Manga Made in Italy



Gli anni magmatici del boom televisivo degli anime portano nelle edicole una proliferazione quasi indiscriminata di testate. Un'epoca d'oro destinata però a esaurirsi in breve tempo, tranne alcune fortunate eccezioni.



di Claudia Baglini e Cristiano Zacchino

La prima ondata di cartoni animati made in Japan giunse in Italia in un'epoca in cui erano pressochè inesistenti i videoregistratori, e le riviste dedicate all'infanzia erano relativamente scarse, o comunque poco avevano a che fare con i nuovi supereroi giunti dal Paese del Sol Levante. I giovani telespettatori, che tanto facilmente si erano immedesimati nelle vicende narrate dai primi anime, non avevano dunque a disposizione nessun mezzo che permettesse loro di "prolungare" il contatto col personaggio preferito oltre la fascia di messa in onda dell'episodio quotidiano. Il mondo editoriale non mancò ovviamente di registrare questo bisogno, e seppe dare una risposta adeguata (almeno per gli standard dell'epoca), grazie agli album di figurine e alla produzione di fumetti ispirati alle gesta dei personaggi più amati dal pubblico televisivo. Soluzione particolarmente ingegnosa quest'ultima, dal momento che permetteva ai ragazzi di godersi ghiotte avventure inedite dei loro beniamini. Il successo di questi tipo di iniziative è testimoniato dal fatto che pubblicazioni del genere assunsero nella maggioranza dei casi una cadenza addirittura settimanale. In Giappone esiste da sempre uno stretto legame tra il mondo dell'animazione e quello della produzione fumettistica, al punto che molte delle serie prodotte per il piccolo schermo sono tratte da manga di successo; alla fine degli anni Settanta, però, in Italia non si aveva pressochè alcuna consapevolezza del fatto che in Giappone esistesse una produzione a fumetti tanto cospicua, e l'alternativa più semplice ed economica per gli editori nostrani fu quella di ingaggiare sceneggiatori e disegnatori locali perchè realizzassero nuove avventure degli eroi più famosi.

All'inizio fu Heidi


Il primo personaggio giapponese pubblicato in Italia è Heidi, "battezzata" nelle nostre edicole per opera della Ediboy di Renato Circi. La testata con cui esordisce il personaggio il 24 febbraio 1978 si intitola Le belle storie di Heidi. Il materiale contenuto nel settimanale non è però giapponese nè tantomeno italiano. Infatti la Ediboy per la produzione si serve dei disegni spagnoli della casa editrice Bruguera, mentre i diritti di concessione sul personaggio appartenevano alla tedesca Munchen Merchandising. Ed è proprio alla Munchen che si rivolge il piccolo editore romano Luigi De Rossi che, associatosi con le case editrici AMZ e Salani, acquista tutti i diritti editoriali sul personaggio, eccezion fatta per quelli relativi alle figurine, già comprati dalla Panini di Modena. Mentre AMZ e Salani producono titoli per le librerie, De Rossi tiene per sè i diritti per produrre i fumetti. Nel frattempo i diritti di un cartone animato giapponese acquistato senza troppo entusiasmo dalla RAI, Atlas Ufo Robot, vengono messi sul mercato dalla SACIS. Ancora una volta De Rossi è rapido nell'acquistare i diritti, questa volta per le figurine, mentre la licenza per i fumetti viene ceduta alle Edizioni Flash di Giovanni Carozzo. Nello stesso periodo la SACIS concede alla editrice Epierre i diritti di un personaggio, Dusty il canguro ecologico che, seppur di buon gradimento presso il pubblico, non poteva competere con i concorrenti giapponesi. Per questo Epierre manda nelle edicole la Collana Telefumetto, una serie di pubblicazioni di buona realizzazione editoriale con imitazioni, quasi parodistiche dei personaggi nipponici. Tra i character della serie ricordiamo Capitan Sherlock, due "apocrifi" di Remì e Heidi, realizzati da Gino Esposito, autore disneyano, e un fantasioso ibrido tra Goldrake e Mazinga chiamato Goldzinga, scritto e disegnato da Alessandro Sisti. In tutto della Collana Telefumetto uscirono dieci numeri (compreso uno speciale di Spazio 1999) tra l'aprile del 1979 e l'aprile del 1980. Per tornare alle edizioni Flash, Carozzo, dal luglio 1978 al febbraio del 1982, si presenta in edicola con una serie di pubblicazioni "giapponesi" realizzate sia nei testi sia nelle immagini dallo studio milanese Interpublishing. I disegni delle serie sono dello spagnolo Joaquin Ciacopino e qualche copertina è disegnata da Francesco Triscari. L'editore parte con periodici dedicati a Goldrake e poi passa ad altri personaggi come Star Blazers e Gatchaman. Ecco i titoli: Telestory (Atlas Ufo Robot) mensile; Atlas Ufo Robot presenta Goldrake, mensile (diventato poi dal n. 97 Atlas Ufo Robot presenta Star Blazers); Actarus, mensile; Super Raccolta Atlas Ufo Robot, mensile; Tv special Star Blazers, one shot; La battaglia dei pianeti (Gatchaman), settimanale; Gatchaman, la battaglia dei pianeti, mensile. Inutile dire che è un exploit sia per i fumetti sia per le figurine. Anzi per queste ultime il successo è di tale portata che la Panini pur di "togliere di mezzo" un potenziale concorrente mette in atto due azioni strategiche: compra a tappeto tutte le licenze disponibili dalla SACIS e acquista da De Rossi tutto l'acquistabile in materia di figurine compresi i macchinari per la produzione e la promessa di non entrare più nel settore per il futuro.

La Rai va in stampa


La ERI, costola editoriale della RAI, non rimane certo a guardare e appalta a diversi studi: Immagini e Parole, Bierreci, Studio Smack, Staff di If e Cartoon Studio, la realizzazione di tutte le serie relative ai cartoni animati trasmessi dalla RAI. La testata che le ospita si intitola TV Junior, un settimanale che a partire dall'aprile del 1979 fa conoscere ai ragazzi italiani i fumetti di una miriade di personaggi: Remi, Capitan Harlock, Mazinga Z, Capitan Futuro, Heidi, Anna dai capelli rossi, Astro Robot, L'Ape Maia, Shirab, Bia, Tom Story, Galaxy Express 999, Doraemon, Astroboy, Marco, Nils Holgersson. Per inciso, bisogna ricordare che la Ediboy di Renato Circi dopo aver "inaugurato il mercato" con Heidi pubblica insieme a Tv Junior un Remi "apocrifo" in quattro testate differenti: un quindicinale, Gioca, leggi, colora Remi in Senza Famiglia (dal 5.10.79 al 25.06.80, 19 numeri); un settimanale, Remi in Senza Famiglia (dal 8.11.79 al 17.04.80, 24 numeri), un mensile, Remi in Senza Famiglia Special (dal 1.11.79 al 1.03.80, 5 numeri) e uno special Remi in Senza Famiglia (Remi Lusso) del 3.02.80. Il 1979 però è l'anno del Sol Levante anche per altri editori che, visto come si stava muovendo il mercato, decidono di entrare nell'arena dei manga. Fra questi Fabbri acquista direttamente in Giappone i diritti del fumetto originale Great Mazinger di Go Nagai e Gosaku Ota che viene pubblicato in Italia a partire dal dicembre 1979 in un settimanale intitolato Il grande Mazinga, con i fumetti colorati da Carla Fioroni. La testata rimane in edicola fino al numero 25 luglio del 1980. Questa esperienza della Fabbri segna un pietra miliare nella storia dei manga in Italia perchè Mazinga è il primo manga pubblicato a partire direttamente dalla versione giapponese.

L'invasione Edierre


De Rossi intanto, con i soldi incassati nell' "operazione Panini", acquista nuovi diritti direttamente in Giappone e dà vita in proprio, attraverso le edizioni Edierre, a diverse testate "lavorate" interamente in Italia. Andrea Mantelli, con lo Studio Smack segue redazionalmente la pubblicazione di alcune riviste a fumetti dedicate a Mazinga Z (un quindicinale, un settimanale e un mensile), e soprattutto cura ed è direttore del settimanale La Banda TV che porta in edicola nei suoi trenta numeri di vita (dal 13.03.1980 al 17.10.80) molti personaggi come Mazinga Z, Jeeg Robot, L'Ape Magà, Judo Boy, Temple e Tam Tam, Daitarn 3, Tekkaman, Pinocchio, Ryù, L'Ape Maia, Ken Falco, Charlotte, Guerre fra Galassie, Gaiking, The Monkey e Kum Kum. I personaggi della Banda TV erano disegnati all'inizio dallo studio di Giuseppe Calzolari, attuale responsabile della Scuola del Fumetto di Milano, al quale si affiancarono diversi professionisti. Si possono qui ricordare Umberto Manfrin (Temple e Tam Tam), Paolo Ongaro (Daitarn 3), Antonio Terenghi (The Monkey), Leo Cimpellin (Ryù, Ken Falco) e Giulio Boselli (Charlotte). La maggior parte di questi personaggi arrivano "nella scuderia" di De Rossi soprattutto grazie al fatto che, per una polemica pubblica sulla diseducatività dei cartoni animati di robot, la Rai aveva cessato di trasmetterli e le relative serie, libere dalla longa manus RAI-Sacis, erano passate nei palinsesti delle televisioni private e da qui nelle testate di De Rossi.

Arrivano le Edizioni Tv


Tuttavia come accade spesso per i mercati che si sviluppano troppo in fretta si viene a creare un effetto "bolla di sapone" e non appena le vendite cominciarono a rallentare De Rossi decide di vendere nuovamente e di uscire di scena. L'acquirente che rileva tutte le testate Edierre, comprese le consistenti rese e le nuove licenze è la società editrice Edizioni TV di Gianni Eusebio e Giuliano Cimarra. Con questo cambio di proprietà La Banda TV diventa Cartoni in TV e oltre a continuare a pubblicare tutti i fumetti della testata "madre", ne edita di nuovi: Principessa Zaffiro, Capitan Futuro, Wickie, Peline, Kyashan, Shirab, Gundam, Hurricane Polimar, Grand Prix, Gackeen, Huck Finn, Zambot 3, King Arthur, Bia, Superboys, Trider G7, Grande Mazinger, Starzinger, Daikengo, Ufo Diapolon, Galaxy Express 999, Toriton, Sally, Gorian, Ginguiser, Cuore, Lupin III, Marco Polo e L'Uomo Tigre. Oltre a questa testata contenitore, le Edizioni TV provano a pubblicare altri periodici legati alle singole serie, come nel caso di Anna dai Capelli Rossi. Quando però, come in questo caso, il cartone non funziona, anche la pubblicazione ne risente. Per ovviare a questi possibili incidenti alle Edizioni TV decidono allora di pubblicare non più per personaggi, ma per target differenti: per i maschi viene inaugurata la testata Noi Super Eroi e per le bambine Telefumetto. I personaggi di Edizioni TV vengono ora affidati a nuovi studi come: l'OK Studio, il Cartoons Studio, lo Studio Leonetti e lo Staff di If. Le Edizioni TV sono presenti in edicola con una quantità quantomeno esuberante di altre testate, ben dodici, più altri albi con adesivi. Inoltre viene conclusa una joint venture con Mondadori che, desiderosa di entrare nel settore, si appoggia alle Edizioni TV per realizzare una serie di libri e albi "di lusso", alla cui bella confezione non corrispondono però illustrazioni di qualità. Ma il boom indiscriminato sembra ormai concluso, le vendite sono in calo e l'Ťammiragliať Cartoni in TV da settimanale passa a quattordicinale, mentre per smaltire i resi, l'editore inizia a editare un'infinità di ricopertinati e di ricopertinati dei ricopertinati, alcuni senza corrispondenza tra copertina e contenuto interno. Gli ci vorranno quasi tre anni per svuotare completamente i magazzini.

Il fenomeno Candy Candy


Vanno meglio le cose per la Fabbri che, dopo l'esperienza del Grande Mazinga, trova la "gallina dalle uova d'oro" con Candy Candy i cui diritti furono acquistati direttamente in Giappone dalla Kodansha. Il simpatico personaggio del duo Kyoko Mizuki/Yumiko Igarashi impazza sia in televisione, sia in edicola dove, nell'ottobre del 1980, esce per la prima volta il settimanale omonimo che è confezionato a partire dal materiale originale giapponese. In seguito, esaurito questo, il giornale viene continuato dalle matite dello Staff di If. Nelle sue nuove avventure "italiane", Candy doveva affrontare un ulteriore carico di disgrazie, sciagure, e peripezie, che la portavano fin nella lontana Africa a raccogliere fondi per rimettere in piedi un ospedale per i bambini poveri; a un certo punto della storia, la protagonista finiva addirittura per sentirsi attratta dall'eterno nemico Neal. La formula del giornalino di Candy era in realtà piuttosto semplice: il "piatto forte" era rappresentato da una ventina di pagine del manga di Candy, colorato da Ugo Pietrafitta; seguivano le pagine della posta, l'oroscopo e tutta una serie di rubriche le quali si immaginavano gestite dai vari personaggi della storia (Terence, per esempio, gestiva la rubrica sui viaggi; Patty quella sul bricolage, sui regali e su argomenti affini; Annie quella sulla bellezza, Archie quella sulla musica, e via dicendo). Candy Candy che è affiancato per qualche tempo da un mensile (Candy Candy come alla Tv) e ha anche una raccolta (Le avventure di Candy Candy), rimane a lungo in edicola pubblicando anche i fumetti di Luna, Susy del Far West e Lady Oscar . Quest'ultima esordisce poi su una rivistina a sè stante, venduta in allegato al giornalino di Candy Candy. Il successo complessivo fu enorme in redazione arrivarono in breve quarantamila lettere di bambini entusiasti di Candy e nel libro delle curiosità relative a questo fenomeno massmediologico si può anche annotare la presenza di una tesi di laurea. Per battere il ferro finchè era caldo, la Fabbri si attrezzò con il marchio, Fabbri Felicità per produrre articoli di cartoleria e gadget, tutti disponibili in cartoleria e illustrati da disegnatori italiani. Il merchandising però non era il mestiere della Fabbri e nonostante l'appeal del personaggio questa esperienza collaterale si chiude senza troppa gloria dopo un paio di anni. Nella sua storia editoriale Candy Candy subisce alcuni restyling e si trasforma prima in Candy Candy Tv Junior assorbendo la testata ERI e diventando, infine, Candyissima. L'ultimo numero di Candyissima, il 326, esce in edicola il 28 dicembre 1986. A questo turbinar di manga non rimangono immuni nemmeno i colossi tradizionali. A partire dal 24 dicembre 1981 il Corriere dei Piccoli, allora diretto da Marcello Minerbi e poi da Gianfranco Lenzi apre le sue pagine ai manga. Leo Cimpellin disegna per il Corrierino serie come Daltanious, Lady Oscar, Chobin e Flo, la piccola Robinson, Galaxy Express 999. Tra l'altro il Corriere dei Piccoli di quegli anni, oltre a pubblicare i fumetti originali giapponesi (Lady Love, Hello, Spank!, L'incantevole Creamy, Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo), propone anche i "fotoromanzi" dei cartoni nipponici, ossia fumetti realizzati utilizzando i fotogrammi originali delle puntate TV. Tra questi ultimi possiamo ricordare Memole dolce Memole, Kiss Me Licia, Maple Town, Hilary, Magica magica Emi, La magica Evelyn, Occhi di gatto e Jenny la Tennista.

Il merchandising


Vale la pena di ricordare che tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta vari disegnatori italiani ebbero modo di sbizzarrirsi in una serie di illustrazioni che, pur esulando dal contesto strettamente fumettistico, furono comunque utilizzate in operazioni di merchandising che coinvolgevano serie televisive giapponesi. &EGRAVE il caso per esempio dei numerosi romanzi (editi anch'essi dalla Fabbri) ispirati alle vicende di Candy, interamente illustrati da autori italiani, primo fra tutti Sergio Frigerio autore di tutte le copertine di Candy Candy, che con le sue belle illustrazioni stabilisce la linea grafica e il look italiano del personaggio. Sulla scia del successo dei libri di Candy fu pubblicato anche un libro che narrava i momenti salienti della vicenda di Lady Oscar. Oltre ai già citati gadget prodotti dalla Fabbri per promuovere il personaggio di Candy (set di carta da lettere, quaderni, cartoline, blocchi, astucci, etc), segnaliamo anche le illustrazioni realizzate da autori italiani per un'altra opera della Fabbri, una pubblicazione da edicola denominata Candy Candy col disco: insieme a un 45 giri contenente la narrazione di un'avventura della bionda eroina, veniva venduto anche un libretto illustrato a colori. Infine, tutti gli album della Panini presentavano nelle pagine interne (sulle quali dovevano essere attaccate le apposite figurine) illustrazioni del personaggio di turno realizzate da disegnatori italiani, in qualche caso copiate dagli originali giapponesi, a dimostrazione che anche quando il prodotto era essenzialmente originale, non ci si facevano molti scrupoli di "arricchirlo" con interventi nostrani.