San Giorgio, il Cristallo e la
Rosa
Dipinto
di Enzo Terzano (progettazione iconografica e simbolica) e di Alex
Bonatti (interpretazione pittorica). Cm. 91x53,
tempera all’uovo su tavola, 1999-2001, particolare. Collezione Privata.
Iconografia e simboli:
Sul
piano iconografico, il San
Giorgio, il Cristallo e la Rosa si presenta come un’opera
innovativa rispetto alla tradizionale raffigurazione di San Giorgio
nella sua eterna lotta con il Drago. La lotta di San Giorgio trova
nell’opera una centralità non più esclusiva, sebbene il dipinto,
presenta questo evento in primo piano. La lotta con il Drago è un
evento metafisico fortemente simbolico, riguarda qualità dell’anima
e, nella sua essenza, tocca piani spirituali dalle profonde implicazioni
e coinvolge anche il livello del corpo, per il tramite dell’energia
fortemente terrestre del Drago. La lotta trova, nel dipinto, una sua
attualità all’interno di un contesto più ampio nel quale vi è, da
una parte, sulla sinistra, il simbolo della montagna triangolare alla
cui base vi è la dimora sotterranea del Drago e dall’altra, il
Castello dimora del Santo guerriero. La dimora del Drago, nella caverna
sotto la montagna, ingiunge la sua origine ctonia, ma anche la sua
natura duplice, poiché lo vediamo presente anche nel mondo umano, sulla
superficie terrestre, nella quale il Drago troverà la sua sconfitta e
verrà soggiogato.
San
Giorgio non appare turbato, dalla lotta, ma il suo sguardo emana
leggerezza e il suo volto beatitudine. Il Drago, delle passioni, viene
controllato dal metodo della tradizione guerriera, racchiuso nel simbolo
della lancia, dell’armatura, del mantello rosso, della cotta verde e
del cavallo bianco. L’armatura, nel suo complesso, riferisce delle
virtù acquisite dall’anima attraverso l’esercizio e la pratica
spirituale, mentre il cavallo, simboleggia il corpo che è attivo nel
mondo come riflesso dell’anima virtuosa.
Il
Drago non viene ucciso, poiché si preferisce sacrificarlo e trasformare
la sua energia negativa in un’energia benefica. Non un sacrificio
cruento, dunque, né, parallelamente, una rinuncia alla vita degli
istinti e delle passioni, ma una trasformazione delle passioni in virtù,
dell’antagonista in alleato, della coscienza ordinaria in coscienza
straordinaria.
Alcuni
elementi iconografici innovativi sono da ricercare nella presenza, nel
campo rappresentativo del quadro, del giovane Discepolo di San Giorgio.
Il Discepolo s’incontra con San Giorgio, proprio al lato della scena
della lotta con il Drago, sotto l’auspicio di una costellazione che
appare nel cielo sulle loro teste. In luogo delle congiunzioni celesti
che indicano l’unione del principio maschile, il sole, con il
principio femminile, la luna, ecco che i due uomini, legati da un
profondo affetto d’amicizia e d’amore fraterno, dimorano sotto una
costellazione la cui simbologia richiama il cosmo, nell’unione di luna
crescente e stella. Maestro e Discepolo s’incontrano sulla via, che
scende dolcemente da un castello, perfetto, la cui struttura ottagonale,
richiama l’iniziazione battesimale e la vita eterna. Il Discepolo
reca, come doni, nel palmo della mano sinistra un Cristallo, mentre con
la destra tiene una Rosa di cui è in grado di sentire il profumo. Il
Cristallo simboleggia lo stato interiore del Maestro, perfezionato nella
pratica spirituale, e il fatto che il Discepolo lo porti in dono,
dichiara la sua volontà di ottenerlo dalla sua amorevole guida. La Rosa
è ancora un simbolo dello stato interiore del Santo Maestro. Il fiore
armonioso dello stato beato e chiaro, compassionevole ed integro, che
nel modello di vita e pratica cristiana ha consentito, al Maestro e a
tutti coloro che lo desiderano, di gustare i frutti dell’estasi e
della conversione finale del cuore. L’intero dipinto è immerso in
un’atmosfera di sogno, delicata e profonda, a cui fanno eco la vita
dei cigni nel lago, uno bianco e uno nero, dei quattro corvi che tornano
al castello, dei prati fioriti e dell’albero pieno di frutti di
melograno maturi.
La tecnica:
Opera
eseguita su supporto ligneo ‘impannato’ ed ingessato con l’uso di
collanti di origine animale, utilizzando nella parte pittorica pigmenti
di origine minerale, alcuni dei quali ricavati dalla macinazione di
pietre semipreziose (malachite, azzurrite, cinabro naturale), mesticati
con legante costituito da un’emulsione di tuorlo d’uovo e resine
naturali. La tavola è inoltre rifinita con oro zecchino in foglia,
punzonature, decorazioni a rilievo e pietre semipreziose incastonate. La
superficie pittorica è stata, infine, verniciata e patinata con una
miscela di resine naturali miste a cera.
Breve biografia del pittore:
Alex Bonatti è
nato a La Spezia nel 1973 e vive in Lunigiana. La sua passione per le
arti figurative emerge fin da bambino con il disegno e la pittura.
Frequenta il Liceo Artistico di Carrara e già nei primi anni di scuola,
s’interessa alle materie pittoriche antiche e al disegno dei grandi
maestri del passato. S’iscrive all’Accademia di Belle Arti di
Carrara, dove frequenta il corso di Estetica del Prof. E. Terzano
incentrato sull’arte e la simbologia tradizionali. Si diploma, infine,
con una tesi riguardante la tradizione medioevale della tempera
all’uovo colta nel rapporto tra gli aspetti tecnici e significati
simbolici.