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Lo status quaestionis delle ricerche archeologiche a Modica
II - dall’età romana
alla conquista araba*
di Vittorio G. Rizzone e Anna M. Sammito**
Cicerone (Verr.
III, 101 e III, 120), che ricorda l’ager mutycensis a proposito delle
vessazioni di Verre ai siciliani, Plinio il Vecchio (N.H. III, 91) che
registra i Mutycenses fra gli stipendiarii, Tolomeo che fornisce
le coordinate astronomiche di MÒtuka (III, 4, 4) e delle Motukanoà potamoà (th)kbola..., corrispondenti alla foce della Fiumara di
Scicli (III, 4, 7), Silio Italico (XIV,
268) che menziona Mutyce quale alleata dei Cartaginesi durante la
seconda guerra punica, sono le fonti che testimoniano l’esistenza di Modica tra
il I secolo a.C. ed il II secolo dopo.
Ma, proprio
per questo periodo, attestato dalle fonti, ci si trova di fronte ad
un’imbarazzante lacuna documentaria dal punto di vista archeologico1:
in effetti, a parte il rinvenimento occasionale, nell’alveo del torrente (Janni Mauro ?), dei frammenti
di una pregevole statua equestre in bronzo datata da Orsi ad età
ellenistico-romana2, solo da contrada Treppiedi, periferica rispetto
al centro urbano e recentemente fagocitata dall’espansione edilizia, sono noti
dei reperti che indiziano una frequentazione: si tratta di lágynoi databili
fra il I secolo avanti ed il I dopo Cristo e di anfore di tipo Dressel 2-4,
Middle Roman 1 della classificazione di Riley ed anfore tripolitane3
della prima e della media età imperiale, mentre nel rimanente territorio
modicano sono noti ritrovamenti del II e III secolo d.C. in contrada
Baravitalla4 a Cava Ispica, a Ciarciolo (Marina di Modica)5
e nelle contrade Trebalate, Serrameta, Sant’Angelo6 e forse anche in
contrada Rassabia7.
Ed in
realtà, soltanto con l’età tardo antica le testimonianze si
infittiscono. In particolare a Modica sono state recentemente scoperte ed
illustrate le necropoli ipogeiche che si dispongono lungo i versanti dello
sperone del Castello8, che sono di fondamentale importanza per
la definizione della topografia antica di Modica. Nel versante orientale si
ha la maggiore concentrazione dei sepolcri, distribuiti all’esterno
dell’abitato e lungo il percorso che dalla rocca scendeva verso il fondovalle,
percorso grosso modo ricalcato dall’attuale via Catena: il nucleo più cospicuo
è dato da tre ampi ipogei ubicati sotto il grande muro del giardino
settentrionale del Castello e tracce di un altro piccolo ipogeo restano, ad un
livello inferiore, lungo la via Sbalzo al n.c. 35; tutti, purtroppo, sono stati
in gran parte devastati sia da crolli che dalla utilizzazione come cave per
l’estrazione della pietra. Al loro interno, tuttavia, è ancora possibile
distinguere una varia tipologia sepolcrale con loculi a pila, arcosoli
monosomi, polisomi e baldacchini. Nello stesso versante, tracce della necropoli
tardoromana si seguono fino al quartiere Catena, dove, presso la chiesa
rupestre di Santa Venera, vi è una tomba preistorica adattata ad arcosolio
bisomo9. Minori sono gli avanzi della necropoli nel versante
occidentale dello sperone del Castello: solo parte di un ipogeo e di un
arcosolio. Il resto è stato tutto devastato dall’insediamento rupestre, e lo
sbancamento per l’apertura della porta di ponente del Castello, nella prima
metà del XVII secolo, ha comportato l’attuale isolamento in posizione elevata
nella parete di roccia.
Le
necropoli, tutte violate ab antiquo, non hanno restituito materiali;
sporadici frammenti tardoromani, tuttavia, sono sati recuperati nell’area del
Castello e nel piano di Santa Teresa10.
All’interno
dell’attuale centro abitato di Modica un’altra coeva testimonianza sepolcrale
si trova nel quartiere Cartellone, in un ingrottamento di via Rosso,
ampiamente rimaneggiato e con piano di calpestio ribassato11.
Nel circondario
la documentazione archeologica è piuttosto cospicua: limitandoci alle zone
immediatamente vicine, si registrano rinvenimenti nelle contrade San Giuliano,
Rocciola, Treppiedi, Monserrato, Caitina-Cava Ddieri, a Sud, e nelle contrade
Fasana-Cava Fazio, Vaccalina, San Silvestro a Nord del centro urbano: si tratta
per lo più di fattorie o di piccole
borgate che dovevano gravitare attorno a Modica12.
In contrada
Rocciola (via Rocciola-Scrofani), nella quale già P. Orsi aveva segnalato
l’esistenza di sepolcreti tardi13, è stato rinvenuto un ipogeo dal
quale è stato recuperato un frammento di lastra di calcare con un’iscrizione
funeraria14; tombe del IV-V sec. d.C. sono segnalati da Belgiorno,
in contrada San Giuliano, in proprietà Diana-Calabrese15, e
si aggiunge che, nel tratto iniziale della vallata omonima, si trovano almeno
tre piccoli ipogei16. Seguono i notevoli ritrovamenti effettuati
nella vasta contrada Treppiedi, che costituiscono le prime testimonianze
inequivocabilmente cristiane nel territorio modicano: a P. Orsi si deve la
scoperta di due ampi ipogei funerari, denominati A e B ai quali aggiunse altri
due in area limitrofa senza fornire, tuttavia, planimetrie e indicazioni
dettagliate17; Di Stefano ne ha recentemente segnalato altri due (C
e D), fornendo la planimetria dell’ipogeo C18; successivamente Modica Scala ha presentato la
pianta di un altro ipogeo, che, in realtà, corrisponde all’ipogeo B di Orsi e
menziona anche altri ipogei più modesti19. Quel che resta oggi,
risparmiato dalla fagocitazione dell’edilizia moderna, non è che l’ipogeo B di
Orsi, ubicato al n.c. 212B di via Resistenza Partigiana e l’ipogeo C di Di
Stefano noto come ‘a criesia’, ubicato presso il n.c. 230 della stessa
via.
Orsi, oltre
a vario materiale fittile, recuperò anche quattro epigrafi fra le quali, in
particolare se ne segnala una che ci tramanda il nome di un tale A„q£lhj,
al quale si deve l’impianto del cimitero e di una chiesa20, ed il
toponimo della zona: ‘Hortisiana’ ((th)n
`Orthsiano‹j) ed una
seconda, relativa ad un certo Z[èsi]moj: le due epigrafi, datate, la prima
al 396 o al 402 e la seconda al 402, ci forniscono importanti indicazioni
cronologiche per l’uso del cimitero e la frequentazione dell’insediamento
relativo21. Recentemente è stata messa in luce una fattoria ed una
necropoli con tombe a fossa ed un piccolo ipogeo dal quale proviene, fra l’altro, un’epigrafe funeraria
di una tale DionÚsa;
i materiali sono databili dal I al V sec. d.C.22.
Altri
rinvenimenti si segnalano in contrada Caitina dove, in proprietà Arena,
è stata rinvenuta agli inizi del secolo una sepoltura provvista di corredo
(brocca, piatto e lucerna fittili) e di titolo funerario che menziona la
defunta Mar[k...a]23;
nel sottostante vallone della Fiumara è stata rinvenuta un’epigrafe
relativa ad un tale Klè[dioj]24; un’altra epigrafe - anch’essa, come
le precedenti, di età tardo-romana, ma ora dispersa - è stata rinvenuta dal
Minardo25 nella Cava Ddieri, dove, fra le grotte
dell’insediamento rupestre, sono state riconosciute tracce di precedenti ipogei26;
oltre a queste si segnala una piccola necropoli, in contrada Caitina-Monserrato,
nel versante del San Liberale27, caratterizzata da alcuni ipogei,
prevalentemente rimaneggiati, e comunque tutti violati in epoca antica, qualche
arcosolio isolato e qualche tomba a fossa.
A Nord
della città, in contrada Vaccalina28, si trova una necropoli
tardoromana, costituita da almeno due piccoli ipogei con una ventina di loculi
in ognuno e arcosoli e fosse scavati nella stessa parete nella quale sono
ricavati i due ipogei; nella contrada Fasana-Cava Fazio29 la
necropoli è costituita da ipogei, fosse e arcosoli isolati sparsi in un’area
piuttosto ampia.
Presso la
chiesa rupestre di San Silvestro, sulla via che porta al Mauto, infine, si
segnala un arcosolio bisomo, forse ultima reliquia di una necropoli
tardoromana, per il resto divorata dagli insediamenti successivi30.
Già da
questo breve excursus delle zone immediatamente limitrofe all’attuale
centro urbano, emerge come nella tarda età romana vi sia una notevole
occupazione dell'agro modicano: si tratta di borgate e villaggi che, tuttavia,
si conoscono quasi esclusivamente sulla base delle necropoli relative, in
genere ipogei più o meno grandi o tombe a fossa subdiali, quasi sempre violate ab
antiquo. Ed in realtà la mancanza di scavi sistematici non permette di
poter definire in senso diacronico la dinamica insediamentale nel territorio:
ad esempio la tradizionale cronologia delle necropoli ipogeiche potrebbe essere
rivisitata, e tale modo di seppellire potrebbe esser durato anche oltre il V
sec. d.C. D’altra parte, la stessa fisionomia della distribuzione degli
insediamenti sembra potersi riconoscere anche per il periodo bizantino:
resti di “case bizantine” furono segnalati da Orsi nelle contrade Gisana,
Rassabia, Michelica-Palazzetti e Scrofani-Cipolluzze31,
ma questi resti in gran parte sono stati spazzati via dalla bonifica agraria,
senza che sia stato eseguito un solo scavo o un solo rilievo; l’unico monumento
che rimane è la nota chiesa di San Pancrazio a Cava Ispica32.
Diventa anche difficile mettere in relazione queste testimonianze con le
numerose reliquie di architettura megalitica sparse nel territorio, quali quelle
delle contrade Miglifulo-Anticaglia, Cavetti, Bosco e Cassaro noti
all’Orsi33. E’ suggestiva l’ipotesi, ovviamente tutta da dimostrare,
che questa tipologia insediamentale sia da collocare cronologicamente in un
momento avanzato del dominio bizantino in Sicilia34, ovvero con la
costituzione, alla fine del VII sec. d.C., del thema di Sicilia e con il
processo di fortificazione del territorio che ne seguì.
Se si volge lo sguardo al centro urbano di Modica, il periodo bizantino è indiziato soltanto dalla presenza di materiali che furono recuperati nella piazza di Santa Teresa nel 187835: si tratta di due brocchette con decorazione a pettine inquadrabili nel VII sec., provenienti forse da un contesto tombale non meglio documentato36. Le lacune documentarie, allo stato attuale delle ricerche, non permettono di avanzare argomentazioni riguardo all’assetto topografico del centro di Modica, che di certo in questo periodo si avviava ad una trasformazione con l’incastellamento della rocca37 ed un sistema di fortificazioni ad essa collegato, come è possibile evincere dalle cronache arabe, che menzionano le “rocche di Modica” conquistate nell’anno 844/845.
NOTE
* Per la prima parte di questo
studio, relativamente al periodo che va dall'antica età del bronzo all'età ellenistica,
cfr. Archivum Historicum Mothycense,
n. 3/1997, pagg. 57-64, cui sono da aggiungere due studi di A.M.
SAMMITO, L’insediamento preistorico del Quartiriccio a Modica, e di V.G. RIZZONE, Le anfore da trasporto
del Museo Civico di Modica, preparati per il prossimo numero della rivista Sicilia
Archeologica, che offrono nuovi documenti della città di Modica.
Il primo articolo illustra la necropoli dell’antica
età del bronzo del Quartiriccio, ricadente nel centro urbano di Modica, con i
materiali rinvenuti nel pianoro della Pianta.
Il secondo prende in considerazione il materiale anforico del
Museo, pubblica il frammento di anfora attico di tipo cosiddetto SOS rinvenuto
a Santa Teresa e due frammenti di anse
di anfore rodie con timbro, rinvenuti, rispettivamente, nel Piano di San Pietro
durante i lavori occorsi per la costruzione della Domus Sancti Petri, e nel
Quartiriccio.
** V. G. Rizzone (Ragusa, 1967).
E' laureato in Lettere classiche ed è specializzato in Archeologia classica
presso l'Università degli Studi di Catania. Risiede a Modica, Via Serrauccelli,
6. Tel. 0932/761426.
A. M. Sammito (Modica, 1965). E'
laureata in Lettere classiche ed è specializzata in Archeologia presso
l'Università degli Studi di Catania. Risiede a Modica, Via Lanteri, 45. Tel.
0932/941714.
Per le pubblicazioni, cfr. Archivum
Historicum Mothycense, nn. 1/1995, 2/1996, 3/1997.
(1) Per un quadro degli insediamenti di età romana nel territorio
modicano ed in genere ibleo, v. G. DI STEFANO, Distribuzione e tipologia
degli insediamenti di età repubblicana ed imperiale sull’altopiano ibleo,
in AA.VV., Le ravitaillement en blé de Rome et des centres urbains des
débuts de la République jusqu’au Haut Empire, Actes du colloque international
de Naples (1991), Naples-Rome 1994, pagg. 237-242; IDEM, La regione
camarinese in età romana, Modica 1985; G. BEJOR, Gli insediamenti della
Sicilia romana: distribuzione, tipologie e sviluppo da un primo inventario dei
dati archeologici, in AA.VV., Società romana e impero tardo antico,
a cura di A. GIARDINA, vol. III, Le merci, gli insediamenti, Roma-Bari
1986, pagg. 500-505.
(2) Della statua, di poco più grande del vero, furono recuperati, nel
1914, durante lavori occorsi nell’alveo del torrente (Ianni Mauro ?), parte di
una zampa e della coda di un cavallo; quest’ultima, recuperata in un secondo
tempo è andata dispersa; v. ORSI, Modica. Esplorazioni varie sull’altipiano,
in Notizie degli Scavi di Antichità 1915, pp. 213-214, fig. 21.
(3) G. DI STEFANO, Scavi e ricerche a Camarina e nel Ragusano
(1988-1992). Modica - Nuove indagini nel cimitero di Treppiedi, in Kokalos
XXXIX-XL, 1993-1994, vol. II,2, pagg. 1406-1410. Per le anfore, v. V.G.
RIZZONE, Le anfore da trasporto del Museo Civico di Modica, in Sicilia
Archeologica XXX, 1998, in c.d.s.
(4) P. ORSI, Modica. Antichità romane sull’altipiano, in Notizie
degli Scavi di Antichità 1912, pag. 366; IDEM, Modica - Esplorazioni
varie..., cit., pag. 212; A. MESSINA, Tyrakinai, “città di Sicilia,
piccola ma florida”, in Journal of Ancient Topography, 1, 1991, pag.
168.
(5) A.M. FALLICO, Necropoli tardo-romana sul Dirillo, in Archivio
Storico per la Sicilia Orientale LXVIII, 1972, pag. 135, nota nr. 37;
EADEM, Alcuni caratteri di prodotti artigianali, in Atti III Congresso
Nazionale di Archeologia Cristiana, Trieste 1974, pagg. 486-487, fig.
1,15-18; A. TUSA CUTRONI, Documentazione numismatica, in Kokalos 1982-1983,
pag. 400; R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire. The archaeology of a
Roman province, 36 BC - AD 535, Warminster 1990, pagg. 271 e 290; G. MODICA
SCALA, Pagine di pietra. Periegesi storico-archeologica, Modica 1990,
pagg. 584-585 e 674.
(6) Si tratta di frammenti di anfore degli stessi tipi di quelle di
contrada Treppiedi, v. RIZZONE, Le anfore..., cit.
(7) ORSI, Esplorazioni varie..., cit., pag. 212.
(8) A.M. SAMMITO, Elementi topografici sugli ipogei funerari di
Modica, in Archivum Historicum Mothycense 1, 1995, pagg. 25-36.
(9) A.M. SAMMITO, Una prima notizia sulla chiesa rupestre di Santa
Venera a Modica, in Archivum Historicum Mothycense 2, 1996, pag. 41,
tav. I.
(10) Per un frammento di puntale di anfora africana tarda da un
riempimento della Torretta dell’Orologio del Castello e per un frammento di
anfora del tipo Keay LIII - Late Roman 1 rinvenuto a Santa Teresa, v. RIZZONE, Le
anfore..., cit.
(11) SAMMITO, Elementi topografici..., cit., pag. 35, nota n. 12.
(12) Per quanto riguarda i rinvenimenti nel resto del territorio
modicano, si rimanda a G. DI STEFANO, Recenti lavori di manutenzione delle
catacombe dell’altopiano ibleo e nuove scoperte nel territorio, in Atti
del VI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Pesaro-Ancona 19-23
settembre 1983, Firenze 1986, pagg. 673-692, con bibliografia precedente,
alla quale si aggiunga P. REVELLI, Il Comune di Modica, Palermo 1904,
pag. 211, per contrada Quartarella, dove è nota una piccola necropoli
tardormana con formae e piccoli ipogei; RIZZONE, Un’anonima chiesa...,
cit., pagg. 16 e 32, per ipogei e necropoli subdiale in contrada Muraglie
Mandorle-Cava Martorina; MODICA SCALA, Pagine di pietra..., cit., pagg.
598-602, per le contrade Bosco, Cava Martorina e Scorrione; RIZZONE; Le
anfore..., cit., per anfora africana tarda provenienti da contrada
Sant’Angelo (nel Museo Civico di Modica si conservano anche frammenti di
lucerne africane tarde, inv. nn. 1511 e 1512 provenienti dalla stessa zona);
RIZZONE-SAMMITO, Lo status quaestionis..., cit., pag. 64, per una
lucerna africana e due monete tardoromane recuperate insieme alla statuetta
bronzea di Eracle in contrada Cafeo; G.V. GENTILI, L’iconografia dell’età
imperiale (metà I -III sec. d.C.) nel Museo di Siracusa, in Siculorum
Gymnasium VII, 1954, pag. 94, fig. 1, per una testa in marmo già in
proprietà Giardina-Rizzone, forse proveniente da contrada Cassaro, e nella
quale Bonacasa (N. BONACASA, Ritratti greci e romani della Sicilia,
Palermo 1964, pagg. 119-120, tav. LXXI,3-4), invece, ha riconosciuto la
fisionomia di Costanzo II.
(13) P. ORSI, Relazione preliminare sulle scoperte archeologihe
avvenute nel sud-est della Sicilia nel biennio 1/2 1905 - 1/2 1907. VI. Modica,
in Notizie degli Scavi di Antichità 1907, pag. 485, nota n. 1.
(14) MODICA SCALA, Pagine di pietra..., cit., pag. 526; il
frammento epigrafico, conservato nel Museo di Modica, inv. ___, (spess. cm. 3,0; lungh. cm. 10,0; largh.
cm.12,5) è una lastra di calcare della quale resta parte del margine sinistro;
una probabile lettura è la seguente: ... ¹mš | raj p]šnte [prÕ oppure ¢pÕ...| ka]landîn [¢- |
pril...o<u> (th)p[ ˆ | peshm [... (sic !): “... giorni cinque [prima o dopo] le calende di aprile al tempo
di...”.
(15) F.L. BELGIORNO, Modica e le sue chiese, Modica 1955, pagg. 18
e 42.
(16) SAMMITO, Elementi topografici..., cit., pag. 25.
(17) P. ORSI, Italia meridionale ed insulare, in Atti del III
Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana, (Ravenna 1932), Roma
1934, pagg. 141-154; IDEM, Catacombe in contrada Treppiedi a Modica, in Sicilia
Bizantina, a cura di G. Agnello, Tivoli 1942, vol. I, pag. 220 e sgg.; ma
le antichità di contrada Treppiedi furono segnalate per la prima volta da
REVELLI, Il Comune di Modica, cit., pagg. 208 e 210; v., inoltre, B.
PACE, Arte e Civiltà della Sicilia Antica, vol. IV, Città di Castello
1949, pagg. ; O. GARANA, Le catacombe siciliane e i loro martiri,
Palermo 1961, pagg. 109-110; A.M. FALLICO, Villaggi tardoromani e bizantini
della Sicilia Orientale noti all’Orsi e loro attuale consistenza, in Atti
del II Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Matera 25-31 maggio
1969, Roma 1971, pag. 180.
(18) DI STEFANO, Recenti lavori..., cit., pag.
(19) MODICA SCALA, Pagine di pietra..., cit., pagg. 550-559; in
particolare, la “catacomba anonima” illustrata alla fig. 42, non è altro che
l’ipogeo denominato B di Orsi.
(20) Relativamente alla chiesa si può avanzare la suggestiva ipotesi che
possa essere sopravvissuta nella chiesa “di Santa Maria Tripeleri, altrimenti
detta Trimisiri” menzionata dal Carrafa (P. CARRAFA, Motucae illustratae
descriptio seu delineatio, Palermo 1653, volgarizzato da F. RENDA, Prospetto
corografico istorico di Modica, Modica 1869, rist. anast. Bologna 1977,
pag. 83) alla quale sono molto verosimilmente pertinenti alcuni frammenti
architettonici (elementi di un arco ad ogiva), provenienti dal terreno
soprastante alla necropoli e conservati nell’ipogeo C; si ricorda, inoltre, che
un ipogeo, noto come ‘a criesia’ (= ‘la chiesa’), tramanda l’esistenza
dell’edificio sacro. Carrafa (CARRAFA, Prospetto..., cit., pag. 31), già
nel 1653, segnalava nella contrada Treppiedi (o Trepileri = tre pilastri) o
Tremisiri, toponimo già di per sé eloquente, rovine di antichità, che
attribuiva a barbara gente.
(21) Oltre alle epigrafi di Zosimos e di Aithales (Museo di
Ragusa, inv. 47574), provengono dagli stessi ipogei le epigrafi di Agathe (Museo
di Ragusa, inv. 47573) e di Chrysodoros (o Christodoros o Chrysiphoros);
per le epigrafi si veda anche A. FERRUA, Sicilia Bizantina, in Epigrafica
V-VI, 1943-44, pagg. 98-99; IDEM, Le iscrizioni datate della Sicilia
paleocristiana, in Kokalos XXVIII-XXIX, 1982-1983, pagg. 8-9, n. 18,
pag. 11, nn. 27 e 28; S.L. AGNELLO, Silloge di iscrizioni paleocristiane
della Sicilia, Roma 1953, pagg. 39, 47, 88 e 98-99, nn. 69, 70 e 93; M.
GRIESHEIMER, Quelques inscriptions chrétiennes de Sicile orientale, in Rivista
di Archeologia Cristiana LXV, 1989, pag. 158, nota 21.
(22) DI STEFANO, Scavi e ricerche..., cit., pagg. 1406-1410; IDEM,
Nuove indagini nel cimitero di Treppiedi di Modica (Ragusa), in Atti
del VII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Cassino 1993, in
c.d.s.; il testo dell’epigrafe di Dionysa è il seguente: APEQANE | DIONUSA |
PR G/ KAL FLE | BARIWN ovvero “Morì Dionysa tre giorni prima delle calende di
Febbraio” (i.e. il 30 gennaio). Per altro materiale anforico tardoantico
proveniente da Treppiedi, v. RIZZONE, Le anfore..., cit.: si tratta di
anfore africane tarde, di tipo Late Roman 1 prodotto in Cilicia e di Late Roman
10 di produzione egea.
(23) ORSI, Relazione preliminare..., cit., pagg. 485-486.
(24) P. ORSI, Frammenti epigrafici sicelioti, in Rivista di
Storia Antica V, 1900, pagg. 58-59, n. 36. 25S. MINARDO, Modica antica.
Ricerche topografiche, archeologiche storiche, Palermo 1952, pagg. 172-173.
(25) S. MINARDO, Modica antica..., cit., pagg. 172-173.
(26) P. ORSI, Modica. Necropoli sicula e villaggio trogloditico
bizantino, in Notizie degli Scavi di Antichità 1905, pagg. 430-431;
GARANA, Le catacombe siciliane..., cit., pag. 107; V.G. RIZZONE, Alcune
osservazioni sulla chiesa rupestre di Cava Ddieri, in Archivum
Historicum Mothycense 2, 1996, pag. 50.
(27) SAMMITO, Elementi topografici..., cit., pag. 25. Forse si
riferiva a tali ipogei la segnalazione di Revelli (REVELLI, Il Comune di
Modica, cit., pag. 210) che citava una “stazione protostorica” “non lungi
dalla villa Galfo”.
(28) SAMMITO, Elementi topografici..., cit., pag. 25. Dalla
contrada proviene una lucerna di tipo siciliano conservata nel Museo Civico di
Modica (inv. n. 262).
(29) MINARDO, Modica antica..., cit., pag. 125; BELGIORNO, Modica
e le sue chiese, cit., pagg. 74-75.
(30) V.G. RIZZONE, Un’anonima chiesa rupestre nell’agro modicano,
Modica 1995, pag. 13.
(31) ORSI, Esplorazioni varie..., cit., pagg. 212-213.
(32) CARRAFA, Prospetto..., cit., pagg. 31-32 e 75; P. ORSI, Cava
d’Ispica - Reliquie sicule, cristiane, bizantine, in Notizie degli Scavi
di Antichità 1905, pagg. 433-434, fig. 20; G. AGNELLO, L’architettura
bizantina in Sicilia, Firenze 1952, pagg. 144-153; S.L. AGNELLO, Architettura
paleocristiana e bizantina in Sicilia, in IX Corso di Cultura Ravennate
e Bizantina, Ravenna 1962, pag. 93; IDEM, Chiese siracusane di VI secolo,
in AA.VV., Bizantini e Musulmani in Sicilia, Archivio Storico
Siracusano, suppl. 3, Siracusa 1981, pagg. 119-122; G. DI STEFANO, Cava
d’Ispica. Recenti scavi e scoperte, Modica 1983, pagg. 91-103.
(33) P. ORSI, Modica - Costruzioni megalitiche di età storica
sull’altipiano, in Notizie degli Scavi di Antichità 1896, pagg.
243-253; REVELLI, Il Comune di Modica, cit., pag. 207, nota n. 1;
FALLICO, Villaggi tardoromani..., cit., pag. 180. Si aggiunge che avanzi
megalitici si trovano anche nelle contrade Gianforma-Margione,
Ciaceri-Cammaratini, Butrano, Palazzelle e Buxello.
(34) A. MESSINA, Le chiese rupestri del Val di Noto, Palermo 1994,
pagg. 155-156; G. DI STEFANO, Villaggi tardo bizantini degli Iblei: primo
medioevo siciliano, in AA.VV., Rural Settlements in Medieval Europe,
Papers of the “Medieval Europe Brugge 1997” Conference, vol. 6, edited by
G. DE BOE and F. VERHAEGHE, pagg. 35-38.
(35) Per il recupero, in generale, v. MINARDO, Modica antica...,
cit., pagg. 165-170.
(36) SAMMITO, Elementi topografici..., pag. 36, tav. IV. Materiali
analoghi, conservati al Museo di Modica, provengono dalla contrada Bellamagna:
v. EADEM, Nota topografica sugli ipogei funerari di Modica, in Aitna
3, in c.d.s.
(37) MESSINA, Le chiese rupestri..., cit., pagg. 40 e 156; F. MAURICI, Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992, pagg. 21 e 326.