Antichità 1915, pagg. 212-213; in particolare, per l’hydria, Siracusa, Museo Archeologico
Regionale, inv. 38031, con raffigurazione del Giudizio di Paride, v. J.D.
BEAZLEY, Attische Vasenmaler des
rotfigurigen Stils, Tubingen 1925, pag. 460, n. 7, qui attribuita al
pittore di Meidias; P.E. ARIAS, C.V.A.
Siracusa I, Italia XVII, Roma
1941, ff. 840-841, tavv. 26-27, pagg. 12 13; J.D. BEAZLEY, Attic Red-Figure Vase-Painters, vol. II, Oxford 19632, pag. 1340, n. 1, sub “The Modica Painter”.
(25) A parte i
ritrovamenti di Cava Ispica, che richiedono una trattazione a sé stante,
ricordiamo che si ha notizia di materiali ellenistici provenienti dalle
contrade Sant’Angelo e Treppiedi, per i quali, v. MINARDO, Cava d’Ispica, cit., pagg. 8990, nota
n.2; in contrada Rassabia è stata
rinvenuta una necropoli di età ellenisticoromana, per la quale v. ORSI, Modica. Esplorazioni varie...., cit.,
pag. 212; MINARDO, Modica antica...,
cit., pag. 125: “il campo cemeteriale di Nasabia (lege Rassabia), tracciato accanto alle rovine di colossali
fondamenta”, forse strutture megalitiche di età tardo-antica. Proviene da contrada Cafeo, presso l’alveo del fiume
Irminio, infine, la nota statuetta bronzea raffigurante Eracle stante,
rinvenuta nel 1967 in occasione dei lavori per la costruzione degli impianti di
sollevamento idrico; per essa, v. P. PELAGATTI, Statuetta bronzea da Modica, in Fasti
Archeologici XXII, 1967, pag 175, sub
2514; EADEM, L’attività della
Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale fra il 1965 e il 1968,
in Kokalos XIV-XV, 1968-‘69, pag.
357, tav. LXIV; F. FOUILLAND, in Archeologia
nella Sicilia Sud Orientale, Napoli 1973, pag. 158, n. 464, tav. L; N.
BONACASA, L’ellenismo e la tradizione
ellenistica, in AA.VV., Sikanie,
Milano 1985, pag. 293, fig. 341; si è pensato che la statuetta - databile alla
fine del III sec. a.C., restaurata già in antico soprattutto nel braccio destro
- sia forse da mettere in relazione con qualche insediamento o con un santuario
connesso con il culto di una fonte, ma occorre tenere presente che si tratta,
molto probabilmente di materiale di scivolo: essa fu trovata insieme a due
monete bronzee in pessimo stato di conservazione ed una lucerna di età
tardo-romana conservate nel Museo Civico di Modica.
(26) G. ITALIA
NICASTRO, Le tombe di Santa Teresa,
in Avvenire Economico, anno IV, 1877,
n. 17; MINARDO, Modica antica...,
cit., pagg. 165-170, tav dopo pag. 240; REVELLI, Il Comune..., cit., pagg. 200-201.
(27) MINARDO, Modica antica..., cit., pag. 175.
(28) DE GREGORIO, Iconografia..., cit., pagg. 137, tav.
142,4.
(29) A.M. SAMMITO, L’insediamento rupestre di Modica, Tesi
di Diploma, Università di Catania, Scuola di Specializzazione in Archeologia
Classica, 1996 pag. 116.
(30) Alcuni di essi
sono ora dispersi. PIGORINI, Scoperte
paletnologiche.... cit., pag. 26; MINARDO, Modica antica..., cit., pagg. 154-156; DE GREGORIO, Iconografia..., cit., pagg. 134-135,
tav. 138, 611.
(31) ORSI, Modica. Esplorazioni..., cit., pag. 214,
fig.....