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I poemi di Tommaso Campailla.

Fonti ed elementi per una rilettura critica

di Daniela Di Trapani*

 

 

1.  Nella seconda metà del secolo XVII e nel secolo XVIII, la Sicilia fu partecipe dei sommovimenti culturali in atto in Europa, dovuti alla divulgazione di nuove correnti filosofiche e nuove teorie scientifiche, quali la dottrina cartesiana e le sollecitazioni scientifico-filosofiche di Galileo Galilei;  né fu estranea al dibattito letterario,  grazie all’attività delle numerose accademie  che già esistevano e delle nuove che nacquero, vere e proprie palestre per poeti e letterati. La situazione dell’Isola non corrisponde all’immagine di una Sicilia ‘sequestrata’, come riteneva un certo Idealismo del Novecento e in particolare Giovanni Gentile; anzi, i molteplici diffusi impulsi al rinnovamento non trovarono affatto impreparata la nostra classe intellettuale.

Nell’ambito di tale fervore culturale, che si palesava, sul piano letterario, in un rifiuto dei precedenti moduli stilistici, si innesta l’opera di Tommaso Campailla, poeta, oltre che filosofo-scienziato. Egli, ispirandosi alla teoria del ‘Buon gusto’ del Muratori, di cui fu amico e corrispondente e da cui fu definito “Lucrezio cristiano”1, diede un alto contributo alla vitalità dell’Accademia degli Affumicati in Modica (in seguito denomitata degli  Infuocati2), ed allo sviluppo, in Sicilia, di quel vasto movimento letterario che va sotto il nome di Arcadia e che diede all’Italia un’impronta decisamente unitaria, non solo sul piano letterario, ma, più ampiamente su quello culturale.

Delle opere poetiche maggiori del poeta - di cui qui ci occupiamo -, l’Adamo ovvero il mondo creato e l’Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, colpiscono immediatamente, nella prima, la vastità e la complessità della  materia, summa di ogni ramo del sapere; e l’esposizione sistematica della dottrina cristiana, anche per confutare alcune eresie, nella seconda.

Nell’Adamo il Poeta – che ‘poeta’ vuole essere e non ‘versificatore’ – intende “accoppiare il dilettevole della favola all’utile delle Scienze”3. Il poema, in ottava rima, composto di venti canti4 (per un totale di circa 20.000 endecasillabi), procede per allegorie. Si apre con l'invocazione allo Spirito Santo e la dedica. Quindi l’autore avvia la descrizione della creazione dell’universo e di Adamo. L’Arcangelo Raffaele, per il breve lasso di tempo durante il quale il primo uomo si  tratterrà nel Paradiso Terrestre, si offre di accompagnarlo  ed istruirlo su tutto lo scibile umano. Il poeta infatti intendeva comporre, come egli stesso afferma, un poema che si occupasse, nell’ottica del sistema cartesiano5, della natura, non come eterno e caotico insieme di atomi,  ma come “Opra del gran Fattor6: Egli intende celebrare l'opera della creazione ed innalzare a Dio una lode attraverso Adamo come ‘protagonista’. L’invenzione narrativo-poetica è funzionale all’esposizione del pensiero cartesiano, dal momento che Adamo, primo uomo, è del tutto privo di conoscenza alcuna e pertanto più ‘conforme’, appunto, all'istanza cartesiana, che “presuppone la rimozione di ogni precedente conoscenza per costruire sul metodo del dubbio l’edificio del sapere”7.

 

2.  Dal confronto tra il poema di Campailla ed altre opere letterarie, possiamo dedurre che fonte di ispirazione immediata alla composizione dell’Adamo fu, per il poeta, la lettura del romanzo di Fénelon, Le avventure di Telemaco, di cui, più che i viaggi e le peregrinazioni, lo aveva colpito il tessuto scientifico. Referenti non meno importanti, relativamente all’ispirazione, furono, probabilmente, il  Dittamondo  di F. degli Uberti, la  Creazione del mondo  di G. Murtola, l’Essamerone ovvero l’opera dei sei giorni  di F. Passero, l’Adamo, azione sacra di G. B. Andreini, ed altri poemi a fondo biblico, allora numerosi. Il Campailla attinse pure ad altre opere, non solo prendendo spunto dalla materia trattata in esse, ma adottandone talvolta stile e locuzione; ci riferiamo, per esempio, al Paradiso perduto di J. Milton (descrizione della battaglia in Cielo tra gli Angeli buoni e quelli  ribelli8); alle Georgiche di Virgilio (descrizione delle api9); a testi sacri, quali l’Apocalisse di Giovanni Apostolo, da cui  il Poeta prende in prestito i più bei colori per descrivere la Celeste Città di Dio10, ed il Vangelo di Luca11.

Di fondamentale importanza furono, certamente, la  Divina Commedia di Dante, l’Adone di G. B. Marino e l’Orlando furioso di L. Ariosto.

Vari sono i riferimenti alla  Divina Commedia: ricordiamo il paragone tra l’uomo ed il baco da seta, che il Campailla trasse dal  Purgatorio dantesco12.

Dall'Ariosto il Campailla riprese la descrizione dell’invenzione della polvere da sparo e delle armi da fuoco, dannose all’uomo13. Ma è forse il Marino, più dell’Ariosto, ad essere  presente  nel  poema:  dall’Adone il  poeta  trasse  la  descrizione  lunga e particolareggiata dell’occhio14 e l’idea della biblioteca15.

Ma il maggior referente letterario del Campailla, nell’elaborazione dell’Adamo, fu di certo il Tasso. L’interminabile viaggio geografico del canto VIII dell’Adamo somiglia molto, infatti, a quello della Gerusalemme liberata16. Al  Mondo creato, però, il poeta attinse maggiormente, mutuando da esso il sottotitolo dell’opera, la scelta della forma metrica, l’ottava rima, ma soprattutto l’ispirazione. “E’ vero che il C. quanto più può, la dissimula traendo, ad esempio dai CC. III, 160 e sgg.; V, 874 e sgg., e VI, 232 e 512 e sgg. di cotesto poema, non degli argomenti di imitazione, ma dei semplici spunti, che egli elabora secondo il proprio gusto, senza preoccuparsi di altro, anzi evitando a bello studio di preoccuparsene. Però quando di questa dissimulazione si dimentica, allora abbiamo i passi I, 46 e XIII, 40 dell’Adamo, che sono una pretta - ma, chi sa?, forse fortuita imitazione del Mondo creato VII, 488 e 806”17, nota lo Stanganelli.

Anche la creazione di Eva risulta simile nelle due opere e non manca di lirismo:

 

Ed in Adamo infuse il dolce sonno

ed irrigò di placida quiete

tutte le membra al sonnacchioso e lento:

e quinci d’una costa ‘l molle corpo

edificò de la consorte, e poscia

la nova sposa gli condusse inanzi18

 

Mentre Adam tal dormia, svelta una costa,

Che nel sinistro lato egli tenea,

Da quell’osso carnoso Iddio composta,

Simile a lui, la sua consorte avea,

In giusta simmetria tale disposta,

Ch’era de la beltà perfetta idea...19.

 

3.  Diverso spirito e diverso intento sono alla base dell’Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, poema  sacro di sette canti in ottava rima, rimasto incompiuto a causa  della morte dell’autore. Anche in quest’opera il messaggio del poeta è veicolato attraverso un ‘viaggio’ (categoria, questa, ritornante in non pochi letterati di fine ‘600): l’itinerario simbolico di San Paolo,  rapito al terzo cielo, affinché, per speciale grazia di Dio, gli fossero rivelati i misteri divini e, sotto la guida dell’Arcangelo Uriele, giungesse alla purificazione interiore.

Sebbene l’opera, dedicata all’Accademia degli Ereini di Palermo, sia             rimasta incompiuta, il proposito ed il significato profondo di essa possono considerarsi, comunque, realizzati. Suo intendimento, come riferisce il Guastella, era “il trionfo della Grazia, come nell’Adamo è il trionfo dell’onnipotenza”20. Accanto a questo, un altro intento, polemico e non meno importante: quello di mostrare non conformi alla religione cristiana alcune eresie, fra cui le dottrine, allora abbastanza diffuse, dei seguaci del Molino, detti ‘Quietisti’, che il Campailla attacca apertamente nel III canto*.

Riguardo all’Apocalisse, si può certamente asserire che il maggiore referente riscontrabile nell’opera è la Divina Commedia di Dante Alighieri: opere certamente distanti tra loro e per valenza poetica e per contenuto, ma anche per le differenti condizioni culturali e religiose dei secoli in cui vissero i loro autori21. Esemplificative di tale analogia sono le immagini di cui il Campailla si serve nel canto II per descrivere le virtù teologali22, che riprende dal  Paradiso  dantesco23. Anche nel IV canto, i seguenti versi:

 

Benché io sia l’Universo, in ver son’io

Un punto solo, e l’Universo è in Dio24

 

sembrano rievocare quelli, ben  più celebri di Dante:

 

La gloria di colui che tutto move

per l’universo penetra, e risplende25

 

E quando Paolo, assieme alla sua scorta e al piccolo e devoto gruppo dei credenti che lo seguono, si avvicina dove giacciono i miseri, stretti nei lacci del mondo e alla ricerca solamente di cose materiali, il poeta caratterizza i vari mali che affliggono quegli sventurati, secondo una scelta espressiva che ricorda i dannati dell’Inferno dantesco; e

 

Chi per canina e rabbiosa fame

Nel divorar non mai sazio si sente26

 

riecheggia quella meravigliosa lupa dantesca che non è mai sazia

 

e dopo ‘l pasto ha più fame che pria.27

 

E così pure ove il poeta parla della Mortificazione e della Pazienza, servendosi dell’allegoria della valle selvosa piena

 

di vepri, e spine, triboli, e roveti28

 

come Dante aveva fatto nella Divina Commedia per raffigurare la colpa e il disordine politico, morale e religioso, celato sotto l’allegoria della

 

...selva selvaggia e aspra e forte.29

 

Oltre che all’opera dantesca, il poeta si riferisce ovviamente – come abbiamo accennato – ai testi sacri, quali, fra i tanti altri,  l’Apocalisse dell'apostolo Giovanni, da  cui mutua la suggestiva immagine della sorgente che sgorga dal cielo e dà origine ad un triplice fiume30 e la visione di Babilonia31; gli Atti degli Apostoli, di Luca (“l’ignoto Nume”)32; il Vangelo di Luca, cui il Campailla si ispirò per le parole pronunciate da Sofia che ringrazia la Provvidenza divina33.

 

4.  Nonostante le opere del Campailla avessero riscontrato un certo successo sia in Italia che all’estero, come riferisce il Di Giovanni34 e come possiamo riscontrare dalle lodi fatte all’opera da illustri letterati del tempo35, già alcuni contemporanei notavano difetti di forma, in quanto questa - a loro parere - risentiva ancora troppo del Secentismo36. I posteri non sono stati più generosi nel loro giudizio, ritenendo l’Adamo ancora troppo incline ad analogie, assonanze, virtuosismi semantici, accostamenti preziosi, tipicamente barocchi37. Lo Stanganelli (che però scrive nel 1914, quando ancora non erano caduti tanti atteggiamenti negativamente critici nei confronti del Barocco), addirittura definisce il Campailla “vario ingegno, che sa essere ogni tanto anche mediocre poeta”38.

In merito all’Apocalisse, però, studiosi ‘antichi’39 e ‘moderni’40 concordano nell’affermare che il poeta, nel poema sacro, abbia eliminato non poche artificiosità, e che si avverta un equilibrio nuovo, tipico del gusto arcadico. Valuta invece del tutto negativamente l’opera, il Dollo, poiché ritiene che il Campailla sia incapace di liberarsi dagli schemi del Secentismo e che vi  ritorni, ancora una volta, proprio nell’Apocalisse41.

Prevale certamente lo scienziato e il teologo. E tuttavia vogliamo accennare ad alcuni momenti, in cui l’intento di istruire (intento di istruzione che – peraltro – non va tout-court condannato, perché componente della poetica arcadica e, anch’esso, consapevolmente perseguito dal Campailla e dai teorici della poesia a lui contemporanea, in funzione del rinnovamento civile) non prevarica su quello di ‘dilettare’. Evidenziamo nell'Adamo, ad esempio, la descrizione dell’apparizione dell’Arcangelo Raffaele al primo uomo, ancora stupito per la scoperta di ciò che ha visto nella sua prima comparsa nel mondo42; l'agreste semplicità della descrizione delle api43; il lirismo di quella del fenomeno della Fata Morgana nello Stretto di Messina44.

Nell’Apocalisse, l’emergenza di momenti poetici è agevolata da una maggiore presenza della natura. Questa diventa, ora, oggetto di contemplazione, mentre nell’Adamo era piuttosto oggetto di studio. Indicativi di tale delicato sentimento della natura, che pure attraversa l’opera tutta di Campailla, e forse ne motiva anche l’interesse scientifico, ci appaiono questi versi:

 

Scorron tra i sassi limpidi ruscelli,

Né pur si sente il mormorar de l’onde:

Agita l’aura lieve i ramuscelli,

Né punto susurrar si odon le fronde:

Senza mai strepitar volan gli augelli,

E da gli antri né men l’Eco risponde:

Belva fiera non v’ha, che quivi strida,

Tutto è concordia, e sol pace vi annida45

 

Peraltro, non va trascurato il dichiarato riferimento di Campailla al trattato muratoriano Della perfetta poesia italiana46, in cui il dotto bibliotecario di Modena proponeva - come carattere proprio della poesia - il rapporto intimo tra questa e la natura, la cui essenza intima, nella poesia autentica, risplende, nonché il rifiuto di qualsiasi imitazione del classicismo e l’elevazione liberante propria dell’emergere delle emozioni. Tali orientamenti s'inverano nell’espressione di quella sensibilità arcadica, presente nell’opera del Campailla, e che ritroviamo particolarmente nel canto d’esordio dell’Apocalisse47,  nelle descrizioni del giardino del piacere48 e di quello in cui si trova Sofia49, a cui abbiamo già accennato, o del percorso della vita terrena fatto di delizie50: in breve, laddove rileviamo il fattore paesaggistico/naturalistico così tipicamente arcadico.

E’ importante, poi, rilevare il fatto che il poeta stesso, in una lettera indirizzata al Muratori51 riguardo alla materia ed ai fini dell’Adamo, dimostri di prediligere la categoria  del ‘verosimile’, dichiarando apertamente52, anche in merito a questo aspetto, di essersi ispirato alla già citata opera muratoriana Della perfetta poesia italiana. Il Campailla si muove, cioè, sulla scia del ‘Buon gusto’ muratoriano, secondo cui era necessario tralasciare soggetti frivoli, per scegliere quelli che avessero un legame con la realtà , che fossero costruiti e pensati in modo tale che fantasia e intelletto non entrassero in conflitto, come non di rado accadeva nelle opere dei Secentisti53, da cui il Poeta implicitamente prende le distanze.

Pertanto, sebbene ciò che colpisca sia spesso più la mole delle conoscenze filosofico-scientifiche che lo slancio del poeta, è doveroso ricordare quello che il Campailla stesso scrive al Muratori, in risposta alle critiche che quest’ultimo aveva mosso alla sua opera: “Ricevo colla dovuta venerazione  il suo sincero giudizio nelle materie Poetiche del mio Poema.[…]. Avrei solamente desiderato, che ella, prima di dichiarare non buona la invenzione del Poema, avesse inteso ciò che mi mosse a far l’elezione dell’ammaestramento di Adamo”54. Occorre, in breve, tenere presente lo scopo dell’autore: ammaestrare oltre che dilettare; e, con esso, la sua curiosità, il suo grande interesse scientifico, i cui frutti Egli desidera comunicare al Lettore ed agevolarne l'accoglimento.

Il tutto, nel contesto di un'ampia visione, profondamente religiosa, fondata, sul piano filosofico, cartesianamente e, su quello teologico, biblicamente.

 

Il giudizio sul valore poetico delle opere del Campailla va quindi fatto oggetto di approfondita analisi e, almeno in parte, di revisione critica, alla luce delle ‘poetiche’ del suo tempo, di cui il Poeta è pienamente al corrente.

Occorre, infine, attendere al fatto che egli visse tra Seicento e Settecento, in un periodo di transizione, subendo l’influsso di diverse ed opposte correnti letterarie, ciascuna delle quali con le proprie istanze, criticamente valutabili, ma entrambe legittimabili.

Né va omesso il fatto che, in un’epoca in cui non c’erano,  in fondo, grandi esempi di poesia, in cui nasceva una nuova civiltà letteraria ma si faticava a sganciarsi da quella passata, il poeta fu il fautore di uno rinnovamento culturale, nonché uno dei maggiori esponenti  dell’Arcadia siciliana e, cosa rilevante, fu promotore del poema epico–didascalico  in Sicilia e in Italia. Anzi ebbe l'ardire di fare materia della sua opera poetica la filosofia. Se nel  Seicento, infatti, avevamo avuto in Italia, con il Magalotti e il Redi, una prosa scientifica che si era, in una certa misura, staccata dai modi barocchi per la materia stessa che vi era trattata, con l’opera del Campailla abbiamo forse il primo esempio di poesia scientifica.

 

 

NOTE

 

* (Vittoria, 1972). E' laureata in Lettere moderne presso l'Università degli Studi di Catania.

Risiede a Vittoria, via Palestro, 111. Tel. 0932/984986.

 

(1) Cfr. Lettera del Preposito Sig. Muratori al Sig. D. Giuseppe Prescimone, in appendice a  T. Campailla , Adamo ovvero il mondo creato, Pulejo, Siracusa 1783, p. XI.

(2) Secondo quanto riferisce G. Renda, pare che l’Accademia di Modica sia stata istitui-ta per la prima volta intorno al 1558 e che di essa non si conoscesse il titolo. L’Accademia, sempre secondo quanto riferito dal Renda, ad un certo punto decadde, per poi rinascere ed avere maggiore fortuna (la data della sua seconda istituzione risale al 16 agosto 1670, in cui si tenne la prima sessione). Questa volta si conoscono la fondazione, il titolo, le leggi e il nome di coloro che la ripristinarono. Essa prese il nome di Accademia degli Affumicati, a causa della sua ‘Impresa’ (emblema): uno sciame di api affumicate davanti all’alveare. Gli aderenti decretarono 28 leggi accademiche per governarsi adeguatamente e si organizzarono,  non in repubblica libera e indipendente ma sotto un Principe, con Segretario, Assistenti e Bidelli che, per la legge XIV, non restavano in carica più di tre mesi.

Spentasi l’Accademia degli Affumicati, Saverio Lorefice de’ Baroni Mortilla la ripristinò, dandole il nome di Accademia degli Infuocati e, per Impresa, un rogo sovrastato da una fenice, alludente al sacro fuoco di cui devono infiammarsi gli accademici, col motto: EST DEUS IN NOBIS, AGITANTE CALESCIMUS ILLO.

Dopo qualche anno, però, l’adunanza cominciò a declinare e si sarebbe spenta, se l’abate Antonino Galfo, eccellente letterato, non l’avesse ripristinata. Tornato da Roma, dove aveva restaurato le accademie dei Quirini, dei Forti e degli Aborigeni, delle quali era stato Principe, assunse il Principato dell’Accademia degli Infuocati e le dettò sagge leggi, tanto che, anche dopo la sua morte (avvenuta nel 1805) l’adunanza, restaurata nel 1808, continuò le esercitazioni in casa della famiglia Lorefice, protettrice dell’Accademia, e poi in casa di Carlo Rizzone Seniore. L'Accademia ebbe ancora vita lunga, fin oltre il 1853. Negli ultimi anni ne furono Principi Michele Rizzone e Felice Ventura.

Cfr. G. Renda, Sull’origine progressi, e decadimento dell’accademia di Modica, in P. Carrafa, Prospetto corografico istorico di Modica, trad. Tipografia di Mario La Porta, Modica 1869; e M. Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, Cappelli, Bologna 1929, Vol. III, pp. 280-281. Cfr. anche O. Caffo, Le Accademie del Circondario modicano nel prospetto della cultura siciliana nei secoli XVII-XVIII, F. Ruta ed., Modica 1988.

(3) Lettera del Sig. Tommaso Campailla al Sig. Preposito Muratori, Modica 24 Maggio 1730, citata, p. XIV.

(4) Secondo le intenzioni dell’autore, i canti avrebbero dovuto essere 24, anziché 20, ma gli impegni che Egli aveva assunto nel Magistrato della sua Città e la salute cagionevole non gli permisero di mantenere il proposito. Cfr. J. De Mazara ed Echebelz, Al savio lettore, antica prefazione all’edizione 1728 ed alle successive dell’Adamo, in T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, Pulejo, Siracusa 1783, p. XLIX.

(5) Il poeta venne a contatto con la dottrina cartesiana, per la prima volta, verso i 25 anni,  tramite, sembra, la conversazione con uno studioso che probabilmente era il filosofo trapanese Michelangelo Fardella. Cfr. P. Cristofolini, Tommaso Campailla, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma 1974, vol. XVII, pp.324-328.

(6) T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto I, stanza 1.

(7) S. Zarcone, Tommaso Campailla e la  prima Arcadia siciliana, in “Quaderni di filologia e letteratura siciliana”, 1976, n.3, pp.13-39; 26.

(8) Cfr. T. Campailla,  Adamo ovvero il mondo creato,  cit., canto VII, stanza 133; J. Milton, Paradiso perduto, libro VI, vv. 16-26.

(9) Cfr. T. Campailla,  Adamo ovvero il mondo creato,  cit., canto XII,  stanze 55 e segg.; e Publio Virgilio Marone, Georgiche, libro IV.

(10) Cfr. T. Campailla,  Adamo ovvero il mondo creato,  cit., canto XX; stanze 13-15; e S. Giovanni Apostolo, Apocalisse, cap. XXI, 9-23.

(11) T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto VII, stanza 138; e San Luca, Vangelo, cap. X, 18.

(12) T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto XII, stanza 49; e D. Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, canto X, vv. 124-129.

(13) T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto VII, stanze 35-36; e L. Ariosto, Orlando Furioso, canto XI, stanza 24.

(14) T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto XVI, stanze 79 e sgg.; e G. B. Marino, Adone, canto VI, stanze 19 e sgg.

(15) T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto V, stanza 1; e G. B. Marino, Adone, canto X, stanza 152.

(16) T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto VIII; e T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto XV, vv. 10 e sgg.

(17) F. Stanganelli,  Un Poeta-Filosofo  dimenticato ( Tommaso  Campailla ), in “Archivio storico per la Sicilia orientale”,  a. XI,  fasc. I, 1914,  pp. 259-289:286..

(18) T. Tasso,  Il Mondo creato,  Creazione di Eva ed Inno finale,  vv.6-11.

(19)  T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto XIII, stanza 2.

(20) S. A. Guastella, Di Tommaso Campailla e dei suoi tempi, Tipografia Piccitto e Antoci, Ragusa 1880,  p. 92.

* Di Michele Molinos (1622-1696), spagnolo, erano state condannate nel 1687 dal S. Uffizio 68 proporzioni, fra cui, ad esempio, quelle che sostenevano un abbandono in Dio, tale - tuttavia - che l'uomo deve rinunziare al proprio libero arbitrio, le ‘potenze’ umane devono essere annichilate, alla santità si perviene senza l'opera dell'uomo...

La particolare confutazione, da parte del Campailla, degli errori dei ‘Quietisti’ può essere stata motivata anche dal fatto che analoghi sbandamenti dottrinali, ad oltranza misticheggianti - quelli degli ‘Alumbrados’ (‘illuminati’) - circolavano anche a Modica e lambirono, agli inizi del sec. XVIII, l'antichissimo monastero modicano delle Benedettine. Cfr. L. Sciascia, Cronachette, Ed. Sellerio, Palermo 1985, pagg. 19-26. (N. d. C.)

(21) Cfr. S.A. Guastella, op. cit., p.92.

(22) Cfr. T. Campailla,  Apocalisse dell’Apostolo San Paolo,  Pulejo, Siracusa 1784, canto II,  stanza 62.

(23) Cfr. D. Alighieri,  Divina Commedia, Paradiso,  canto XXIV, vv.64-66 e canto XX, vv. 95-96.

(24) T. Campailla,  Apocalisse dell’Apostolo San Paolo,   cit., canto IV, stanza 12.

(25) D. Alighieri,  Divina Commedia, Paradiso,  canto I , vv.1-2.

(26) T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto I, stanza 49.

(27) D. Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto I, v. 99.

(28) T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto II, stanza 12.

(29) D. Alighieri,  Divina Commedia, Inferno, canto I,  v. 5.

(30) Cfr. T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto I, stanza 9; e San Giovanni Apostolo,  Apocalisse, cap. XXII, 1.

(31) Cfr. T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto I, stanza 25; e San Giovanni Apostolo,  Apocalisse, capp. XIV, XV, XVI, XVII, XVIII.

(32) Cfr.T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo,  cit, canto V, stanza 15; e San Luca, Atti degli Apostoli, cap. XVII, 22-24.

(33) Cfr. T. Campailla,  Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto IV, stanza 6; e San Luca, Vangelo,  cap. XII, 24-27.

(34) Cfr. V. Di Giovanni, Filologia e letteratura siciliana [1871-79], (ristampa) Forni, Bologna 1968, vol. II, p. 262.

(35) Cfr. Lettere di Eruditi Valentuomini, ed insigni Personaggi in lode dell’Opere Del Sig. D. Tommaso Campailla, in appendice a T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., pp. IX-XX.

(36) Così il Muratori, il Grimaldi e il D’Aguirre. Cfr. Lettere di Eruditi Valentuomini, ed insigni Personaggi in lode dell’Opere Del Sig. D. Tommaso Campailla,, cit. Il Campailla mostra di non condividere, tuttavia, tali “facili” condanne della sua opera. Cfr. Lettera del Sig. Tommaso Campailla al Sig. Ludovico Antonio Muratori, Modica, 5 marzo 1730; e  Lettera del Sig. Tommaso Campailla al Sig. Preposito Muratori, Modica 24 Maggio 1730, in appendice a T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit.

(37) Cfr. S. Zarcone,  Tommaso Campailla e la prima Arcadia siciliana, cit..

(38) F. Stanganelli, Un Poeta- Filosofo dimenticato (Tommaso Campailla), cit., p. 286.

(39) Cfr. S.A.Guastella, Di Tommaso Campailla e dei suoi tempi, cit., p. 37; e G. Renda, Biografie degli uomini celebri per lettere e per iscienze, che vissero in Modica dal secolo XVI al secolo XIX, Tipografia di Mario La Porta, Modica 1869, pp. 85-86.

(40) Cfr. S. Zarcone,  Tommaso Campailla e la prima Arcadia siciliana, cit., ; e G. Santangelo, La poesia dell’Arcadia. Il Meli, in Storia della Sicilia, Società editrice Storia di Napoli del Mezzogiorno continentale e della Sicilia, Palermo 1980, vol. IV, p. 484.

(41) Cfr. C. Dollo, La ragione signorile nell’etica di Tommaso Campailla, in “Siculorum Gymnasium”, N.S. a. XXXII, 1979,  n.2,  pp. 379-412:399.

(42) Cfr. T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto I, stanze 72-73.

(43) Cfr. T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto XII, stanze 56-57.

(44) Cfr. T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., canto VIII, stanze 49-54.

(45) T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto I, stanza 80.

(46) Cfr. L.A. Muratori, Della perfetta poesia italiana, in  La letteratura italiana – Storia e testi, Dal Muratori al Cesarotti, Opere di Ludovico Antonio Muratori, a cura di G. Falco e F. Forti, Ricciardi, Milano – Napoli 1964, vol. XLIV, t. I, p. 160.

“Solamente avrei desiato un suo favorevol giudizio intorno alla materia Poetica (che io venero più di quello del resto de’ Letterati tutti insieme d’Italia) che fusse diffuso alquanto più su l’universale idea del Poema, e sul modo, con cui io ho trattate poeticamente materie scientifiche, e se abbia adempito il precetto, ch’ella ne dà nel Secondo Tomo della perfetta Poesia Italiana, il quale io ho proccurato di osservare su la tessitura della favola poetica coll’ordine de’ trattati Filosofici, e su le particolari membra del Poema, sulla locuzione, proprietà, Ipotiposi, etc.”. Lettera del Sig. Tommaso Campailla al Sig. Ludovico Antonio Muratori, Modica 5 marzo 1730, in appendice a T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit. p. XIII.

(47) Cfr.T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto I, stanza 79.

(48) Cfr.T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto II, stanze 24 e sgg.

(49) Cfr.T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto IV, stanze 3 e sgg

(50) Cfr.T. Campailla, Apocalisse dell’Apostolo San Paolo, cit., canto I, stanze 27-34.

(51) Cfr. Lettera del Sig. Tommaso Campailla al Sig. Preposito Muratori, Modica 24 maggio 1730, in  appendice a T. Campailla,  Adamo ovvero il mondo creato,  cit., pag. XIV

(52) Cfr. Lettera del Sig. Tommaso Campailla al Sig. Ludovico Antonio Muratori, Modica 5 marzo  1730, in appendice a T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., p. XIII.

(53) Cfr. L.A. Muratori, Riflessioni sopra il buon gusto nelle scienze e nelle arti, in  La letteratura italiana – Storia e testi, dal Muratori al Cesarotti, Opere di Ludovico Antonio Muratori, cit.

(54) Lettera del Sig. Tommaso Campailla al Sig. Preposito Muratori, Modica 24 maggio 1730, in appendice a T. Campailla, Adamo ovvero il mondo creato, cit., p. XIV.