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L'EROTISMO SULLO SCHERMO

SIPARIO, Milano, mensile, ed. Internazionale,  a. XXXVI, n.407, dic. 1981, pag. 84/87, (Italiano/English)

Fra le altre cose, negli anni Settanta, s'inorridiva per un "come sei romantico!"... data l'epoca di freddezze concettuali, di movimenti in azione, di vetri fumée e tavolini in print grigio, di architetture ancora troppo pre-postmoderne.

Alla soglia degli anni Ottanta inorridiamo definitivamente ai recuperi romantici massificati: in narrazioni apocalittiche; in crolli e ricostruzioni d'imperi; per il ritorno del destino immutabile nei cicli mitologici.

Oppure assistiamo a films: sulle proprie piccole autobiografie piene di sindromi ansiose da incapacità creativa ("Sogni d'oro" di Moretti); di coppie che, messe di fronte in piena nudità, si confessano il desiderio di mangiare una pizza, assolutamente improbabili con una psicologia da sedicenni ("...e noi faremo Karakiri" di Longo).

O delle dolcezze, comicità confusioni e lacrimucce, ripetute in commedie che non si estinguono mai, interminabili intrecci da soap opera. Un susseguirsi di colpi di scena: ritrovamenti, sposalizi, storie commoventi; nonnulla, affinché tutto rimanga com'è...

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Il passato torna a flutti ad agire nell'intimo dell'uomo. Ma lungi dal toccare passati molto recenti "Tacciamo: forse è meglio!", fra dimenticanze e svenevolezze: cominciano a piacere i patterns ottocenteschi; le divise e gli ufficiali prussiani; i nuovi pirati predatori e snob; l'esotismo coloniale di leoni graffianti, un po' draghi, secondo il gusto nel gusto del secolo trascorso... Tanto che presto si è potuto parlare di romantico attualizzato col "neo": già dilagato e abbandonato nel costume artistico più colto e ora imperante nella new total look, con le spettinature barocche e rococò Old America ("Heaven's Gate" di Cimino), vistosi croci d'oro sul petto, in un'accettazione della crisi individuale "an awareness crisis" che si fa di tutto per avere, che fa tanto New Romantic, ovvero para romantico o comunque romantico banalizzato.

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Le grosse case di produzione sempre più preoccupate del progressivo calo delle presenze, studiano prodotti più adatti al disaffezionato pubblico delle sale. Un riportarli al cinema proponendo sul grande schermo i modelli televisivi degli ultimi vent'anni. Con la difficoltà di ricondurre un pubblico abituato a rimanere volentieri a guardare i sedici canali gratis, col condizionatore acceso, badando ai piccini, ordinando la spesa per telefono e guardando - il tutto contemporaneamente - i film di Shirley Temple, commuovendosi di vederci una vecchia Nikka Costa...

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I films in cui l'erotismo sia parte fondamentale hanno buone probabilità di successo, proprio perché la sessualità e la psicologia ad essa legata, fanno parte di una situazione di fondo della vita. Le programmazioni televisive che lo prevedono copiosamente diventano trasmissioni di successo. "Con grandi campionari di rapporti interpersonali, che guardano più al lato romantico che agli aspetti sociali", al limite della censua televisiva a incoraggiare quell'incorreggibile vena romantica che c'è nella persona media, che va nutrita di amori contrastati ma a lieto fine e con passioni turbinose... alla ricerca della grazia perduta...

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La nuova invasione americana si quantifica non in vittime reali, ma in vittime dell’infantilizzazione di massa proposta con successo da Hollywood negli ultimi anni…

L’infantilizzazione riguarda, fra le altre cose, il desiderio e il sessuale: di come si esprime, a quali bisogni risponde, a quali modelli comportamentali s’ispira… con tanto di necessità del Grande Babbo – l’eroe: mitologico galattico, medioevale, romantico – padre protettore a cui demandare tutto in una mossa ideologica tipo “non mi preoccupo tanto c’è lui”… I nuovi film sono puritani, contrari all’amore libero (una volta veniva narrato con l’orgoglio di una conquista), senza parolacce, con nudi brevissimi, perloppiù riflessi, dalla cintola in su. Da far contento il nuovo business men americano, ancora studente nelle università, nella sua nuova ricerca: della famiglia, del lavoro, del profitto, del successo, della religione e del senso della comunità, traducibile più felicemente con patria.

Sono solo uomini e donne eccezionali: Superman deve perdere i poteri per riuscire a fare l’amore con Louise Lane seduttrice dei suoi panni quotidiani di Clark Kent. Artù, in “Excalibur” di Boorman, confessa a Ginevra di non essere stato un buon marito e spera di poterla rendere felice in una vita futura; una Ginevra virtuosa nel suo espiare la colpa di adulterio in un isolamento crudele nella sua rigorosità.

Eccezionali sono anche i personaggi de “I predatori dell’arca perduta” di Spielberg-Lucas. Indiana Jones non è certo l’archeologo secco con gli occhiali a mezzonaso: le spalle da atleta, un coraggio infinito, una furbizia imprevedibile, freddezza se è necessario, intelligenza scaltrissima; una cultura e una forza non comuni che messi di fronte a un “I love you”, di una giovane allieva, si sgretolano in un atteggiamento di panico adolescenziale, con roeamenti di pupille in tutte le direzioni, per sfuggire alla più pericolosa di tutte le avventure: il sesso. Marion, la protagtonista femminile, dopo dieci anni di tentativi riesce a prendersi l’eroe in un momento di temporanea debolezza, dopo le terribili fatiche del recupero dell’arca.

I protagonisti della nuova stagione cinematografica sostituiscono i galattici medioevali di Flesh Gordon e Guerre Stellari in stile con gli anni Settanta, in un medioevo che si è galattizzato con la ripresa di splendide mitologie rese commedie – d’amore puro, pretentious, e guerra – dall’estro hollywoodiano… realizzate secondo le più compite assunzioni borghesi ottocentesche.

Nell’Ottocento si è assistito all’organizzazione della censura sessuale, cosa che ha dato origine alle virtù borghesi di: pudore, discrezione, riservatezza, falsità, perbenismo…

L’erotismo al cinema si è sempre espresso non nelle sale hard ma sullo schermo dei circuiti normali… alle nuove mitologie di Hollywood manca proprio questo (altri film realizzati recentemente trattano di un erotismo decisamente cheap), si che è stata proprio lei a riempire il mondo di donne e di uomini famosissimi, pieni di provocante fascino…

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Il nudo si addice a Brooke Shields e la sua aria sexi purtroppo è solo un’aria. Nonostante le apparenze Brooke è tutto un pudore: ha girato “Pretty Baby” con Malle a dodici anni, a quattordici “Laguna Blu”, a quindici “Amore senza fine” l’ultimo film di Zeffirelli che è appena arrivato sugli schermi italiani. La critica a New York l’ha stroncato, ma il pubblico è sembrato gradire attribuendogli qualche milione di dollari nelle prime settimane di programmazione.

E’ qui con grazia di sette veli davanti all’obiettivo, che Zeffirelli ci fa vedere il nudo sempre più evoluto di Brooke, che il pubblico si augura non essere una controfigura come in “Laguna Blu”.

Non è certo Anna Magnani con la figlia Maria in “Bellissima” la mamma di Brooke, se fin dalla tenera età pare abbia incoraggiato l’aria sexy della figlia, che con tanto candore definisce fluita dal suo istinto naturale. Istinto talmente sintetico che è piaciuto a Hollywood, che di sexy se ne intende la vendita pingue di cospicue precedenti rendite.

Che la Star nostrana Nikka Costa sia avviata sulla stessa strada non ci sono dubbi, visto l’interessamento di Francis Ford Coppola alla Biennale di Venezia, che vuole farci un musical. E’ un trionfo dell’acerbo, sembrerà strano ma sin dalla tenera età di nove anni le si comincia a gridare “Nikka che gambe!” “Nikka come sei sexy!”. Anche Gene Kelly ha strabuzzato gli occhi quando l’ha vista: il desiderio dell’infantile… per i babbi e i piccini rincretiniti dai video games…

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“Tarzan l’uomo scimmia” con Bo Derek e Mile O’Keefe.

Il culturista s’incontra nella giungla con la bellissima Jane in esplorazione col padre: scatta l’imprevedibile.

Tarzan ha visto qualcosa che conosce pochissimo, che senza parole e noiose verbalità lo coinvolge totalmente: s’innamora. Il padre è furioso e vuole uccidere l’uomo scimmia – come ama chiamarlo – ma Jane fa di tutto per trattenere la sua gelosia, di un rapporto incestuoso fra le righe. Confessa a Tarzan che non ha mai fatto l’amore e cerca di spiegargli cos’è la verginità, come sia naturale un vero pudore a ventiquattro anni, e suppone che anche lui sia vergine – dopo la battuta un’inquadratura di una deliziosa scimmia che mangia banane -.

La nuova Jane è emancipata, stravolge il mito della vecchia Jane, di quelle degli anni trenta. Niente pulire la capanna e preparare gustose colazioni a bese di frutta: ma bagni, sole, indipendenza, slittamenti di abiti sulla pelle umida. E’ Jane a guidare il rapporto sessuale con Tarzan ed egli non proferisce parola per tutto il film.

Con continue annotazioni e ammiccamenti al pubblico sulle complesse sessualità della giungla, la nuova Jane ci riporta il sogno di tutte le ragazze di oggi: dell’uomo bambolotto, che non mente mai, non parla mai, non chiede niente, sempre disponibile a ogni richiamo; esattalmente ciò che da sempre gli uomini desiderano dalle donne. Il tutto condito con gli splendidi paesaggi delle Seychelles e tanta, ma tanta ingenuità.

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La rappresentazione simbolica della perversione sul grande schermo va incontro proporzionalmente al gusto del grande pubblico, ricalcando gli stereotipi dei personaggi inseriti in una rarefazione del minimale, del comportamento quotidiano, resa in situazioni estreme e quasi sempre improbabili.

Il mito della perversione è ancora molto diffuso nella civiltà occidentale grazie al retaggio culturale impresso dal cattolicesimo a dai filtri morali borghesi. Il feticcio del gesto-situazione tipo viene ripetuto e sviluppato geometricamente in rapporto all’evoluzione e all’allargamento della media morale – generalmente accettatain un dato momento politico sociale -.

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Lo spettatore cerca nel film l’erotico in una situazione sessuale che è sempre la stessa. Senza apparentemente stancarsi di una ciclica riproduzione degli stessi eventi ‘battute’, di personaggi con psicologie astratte, radicate nello spettatore dalla massificazione dei modelli, tanto da essere riconosciuti come veri. Ovvero proprio il bisogno di trovarsi davanti ad un personaggio di sogno che lo rassicura dai pericoli della messa in discussione.

“Storia di ordinaria follia”, sebbene realizzato da un regista del calibro di Ferreri e abbia due precedenti illustri “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci e “L’impero dei sensi” di Oshima, non riesce a raggiungere la stessa densità artistica. Anche in una qualità formale e interpretativa non trascurabile, può essere letto più come una proposta del sesso in una chiave che definirei di nuova moralità, che non un’analisi capace di indagare più a fondo la psicologia dei personaggi in rapporto al particolare evento. Un argomento che qui viene trattato più con grazia estetica e pregio registico che con consapevolezza drammatica.

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“La nostra collettività sembra straordinariamente omogenea”, a qualsiasi livello, qualunque sia il tenore di vita, si ride alla stessa battuta, si vibra allo stesso gesto, coscienti di farsi piacere tutti la stessa cosa… in un successo incessante tributato agli accadere fantastici nella pensione desiderio in film come: “Miele di donna” “Cornetti alla crema” “Crema, cioccolata e pa…prika”…

 Enzo Terzano  

Indice della rivista n. 407, a. XXXVI, Dicembre 1981: PROSA - E’ una stagione che non entusiasma di Enrico Groppali. “Lo Sghignazzo” di Fo di Alessandro Avanzo. L’ossessione negata nell’America di oggi di Enrico Piergiacomi. Cento dollari per “Nickleby” di Giuseppe Scanni. Luci a go-go e manichini sulla scena di Etta Cascini. Il teatro didattico dei “Villancicos” di Soler di Alvaro Vaccarella. Incontro a Venezia tra Arlecchino e Pulcinella di Franco Zardo. Un investimento per la collettività di Giorgio Strehler e Carlo Tognoli. La caduta degli dei? di Umberto Troni. Grandezza e caduta del teatro in Polonia di Antonio Attisani. Soffia forte un vento dall’est di Enzo Scolari. Franca Rame fra Fo e Wojtyla di Franca Mazzola. Lo stabile di Bolzano gioca con i “Coltelli” di Gian Roberto Cavalli. RECENSIONI: Das Kapital di Cesare Orselli. Sogno di una notte di mezza estate di Enrico Piergiacomi. Alcune domande di matrimonio di Patrizia Spadin. Dammatra’ di Enrico Piergiacomi. Banana Lumiére di Enrico Piergiacomi. MUSICA: Rossini, Pollini e il podio “facile” di Alfredo Mandelli. Fausta come Fedra di Piero Mioli. Atteso Ritorno del “Duca A’Alba” di Cesare Orselli. Musica in edicola: l’idea è soltanto nostra di Luca Cerchiari. RECENSIONI: La Rondine di Alfredo Mandelli. Satie e il gruppo dei sei di Bruno Cernaz. CINEMA: L’erotismo sullo schermo di Enzo Terzano. BALLETTO: Crisi alla Scala di Luigi Rossi. Il gesto e l’anima a Torino di Mario Pasi. CABARET: Un nuovo corso di Alessandro Avanzo. TEATRO RAGAZZI: Spettacolo come maturazione di Vic Moniaci. DISCHI: Nasce Sipario Dischi. Manoscritti per chitarra di Paganini di Edward Neil. Ritornano Rolla e Legnani. NOTIZIE: “Donne” di Bukowski. Milan Magggetta. Premio San Salvatore. Gabriella Ravazzi protagonista a Imperia. Gruppi spontanei a Torino.


Romantic, the new-look, that cinema has never completely dropped is on again in the american superproductions involving the audience in the phenomenon new showing: proposing it again in characters choosen from television models of last twenty years.

The need of an hero and myth – medieval, romantic, galactic – in a soap opera trops, of characters with abstract and childish psycologies.

Hollywood is successfully instisting right on the audience childhood: in adoring and hero with great capacities, and with chaste in his intimity, that like adventures, power and virtues in a kind of “new traditionalism” that begins in the nineteenth century, when among other things there is the middle class virtues and organisation of sexual censure birth. The regression towards old sexuality management forms is parallel the new stars’ success as Brooke Shields and Nikka Costa that are children or little older, but already full with sex appeal; they are venerated in the escape and removal of a grown up and conscious sexuality.

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